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 Iran: Amnesty International segnala nuovi pericoli per le vittime di stupri e altre forme di tortura

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MessaggioTitolo: Iran: Amnesty International segnala nuovi pericoli per le vittime di stupri e altre forme di tortura   Iran: Amnesty International segnala nuovi pericoli per le vittime di stupri e altre forme di tortura Icon_minitimeVen Set 18, 2009 6:55 pm

IRAN: AMNESTY INTERNATIONAL SEGNALA NUOVI PERICOLI PER LE VITTIME DI
STUPRI E ALTRE FORME DI TORTURA

La Segretaria generale di Amnesty International, Irene Khan, si e' rivolta
oggi alla Guida suprema iraniana per chiedere garanzie sull’incolumita'
delle vittime di tortura e l’avvio di processi nei confronti dei
responsabili di questi abusi. L’organizzazione per i diritti umani teme
infatti che le persone sottoposte a stupri e ad altre forme di tortura
nelle settimane scorse siano di nuovo in pericolo, a seguito del sequestro
di documenti relativi ai trattamenti da esse subiti.

'Le autorita' iraniane sembrano piu' interessate a scoprire l’identita'
delle persone che hanno denunciato di essere state torturate che a
indagare per individuare e sottoporre a processo i responsabili' – ha
dichiarato Khan.

Lunedi' 7 settembre, le forze di sicurezza hanno devastato e chiuso gli
uffici del comitato istituito dall’ex candidato alle presidenziali Mehdi
Karroubi, per raccogliere denunce sulle torture subite dai detenuti
arrestati per aver preso parte alle manifestazioni dei mesi scorsi. Il
comitato, appoggiato anche dall’altro candidato alle presidenziali, Mir
Hossein Mousavi, aveva accusato le forze di sicurezza di aver stuprato e
sottoposto ad altre torture i prigionieri.

Il giorno dopo e' stata la volta degli uffici dell’Associazione per la
difesa dei diritti dei prigionieri, fondata dall’attivista per i diritti
umani Emaddedin Baghi, che a sua volta aveva raccolto informazioni sulle
torture e le aveva inoltrate al comitato parlamentare incaricato di
indagare su quegli abusi.

La documentazione sequestrata contiene dati personali che potrebbero
mettere in grado l’autorita' giudiziaria di identificare gli autori delle
denunce di tortura, i quali sono dunque in grave pericolo di subire
ritorsioni.

Sempre martedi' 8, sono stati arrestati Alireza Beheshti e Morteza Alviri,
due consulenti di Mousavi e Karroubi. Stessa sorte ha subito Mohammad
Davari, direttore del portale d’informazione “Saham News”, la testata on
line di Etemad e-Melli, il partito di Karroubi. Gli uffici del sito e
dello stesso ex candidato sono stati a loro volta chiusi.

'La Guida suprema deve intervenire per assicurare che non ci sia alcuna
copertura per i responsabili delle violazioni dei diritti umani commesse
contro coloro che hanno contestato i risultati delle elezioni del 12
giugno. In particolare, la Guida suprema deve garantire che le vittime di
stupro e di altre forme tortura siano protette contro le ritorsioni dei
loro torturatori' – ha affermato Khan.

Amnesty International continua a sollecitare la Guida suprema a invitare
in Iran esperti internazionali come il Relatore speciale delle Nazioni
Unite sulla tortura e quello sulle esecuzioni extragiudiziali, sommarie e
arbitrarie, per svolgere un’inchiesta indipendente sulle violazioni dei
diritti umani successive al 12 giugno.

FINE DEL COMUNICATO
Roma, 10 settembre 2009

Per ulteriori informazioni, approfondimenti e interviste:
Amnesty International Italia - Ufficio stampa
Tel. 06 4490224 - cell.348-6974361, e-mail press@amnesty.it

Leggi tutti gli altri comunicati stampa all’indirizzo:
http://www.amnesty.it/archivio-tutte-news-comunicati.html
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MessaggioTitolo: Re: Iran: Amnesty International segnala nuovi pericoli per le vittime di stupri e altre forme di tortura   Iran: Amnesty International segnala nuovi pericoli per le vittime di stupri e altre forme di tortura Icon_minitimeVen Set 18, 2009 6:57 pm

RAPPORTO DI AMNESTY INTERNATIONAL SULLA PENA DI MORTE IN GIAPPONE: 'STOP
ALLE ESECUZIONI DI PERSONE AFFETTE DA MALATTIA MENTALE!'

Il governo del Giappone deve porre fine alla pratica inumana di mettere a
morte persone affette da malattia mentale. Lo ha chiesto oggi Amnesty
International, rendendo pubblico il rapporto 'Vite appese a un filo:
salute mentale e pena di morte in Giappone'.

L’organizzazione per i diritti umani sottolinea come mettere a morte
persone affette da malattia mentale costituisca una violazione degli
standard internazionali, sottoscritti dal Giappone, secondo i quali coloro
che soffrono di gravi problemi di salute mentale devono essere protetti
dall’esecuzione.

Sono 102 i prigionieri, attualmente nei bracci della morte del paese, in
attesa di sapere se e quando la loro esecuzione avra' luogo. Coloro che
hanno esaurito le procedure legali sono costretti a vivere ogni giorno
come se fosse l’ultimo, poiche' la notifica dell’esecuzione arriva con un
preavviso di poche ore. Per alcuni di loro, la vita va avanti in questo
modo anche da decenni.

'Far vivere una persona per un periodo di tempo prolungato sotto la
costante minaccia di una morte imminente e' un trattamento crudele,
inumano e degradante che rende assai probabile l’insorgenza di gravi
problemi mentali' – ha dichiarato James Welsh, esperto di Amnesty
International in materia di salute e principale autore del rapporto
diffuso oggi.

L’esatto numero dei condannati a morte affetti da malattia mentale non e'
noto. Il clima di segretezza sulla pena di morte e sulle condizioni di
salute dei prigionieri, insieme all’impossibilita' di una verifica
indipendente da parte di esperti sanitari, costringono ad affidarsi a
documentazione e testimonianze indirette. Il governo non consente contatti
con i condannati alla pena capitale e ha respinto la richiesta di Amnesty
International di entrare nei bracci della morte.

I condannati non possono parlare tra loro e sono detenuti in condizioni di
stretto isolamento. Gli incontri con familiari, avvocati e altre persone
possono durare anche solo cinque minuti. Se non per andare in bagno, i
detenuti in attesa dell’esecuzione non possono muoversi all’interno della
propria cella e sono costretti a rimanere seduti. Rispetto agli altri
prigionieri, hanno minore accesso all’aria aperta e alla luce naturale e
vanno incontro a punizioni supplementari ogni volta che il loro
atteggiamento contrasta le rigide regole imposte.

'Queste condizioni aumentano l’ansia e l’angoscia dei prigionieri, li
spingono verso la pazzia e la malattia mentale' – ha commentato Welsh.

Gli studi condotti da Amnesty International sulla pena di morte nel mondo
hanno dimostrato che coloro che hanno problemi di salute mentale rischiano
in modo particolare di finire nel braccio della morte, di commettere piu'
facilmente crimini, di non essere in grado di collaborare efficacemente
alla propria difesa legale e di rinunciare a ulteriori appelli contro la
condanna.

Amnesty International chiede al governo giapponese di istituire una
moratoria sulle esecuzioni in vista dell’abolizione della pena capitale,
rivedere tutti i casi in cui la malattia mentale possa essere un fattore
rilevante, garantire che nessun prigioniero con problemi di salute mentale
sia messo a morte e migliorare le condizioni di detenzione in modo che la
salute mentale dei condannati non si deteriori. Infine, l’organizzazione
sollecita il Giappone a mostrare un fermo impegno in favore dei diritti
umani, rispettando gli standard internazionali in materia.

FINE DEL COMUNICATO
Roma, 10 settembre 2009

Per ulteriori informazioni, approfondimenti e interviste:
Amnesty International Italia - Ufficio stampa
Tel. 06 4490224 - cell.348-6974361, e-mail press@amnesty.it

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MessaggioTitolo: Re: Iran: Amnesty International segnala nuovi pericoli per le vittime di stupri e altre forme di tortura   Iran: Amnesty International segnala nuovi pericoli per le vittime di stupri e altre forme di tortura Icon_minitimeVen Set 18, 2009 6:59 pm

CIAD: AMNESTY INTERNATIONAL SOLLECITA IL GOVERNO A PORRE FINE AGLI
SGOMBERI FORZATI E A FORNIRE UNA SISTEMAZIONE D’EMERGENZA A DECINE DI
MIGLIAIA DI SENZATETTO

In un nuovo rapporto diffuso oggi, dal titolo 'Case distrutte, vite
distrutte', Amnesty International ha sollecitato il governo del Ciad a
porre fine agli sgomberi forzati che hanno gia' privato della loro
abitazione decine di migliaia di abitanti della capitale N’Djamena.

Il rapporto dell’organizzazione per i diritti umani, pubblicato
nell’ambito della campagna globale 'Io pretendo dignita'', denuncia
attraverso interviste e ricerche condotte sul posto e l’esame di immagini
satellitari la dimensione delle demolizioni eseguite a N’Djamena tra il
gennaio 2008 e la fine di luglio 2009.

Le demolizioni sono state autorizzate direttamente dal presidente Idriss
Deby Itno, con un decreto del febbraio 2008 che stabiliva l’abbattimento
di strutture ed edifici 'costruiti illegalmente'. Molte di queste
operazioni sono state eseguite secondo modalita' in contrasto con le norme
internazionali e con le stesse leggi del Ciad.

'La vasta maggioranza delle famiglie che hanno perso le proprie abitazioni
non e' stata consultata dalle autorita', ha avuto scarso se non
addirittura nullo preavviso e non ha ottenuto una sistemazione
alternativa, tanto meno un risarcimento' – ha dichiarato Tawanda Hondora,
vicedirettore del programma Africa di Amnesty International. 'Abbiamo
visto scene di disperazione, con tante persone che vivono tra le macerie
di quelle che una volta erano le loro case'.

Alcune famiglie, si legge nel rapporto di Amnesty International, hanno
subito lo sgombero forzato nonostante i tribunali si fossero pronunciati
in senso contrario. Ad esempio, alcuni residenti della zona di Diguel Est
si erano recati da un giudice esibendo i certificati di proprieta' e
questi aveva dato loro ragione; il sindaco di N’Djamena ha ignorato
l’ordinanza e ha disposto lo sgombero.

'La velocita' con cui sono avvenute le demolizioni, testimoniata dalle
immagini satellitari, ci dice che a N’Djamena e' stato raggiunto uno
spaventoso livello di sofferenza umana' – ha commentato Hondora. In 385
giorni tra il gennaio 2008 e il gennaio 2009, le demolizioni sono state
oltre 3700.

Amnesty International sollecita il governo del Ciad a introdurre una
moratoria sugli sgomberi di massa, in attesa di norme che proibiscano in
modo chiaro ed efficace tali operazioni e di un sistema legislativo che
protegga concretamente i diritti umani. Le autorita' dovrebbero anche
assicurare che tutte le vittime di sgomberi forzati abbiano una
sistemazione alternativa e aiuti di emergenza, abbiano accesso alla
giustizia e ricevano un risarcimento.

Ulteriori informazioni

Uno sgombero forzato e' il trasferimento di persone contro la loro
volonta' dalle abitazioni o dalla terra che occupano, effettuato senza
tutele legali o altre forme di salvaguardia. Questo genere di sgomberi non
dovrebbe essere portato a termine fino a quando non siano state esplorate
possibili alternative, non siano state consultate le comunita' interessate
e non siano state avviate adeguate procedure di protezione.

La campagna 'Io pretendo dignita'', lanciata il 28 maggio 2009, intende
denunciare e combattere le violazioni dei diritti umani che rendono le
persone povere e le intrappolano nella poverta'. Nel suo contesto,
Amnesty International chiede a tutti i governi di prendere ogni misura
necessaria per proibire e impedire gli sgomberi forzati, tra cui
l’emanazione di leggi e direttive in linea con gli standard del diritto
internazionale.

FINE DEL COMUNICATO
Roma, 8 settembre 2009

Per ulteriori informazioni, approfondimenti e interviste:
Amnesty International Italia - Ufficio stampa
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MessaggioTitolo: Re: Iran: Amnesty International segnala nuovi pericoli per le vittime di stupri e altre forme di tortura   Iran: Amnesty International segnala nuovi pericoli per le vittime di stupri e altre forme di tortura Icon_minitimeVen Set 18, 2009 7:01 pm

AMNESTY INTERNATIONAL PREOCCUPATA PER L’AUMENTO DEGLI ATTACCHI OMOFOBICI
IN ITALIA

All’indomani del terzo grave attacco omofobico verificatosi a Roma in meno
di due settimane, Amnesty International ha espresso la propria
preoccupazione per la crescente intolleranza nei confronti di lesbiche,
gay, bisessuali e transgender (Lgbt) in Italia e ha sollecitato indagini e
misure di prevenzione efficaci.

Il 22 agosto una coppia gay e' stata aggredita all’uscita del Gay Village
da un attivista di estrema destra chiamato “Svastichella”. Uno dei due
ragazzi e' stato colpito con un coltello ed e' stato necessario il suo
ricovero d’urgenza. L’assalitore, inizialmente identificato e lasciato a
piede libero, e' stato poi arrestato ed e' in attesa di essere processato.

Il 29 agosto il Qube, un noto locale che organizza settimanalmente eventi
gay, ha subito un attentato incendiario. Poiche' il locale era in
ristrutturazione, nessuna persona e' rimasta ferita e le fiamme sono state
prontamente domate dai vigili del fuoco.

Il 2 settembre due skin-head hanno lanciato due potenti bombe carta contro
la folla in via San Giovanni in Laterano, popolare luogo d’incontro della
comunita' Lgbt romana. Fortunatamente solo una persona e' rimasta ferita,
in forma lieve. I due aggressori sono riusciti a dileguarsi e
sull’episodio la polizia ha avviato un’indagine.

Nelle ultime settimane, diversi altri attacchi omofobici sono stati
registrati ancora a Roma e in altre citta' italiane. In assenza di dati
ufficiali relativi ai crimini basati sull’intolleranza contro persone
Lgbt, l’Arcigay ha segnalato che il numero di tali episodi nei primi nove
mesi del 2009 ha gia' raggiunto quello complessivo del 2008.

Di fronte a questo scenario, Amnesty International chiede alle autorita'
italiane di assicurare che i crimini commessi contro persone a causa della
loro identita' di genere o del loro orientamento sessuale siano
efficacemente indagati e che chiunque sia ritenuto responsabile sia
portato di fronte alla giustizia. Le autorita' italiane, secondo Amnesty
International, dovrebbero contrastare con maggiore decisione gli
atteggiamenti omofobici e garantire piu' sicurezza alle persone Lgbt.

FINE DEL COMUNICATO
Roma, 4 settembre 2009

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Tel. 06 4490224 - cell.348-6974361, e-mail press@amnesty.it

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MessaggioTitolo: CINA: ATTIVISTI PER I DIRITTI UMANI MINACCIATI DOPO LA VISITA DEL PRESIDENTE USA OBAMA   Iran: Amnesty International segnala nuovi pericoli per le vittime di stupri e altre forme di tortura Icon_minitimeLun Nov 23, 2009 12:46 pm

Amnesty International ha reso noto che alcuni attivisti per i diritti
umani sono finiti

nel mirino delle autorita' durante e dopo la visita ufficiale in Cina del
presidente

degli Stati Uniti, Barack Obama.

Nel corso della visita, le forze di sicurezza di Pechino hanno costretto
agli arresti

domiciliari o tenuto sotto rigida sorveglianza decine di avvocati e
attivisti, impedendo

loro di avere qualsiasi contatto con i giornalisti stranieri.

La mattina del 19 novembre l’avvocato Jiang Tianyong e' stato fermato
dalla polizia

all’uscita della propria abitazione, nel quartiere di Haidian di Pechino,
mentre era in

procinto di accompagnare la figlia a scuola. Jiang, che era rientrato
appena 48 ore prima

da un viaggio negli Usa, e' stato trattenuto per 13 ore dalla polizia.
Quando ha

protestato contro l’illegalita' di questa situazione, gli agenti gli hanno
riferito che

era trattenuto per 'aver attaccato la polizia'. e' stato rilasciato nel
corso della

giornata, con l’avvertimento che 'la faccenda non finisce qui'. La mattina
dopo, sei

agenti di polizia hanno tentato di impedirgli di uscire di casa, per poi
desistere.
Altri avvocati che si occupano di diritti umani, tra cui Li Xiongbing, Li
Heping e Mo

Shaoping hanno subito intimidazioni: agenti di polizia si sono fatti
vedere all’esterno

delle loro abitazioni, rimanendovi anche per lungo tempo.

Prima della visita del presidente Obama, molti attivisti per i diritti
umani avevano

denunciato le intimidazioni della polizia e la pesante presenza di agenti
di sicurezza di

fronte alle loro abitazioni. Nel corso della visita, alcuni di essi sono
stati portati

fuori dalla capitale o sono stati trattenuti nelle 'celle nere', centri di
detenzione non

ufficiali.

Gli avvocati e gli attivisti cinesi vanno incontro a violazioni dei
diritti umani tra cui

maltrattamenti e torture, intimidazioni e arresti arbitrari unicamente a
causa del loro

impegno pacifico in favore dei diritti umani.

FINE DEL COMUNICATO Roma, 20
novembre 2009
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MessaggioTitolo: Re: Iran: Amnesty International segnala nuovi pericoli per le vittime di stupri e altre forme di tortura   Iran: Amnesty International segnala nuovi pericoli per le vittime di stupri e altre forme di tortura Icon_minitimeMar Mar 23, 2010 5:45 pm

LA SFIDA DI GOOGLE ALLA CINA: PER AMNESTY INTERNATIONAL ORA PECHINO DEVE
PORRE FINE ALLA CENSURA

All’indomani della decisione di Google di reindirizzare tutto il proprio
traffico sui server di Hong Kong, cessando in questo modo di filtrare i
risultati delle ricerche, Amnesty International ha dichiarato che la Cina
dovrebbe rimuovere ogni restrizione su Internet.

‘Riconoscendo che la sua politica aziendale era incompatibile con
l’autocensura richiesta per operare all’interno della Cina, Google ha
sfidato le autorita’ di Pechino a rispettare il principio della liberta’
d’espressione sancito dalla Costituzione cinese’ – ha dichiarato Roseann
Rife, vicedirettrice del Programma Asia di Amnesty International.

Google ha dichiarato ieri che le autorita’ cinesi potrebbero ora decidere
di bloccare l’accesso al motore di ricerca google.com.hk.

Gli utenti che criticano la decisione di Google sostengono che questo
motore di ricerca fosse uno dei meno sottoposti a restrizioni.

‘Gli utenti che avevano sperato che Google non lasciasse la Cina e che
criticano questa decisione, dovrebbero in realta’ chiedere al loro governo
come e perche’ Internet e’ censurato nel loro paese’ – ha commentato Rife.

Anche il sito di Amnesty International, www.amnesty.org, e’ bloccato.
L’unico periodo in cui e’ stato accessibile e’ stato il secondo semestre
del 2008.

Reagendo alla decisione di Google, le autorita’ cinesi hanno accusato
l’azienda di ‘aver politicizzato questioni commerciali’.

‘Sono le autorita’ di Pechino ad aver politicizzato Internet, bloccando
determinati motori’ – ha precisato Rife. ‘Quando un governo limita la
pubblica discussione e diffusione di idee su Internet, come fa
regolarmente quello cinese, e’ quel governo a imporre la sua agenda
politica e a stabilire i limiti del dibattito’.

Amnesty International ha documentato molti casi, tra cui quelli di Liu
Xiaobo e Tan Zuoren, in cui le autorita’ hanno ridotto al silenzio
difensori dei diritti umani, imprigionandoli per aver diffuso informazioni
e testi attraverso Internet.

In precedenza, Amnesty International aveva sollecitato aziende quali
Yahoo!, Microsoft e la stessa Google affinche’ s’impegnassero a onorare le
disposizioni della Costituzione cinese sulla liberta’ d’espressione.
Amnesty International aveva chiesto a queste aziende anche di essere
trasparenti circa i sistemi di filtro usati in Cina e sugli accordi
intrapresi col governo di Pechino che avevano implicazioni sulla censura e
sulla repressione del dissenso.

FINE DEL COMUNICATO
Roma, 23 marzo 2010
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MessaggioTitolo: Re: Iran: Amnesty International segnala nuovi pericoli per le vittime di stupri e altre forme di tortura   Iran: Amnesty International segnala nuovi pericoli per le vittime di stupri e altre forme di tortura Icon_minitimeMer Mar 24, 2010 2:28 pm

Per fortuna esiste Amnesty international che vigila, almeno le notizie circolano, diversamente non ne sapremmo mai nulla.
Certo poi spesso non succede nulla di concreto....

Pensare che anche l'Italia e' oggetto dell'interessamento di questa associazione mette una tristezza infinita (come siamo messi!)
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MessaggioTitolo: Re: Iran: Amnesty International segnala nuovi pericoli per le vittime di stupri e altre forme di tortura   Iran: Amnesty International segnala nuovi pericoli per le vittime di stupri e altre forme di tortura Icon_minitimeGio Mag 06, 2010 6:23 pm

FESTA DELLA MAMMA: AMNESTY INTERNATIONAL CHIEDE ALL’UNIONE EUROPEA DI
RICONOSCERE CHE LA SALUTE GLOBALE E’ UNA QUESTIONE DI DIRITTI UMANI

Alla vigilia della Festa della mamma, Amnesty International ha richiamato
l’attenzione dei leader dell’Unione europea (Ue) sulla necessita’ di
migliorare la salute materna a livello mondiale. In attesa dell’esame, da
parte del Consiglio dell’Ue, della Comunicazione della Commissione europea
sulla salute globale, l’organizzazione ha sollecitato l’Ue a considerare
quest’ultima come una questione di diritti umani, un aspetto che non e’
adeguatamente riconosciuto nella Comunicazione della Commissione.

La Comunicazione dovrebbe costituire la base di una posizione comune
dell’Ue centrata sui diritti umani, in vista del Summit delle Nazioni
Unite sugli Obiettivi di sviluppo del millennio (Osm) previsto a
settembre. Amnesty International fa particolare riferimento all’Obiettivo
5, relativo alla riduzione della mortalita’ materna e al raggiungimento
dell’accesso universale alla salute riproduttiva. Oltre mezzo milione di
donne, il 99 per cento delle quali nei paesi in via di sviluppo, muore
ogni anno durante il parto.

I progressi in questo settore sono stati limitati a causa dell’effetto
combinato di gravi violazioni dei diritti umani come la discriminazione di
genere, le mutilazioni genitali femminili, gli aborti insicuri, i
matrimoni forzati e precoci e la violenza sessuale. Amnesty International
chiede all’Ue di prendere in considerazione le barriere specifiche che
donne e ragazze incontrano nell’accesso alle cure mediche e di promuovere
i diritti sessuali e riproduttivi, compreso il diritto ad accedere in modo
volontario, sicuro ed efficace a servizi di pianificazione familiare e di
contraccezione.

‘I passi avanti sugli Osm sono collegati a quelli della situazione dei
diritti umani nel mondo. L’Ue deve affrontare le violazioni dei diritti
umani che pregiudicano il diritto alla salute. In questo modo, potrebbero
essere contrastate le ragioni di fondo della poverta’, come la
discriminazione, e i gruppi vulnerabili potrebbero ricevere attenzione
prioritaria’ – ha dichiarato Nicolas Beger, direttore dell’Ufficio di
Amnesty International presso l’Ue.

Nel 2008 il Parlamento europeo aveva adottato una risoluzione in cui
esprimeva forte preoccupazione per la mancanza di progressi nella
riduzione della mortalita’ materna nel mondo. Tuttavia, da allora sono
stati fatti pochi passi avanti. L’Ue deve fare di piu’ per garantire che
le cure per la salute materna siano accessibili, accettabili e di buona
qualita’. Il miglior modo per farlo e’ di istituire meccanismi di
controllo che, da un lato, chiamino a rispondere i responsabili di quanto
fatto o non fatto e dall’altro garantiscano i piu’ alti livelli possibili
di salute all’interno e all’esterno dell’Ue.

‘L’Ue dovrebbe considerare la salute da una prospettiva basata sui diritti
umani, non solo per migliorare la salute materna ma anche per sradicare le
violazioni dei diritti umani connesse. Cio’ puo’ essere fatto solo
combattendo la discriminazione di genere, assicurando l’accesso universale
alle cure mediche per tutti, soprattutto per i gruppi piu’ vulnerabili, e
fornendo rimedi e riparazioni efficaci per le violazioni dei diritti
umani’ – ha concluso Beger.

Per informazioni sull’azione di Amnesty International in occasione della
Festa della mamma:
http://www.amnesty.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/3395

FINE DEL COMUNICATO
Roma, 6 maggio 2010
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