privacy violata

Sarà che sto diventando un orso solitario
ma una delle cose che mi inalbera
è l'invadenza totale che riceviamo tutti ogni giorno.
telefonate,sms,messaggi pubblicitari,reclame via posta,
porta a porta...
la nuova frontiera della comunicazione
è sempre più violenta.
ed io che penso di essere una persona equilibrata
e sostanzialmente forte nel ribattere
ne provo un gran fastidio...
sembra un assalto a forte apache...
e si insinuano certezze, minacce quasi..
inquinano menti libere e semplici...
un alto aspetto di una civiltà incivile.

E' un meccanismo vizioso che inaridisce i cuori puri (come giustamente dici) Dam!!!
........E' altresì vero che la mancanza di privacy, ci limita la conoscenza di cui abbiamo veramente bisogno; dal momento che ognuno è differente sia caratterialmente che per indole.

Ma non credo che sia soltanto una violenza telematica quella che subiamo.invece alle continue "propagande" di venditori di sogni; quelli che troviamo in ogni posto dove c'è denaro da vendere e comprare.
E' un concetto forte! non credo più di tanto.
Vivere, perché qualcuno a deciso per te, è violazione non solo di privacy ma al diritto alla vita.

Ditemi pure che sono un estremista, ma penso che la prima violenza la subiamo alla nascita: ci impongono un nome ....... e ce lo dobbiamo trascinare per tutta la vita.
Anche agli aborigeni impongono un nome alla nascita, ma loro se lo cambiano nel corso degli anni, e si scelgono un nuovo nome che rispecchi la maturità conseguita.

geronimo ha scritto:

Ditemi pure che sono un estremista, ma penso che la prima violenza la subiamo alla nascita: ci impongono un nome ....... e ce lo dobbiamo trascinare per tutta la vita.
Anche agli aborigeni impongono un nome alla nascita, ma loro se lo cambiano nel corso degli anni, e si scelgono un nuovo nome che rispecchi la maturità conseguita.

considerazione curiosa la tua bruno...
oltre il nome anche ovviamente l'educazione
potrebbe essere un indirizzamento forzato...
c'è di peggio...
e la prima cosa che mi viene in mente è il riciclaggio continuo
che fanno i politicanti che mangiano alla nostra tavola...
cambiamo poltrona,cambiano nome ai partiti
ma è come il gioco delle tre carte...
chi perde siamo sempre noi...
c'è di peggio che un nome imposto bruno...
c'è molto di peggio.

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Ditemi pure che sono un estremista, ma penso che la prima violenza la subiamo alla nascita: ci impongono un nome ....... e ce lo dobbiamo trascinare per tutta la vita.

Voglio rispondere a Bruno su questa affermazionesinceramente che quanto detto non sia poi del tutto vero, e naturalmente mi permetto di aggiungere che il nome di Battesimo, può essere cambiato; forse non è cosa facile ma è possibilePoi!!! perché dovremmo cambiarlo?Solo nel caso che fosse; veramente ma veramente BRUTTO,
allora posso anche capire.
Avere un nome, non vuol dire privarsi di qualcosa che non  ci appartiene sin dalla nascita, tutt'altro. E' la convinzione di appartenere ad un gruppo(non uso il termine  "società")  per il semplice fatto di pura ideologia.

margherita55 ha scritto:

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Ditemi pure che sono un estremista, ma penso che la prima violenza la subiamo alla nascita: ci impongono un nome ....... e ce lo dobbiamo trascinare per tutta la vita.

Voglio rispondere a Bruno su questa affermazionesinceramente che quanto detto non sia poi del tutto vero, e naturalmente mi permetto di aggiungere che il nome di Battesimo, può essere cambiato; forse non è cosa facile ma è possibilePoi!!! perché dovremmo cambiarlo?Solo nel caso che fosse; veramente ma veramente BRUTTO,
allora posso anche capire.
Avere un nome, non vuol dire privarsi di qualcosa che non appartenga sin dalla nascita, tutt'altro. E' la convinzione di appartenere ad un gruppo(non uso il termine "società") per il semplice fatto di ideologia basata sulla lealtà.

Ok Margherita, apprezzo e rispetto il tuo punto di vista, forse ho usato un termine "pesante" nominando la violenza. Vedi, io parto da un concetto: non sono forse io l'artefice della mia vita? E allora perchè non del mio nome? Si può cambiare è vero, ma già è difficile.....perchè lo deve essere?
Poi scusami ma non mi è chira l'espressione che ti ho sottolineato....me la spieghi meglio per favore? Grazie,bruno

Avere un nome, non vuol dire privarsi di qualcosa che non appartenga sin dalla nascita, tutt'altro. E' la convinzione di appartenere ad un gruppo


Ciao Bruno
Ero quasi sicura che mi avresti chiesto  chiarimento riguardo a questo pensiero, ed eccomi "giustamente" a te, dicendo che il nome è solo una identità, ma questo  non priva la sostanza di essere, di appartenere;  insomma avere un nome, è un inizio di identità.

margherita55 ha scritto:

Avere un nome, non vuol dire privarsi di qualcosa che non appartenga sin dalla nascita, tutt'altro. E' la convinzione di appartenere ad un gruppo


Ciao Bruno
Ero quasi sicura che mi avresti chiesto chiarimento riguardo a questo pensiero, ed eccomi "giustamente" a te, dicendo che il nome è solo una identità, ma questo non priva la sostanza di essere, di appartenza, insomma avere un nome, è un inizio di identificazione tra la massa del popolo.

E io ti ringrazio per la cortese attenzione!

Capisco benissimo quello che hai voluto dire, il nome è un'identificazione....giusto! e anche indispensabile! Ma io battevo su un punto preciso: il mio nome lo hanno scelto gli altri per me. Chiaro che appena nato non ero in grado di DARMI un nome, ma appena cresciuto vorrei la possibilità di SCEGLIERLO IO il mio nome.

geronimo ha scritto:

Ditemi pure che sono un estremista, ma penso che la prima violenza la subiamo alla nascita: ci impongono un nome ....... e ce lo dobbiamo trascinare per tutta la vita.
Anche agli aborigeni impongono un nome alla nascita, ma loro se lo cambiano nel corso degli anni, e si scelgono un nuovo nome che rispecchi la maturità conseguita.

Se vogliamo essere più precisi allora la prima violenza subita è la nascita stessa: non siamo noi a deciderla.

Penso che vivere in una società richieda delle limitazioni alla libertà individuale, se queste limitazioni sono per il bene della collettività non vanno viste come forma di violenza.
Violenza, a mio avviso, è subire scelte a favore di pochi.

Laura

damdam ha scritto:

Sarà che sto diventando un orso solitario
ma una delle cose che mi inalbera
è l'invadenza totale che riceviamo tutti ogni giorno.
telefonate,sms,messaggi pubblicitari,reclame via posta,
porta a porta...
la nuova frontiera della comunicazione
è sempre più violenta.
ed io che penso di essere una persona equilibrata
e sostanzialmente forte nel ribattere
ne provo un gran fastidio...
sembra un assalto a forte apache...
e si insinuano certezze, minacce quasi..
inquinano menti libere e semplici...
un alto aspetto di una civiltà incivile.

Ho fatto le tue stesse considerazioni: sono disturbata parecchio da questa invadenza non richiesta.
E per qualche volta ho risposto in modo scostante...poi mi sono resa conto che dietro a quelle telefonate ci sono centinaia di precari che si adattano a questo tipo di lavoro sottopagato per arrivare a fine mese; adesso rispondo cortesemente ma con decisione.
Siamo bersagli di una guerra commerciale ed è difficile schivare i proiettili, l'importante è formarsi una corazza per non essere feriti.

Laura

shining ha scritto:

geronimo ha scritto:

Ditemi pure che sono un estremista, ma penso che la prima violenza la subiamo alla nascita: ci impongono un nome ....... e ce lo dobbiamo trascinare per tutta la vita.
Anche agli aborigeni impongono un nome alla nascita, ma loro se lo cambiano nel corso degli anni, e si scelgono un nuovo nome che rispecchi la maturità conseguita.

Se vogliamo essere più precisi allora la prima violenza subita è la nascita stessa: non siamo noi a deciderla.

Penso che vivere in una società richieda delle limitazioni alla libertà individuale, se queste limitazioni sono per il bene della collettività non vanno viste come forma di violenza.
Violenza, a mio avviso, è subire scelte a favore di pochi.

Laura

OK Laura, condivido il tuo pensiero: avevo già detto di aver usato il termine "violenza" forse a sproposito....intendevo meglio "imposizione"

Quanto al non scegliamo di nascere, ci sarebbe da discutere all'infinito....basta andare a vedere cosa dicono in proposito le culture orientali

geronimo ha scritto:

shining ha scritto:

geronimo ha scritto:

Ditemi pure che sono un estremista, ma penso che la prima violenza la subiamo alla nascita: ci impongono un nome ....... e ce lo dobbiamo trascinare per tutta la vita.
Anche agli aborigeni impongono un nome alla nascita, ma loro se lo cambiano nel corso degli anni, e si scelgono un nuovo nome che rispecchi la maturità conseguita.

Se vogliamo essere più precisi allora la prima violenza subita è la nascita stessa: non siamo noi a deciderla.

Penso che vivere in una società richieda delle limitazioni alla libertà individuale, se queste limitazioni sono per il bene della collettività non vanno viste come forma di violenza.
Violenza, a mio avviso, è subire scelte a favore di pochi.

Laura

OK Laura, condivido il tuo pensiero: avevo già detto di aver usato il termine "violenza" forse a sproposito....intendevo meglio "imposizione"

Quanto al non scegliamo di nascere, ci sarebbe da discutere all'infinito....basta andare a vedere cosa dicono in proposito le culture orientali

Beh, per adesso sono estremamente grata ai miei genitori per aver deciso di dare un corpo alla mia anima..

Citazione :

Penso che vivere in una società richieda delle limitazioni alla libertà individuale, se queste limitazioni sono per il bene della collettività non vanno viste come forma di violenza.
Violenza, a mio avviso, è subire scelte a favore di pochi.

Detta così però mi viene da chiedere, se tutto il mio paese ce l'avesse con me,e mi obbligassero all'esilio(ovviamente senza il mio consenso),non sarebbe una violenza? In questo caso il bene di tutti coincide con il malessere di un singolo....la violenza allora non è l'obbligarmi ad accettare qualcosa che io non accetto(questo che valga per molti o per pochi)???

in linea di massima posso capire e condividere le tue parole salvatore
ma tieni presente che la forma più alta di anarchia concepisce
anche la forma di rispetto per quello che ci circonda...
l'anarchia sotto questo aspetto è la forma più difficile da applicare
perchè presume una grande umiltà ..io posso fare quello che voglio e quello che mi piace
se ovviamente non vado ad intaccare libertà altrui..
io la chiamo anarchia profonda ma è giusto per darle un nome...
purtroppo è facile con la nostra aria di libertà invadere altre aree...

Sono assolutamente d'accordo,infatti non puoi pretendere una cosa che non rispetti in primis. Forse più che rispettare è meglio dire amare,perchè questo implica il battersi per difendere l'amato. Se io amo la libertà difenderò senza dubbio la libertà altrui(ovviamente questo non vuol dire accettare tutto ciò che ci viene proposto),ma vuol dire dialogare per trovare una via insieme. Purtroppo viviamo retaggi di un'educazione che reprime i sentimenti,reprime il dialogo e quindi anche il pensiero, reprime la stessa costruzione di legami trasparenti,per fortuna l'amore seppur calciato e deriso non morirà mai....

L'amore per la libertà, libertà di scelta, scelte altrui e non nostre, decisioni sulla nostra identità, a partire dal nome alla nascita, che nopn decidiamo noi, ma altri per noi e via discorrendo..
Credo questa sia una struttura sociale che permette di organizzarci, di far parte di un contesto all'interno di una società con una sua tipica cultura. Vero, in alcune culture, ad una precisa età, magari per meriti particolari, per aver raggiunto e dimostrato una maturità ed autorevolezza in un determinato campo, si può scegliere un nome che rappresenti in modo individuale quello che uno sente di essere! Mi chiedo caro Salvatore, Laura, Dam, Margherita se, in effetti, tutto quello che siamo all'interno della nostra organizzazione sociale, in effetti, cambia secondo il senso e l'interpretazione che riusciamo a dare.
Il nome?
Giustamente lo possiamo cambiare se proprio non ci piace, oppure, impariamo ad amare la sua etimologia se non il suo suono o le lettere che lo compongono...
Se poi parliamo dei bombardamenti pubblicitari, dei mille inviti a comprare, a subire invasioni continue anche attraverso le buche delle lettere piene di volantini, di facilitazioni ad acquistare o a cogliere chissà quale conveniente vantaggio (puntualmente falso!)se non addirittura avere l'opportunità di dare una svolta alla nostra vita, bhè, mi ribello!!! Oltre ad essere spesso, specchietto per le allodole e costringerci a far visita ad un esercizio commerciale piuttosto che un sito di ven dite on line,ci si accorge nostro malgrado,che spesso è un falso, uno slogan privo di "messaggio" se parliamo del suo reale contenuto.
Certo, non possiamo pretendere che gli altri facciano cose come noi le vorremmo, ma forse possiamo selezionare ciò che che ci fa sentire rispettati e non solo meri destinatari nostro malgrado! Un piccolo cambiamento che comincia dalle riflessioni...come le nostre...

Flo

Ciao Dam, il primo rigo in effetti, riporta parole prese dagli scritti che avevo letto nelle precedenti postazioni. E le ho scelti perchè ci credo anche io! E credo anche che, ognuno li esprima come le sente, in quanto consone al suo modo di essere. Sempre riferendomi agli scritti precedenti, volevo sottolineare che ci sono linguaggi diversi ed interpretazioni diverse rispetto ai vari argomenti trattati. Ed ancora,volendo sottolineare la differenza dei vari aspetti, ponevo l'accento di quanto invece sia "disastroso" la comunicazione dei mass media che con pubblicità impone messaggi indotti o subliminali, ci indirizza, induce e purtroppo, condiziona le menti più deboli che si conformano altrimenti ne soffrono e non si sentono adeguati.. Libertà per me, è anche questa: tentare di dire la mia con delicatezza e rispetto e magari aprire un dibattito costruttivo o semplicemente, chiarire ciò che si intendeva. Un voler esprimere il mio pensiero. Il mio cuore a chi appartiene? Di certo non alla società che viviamo, non a ciò che ci bombarda e frasi del tipo:" vorrei che tu guardassi il mio oroglogio non per vedere di che marca è, ma per vedere che ora è!", la sento molto vicina al mio netto propendere per l'essere e non per l'apparire.
Credo che, il nostro leggere nel Forum più di una postazione e poi, di getto, fare una sorta di sintesi-mix, porta a fraintendere e a non rendere chiaro ciò che volevamo dire e a che cosa ci riferivamo. E' la magia delle parole, che specie se scritte, appaiono diverse da come le volevamo comunicare.Io per società e contesto culturale, intendevo una serie di elementi che ci distinguono rispetto ad un'altra organizzazione sociale che magari, risente del condizionamento del clima piuttosto che della cultura!Ad esempio, guardando la tua foto, vedo che porti gli occhiali da sole, una bandana e magari stai vicino alla tua moto. Questo tuo look, pur se esseniziale, ha degli elementi culturali specifici e dentro di te, c'è il tuo cuore che si discosta da un modus vivendi che è altra cosa rispetto alle caratteristiche culturali. Credo che, se tu fossi in un'altra parte del continente, e portassi la barba lunga ed una tunica, dentro il tuo cuore, ci sarebbero le stesse cose, compresa la ribellione a ciò che non ti piace!

Non sono sicura di essere riuscita a spiegare cosa io intendessi e sinceramente, non pensavo di suscitare una tua reazione che invece, mi trova d'accordo con la lotta contro tutto quello che ci viene imposto. Di questo ti ringrazio perchè mi ha dato la possibilità ancora una volta di dire la mia. Potrei parlare della lotta che faccio io tutti i giorni (e sapessi quanto mi costa!), ma potrebbe sembrare una sorta di difensiva, sono certa che avrò modo di farlo man mano che si parlerà di altri argomenti.
Buona serata
Flo