Rieccoci con stè cacchio di feste; come tutti gli anni arriva Natale e capodanno, Maya permettendo, pare che pure in questa occasione qualcuno stia già organizzando la festa per la fine del mondo; a buon uso come sempre di commercianti ed esercenti pubblici di ogni genere, e inculo all’ignoranza di tutti che non hanno capito che Gesù bambino non c’èntra niente con le feste, tantomeno i Maya nemmeno, Babbo Natale e la Befana manco a dirlo. L’unico Dio amato, rispettato, e festeggiato e il dio DANARO, che ovviamente va nelle tasche degli organizzatori del settore commercio e servizi vari e di tutti coloro che ci lucrano sopra. Ma no che cacchio sto dicendo arriva Natale tutti sono più buoni. Non ho mai capito perché bisogna aspettare Natale per essere più buoni; mahh!?? Forse è vero perché a me a natale mai nessuno mi ha mandato a fare inculo, speriamo quest’anno. Chi sa!? tutti gli anni nasce sto bambino, ed è sempre uguale, mai una volta che nasca femmina che forse è la volta che cambia qualcosa. Comunque dice che porta pace, amore e serenità, che a me sembra che ci prenda un po’ per il culo, visto che poi nel mondo da 2000 anni a questa parte, ci sono sempre guerre e ammazzamenti di ogni genere senza contare le ruberie varie a cominciare dai politici, che a loro volta prendono per il culo Gesù bambino quando si fanno vedere che vanno a messa la notte di Natale, “sta sera sarò buono, e domani mi inchiappetto nuovamente gli italiani”. C’è né per tutti i gusti di feste durante l’anno il festeggiato è sempre lo stesso il Dio DENARO, mascherato a volte per l’appunto da Carnevale, da festa della donna, da festa del papà e della mamma, della Repubblica, di questo o quell’altro santo, e chi più ne ha più ne metta, feste comandate, religiose e non, e siccome non bastano quelle italiane c’è le importiamo pure dall’estero tipo quella di Halloween.
Siamo nella cacca fino al mento, eppure abbiamo pure voglia di festeggiare, che sarà mai!??
Quello che voglio dire è che si è perso il vero significato di “festa” quando si festeggia oltre alla scanzonata allegria, si dovrebbe recuperare il suo valore, cioè del perche si festeggia, prendiamo alcuni esempi. La festa della donna, bella stronzata di festa, solo per creare una mescolanza di maritate casalinghe e zitelle, che vanno al ristorante per festeggiare il dono della loro femminilità ed idealizzare meglio il concetto di essere migliori degli uomini per poi tornare a sentirsi sottomesse il resto dell’anno e poi per criticare come erano vestite le altre e invidiarle perché si possono permettere decolté più vistosi.
Il Natale, dove si fa credere ai bambini che bisogna essere più buoni e bravi se no non riceveranno i regali, ma poi anche se saranno cattivi bugiardi e insolenti riceveranno ugualmente regali perché altrimenti romperanno oltremodo l’anima.
La festa della Repubblica o della Liberazione dal nazifascismo, in memoria di coloro che si sono battuti per liberarci dal dispotismo e dalla tirannia, e per darci un futuro migliore, ma poi com’è che siamo finiti per essere governati da incapaci che ingrassano a nostre spese e ci affamano, ecco perché si dice “si stava meglio quando si stava peggio”, perché non vedo la differenza in questa odierna tirannia.
San Valentino, la festa degli innamorati, tanti trottolini amorosi, tanti piccioncini che tubano, tutti stanno vicini, vicini, bau, bau micio, micio, e poi com’è che le cause di separazione superano i matrimoni, sarà mica perché l’amore è eterno solo finché dura!??
In realtà non c’è nulla da festeggiare, perché festeggiare è un ricorso alla sicurezza di essere tutti li nello stesso momento, e suddividere le pene e i dolori cosi fanno meno male è il bisogno dell’allegoria dopo i disagi e le amarezze, dopo la fatica e il sudore, dopo le sofferenze e le lacrime di una vita che ci sta’ stretta che è scomoda. La festa non è neanche il compleanno, perché quel giorno potrebbe anche essere nato una gran testa di cazzo che non merita feste, e se al contrario fosse nato un grand’uomo o donna, beh!! allora impariamo a festeggiare ogni loro dire e ogni loro fare quotidiano diventando parte integrante della loro grandezza.
La vera festa in verità, e essere sereni nel quotidiano, è ricevere un raggio di sole che ti sveglia il mattino, e sapere che se anche piove sei sicuro che il sole e sempre la dietro e trovare persone che hanno considerazione di te e di coprono di affetto e attenzioni e che soprattutto hanno un dialogo con te alternando il loro pensiero al tuo.
La festa e verso quella madre o padre che tutti i giorni vanno a lavorare per guadagnare i soldi per vivere nel momento in cui un figlio ti abbraccia quando torni stanco di fatica. La festa e quando non si inneggia a noi che abbiamo sconfitto qualcuno o qualcosa perché la vera festa e priva di orgoglio o campanilismo, senza sessismo, senza razzismo senza omofobia, senza dei o beati che ti dicono io sono il vero e gli altri sono falsi, innestandoti così già il seme della discordia, la vera festa non ha differenze, non discrimina e non ha diffidenze, la festa e in noi nel vivere tutti i giorni una vita serena priva di pessimismo e cattivi pensieri.
Ma tutto questo dovrebbe essere nel quotidiano nella vita di tutti i giorni, e non un solo periodo o un unico giorno all’anno. Non si bacia una donna con più passione solo il giorno di San Valentino, ma tutti i giorni se è vero amore. La donna non va festeggiata solo l’8 Marzo ma tutti i giorni facendola sentire donna e pari considerata. La repubblica andrebbe festeggiata quando elargisce benefici e servizi ai cittadini non quando li toglie, facendoti regredire a livelli più miserevoli.
Quello che mi infastidisce sempre ad ogni festeggiamento è come dice un vecchio proverbio “Passata la festa Gabbato lo santo” tutti ritornano nella melma quotidiana, tutti tornano a rubare, a molestare, a dividere più che unire, a invidiare e diffidare, a prevaricare e sottomettere. Parchè invece non facciamo il contrario tutti i giorni dell’anno in festa, e in uno solo celebriamo il giorno della malinconia o della tristezza, se non della sgarbatezza o della cattiveria, facciamoci pure del male un solo giorno all’anno e che tutto finisca lì. Anche nella morte non dovrebbe esserci tristezza, l’addio dovrebbe diventare una celebrazione della certezza che il defunto è passato in un mondo migliore, libero dal dolore e dalla tristezza e dalle sofferenze della vita. Ed è un giorno che andrebbe festeggiato come nei “Funeral jazz” a new Orleans; infatti un antico proverbio delle genti del sud degli USA, recita:”You cry when you are born and rejoice when you die” cioè PIANGI QUANDO NASCI E SII ALLEGRO QUANDO MUORI.
Mi chiedete se io festeggio!!?? No! Purtroppo ho un difetto sono anticonformista, nessuna ricorrenza per me vale la pena di essere celebrata in festa; certe feste le lascio agli illusi e agli ipocriti. Per me e già una festa ritrovarmi anche senza un preciso motivo, in un convivio intorno ad una tavola imbandita, mangiando e bevendo in compagnia di parenti e amici, anche con sconosciuti che mi diventano amici perché sanno che ho tanta voglia di dargli la mia amicizia, sperando che diventi una reale parentela in quanto avvolta di sana fratellanza e con abbondante buon vino e tanto buon umore.-
Lun Dic 10, 2012 1:11 pm
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