Ho ritrovato questa.

E' una cosa che ho scritto un po' di tempo fa. La condivido anceh per farmi perdonare la mia vergognosa assenza di questo periodo, mi dispiace moltissimo ma ora che non apro più di domenica le cose andranno spero un pochino meglio.
Anche se abbiamo un trasolco da organizzare e per ora dove andremo non ci sarà internet almeno per un po', quindi sparirò di nuovo ma questo topic a testimoniare che sono ancora viva!!!

Coloro che non credono, li distingui dagli altri perché vanno avanti, in qualche modo, corazzati e bardati anche a fare la spesa. Coloro che non credono li distingui perché ti insultano magari o ti aggrediscono perché hai espresso un'impressione diversa dalla loro o hai spiegato qualcosa in un modo che non attacca, come pelle sul vetro. Coloro che non credono non è che non credano e basta, qualcosa in cui credere ce l' hanno ma è qualcosa di immobile e pratico e fine a sé stesso e fondamentalmente coloro che non credono li distingui perché sono immobili. Coloro che non credono vanno avanti nella vita, spesso come muli caricati di un giogo, i paraocchi e la testa bassa perché pensano che il nero delle loro protezioni per gli occhi sia uguale al niente che c'è fuori. Coloro che non credono devono sempre mettere alla prova, e cercano di controllare tutto e tutti perché altrimenti capita qualcosa che non avevano previsto e magari vanno in crisi o escono di testa e gli danno fastidio coloro che invece credono.
Coloro che non credono vivono con il corpo e con la testa e perdono emozioni e energia e l'anima, quella la lasciano da parte, al sicuro a difendersi da chissà quale nemico o peggio, non pensano neanche di avercela un'anima e quando la riconoscono, magari sul letto di morte o quando iniziano ad avere bisogno di coloro che hanno magari trattato male capiscono che la loro anima stanca, sfinita e atrofizzata era lì in attesa di essere usata. Un'anima che nel tempo può diventare guasta, magari non cattiva ma solo un po' rinsecchita. Grida forte l'anima di coloro che non credono e magari qualche volta la vedi pure, a tratti, che si fa spazio in pressione e correndo attraverso un pertugio minuscolo perché l'anima cerca sempre di evadere di galera e farsi viva. A coloro che non credono gli puoi dire quello che ti pare, la verità più importante che possano sentire, o anche solo dargli un aiuto che non vedranno neanche. SOlo la realtà misurabile è importante per coloro che non credono, perché se la possono misurare, possono dimostrare che c'è, tutto il resto è qualcosa che non esiste perché mica la vedi, mica la puoi sentire, toccare o vendere. Le emozioni non contano per coloro che non credono e non si rendono neanche conto di esserne completamente preda. E' triste e noiosa la vita per coloro che non credono. Essi non sopportano la risata spesso, perché si sa che è espressione dell'anima quella e il suo rumore è un promemoria di qualcosa che seppur non esiste nella loro idea, comunque smuove qualcosa al loro interno e in fin dei conti anch'essi sono esseri umani dotati di sentimento ma coloro che non credono non si fidano degli altri, di conseguenza è pure normale che credano che li prendi in giro. Tutto è serio per coloro che non credono.
Credere è l'unico bisogno non materiale (come mangiare bere dormire e coprirsi) che è fondamentale per vivere. Credere è la spinta a vivere diversa dal "bisogna fare" e la maggior fonte di emozioni. Perché per gioire con la mia amica che mi dice che è innamorata, prima devo riconoscere che è vero, dentro di me altrimenti penserò che è una balla, che tutto è una balla e che, in fin dei conti, qualcuno o qualcosa ci abbia preso in giro. Credere è l'umiltà di ammettere che non puoi sempre sapere come andrà a finire e cosa potrà capitarti. Credere è sperare in qualcosa che anche se non arriva va bene lo stesso perché significa che, nell'ordine delle cose andava bene così e magari un giorno arriverà qualcos'altro che non ci si aspettava ma che è anche meglio. Credere è non appiccicare colpe addosso a nessuno e neanche troppe a sé stessi perché in fin dei conti tutti possiam sbagliare e alla fine credere è non dire "io mi chiamo fuori".
CRedere è amare e provare ogni singola gamma di emozioni ed è anche essere grati per queste, bellissime o terribili che siano solo per il fatto di provarle e capire che sono meravigliose quanto un tramonto o un tifone, espressione di qualcosa che vive e che continua a rinnovarsi, come oggi, per me, l'aver imparato che le piccole carote appena spuntate le distingui dalle erbacce appena nate anch'esse perché hanno solo due fili sullo stelo e che in finale anche le erbacce servono o vedere il mare ingrossarsi e la pioggia cadere al di sopra della luna piena.
E' grazie alle piccolissime cose e anche ai cattivi esempi, che ho iniziato a credere.