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 L'ottimismo leopardiano

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MessaggioTitolo: L'ottimismo leopardiano   L'ottimismo leopardiano Icon_minitimeVen Ago 27, 2010 7:01 pm

Avete letto bene, ottimismo, non pessimismo, come ci hanno insegnato a scuola.

Quando ho letto questo titolo ho strabuzzato gli occhi.
Giancarlo Giannini da' questa lettura di Leopardi. Interessante!!

Da La Stampa:


«Porto in teatro l'ottimismo di Leopardi, va oltre il dolore»
MICHELA TAMBURRINO

RIMINI
Giancarlo Giannini è un uomo fortunato. Perché ha la possibilità di vedere la poesia da angolazioni privilegiate, perché ha la forza della fede che lo accompagna, perché ha dato un significato importante all'essere attore. Unendo tutti questi talenti ne viene un Giancarlo Giannini che riprende la via del teatro proprio a Rimini, proprio nell'ambito del Meeting dove giovedì sera, davanti a tremila spettatori in gran parte giovani, si è confrontato con le più importanti liriche di Giacomo Leopardi in «Che fai tu luna in ciel». Un appuntamento con i grandi interpreti che al meeting è tradizione, dopo Jonesco, Tarkovskij, Christopher Newman, Morricone e Giovanni Testori.

Giannini, il suo essere al Meeting ha un valore politico?
«Mi hanno chiamato e io ho risposto. Torno volentieri al teatro dopo anni di assenza ma la politica non c'entra. A me interessano le persone, mi piace quello che fanno e non sto lì a guardare se si è rossi o si è neri. In questo sono un anarchico. Bado alla pratica».

E come ha conquistato così tanti ragazzi alla causa di Leopardi?
«Dimostrando che Leopardi non è come ce lo hanno insegnato a scuola. Altro che pessimista, è un grande ottimista, un uomo che ha usato la sofferenza per analizzare meglio, andando oltre il dolore. Ha imparato come salvarsi quando scrive "Il naufragar mi è dolce in questo mare". Capisco che i poeti piacciano poco ai giovani. Giudicati troppo ermetici, andrebbero letti negli spazi bianchi tra un verso e l'altro. Ma ci sono delle poesie di Leopardi più semplici da comprendere che parlano dell'uomo, del suo rapporto con la natura».

Lei sembra una persona che s'interroga molto. Quando si è interrogato sulla fede?
«Avevo trent'anni ed era un momento molto difficile della mia vita. Ebbi paura, una paura grossa, un'angoscia che sfociò nella depressione. E fu allora che con allegria abbracciai la fede. Smettendo di farmi domande. Perché la fede è questo, è il momento in cui uno non chiede più. Il mistero, in quanto tale, hai il piacere di poterlo pensare ma non lo devi penetrare. Un concetto semplice che è un alimento. Il difficile è intuirlo».

Questo insegna ai suoi allievi?
Certo, la gioia della vita, il piacere di essere, la solitudine da interpretare come valore più ampio di energia. Al Centro Sperimentale di Cinematografia raccontiamo favole che è poi quello che deve fare un attore. Insegniamo a sviluppare la fantasia Io credo che solo una cosa può salvare il mondo: l'apertura al Mistero, la fede in Dio, quel qualcosa che si ritrova alla perfezione nell'Infinito di Leopardi. Spero che le sue parole arrivino a tutti quelli del Meeting come alimento, perché è la fame quella che Dio ci ha dato. Fame, appetito, perché continuiamo a cercarlo».

A Rimini ha incontrato i giovani impegnati mentre ci sono tantissimi ragazzi di cui si occupano le cronache che vivono la loro età in modo problematico. Bevono, sono bulli, si drogano, fanno violenze di clan. Una realtà da analizzare seriamente.
«Io non credo nel divenire dei ragazzi verso la perdizione. Penso si debba parlare di una fase, un momento di passaggio. C'è un germe che è la curiosità e questi giovani vanno guidati verso il giusto senso dell'evoluzione. Il mondo cambia ma può anche migliorare».

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flilla
Scrittore eccelso!!!
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MessaggioTitolo: Re: L'ottimismo leopardiano   L'ottimismo leopardiano Icon_minitimeVen Ago 27, 2010 7:39 pm

Citazione :
«Io non credo nel divenire dei ragazzi verso la perdizione. Penso si debba parlare di una fase, un momento di passaggio. C'è un germe che è la curiosità e questi giovani vanno guidati verso il giusto senso dell'evoluzione. Il mondo cambia ma può anche migliorare».

D'accordissimo, l'ho sempre detto!
Anche noi di una certa da giovani non eravamo delle mammole, ma è normale, il giovane per antonomasia ha sete di conoscenza ed il proibito affascina più d'ogni altra cosa.
Ho sempre sostenuto che i tempi sono cambiati ma i giovani sono sempre gli stessi, oggi hanno molte più possibilità di noi, sempre quelli di una certa, per fare esperienze di qualunque genere ed è per questo che vanno seguiti di più, ma non gli sipossono tarpare le ali solo perchè il mondo è cambiato un pò in peggio, sempre grazie a noi di una certa, però imbarazzo..
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