La poesia della vita

Molto bella questa riflessione Stefania.....

Penso che tutto ciò su cui ci interroghiamo abbia già nel passato
indotto uomini come noi, vissuti in altre epoche storiche,
a porsi queste domande....

è proprio per questo che pongo come riflessione una concezione
di Aristotele (dall'Etica Nicomachea) dove viene fatta una distinzione
tra i concetti di praxis e poiesis (ovvero pratica e poesia)
e come si distinguano con nettezza l’uno dall’altro.

La praxis viene definita come un' attività fine a se stessa,
che non dà luogo a un’opera autonoma e, proprio per questo,
implica l’esistenza di una sfera pubblica.

La poiesis, invece, culmina in un prodotto indipendente, che
perdura anche quando l’attività è ormai conclusa; essa è guidata, dunque,
da un fine estrinseco e non ha bisogno della presenza di un “pubblico”.

Con questo concetto vorrei esprimere cos'è per me

la poesia della vita....

E' forse semplicemente cogliere il fine a se stesso
anche là dove sembra che esista solo l'atto finalizzato....

Cogliere le sensazioni, percepire-oltre, captare i segnali.....
senza fermarsi all'azione in sé.....


so di non essere molto "poetica" quando scrivo....

ma la percezione poetica non coincide sempre con l'espressione

che sia verbale o pittorica o artistica.....

almeno per chi queste doti non le possiede....

Piuma ha scritto:

Sirio, secondo me non è necessario possedere doti artistiche per coglierla ed assaporarla,
non è necessario trasformarla in qualcosa, quindi la tua percezione della poesia esiste sicuramente indipendentemente dal trasformarla in qualcosa...
Per farti un esempio; per me il motore di una moto che si accende emana poesia...
la ascolto e la vivo semplicemente..

Ma è quello che volevo dire io

dicendo che non è un atto finalizzato,

ma qualcosa che si percepisce e si vive....

al di là se si trasforma o meno in opera artistica....