Vado a parlarvi del mio inedito che, spero, sarà il mio prossimo libro: Ingólfur Arnarson, poema drammatico in un proemio e cinque atti.
Lo sto scrivendo fin dal 1990, ovviamente non è in rima, ambientato al tempo della colonizzazione dell'Islanda, di argomento storico - romanzato. L'ambientazione è storica ma, la trama è romanzata, l'unico personaggio storico - leggendario è Ingólfur, gli altri li ho tutti inventati prendendo i nomi dall'islandese, anche i cognomi sono immaginari e ricalcano stilemi che ricordano il norvegese; preciso che non conosco né l'islandese, né il norvegese ma, mi sono semplicemente documentato sui nomi e la pronuncia, ovviamente gli indigeni, che incontreremo dal secondo atto in poi, non hanno cognome e, anche la presenza degli indigeni è del tutto fantasiosa.
Ho anche creato una distinzione, che non ha nulla di storico tra, i vichinghi, che chiamo "barbari", in quanto non civilizzati ed i normanni civilizzati (i norreni), i colonizzatori dell'Islanda; non ho voluto impelagarmi con il paganesimo e tutte le sue conseguenze, infatti, ho immaginato i personaggi come dei pagani non credenti e per questo li chiamo "normanni" e non "vichinghi", che, invece, sono pagani credenti e pirati e sanguinari violenti.
Mi sono innamorato dei meravigliosi paesaggi islandesi, pur non essendoci mai stato e vedendoli solo in fotografia, in un opuscolo turistico inglese, regalatomi in quinta ginnasiale, tanto da volerci scrivere un poema drammatico, ambientato appunto in Islanda.
In questo poema l'Islanda la chiamo sempre con l'antico e leggendario nome di “Thule”, in riferimento al suo primo scopritore, l'esploratore, astronomo e geografo greco Pitea di Massalia (l'attuale Marsiglia) (325 a. C.).
Gli unici episodi storici sono: la colonizzazione dell'Islanda con l'approdo all'attuale Reykjavík (870 - 874 d. C.), che significa “Baia del fumo”, appunto, per i numerosi fumi che fuoriuscivano dal terreno (i geyser). Approdo che ho immaginato avvenisse a bordo di un fantasioso drakkar, dotato di ponte, stiva e coffa in cima all'albero della nave.
Storico è l'insediamento eremitico dei monaci irlandesi (i Papar), venuti in Islanda fin dall'inizio del IX sec. d. C., storica è la fitta vegetazione islandese di salici e betulle, in seguito scomparsa, per la costruzione navale, la forte presenza di pecore e l'edilizia.
Di questo poema mi manca di scrivere il quinto e ultimo atto, solo la mattina del 7/6/2010 ne ho scritto la trama e il 13 settembre ne ho iniziato la stesura; l'atto si estenderà e concluderà il poema in un'unica e ampia scena altamente drammatica, che sfocerà nella pace tanto sospirata. Spero di completarlo tutto entro il 2010 e di pubblicarlo entro il 2011.
Pensate, un caro amico, studente di composizione, dopo aver letto solo due estratti del primo atto (una tempesta, una battaglia e un monologo), ha deciso di scrivere le musiche di scena per questo mio poema. Attualmente sta scrivendo una prima bozza di pot-pourri dei brani che saranno poi inseriti nel primo atto e pensate, anche il suo maestro di composizione gli ha dato il suo parere favorevole.
In quale altro modo potevo meglio ringraziare il caro amico, se non dedicandogli questa mia immane fatica?
Dedica che comparirà a stampa su ogni copia e non semplicemente e solo scritta a penna!
Io gli devo un infinito grazie, perché ha deciso di scrivere le musiche di scena di questo mio poema drammatico e, per aver deciso spontaneamente di imbarcarsi in un'impresa che non sa quanto tempo gli porterà via...
Qualcuno ha detto che mi sono imbarcato in un'impresa titanica e questa persona forse ha ragione e credo che, anche per l'amico musicista sarà la stessa cosa anzi, l'ha detto lui stesso che si è imbarcato in un'impresa titanica; perché le sfide impegnative sono quelle che lo hanno sempre appassionato ed io gli auguro con tutto il cuore di riuscirci, che la sua musica possa accompagnare e ben introdurre l'azione teatrale e gli attori e gli spettatori di questo mio poema.
Anch'io, quando penso che ancora debba terminare di scrivere il quinto atto, ho paura ed ho quasi un senso di vertigine, paura di essermi spinto, forse, ben al di là delle mie forze creative, che Dio mi aiuti...
Dal canto mio, come autore e attento ascoltatore, sto cercando di dargli dei consigli, che accetta e di cui mi ringrazia, come ha ben detto «in fondo dovrò “vestire” una tua creatura e, quindi, dovrai essere tu a scegliere l'abito più adatto, poi, ai colori e al modello umilmente ci penserò io.»
Spero che nessuno possa confondere le musiche di scena con l'opera lirica, che è una cosa ben diversa.
Comunque, per chi non sappia cosa siano delle musiche di scena e come meglio ci potrebbe spiegare
l'amico musicista e futuro compositore, cerco di spiegarvelo io.
Le musiche di scena servono ad introdurre e ad accompagnare l'azione teatrale, andandosi a sovrapporre alla recitazione come sottofondo, creando passaggi musicali fra una scena e l'altra oppure commentando (anche come pezzo solistico e/o corale) l'azione drammatica, senza che mai gli attori impegnati in scena si mettano a cantare come in un'opera lirica o in un'operetta, o in un musical. Ovviamente, le musiche di scena possono essere eseguite in forma di concerto e al di fuori della rappresentazione teatrale, come pezzo a sé stante, facendo, però, sempre menzione dell'opera teatrale per cui sono state scritte.
Infatti, il titolo generale rimane quello dell'opera teatrale per cui sono state scritte.
Scusate la lezioncina ma, vorrei scansare ogni possibile equivoco che si possa andare a creare.
Attualmente lo sto digitando al PC, tempo permettendo, dal quaderno, vecchio di più di vent'anni, il 7/6/2010 ho finito di digitare tutto il secondo atto che si estende per 443 versi, il 2/7/2010 ho finito di digitare la prima scena del terzo atto, sono arrivato a pag. 83 ma, su quel vecchio quaderno ho scritto fino a tutto il quarto atto, come ho già detto, mi manca di terminare il quinto ed ultimo atto.
Tra i personaggi troverete anche una voce (fuori scena), che poi rappresenta l'io narrante del poeta.
Sulla scorta dei grandi poemi epici del passato, non potevo farne a meno.
Solo il primo atto, proemio compreso, consta di 725 versi.
Purtroppo, se in futuro e dopo la sospirata pubblicazione, me lo faranno rappresentare in teatro (che sogno!), sicuramente mi obbligheranno ad accettare dei tagli.
Pensate, solo per leggere il primo atto, ci vogliono ca. ottanta minuti e, per recitarlo con tutti gli attori e le pause adeguate, si arriverebbe a novanta minuti, solo il primo atto.
Il secondo atto consta di 443 versi, il terzo atto attualmente consta di 656 versi, il quarto atto di 313 versi e, il quinto ed ultimo atto, come ho già ripetuto, non l’ho finito ancora di scrivere.
Facendo un conto molto approssimativo la sua durata totale si aggirerebbe intorno ai 270 minuti, ecco perché sono convinto che apporteranno dei tagli.
Ovviamente, nel libro non ci sarà alcun taglio, libro che non supererà le duecento pagine!
Avrei già trovato anche una casa editrice interessata ma, valuterò attentamente ogni proposta che mi faranno.
Pensate, e non l'ho ancora finito!
Spero vogliate essere i futuri lettori del mio prossimo libro e, spero, vogliate essere i futuri spettatori di quest'opera drammatica - che sogno! - quando un giorno verrà rappresentata.
La poesia fa parte del mio essere, la prosa non è nelle mie corde (preferisco leggerla), non riuscirei mai a scrivere un racconto, né un romanzo, ecco perché ho scelto il teatro e un poema drammatico per cercare di esprimere la mia vena narrativa e per continuare a cercare di esprimere la poesia che il cuore mi detta...
Qui, proprio sotto l'immagine, trovate i link degli estratti che ho inserito fin'ora, per dare un po' un'idea di questo lavoro, si tratta di una pagina fan e, quindi, non è necessario essere iscritti a facebook per visualizzarla.
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Vi auguro una buona lettura!