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| LA FAVOLA DELLA VITA | |
| | Autore | Messaggio |
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Ospite Ospite
| Titolo: LA FAVOLA DELLA VITA Dom Mag 24, 2009 5:43 pm | |
| Il disincanto
La Luna aveva smesso di cantare, e la Vita senza il canto della Luna non aveva occhi. Luna perché più non canti, così i miei occhi sono spenti! Disse la Vita. Solo attraverso il tuo canto io vedevo tanto. Vita non canto, perché quel che ora vedo non è vanto. Luna ma se tu canti solo di quel che alla Vita vanti, io avrò gli occhi sempre spenti. Si lo so Vita, ma se tu sapessi quel che la mia luce scorge, vedresti dove la vita più non sorge. Anche se occhi non ho, io già so. Rispose la Vita. Sai? E come è possibile se te l’ho sempre celato questo lato. Non si cela quel che appartiene al creato, il suo fiato è il mio fiato, non è semplicemente un lato. E fu così che la Luna alla Vita cantò, anche dove cuore non trovò. Vita hanno appena offeso un cuore e lui se ne muore per il dolore! E la Luna disse: Prendimi per mano e accompagnami da chi è stato offeso e sente sul cuore il peso. La Luna prese per mano la Vita e la condusse sino al cuore offeso e vilipeso: Uomo dammi il peso che porti nel cuore! Disse la Vita mentre l’uomo era ormai alla deriva. Chi sei splendida creatura, cieca per natura e chi è che ti affianca e tra le cui mani mai lanterna manca? Io sono la Vita e al mio fianco c’è la Luna, non aver paura alcuna, concedimi di poter abbracciar il tuo peso. L’uomo offeso e vilipeso, prese il peso che aveva sul cuore e la Vita lo strinse al petto con amore. La Luna guardava stranita la Vita che sembrava quasi inebetita, quel peso era stato un duro colpo, la Vita si piegò per un attimo indebolita e quando si riebbe, guardò la Luna dicendo: Oggi vedo e non più solo sento! Nel tormento io ho trovato sentimento. Vita che accade? Chiese la Luna intimorita. Ora so cosa vuol dire essere Vita, perché l’ho sentita scorrermi tra le dita. La Vita cieca rimane sin tanto solo del vanto ascolterà il canto, il creato è variegato, talvolta grato, altre ingrato, ma la vita non è solo prato, ma è anche fiume straripato, ponte crollato, cielo oscurato, è nell’alternanza la sola danza, la vita cieca non avanza. Vita perdonami se ti ho resa cieca. Disse la Luna rattristata. Non sia triste il tuo cuore, lo hai fatto per amore, e seppur in errore ti riconosco onore. E fu così che la Vita incominciò a vedere anche quel che non avrebbe voluto vedere, e la Luna a cantare anche quello che non avrebbe mai voluto cantare, e quel mare che era il creato fu completamente osservato sotto ogni suo lato, e la Vita capì che il creato era ammalato e che doveva essere sanato. Solo se vedi il male, lo puoi poi curare. Luna adorata canta la vita che non incanta, nel disincanto la strada verso il vero vanto! Disse la Vita ormai rinsavita. |
| | | armonia_completa Oltre l'apparenza....
| Titolo: la storia del vaso (cleonice parisi) Dom Mag 24, 2009 6:04 pm | |
| Corpo, come ti senti?
Non so, aspetta un attimino che controllo, organi sugli attenti!
Cuore?
Da questa postazione tutto bene, capo!
Fegato???
Anche da qui tutto nella norma!
Occhi?
Capo tutto ok!
Così proseguì il Corpo con un appello che sembrava quasi sfiorasse l’infinito e quando ebbe finito, disse:
Tutto sommato sono in forma, ma ora dimmi tu chi sei e cosa ci faccio sospeso in questo spazio insieme a tanti altri corpi, cos’è questo il paradiso?
No non è il paradiso, tu Corpo sei sospeso nell’Energia, tu stesso sei energia che fa ESPERIENZA di se.
Cosaaaaaaaa!!! Che ragionamento ingarbugliato, se ti dico che non ci ho capito mica ti offendi?
Non mi offendo, ma vorrei raccontarti una storia, una storia che ancora non conosci. Esisteva tempo addietro un grande mare di luce, dalle profondità inaudite, dalle ricchezze inimmaginabili, il Sole dall’alto del suo cielo lo guardava estasiato. Ma ahimè quel mare di luce, non era consapevole delle sue preziosità, e vagava nell’infinito senza saper accogliere della vita l’invito.
Quindi? Dimmi Energia cosa accadde?
Disse il corpo incuriosito.
Quel mare doveva prendere coscienza di se, e il Sole ebbe un idea meravigliosa! Se non sai di esistere in realtà non esisti e fu così che il mare escogitò un piano, per fare il modo che il mare si riconscesse tale.
Un piano???
Bisognava dare al mare occhi orecchie e naso, e per fare ciò il Sole inventò un Vaso.
Un semplice vaso? Incredibile?
Disse il Corpo.
Non un semplice vaso ma il VASO. Il Sole prese il vaso lo riempì di acqua di mare e lo lasciò nelle sue acque a navigare.
Quindi - ripetè il Corpo come per avere una conferma dall’Energia - prese l’acqua del mare e ne riempì un vaso e con questo semplice gesto rese il mare consapevole della sua preziosità?
Si fu esattamente così, l’acqua contenuta nel vaso, cominciò ad sentirsi stringere in quello spazio limitato e ristretto, era abituata alla libertà , al mare e ai suoi grandi spazi e fu in quel preciso momento che l’acqua rinchiusa nel vaso incominciò prendere coscienza di se, sviluppando occhi, orecchie e naso. Logicamente per il mare fu una novità la storia del vaso, e milioni di occhi curiosissimi si schiusero nello stesso, per osservare le prodezze del vaso.
Da quel giorno il Sole, di vasi nel mare ne mise tanti, vasi piccoli, piccolissimi, grandi, grandissimi ed ognuno fu riempito di acqua di mare, ma questi vasi non erano eterni, erano tutti destinati a rompersi, e quando un vaso si rompeva l’acqua ritornava al mare, con il suo bagaglio di esperienza avendo in quel suo breve viaggio sviluppati occhi ,orecchie e naso e questo sempre da un solo Vaso.
E fu così che il mare imparò a riconoscere la sua meravigliosa essenza e da quel giorno il suo vivere non fu silenziosa assenza, ma PRESENZA perché di se stesso stava facendo ESPERIENZA.
Bella storia!
L’energia sorrise al corpo che aveva compreso il messaggio della storia e aggiunse:
Il corpo è quella diga che ti isola temporaneamente dall’appartenere al mare di energia, a cui non hai mai smesso di appartenere, dal quale sei solo temporaneamente separato per una brevissima esperienza, e grazie al corpo che ora ti contiene, che stai imparando a conoscerti, cosicché nel tornare al mare tu possa portare occhi orecchie e naso.
Energia ma io riesco a sentirti? Io posso toccarti, carezzati, deve esserci una falla da qualche parte in me?
Disse preoccupato il Corpo.
Non è un falla, è la tua energia che si è riconosciuta e superando il limite del Corpo, torna a bagnarsi nel suo mare, la cosa non ti deve preoccupare è lì il tuo abitare.
Il Corpo prese a danzare sospeso nella sua energia e tutto divenne magia. | |
| | | dharma Oltre l'apparenza....
| Titolo: Re: LA FAVOLA DELLA VITA Dom Mag 24, 2009 7:02 pm | |
| Deli dove hai preso questa storia?,credo di aver ascoltato un racconto sulle anime che si riconoscono sulla terra e sembra la stessa penna...uno scritto che sembra per bambini ed è profondissimo il riconoscersi nell'unità è una delle mete ultime dello yoga e non solo | |
| | | armonia_completa Oltre l'apparenza....
| | | | Ospite Ospite
| Titolo: IL SOGNO DELLA VITA Dom Mag 24, 2009 7:19 pm | |
| Solo un sogno cullato saprà dipingere la grigia realtà; Solo una realtà di colori, saprà ridarti la voglia di vivere; Pertanto vivi sognando e sogna vivendo è questo il segreto della vita. Cerca il tuo sogno è tra le sue braccia la vita; Chiama il tuo sogno nella sua luce il tuo stabile sorriso. Vivi il tuo sogno tra i suoi sentieri alberati gli anni creduti persi: Apri le ali dei tuoi sogni, la realtà non conta il vero, essa è ammantata dal grigiore voluto da chi ci vuole figli scaltri e tu ne aggirerai l’inganno immergendoti nel sogno di una vita; Sogna quando l’anima ha sete di speranza; Sogna e nel grigiore del vivere tu coglierai i colori; Il sogno è quell’aquilone che non ha mai teso al cielo; Il sogno è quel sorriso che non mai stretto al cuore; Il sogno è quella stella non hai mai osato sfiorare: Sogna e di quel sogno alimenterai la tua vita. Lascerai che il suo scorrere come limpido ruscello ti trascini in un vortice di inusuali piaceri, e quando cullata dal suo dondolare ti sentirai attraversare dal suo dolce canto, ti concederai pienamente al suo vibrare, ed in quel sentire tu ascolterai la tua più grande emozione. Sogna e nel volo tu ritroverai il sentiero di luce che a te è riservato |
| | | Ospite Ospite
| Titolo: Re: LA FAVOLA DELLA VITA Dom Mag 24, 2009 7:22 pm | |
| leggerò con calma al mattino.... quando la mia testa si connette meglio.... |
| | | Ospite Ospite
| Titolo: Re: LA FAVOLA DELLA VITA Dom Mag 24, 2009 8:21 pm | |
| PER MARCELLO... BEL TESTO IL DISINCANTO, MI DICI L'AUTORE VORREI LEGGERE ALTRI SCRITTI lo trovo scorrevole e leggero nel leggerelo..... dai..... dimmi l'autore....... |
| | | Ospite Ospite
| Titolo: Re: LA FAVOLA DELLA VITA Dom Mag 24, 2009 9:33 pm | |
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| | | armonia_completa Oltre l'apparenza....
| Titolo: Re: LA FAVOLA DELLA VITA Dom Mag 24, 2009 9:37 pm | |
| LA CANZONE DEL SOLE (cleonice parisi)
In questa vita come fata accecata cercherò la piana dove far riposare la mia ampolla dorata e di questo cammino angusto io non ti perdonerò mai Sole, pur amandoti.
Le lacrime scesero dagli occhi grigi della piccola fata cieca, mentre il suo cuore luminoso brillava cantandole nel petto la Canzone del Sole. I suoi piedini erano legati al vivere terreno e le sue mani rosee non carezzavano nuvole ma la fredda terra.
Dimmi dove sono, questa vita mi sembra la mia tomba, dimmelo sono morta e non l’ho capito? Voglio vederti Sole che canti, o taci per sempre di dire e di lodare ad un vivere che non scorgo!
Ma il canto del Sole non cessava di riecheggiare nel cuore della fata e poi una voce che non aveva voce, udita ma che non poteva essere udita, incominciò a parlarle:
Sei nella vita!
La fata rise con una grande stizza, e mentre dagli occhi limpidi sgorgavano ruscelli di lacrime calde, disse:
Sia pietoso per lo meno il tuo dire, il raggiungimento del cuore poco sollievo porta a chi cammina sulla dura terra, rispetta la silenziosa cerimonia celebrata dal mio sentire umano, deceduto sotto i colpi inferti da una spada divina, io fata cieca sollevo a te questa perplessità che oggi mi sta uccidendo. Non odo, e non vedo più quel che i cuori del vivere riempie, e questo mi rattrista l’anima. Seppellisci questo corpo concesso per assaporare e che ora non assapora più.
E la voce:
Altri occhi e altre orecchie oggi possiedi, non potrai più vedere attraverso gli occhi di un tempo e neppure sentire attraverso le tue antiche orecchie, per volare alta hai abbandonato il vecchio essere, oggi abiti il tuo nuovo divenire, ma ancora ti ostini a cercare le cose che un dì ti fecero scuola per salire nella comprensione. Sarai cieca e sorda, sino quando tenterai di guardare con gli occhi del passato e di ascoltare con le orecchie del tuo vecchio essere, ma se accetterai di guardare la vita attraverso gli occhi nuovi del tuo essere e ascolterai attraverso le sue orecchie, smetterai di considerarti una fata cieca, tu sei viva, apriti al vivere per come sei oggi, abitando il tuo nuovo essere.
La fata prese a scavare un solco in terra, poi prese l’ampolla dorata che aveva tra le mani seppellendola. Ormai non credeva più a nulla, non aveva voluto ascoltare la canzone del sole abbandonando la sua anima alla terra, e nella speranza che il sonno eterno venisse presto a prenderla, chiese al Sole di fare silenzio. Il sole nulla poteva contro la sua decisione e smise di cantare.
La fata nel silenzio di quel posto che non sentiva e non vedeva, ripercorse il suo estenuante cammino, si rivide bruco divenire farfalla, si riconobbe rondine nel cielo, formica su una strada dorata, angolo di cielo per un momento e con rammarico considerò il tempo dell’attesa solo tempo perso.
Aspettò inutilmente che un miracolo venisse a salvarla, una voce, una presenza, una mano, ma nulla giunse e capì d’essere stata lasciata sola, tese allora le orecchie per sentire e non sentì, aprì gli occhi per vedere e non vide, e fu in quell’istante che le parole del sole tornarono a riecheggiarle nella mente:
“Altri occhi e altre orecchie oggi possiedi, non potrai più vedere attraverso gli occhi di un tempo e neppure sentire attraverso le tue antiche orecchie, per volare alta hai abbandonato il vecchio essere, oggi abiti il tuo nuovo divenire” .
Era davvero uno spreco che tanto cammino fatto finisse così senza dare frutto, la fata di questo era più che convinta pertanto riprese l’ampolla rialzandosi di scatto, ed improvvisamente incominciò a vedere con altri occhi e a sentire con altre orecchie, doveva solo prenderne coscienza convincendosene e la grandezza del suo essere ora maturo, aveva trasferito maturità spirituale alla sua comprensione ancora acerba.
I primi passi fatti attraverso la nuova visione che ora aveva del vivere la proiettarono immediatamente in una nuova dimensione. Con occhi severi guardò chi camminava ancora cieco e sordo, e portando la sua verità li spinse a vivere il nuovo essere che ora abitavano.
Non sei cieco e non sei sordo devi solo guardare attraverso i tuoi nuovi occhi e udire attraverso le tue nuove orecchie, quel che cerchi nel vivere apparteneva all’essere antico che eri, convincitene oggi sei diverso, cerca con gli occhi e le orecchie della tua anima solo attraverso quel vedere e quel sentire troverai appagamento.
Cosa?
Disse un uomo che come lei scavava un profonfo fosso in terra dove seppellire la sua ampolla dorata.
Io sono cieco e sordo alla voce del vivere, e credimi cammino da tempo per trovare la vera vita, ed è questa la ricompensa per chi ha creduto alla Canzone del Sole?
Non ti affliggere più, tu sei alla vita, vieni dammi la mano e guarda con i miei occhi capirai come aprire i tuoi ed insieme apriremo gli occhi degli altri. Dai vieni con me?
Disse la fata mentre con la sua piccola mano stringeva quella dell’uomo, che la seguì con fiducia, e nel vedere attraverso il suo vedere aprì i suoi occhi.
Cosa vedi?
Disse la fata mentre ormai le sue ali la facevano volare alta.
Vedo e ascolto la vita con la pienezza del cuore, andiamolo a dire agli altri.
Disse l’uomo.
Ed insieme percorrendo la terra e il cielo presero ad aprire gli occhi a chi abitava inconsapevolmente il nuovo essere, cercando ancora attraverso gli occhi e le orecchie antiche la vita. | |
| | | Ospite Ospite
| Titolo: Re: LA FAVOLA DELLA VITA Dom Mag 24, 2009 9:40 pm | |
| grazie gengis... appena avrò un pò di tempo le leggerò |
| | | Ospite Ospite
| Titolo: Re: LA FAVOLA DELLA VITA Mar Mag 26, 2009 11:24 pm | |
| Sono bellissime veramente queste poesie, non le conoscevo e neanche l'autrice! Grazie gengis e grazie deli! |
| | | armonia_completa Oltre l'apparenza....
| Titolo: Re: LA FAVOLA DELLA VITA Mer Mag 27, 2009 2:49 am | |
| Sino al deserto e oltre (cleonice parisi)
Tu sei in errore, le passioni non sono il motore del vivere, ma ne sono i maestri, quando l’uomo avrà superato tutte le sue passioni, si troverà a vivere nel mondo senza attaccamenti ed è allora che incomincerà a vivere davvero. Quel distacco che tu senti come morte, altro non è che un trampolino di lancio verso il vero vivere.
La grande porta del monastero si aprì e con sorpresa il piccolo Don Cioppo, venditore di passioni e fuochi, vide venirgli incontro una donna dai lunghissimi capelli.
Che tu sia il benvenuto, in questa umile dimora.
Disse la donna.
Sappi che la tua venuta non è causale, sono io che ti ho evocato. Mi sono rifugiata in questo luogo di solitudine, per rifuggire la mondana apparenza e alle sue ingannevoli figlie. Del vivere ho assaggiato ogni amara pietanza e ho rinunciato a tutte le sue passioni, ma oggi che vivo nel completo distacco da ogni cosa, sento venir meno la mia volontà di vivere. Ti prego, la tua presenza possa riuscire a darmi di nuovo il fuoco della vita.
Dolce signora la strada percorsa non la conduca al pentimento, quella è la via che conduce al vivere.
Il piccolo uomo aprì la sua valigetta delle meraviglie, così come era solito chiamarla, che nello schiudersi materializzò una sorta di grande ruota, ogni lungo raggio terminava con una piccola protuberanza, a forma di minuscole boccettine, ed in ognuna scintillava un liquido di color diverso.
Quelli che vedi sono gli elisir dei fuochi del vivere. E’ giunto il momento di far girare la ruota, mi presti la tua gentile mano?
Un semplice e fugace tocco e la ruota prese a girare vorticosamente, e poi lentamente si fermò sotto lo sguardo trepidante di attesa della donna. Il piccolo uomo ne tirò fuori una boccettina con un liquido rossastro, dicendo:
Questo é l’elisir che riaccende il fuoco della passione amorosa, sappi che questo fuoco sa accendere brividi, e far nascere amori, ma sa anche nutrire gelosie ed insane passioni. Sei tu pronta ad affrontare tutto questo per riceve in cambio stimoli al vivere?
La donna fece un passo indietro, e con le mani tese in avanti in segno di protezione disse:
No, no, tienila lontana da me! Ho già avuto nel sangue questo fuoco, esso mi ha fatto ardere più del sole ma allo stesso tempo mi ha bruciato il cuore. Non voglio rivivere lo stesso calvario, tienila lontana da me!
Che sia. Sei una donna saggia e devo dartene atto, riprova a girare la ruota e vediamo cosa ne esce.
La donna rigirò di nuovo la ruota, e attese che si fermasse per la seconda volta. La ruota si fermò e stavolta Don Cioppo nel prendere la seconda bottiglina, storse un po’ la bocca. La bottiglina conteneva un liquido verdastro, che il piccolo uomo identificò come l’elisir che riaccendeva la vanità.
La vanità preziosa gemma sulla corona di ogni donna, ma anche demone insaziabile che conduce alla cieca via. Ti senti capace di affrontare questa sfida e combatter in eterno per una preziosità che il tempo già da solo ti sottrarrà? In cambio avrai la passione che ne deriva, per andare avanti nel vivere.
Don Cioppo conosco anche questo fuoco, ma la vanità è uno specchio ingannevole, ti riempie la testa di sogni, e convince gli occhi a divorare altri occhi, affinché si possa trarne nutrimento per il proprio ego. Ho già percorso questa angusta via, fino al giorno in cui, i miei occhi mi han mostrato che non tutto il raccolto era frutto di un benevole giudizio, l’offesa pugnalò a morte il mio spirito e nel dolore cambiai strada. Il fuoco della vanità quando colpisce rende la sua preda vittima della sua stessa vanità. Allontana da me questo altro amaro calice, ho patito molto per liberarmi dal suo veleno.
Donna i tuoi son concetti molto elevati, mi stupisci oltremodo difficilmente ebbi la fortuna di incontrare una donna ancora tanto giovane, ma tanto saggia. Prova a girare di nuovo la ruota, chissà che non esca un fuoco in grado di accenderti.
La donna girò la ruota per la terza volta, e al suo fermarsi il piccolo uomo ne trasse un altra bottiglina che conteneva un liquido bluastro.
Questo elisir ti ridarà il fuoco della competizione, esso una volta acceso brucerà ogni istante del tuo vivere. La competizione è un motore sempre acceso che ti fa correre velocemente verso le tutte le sfide del vivere. Ma ogni sfida accettata sarà una sfida contro te stessa, ogni fallimento sarà il fallimento del tuo io, ed ogni vittoria, una vittoria bevuta e rapidamente consumata. Una sete eterna divorerà il tuo io, ma in cambio avrai benzina per il tuo motore. Vuoi tu bruciare di questo fuoco per la tua intera esistenza?
Superai anche questo inganno, e con i miei occhi vidi il circolo vizioso ed eterno in cui la competizione mi aveva intrappolata. E capì che non era la via per giunger alla vera vita. Ti prego, ogni fuoco brucia più dei carboni ardenti, è possibile che nessuna passione possa condurre l’uomo verso una vita pacifica e serena, possibile che per vivere in pace l’uomo debba debellare tutte le sue passioni, che altro ci rimane. Vedi come sono ridotta, sono divenuta un manichino insensibile, niente mi da gioia, niente mi appartiene davvero, sono morta, sono morta, aiutami ad uscire da qui. Fallo per carità anche io sono figlia della vita, dammi una mano.
Disse piangendo la donna.
Tu sei in errore, le passioni non sono il motore del vivere, ma ne sono i maestri, quando l’uomo avrà superato tutte le sue passioni, si troverà a vivere nel mondo senza attaccamenti ed è allora che incomincerà a vivere davvero. Il distacco che tu senti, come morte della vita, altro non è che un trampolino di lancio verso il vero vivere. Ho capito, non serve che tu giri ancora la ruota, non troverai nessun elisir che ti possa infuocare, sei già passata attraverso molti fuochi del vivere ed ora sei stata consacrata. Dovrei avere da qualche parte una boccettina particolare, che usai una volta sola per un uomo speciale, che mi fece la tua stessa domanda, mi chiese di un motivo per vivere, non sentendo più attaccamento per alcuna cosa.
Ebbene per lui inaugurai la sacra boccettina della vita.
La sacra boccettina della vita? Dici?
Questo elisir non accende una passione in particolare, ma accende la passione di cui il tuo cuor ancora necessita per evolversi nella vita, tu oramai hai ben compreso che ogni passione umana altro non è che una lezione di vita, affinché l’uomo possa giungere sino alla verità. Prendi questo elisir, cosa hai da perdere, hai già affrontato con successo molti demoni. L’elisir forse potrebbe risvegliarne altri che hai sottovalutato, ti accenderebbero per altri istanti ma se sei destinata a spegnerli tutti, li vedrai crollare miseramente sotto i colpi della tua spada. Questo elisir è molto rischioso per chi ha ancora da sconfiggere molte passioni, perché potrebbe risvegliarle tutte insieme uccidendoti, ed infatti io non l’ho mai somministrato se non quella volta che ti dissi a quell’uomo speciale. Ma per chi avrà già superato le proprie passione l’elisir aprirà la porta del paradiso. E credo che anche stavolta non mi sbaglio, prendi questo elisir e bevilo.
La donna prese l’elisir in fondo non aveva nulla da perdere, per giunger sin lì aveva grandemente sofferto, ed ora che aveva superato le sue passioni si era ritrovata in un mondo strano dove niente più aveva eco, tutto era insapore ogni cosa le appariva lontana. L’elisir scese velocemente nel cuore della donna, la quale dapprima sentì un calore pervaderla tutta, ed improvvisamente tutto tacque. Il suo silenzio interiore continuò a persistere, la donna guardò Don Cioppo e disse:
Non mi sembra sia accaduto niente. Mi sento allo stesso modo di prima.
E Don Cioppo sorridendo disse:
E’ troppo presto per dirlo mia cara, dai il tempo alla passione di metter radice.
La donna passò qualche minuto a camminare avanti ed indietro nel monastero, e poi prese freneticamente a preparare la sua valigia, tanto che Don Cioppo le chiese sorpreso:
Che stai facendo?
Parto non c’è la faccio più a stare in questo posto, ho bisogno di colori di gente, di risa, di bambini. Voglio ritornare al vivere.
Poi si fermò un istante e guardando il piccolo uomo negli occhi, e quasi incredula all’eco delle sue parole che sol ora aveva realmente ascoltate, disse:
Che mi succede sono colma di gioia è ritornata in me la voglia di vivere, e tutti i sogni hanno ripreso a brillare, cosa succede!!!
E gli occhi le si riempirono di lacrime.
Niente mia bella signora, la vita ha trovato la sua via e ora scorre libera attraverso le tue vene, mai più nessuna insana passione tornerà a tormentarti è giunto il tempo per te di vivere la vera vita, in pochi son giunti alla tua consapevolezza si di esempio e presto vedrai in molti giungere attraverso la tua stessa via. Ora vai non perder più tempo è giunto il momento di vivere e salutami i tuoi bambini.
Io non ho bambini!
Eheheheh la vita, la vita che bella cosa.
Disse Don Cioppo, mentre un sorrisetto birbante gli illuminava il volto.
Tutto nasce, tutto cresce e niente muore. Va per la tua via donna felice e quando ti guarderai alle spalle ricorda che ogni passo compiuto nel dolore era un fiore che arricchiva il tuo immenso giardino. | |
| | | Ospite Ospite
| Titolo: Re: LA FAVOLA DELLA VITA Mer Mag 27, 2009 6:01 pm | |
| Che dire, sono CONTENTA grazie... Parla il favolese la mente che dell’anima, ha visitato il paese. |
| | | damdam Admin
| Titolo: Re: LA FAVOLA DELLA VITA Mer Mag 27, 2009 9:13 pm | |
| - Cleonice Parisi ha scritto:
- Che dire, sono CONTENTA grazie...
Parla il favolese la mente che dell’anima, ha visitato il paese.
grazie per il privilegio concesso... spero che avremo altre occasioni di incontrarci.. | |
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| Titolo: Re: LA FAVOLA DELLA VITA | |
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| | | | LA FAVOLA DELLA VITA | |
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