- damdam ha scritto:
- ciao martina...
molto belle le parole che sento...
anche se a volte sei criptica...
mi ricordano la mia gioventù
e in molti passi mi rivedo anche...
complimenti... :13:
hai ragione, sono TROPPO critica, e so TROPPO di plagio... il fatto è che poesie come FIUMI, o Corrispondenze, vorrei farle mie semplicemente imparandole a memoria e poi trascrivendole! perchè SONO mie... comunque ho cercato di fare un po' ordine, chiarezza... ti presento la revisione e cerco critiche!
thanks, martina
TRILOGIA RIVISTA
Squarci di bianco
Si staccano ricordi
come d’intonaco pezzi
da queste pareti, di questa cella
bianca, come la rumorosa luce
che scalda furiosa, fino a che crepa
e crolla senza voce, il cielo nella stanza,
e resta, soffitto nel disincanto,
mera grandiosa finestra.
Mi tengo a queste mutile travi
e con grida di vetro vibrante
azzanno marcio legno, duro stridente sterno
Rea d’aver alzato, rea d’aver creduto, rea d’esser crollato
quel cielo nella stanza. Scheletro di frastuoni. Le parole ho confuso
con le voci che mandavano fuori, ed il mio cranio stesso ho masticato.
Adesso espio, cariatide marmorea: sorreggo con il vacuo sguardo,
fesso dell’azzurra pienezza in cui mi perdo, stanco di un tepore senza inverno:
L’assenza espio in quest’urna immacolata, d’una via d’uscita,
anche solo di una porta per l’inferno.
Al Paradiso non si sfugge.
L’immacolato abbaglio crocifigge
L’intifada di Anubi
Triangolo, luogo vago,
in te, ferite guarisci.
Sei scudo, battaglia e mago,
vedi, prevedi e colpisci.
Piega il dorso a mezzaluna!
Lampi e saette scatena!
Bombarda di fitta bruma
quella malvagità umana!
Slaccerei volentieri i tuoi sandali
sol se i tuoi bui firmamenti pargoli
non cadessero dalle braccia, nel nero.
Anubi, che la notte sei guerriero,
alla tua barca è sfuggito l’impero:
oceano Morto, nel giorno percoli!
Uomo primitivo
Raccolgo, come chi non ha altro
questa pigna tra gli aghi.
Mi pungo e m’impolvero
di nera polvere. Un carillon ad albero.
Scricchiola al mio passo solitario, come un cuscino di spilli,
questo suolo, dolce di mollezza e di profumo:
dorata resina tra le mie dita povere, brilli.
Frùscio come crine di piumino. Cospargo di cenere i grilli.
Gioco, come i monelli. Mi sporco, mi chino
su brune geometrie, che plasma Natura-Spazzacamino,
dai suoi alti comignoli di lino, incrostando di nuvole un sole sereno.
Mangio, come lo scoiattolo che rode
questi molli semi ad uno ad uno. Poi dormo come lo scricciolo
mentre il nevischio invernale corrode, la mia tana, di polvere e sole.