quando la vita gira intorno

ci sono dei momenti in cui la vita prende un traiettoria non prevista ,,,e improvvisamente le ore e i minuti acquistano in sapore mai conosciuto ,,,lì,,, si esplora se stessi

si ,,è,,,davanti a se stessi ,nudi e crudi ,senza mediazione razionale,,,

lì emerge quello che veramente siamo ,,,e se si riesce a tenere desta l'osservazione ,senza avvoltolarsi su di noi ,,,appare un mondo diverso ,,,,il contatto con le emozioni delle persone ,,le paure ,,,la fragilità,,,

in quel momento o ci si affida alla Vita o ci si perde,,,

davanti alla morte ,,,nessuno può mediare per noi....siamo davvero noi gli attori,,,

qualcuno di voi si è mai trovato in un punto ,,in cui sà che basta un soffio per il non ritorno?

Cara Dharma,

Molte volte mi sono soffermata a riflettere su quello che hai espresso nel tuo post.

Capitano dei periodi in cui piu' che vivere ci si lascia trascinare dalla vita, poi improvvisamente si e' messi di fronte ad una realta' nuova, o meglio, siamo noi che dopo un avvenimento percepiamo la realta' e le sue innumerevoli sfumature con occhi diversi.


Voglio riprendere questo argomento, ora purtroppo ho poco tempo, devo andare alla mensa della scuola per i controlli, ma ci torno.

Ci sono dei momenti, indubiamente dharma, che ci sente indifesi, impotenti e inermi.
Niente che dipende da noi può risolvere...siamo nelle mani di altri, della Vita, come giustamente dici tu...
mi è capitato una volta, in un incidente di macchina, ero giovane, e ancora non avevo capito bene quale fosse il valore della vita, e quanto fosse importante per me, e allora ho vissuto tutto come in un sogno, il fatto di essere ancora viva mi sembrava normale, come normale è stato telefonare a chi amavo e dire "ehi sono qui, mi è successo questo..." e creare conseguenti preoccupazioni, che, per la mia superficialità, non avevo immaginato...
Ora, solo ora, a quest'età, mi rendo conto della mia superficialità di allora, potevo morire e lasciare mia figlia, di soli due mesi...
Credo che in questi momenti al limite tra la vita e la morte, ci si affida a chiunque pur di sperare di sopravvivere...anche se c'è chi rimane coerente fino alla morte, prendo ad esempio il recente caso di Monicelli, che si è suicidato, per non morire "male", e non ha voluto neanche i funerali perchè ateo, appunto.
Bella lucidità e coerenza, degna di stima e rispetto, so che non avrei un tale coraggio, a mente lucida...
ma ho fatto testamento biologico, al registro della mia circoscrizione, perchè non voglio essere di peso per nessuno, se non dovessi più avere le mie facoltà, e che dicano pure che non sono validi!

Claudia, oggi pensavo proprio al gesto estremo di Monicelli, al coraggio che ha avuto di "farsi trovare vivo" dalla morte.

In realta' non so se si tratti di coraggio o desiderio di sfuggire alle sofferenze che l'aspettavano, e un po' mi aveva colpito una delle sue ultime interviste, in cui si percepiva un pessimismo "cosmico" (attingendo da Leopardi), una tristezza infinita, quasi palpabile.... in quel momento ho pensato che desiderasse farla finita, ho avuto proprio questa netta sensazione, e cosi' e' stato.

Per quanto riguarda i casi personali, a me e' successo poche settimane prima di sposarmi, di cadere in moto, e rotolare al di la' della strada, di pensare in quei lunghissimi terribili attimi alla fragilita' della vita, a quanto fosse facile e indipendente dalla nostra volonta' perderla per una casualita', che quella volta fu un'automobilista uscito in sorpasso senza guardare nello specchietto.

I miei si spaventarono moltissimo quando lo seppero, io, come te Claudia, mi sentii solo fortunata, ma senza percepire la gravita' di quello che mi sarebbe potuto succedere.

penso che per sapere quello che si prova bisogna trovarcisi a tu per tu con la morte, solo allora ci renderemmo conto di cosa stiamo perdendo, parlarne ora è inutile, un pò come quando in occasione di qualche avvenimento ci domandiamo" cosa farei io al posto suo?"
Ti ci devi trovare effettivamente al posto suo per saperlo.
Parecchi anni fa, in occasione del terremoto dell'Irpinia, mi chiesi come avrei reagito, cosa avrei fatto per prima cosa, cosa o chi avrei salvato.
Qualche anno dopo ci fu una scossa di terremoto dalle mie parti, eravamo a pranzo fuori, in giardino, c'erano tutti: i miei suoceri, mio marito, mia madre, mia zia, mio figlio dormiva in casa, appena ho sentito la scossa, senza nessun indugio, sono entrata in casa a prendere mio figlio, è stata una reazione naturale, direte voi, certamente è così, ma quante persone ci sono che nonostante tutto s'immobilizzano dalla paura e non pensano a mettere in salvo nessuno e tantomeno loro?
Così, anche per la tua riflessione dharma...................bisognerebbe trovarsi in punto di morte e scoprire cosa faremmo
Così come è stato per Monicelli, c'è chi dice che gli avevano appena rivelato che il suo male non era curabile (ovvio, a 95 anni che cura poteva fare?) avrà pensato a chissà quale sofferenza sarebbe stato esposto ed ha reagito nella maniera, vogliamo dire coraggiosa?, "diciamolo" pure, perchè ci vuol un gran coraggio a suicidarsi, però bisognerebbe essere stati nella testa di Monicelli per capire cosa è balenato in quel momento.
Tutti noi, penso, abbiamo il terrore di soffrire, eppure la maggior parte di noi accetta quello che gli capita ed affronta le cure nella speranza di uscirne fuori, anche se sa che le cure sono pesanti da sopportare e la guarigione non è assicurata al 100%, eppure c'è sempre qualcuno che decide di lasciare questo mondo suicidandosi.
Penso che nessuno di noi può realmente sapere come reagirebbe davanti alla morte prima che venga