L'eco...

Admin

La nostra sensibilità
che ci accomuna e ci diversifica
è una prerogativa
non sempre facile da gestire.

Abbiamo tutti una sensibilità
ma in tutti è diversa.

In alcuni è molto amplificata
in altri è fragile
e in alcuni casi il suo parametro
di tolleranza è cosi alto
da renderci insensibili.
Anche in questo ci vuole un giusto equilibrio
per poter valutare al meglio.

Il miglior modo ritengo sia sempre
quello del confronto e del rispetto altrui
e partire dal presupposto
che nessuno ha interesse e volontà
di offendere o di prevaricare...

Questo non vuol dire
che non ci sono persone
che partono da questi atteggiamenti
vuol dire solo
che quelle persone
hanno delle problematiche
che sviluppano tale comportamento...
e rendersi disponibili e pazienti
a volte può aiutarli..

vittoriaaaa!!

Ospite

Certo e il miglior modo rendersi disponibili e pazienti, ma nei momenti opportuni far capire dove sta l'errore, insegnare, far comprendere a loro, offrire la possibilita' di correggersi, di cambiare, e doveroso non basta la disponibilita' e la pazienza, se no e vana.

Oltre l'apparenza....

Ci vuole impegno da ambo le parti Lino secondo me,da una parte non bisogna arrendersi e cercare di essere sempre disponibili nel dialogo,nell'incontro ,nelle critiche costruttive e non solo in quuelle distruttive partendo dal presupposto che in tutti noi c'è qualcosa di bello da afferrare e da non lasciare scivolare via.

Dall'altra ci vuole la volontà di accogliere questa mano che si tende e che vuole accettare tutti senza preclusioni mentali e senza grandi aspettative,insomma donare e donarsi per il semplice gusto di farlo,per far emergere la bontà che c'è in noi,mettendo in conto che si possa restare delusi anche e spesso,ma che nessuno potrà mai toglierci la voglia di curiosare e di crescere.

siamo tutti diffrenti per sfumature particolari sia caratteriali che fisiche ma infondo siamo anche tanto simili nella ricerca della serenità e della crescita interiore,caratteristiche che credo appartenere ai più,a coloro che hanno ancora un'anima che li guida nelle loro scelte e che non ragionano solo per frasi fatte o per bocca di altri.

Non so quale sia il problema che alcuni incontrano nell'essere umili e nell'identificarsi nelle problematiche altrui prima di tirare conclusioni affrettate o di sentenziare inutilmente.

Magari fa poco alla moda essere così,magari dipende dalla società che mostra la sensibilità come una debolezza,magari fa comodo trincerarsi dietro un mucchio di scuse per dire:non è colpa mia.

Non so,so solo che alla fine una vita mediata tra finzione e moda del momento non fa per me e che sempre più amo fra le persone quelle con un dito di cervello in testa che intatto continua a crescere ed a regalarci le giuste emozioni e il giusto stimolo per proseguire questa ricerca.

Ospite

Ritengo che ci siano alcune categorie o stadi di sensibilità
(li sintetizzo con queste emoticons del forum

)

1. gli insensibili

o in altre parole coloro che vanno per la loro strada
incuranti di cosa pestano o calpestano..... basta raggiungere il proprio obiettivo;

2. i sensibili equilibrati loooove

coloro che mediano tra le vicende degli altri e del mondo,
ma conservano una propria autonomia di pensiero e di azione;

3. i patosensibili nuoooo daiii

ovvero coloro che non riescono a elaborare un sufficiente distacco
dal male e dal dolore che è attorno a loro, ma che non li coinvolge direttamente.
Il patosensibile è colui che "soffre con l'altro", spesso pur "non conoscendolo" minimamente.
Di questa sofferenza non esiste nessuna giustificazione, né teorica né pratica.
In alcuni soggetti però diventa prioritaria e ne condiziona moltissimo la vita.

Ritengo per certi aspetti di appartenere a quest'ultima categoria schifoooo

(ovviamente è chiaramente negativa l'accezione pato-sensibili)
nel senso che talvolta, per carattere, mi lascio travolgere
dagli aspetti dalle sfumature negative, e ci soffro.... grrrrr

Ovviamente tendere a una sensibilità equilibrata, ritengo sia un obiettivo da perseguire... cori corri!!

Ospite

Concordo con Carla L'eco... 910379

Ospite

Complimenti Carla, la tua analisi mi lascia senza parole, se non quelle poche per dire che non posso che essere d'accordo.
Ritengo anch'io di essere una sensibile patologica, di soffrire per me e per gli altri allo stesso modo, lasciandomi coinvolgere in situazioni pesanti da sostenere.
Spero anch'io di raggiungere una maturità tale che mi porti ad una sensibilità più equilibrata.

P.S. Non sopporto naturlamente gli insensibili.

Admin

concordo con l'analisi analitica e perfetta di carla....
per fortuna credo che di persone veramente insensibili
ce ne siano poche....
d'altro canto invece ritengo che le persone patosensibili
siano in aumento proprio per la fragilità di base
che le contraddistingue e di cui ovviamente non hanno colpe...

Ospite

quand'ero bambina e da ragazza ero una patosensibile (anche troppo), poi col tempo son diventata una sensibile equilibrata, mi rendo conto di aver fatto dei passi indietro, specie in rari momenti che mi sento del tutto insensibile e non vorrei che questo mi porti ad essere un insensibile a tutti gli effetti .......

Oltre l'apparenza....

3. i patosensibili ovvero coloro che non riescono a elaborare un sufficiente distacco
dal male e dal dolore che è attorno a loro, ma che non li coinvolge direttamente.
Il patosensibile è colui che "soffre con l'altro", spesso pur "non conoscendolo" minimamente.
Di questa sofferenza non esiste nessuna giustificazione, né teorica né pratica.
In alcuni soggetti però diventa prioritaria e ne condiziona moltissimo la vita.

Devo dire che pure io appartengo a questa categoria...e la sofferenza è molta perchè la partecipazione al dolore altrui è visibile e quasi fisica...

Oltre l'apparenza....

i patosensibili nuoooo daiii

ovvero coloro che non riescono a elaborare un sufficiente distacco
dal male e dal dolore che è attorno a loro, ma che non li coinvolge direttamente.
Il patosensibile è colui che "soffre con l'altro", spesso pur "non conoscendolo" minimamente.
Di questa sofferenza non esiste nessuna giustificazione, né teorica né pratica.
In alcuni soggetti però diventa prioritaria e ne condiziona moltissimo la vita.
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PENSO PROPRIO DI APPARTENERE A QUESTA CATEGORIA ANCHE SE VORREI PRENDERE LE COSE CON PIU DISTACCO E RIUSCIRE A MANTENERE IL CONTROLLO DELLE MIE EMOZIONI E SENSAZIONI MA PURTROPPO SONO CRONICA.... nuoooo daiii