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 un pò di mitologia

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MessaggioTitolo: un pò di mitologia   un pò di mitologia Icon_minitimeDom Feb 22, 2009 9:48 pm

C'è una dolce storia d'amore che molti già conosceranno,
arriva dall'antica Grecia, parla di un tiglio ed una quercia,
è la storia di Filemone e Bauci,della loro semplicità, del
loro amore e pietà.
La storia narra che Zeus deluso dagli uomini volle insieme
ad Hermes scendere sulla terra per constatare se il genere umano
fosse tutto egoista e meschino o se in esso si trovassero
ancora persone gentili e caritatevole.
Presero così l'aspetto di mendicanti e scesero nella Frigia.
Bussarono ad ogni porta chiedendo ospitalità ma ricevettero
solo rifiuti e ingiurie.
Sfiduciati sempre più Hermes e Zeus arrivarono all'ultima casa,
una misera capanna, qui bussarono chiedendo ricovero per una
notte e...che sorpresa per Zeus quando la vecchina Bauci
li fece accomodare ed insieme al marito Filemone offrirono
loro con gioia ospitalità nonostante le misere condizioni
di vita che conducevano.
Mangiarono, bevvero, parlarono, si commosse Zeus per l'amore
e il costante affetto che c'era tra marito e moglie.
Si commosse di trovare la generosità dove meno si sarebbe
aspettato e per compensare chi li aveva ospitati
si fece riconoscere e disse loro che avrebbe esaudito
qualunque desiderio volessero.
Mentre i due si consultavano, Zeus distrusse l'intero
villaggio con i suoi abitanti per punirli del loro egoismo.
Solo una casa fu risparmiata, quella di Filemone e Bauci
che pian piano andava trasformandosi in un lussuoso tempio
dove sia lei che lui avrebbero vissuto come sacerdoti.
Filemone e Bauci espressero il desiderio di morire insieme
quando sarebbe giunta la loro ora, che mai lui vedesse la
tomba della moglie e che mai lei dovesse seppellire il
marito.
Zeus promise di accontentarli e dopo molti anni, nello stesso
giorno, nello stesso momento Bauci fu mutata in un tiglio e
Filemone in quercia, uniti per il tronco mentre i rami
s'intrecciano gli uni agli altri come per carezzarsi,
abbracciarsi, insieme sempre.
Ancor oggi gli abitanti della Frigia mostrano l'uno accanto
all'altro quei tronchi nati dai loro corpi.

Io l'ho esposta in modo sintetico, ma leggendo "Le metamorfosi"
del poeta latino Ovidio si potrà sentire quanto amore,
tenerezza, dolcezza e pietà v'è in questa storia che si ha
memoria ancora nel tempo.
Per gli antichi greci la piètas era la più alta forma
d'amore e il sentimento corrispondente in epoca cristiana
sarà la caritas.
Per simbologia il tiglio rappresenta fecondità e amore
mentre la quercia immortalità e durevolezza:
"Amore che non muore mai ".

Silva
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MessaggioTitolo: Re: un pò di mitologia   un pò di mitologia Icon_minitimeDom Feb 22, 2009 11:02 pm

Grazie per averci rinfrescato la memoria Silva...una storia commovente che si presta a tanti commenti...la mia è una domanda semplice:può esistere ai giorni nostri una storia d'amore cosi?Siamo capaci di donarci l'uno all'altro in modo cosi totalitario?
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MessaggioTitolo: Re: un pò di mitologia   un pò di mitologia Icon_minitimeLun Feb 23, 2009 2:07 am

no, credo di no, a parer mio manca oggi quella semplicità e autenticità d'animo dovuto al troppo avere in cui viviamo. l'amore c'è,in modo diverso ma c'è, è raro vedere al giorno d'oggi un amore come quello di Filemone e Bauci, come il tiglio e la quercia che ancor oggi se piantati vicino i rami tendono ad intrecciarsi
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damdam
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MessaggioTitolo: Re: un pò di mitologia   un pò di mitologia Icon_minitimeLun Feb 23, 2009 12:36 pm

io voglio credere che da qualche parte nel mondo
dentro di noi, nella nostra più intima profondità...
io voglio credere che esiste ancora questo tipo di amore...
sarò un eterno illuso o un eterno idealista
ma il mio cuore vuole crescere e vivere con questa idea....
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MessaggioTitolo: Re: un pò di mitologia   un pò di mitologia Icon_minitimeLun Feb 23, 2009 10:58 pm

E' un sogno il tuo dam...un utopia...penso che al giorno d'oggi non ci sia abbastanza coraggio per vivere un amore cosi completo e disinteressato...certo che il sognare dentro di noi che ciò possa accadere ci rende vivi..ma può bastare? 😕 😕 😕
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MessaggioTitolo: Re: un pò di mitologia   un pò di mitologia Icon_minitimeMar Feb 24, 2009 3:10 am

credo che i sogni abbiano un ruolo importante nella vita, è un mondo magico. Chi non ha più magia dentro il suo profondo, chi smette di sognare smette in qualche modo di vivere. la vita è sogno è magia è fantasia che ci permette di sopportare e a volte a difenderci dalla realtà senza per questo essere degli illusi.
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MessaggioTitolo: Re: un pò di mitologia   un pò di mitologia Icon_minitimeMar Feb 24, 2009 11:55 am

Conoscevo già questa storia e mi ha fatto davvero piacere rileggerla.

E, anche se magari pensiate che sia troppo giovane per dirlo, IO CREDO in quel tipo di amore. Esiste, ne sono certa. Io stessa ammetto che al giorno d'oggi le coppie non sono più genuine,non si dedicano più l'una all'altra come una volta, e la parola AMORE ha perso molto del suo significato antico, questo perchè usata troppo spesso invano. Io ho fatto le mie esperienze come voi le vostre, molte sbagliate e forse quella giusta la sto vivendo solo ora. Beh, non so se sarà quella DELLA VITA, ma io lo spero. Spero con tutto il cuore di continuare ad amare il mio ragazzo nello stesso modo incondizionato di ora. Spero di potergli dare sempre tutto di me, e di amarlo di più giorno dopo giorno come ora. E spero che il mio amore possa contagiare qualcun altro e far tornare a galla quel sentimento snza il quale non si può vivere. Quello vero però.
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MessaggioTitolo: Esiste   un pò di mitologia Icon_minitimeMar Feb 24, 2009 9:24 pm

Esiste , e crederci è tutto quanto.
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MessaggioTitolo: Re: un pò di mitologia   un pò di mitologia Icon_minitimeVen Apr 24, 2009 2:32 am

mi spiace silva di non averti letta prima e se non mi avesse accennato oggi, via chat, casualmente carla che avevi postato qualcosa tu, non lo avrei nemmeno letto purtroppo....
non so come mai non l'abbia letto il tuo bellissimo racconto, anche perché solitamente amo leggere le "favole" ma la tua, perdonami, non l'ho nemmeno visto....
questa leggenda non la conoscevo e sono contenta che tu me l'abbia fatta conoscere in quanto è bello commuoversi in qualcosa nel quale si ha voglia di credere nuovamente e ci s'impegna quotidianamente per nutrire....
l'amore è una fonte di calore che va alimentato quotidianamente senza trascurarlo mai, anche se è naturale che abbia delle evoluzioni e non abbia più il trasporto e la passione iniziale ma si trasforma in un'armonia rassicurante, quell'abbraccio avvolgente che ti tiene caldo....
credo fermamente in un sentimento dove le 2 anime si completano senza risparmiarsi, nella gioia e nel dolore, passo dopo passo, fino all'ultimo tramonto e per mano....
ci credo e so che lo vivrò perché per farlo bisogna impegnarsi insieme e mai aspettarsi tutto lo sforzo solo da una parte ma dev'essere equilibrato e sostenuto da entrambi per guardare uniti, nella stessa direzione.... deli un pò di mitologia 542580
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MessaggioTitolo: Re: un pò di mitologia   un pò di mitologia Icon_minitimeVen Apr 24, 2009 8:04 am

i POPOLI ANTICHI CONOSCEVANO MOLTO MEGLIO DI NOI IL VERO AMORE
QUELLO CHE SUPERA OGNI OSTACOLO
PURTROPPO STA DIVENTANDO SEMPRE DI PIU' MERCE RARA




AMORE = CONDIVISIONE E RISPETTO RECIPROCO
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MessaggioTitolo: la leggenda dei girasoli   un pò di mitologia Icon_minitimeMar Mag 12, 2009 5:58 pm

Splendono a luglio i girasoli, col volto eternamente girato verso la luce, inebriati di sole. "Impazziti di luce", come li ha descritti un nostro grande poeta.
I botanici ci insegnano che questi giganti bonari sono giunti a noi dall'Ovest degli Stati Uniti d'America, ma una vecchia storia racconta di come, molti secoli fa, i girasoli illuminassero col loro colore dorato anche i prati delle terre d'Europa. Essi crescevano allora in gran numero specie in Italia, paese del sole.
In quei tempi, dopo che il fatidico anno 1000 era passato senza che il mondo andasse distrutto, i popoli della grande pianura padana avevano trovato finalmente un poco di pace, sia pur nell'avvilimento del servaggio.
A narrare di questo periodo è uscito da poco un libretto intitolato "Il Medioevo nella Valsesia dei Conti di Biandrate", autore Albino Roma, dove vengono narrati, con pagine scorrevoli e di piacevole lettura, i costumi di quei periodi lontani.
Restavano comunque sempre tempi e mondi crudeli: i nuovi padroni avevano portato con loro le loro usanze, talvolta umilianti, alcune spietate. Una delle più difficili da accettare era quella che riconosceva al Signore padrone delle terre, il diritto di possedere per primo, prima ancora del legittimo marito, durante la prima notte di nozze, la sposa di qualsiasi villaggio si trovasse nelle sue terre.
E' anche vero che, molto spesso, si riusciva ad aggirare quell'uso crudele, ne fosse o no consapevole il padrone del luogo, celebrando le nozze di nascosto, rinunciando così gli abitanti del villaggio a quel poco di festa che un matrimonio di poveri avrebbe consentito.... ed il loro Signore al dubbio piacere di un amore consumato con la violenza, soprattutto se la sposa non era una bellezza, e comunque spesso odorosa di letame.
Di questa usanza si narra nel libro che ho citato, e pare sia stata causa di una ribellione del popolo della Valsesia agli odiati Conti di Biandrate.
Ma io voglio raccontare una storia diversa, dalla quale ha origine la leggenda dei girasoli.
Dunque, in uno di questi villaggi viveva una giovinetta che si chiamava Bella, e faceva onore al suo nome, poiché possedeva la bellezza di una mattina d'estate, ma anche la natura mutevole e pericolosa del fuoco; i suoi occhi luminosi non erano mai rivolti umilmente verso la terra: perché Bella era della razza dei servi, ma aveva nel cuore la fierezza dei padroni.
Quando giunse anche per lei il tempo dell'amore, venne dai parenti promessa in isposa al contadino di un villaggio vicino. Anche per il giovane era tempo di nozze, e così acconsentì di buon grado, rassegnato anche ad accettare, se non si fosse riusciti ad eluderla, la barbara usanza dei padroni. Contrastarla apertamente, del resto, era impossibile: significava condannarsi a morte.
Alla festa del fidanzamento, quando i due si incontrarono per la prima volta, gli occhi di lui caddero finalmente sulla giovane promessa sposa ed in petto prese ad ardergli una fiamma finora sconosciuta. Bella vide quella fiamma negli occhi dell'uomo che gli era stato promesso e scambiò quell'ardore per lo stesso orgoglio che animava lei, pronta alla morte, ma non al disonore.
Giunse infine il giorno delle nozze, che si sperava restassero segrete. Ma troppo bella era la sposa, troppa invidia avevano suscitato lei con la sua bellezza e lui per essere stato il prescelto. E notizia di ciò giunse anche al loro Signore, ed il Signore arrivò non invitato alle nozze, curioso di vedere se era il caso di esigere ciò che la legge gli riconosceva come diritto.
Pronta a tutto, Bella levò gli occhi fieri verso quell'uomo che pretendeva di possederla e qualcosa, negli occhi chiari di lui, spalancati a leggerle sul viso quella sua bellezza di fuoco, per un attimo le fece sognare un mondo diverso, credere che esistessero anche per lei diverse possibilità...... Affascinato, il Signore si immobilizzò, tentato di rispettare quell'intatta bellezza. Per un attimo, persino il tempo parve arrestarsi, e le foglie degli alberi cessarono di stormire, e si quietò il cinguettio degli uccelli e tacquero gli abitanti del villaggio, stupiti, in attesa.
Ancora esitante, il Padrone volse intorno lo sguardo, e vide accanto a Bella, lo sposo che le era destinato, il contadino col capo chino, pronto alla rinuncia e al disonore. "Per essere di costui, puoi anche esserlo dopo che ti avrò preso" sogghignò, dimentico di quel suo breve istinto di nobiltà e trascinò con sé Bella in un vicino campo di girasoli per farla sua.
un pò di mitologia Giraso10

La fanciulla però riuscì ad impadronirsi del pugnale che l'uomo portava sempre con sé, e rapida come una lingua di fiamma lo diresse verso colui che voleva disonorarla.
Ucciderlo, e poi uccidersi, e andarsene per sempre, ma intatta. Questo Bella aveva nel cuore.
Eppure....quegli occhi chiari che per un interminabile momento l'avevano guardata come una donna, quella ardente, spavalda giovinezza di lui cui tanto prometteva la vita....lei invece, lei era comunque condannata: ad essere di quell'uomo, e poi di quell'altro, che ancora immobile, a capo chino, aspettava.
Così Bella, in un istante, decise, e deviò il corso della lama, e rapida se la conficcò nel cuore.
Bella cadde tra i grandi fiori, che si piegarono su di lei, nascondendola. Il Signore, sconvolto, spronò il suo cavallo, lontano da quel luogo di morte.
Si racconta che, ossessionato dai fieri occhi di lei, e dalla generosità che gli aveva risparmiato la vita, cominciasse a vagare per le sue terre, ovunque ordinando che venissero abbattuti i girasoli, sicché neppure un campo restasse a ricordargli l'episodio di cui ormai si vergognava. Si dice che egli vagasse per tutta la vita che gli rimase da vivere, spingendosi sempre più lontano, sempre distruggendo i grandi fiori che incontrava al suo passaggio.
Fu così che i grandi fiori del sole scomparvero dalle terre d'Europa, per ritornarvi poi provenendo dagli Stati Uniti d'America.
In luglio, la strada statale che da Parma conduce a Mantova, è un'unica, solare, bellissima distesa di questi fiori inondati di luce, a motivo di quella storia lontana condannati a piegare il capo nella direzione del sole, a ricordo della viltà degli abitanti del villaggio.
Sempre, però, tra la gran massa, per lo meno una coppia di girasoli si erge diritta nei campi, ed entrambi levano il capo superbo verso il cielo, a ricordo della triste storia di Bella e del Signore che non ebbe il coraggio di amarla.
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MessaggioTitolo: Re: un pò di mitologia   un pò di mitologia Icon_minitimeMar Mag 12, 2009 6:14 pm

Veramente affascinante! Grazie Deli per il minuto di fantasia...
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MessaggioTitolo: Re: un pò di mitologia   un pò di mitologia Icon_minitimeMar Mag 12, 2009 9:05 pm

un pò di mitologia 83839 per poter rileggere i miti e le storie che risvegliano dentro di noi il desiderio di provarci ad avere e a donare l'Amore.
ogni volta ci provo....e anche se non ho molte illusioni e vedo la realtà per quello che ... un pò di mitologia 291383 pure ho fiducia nella Vita ,sarebbe bello adagiare finalmente il cuore su quello di un altro essere a cogliere quell'unità che solo in alcuni attimi si riesce a cogliere....continuerò a provarci un pò di mitologia 9982 un pò di mitologia 9982 un pò di mitologia 9982
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MessaggioTitolo: Re: un pò di mitologia   un pò di mitologia Icon_minitimeMar Mag 12, 2009 9:46 pm

un pò di mitologia 542580 deli...non conoscevo questa "storia"...
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MessaggioTitolo: leggenda del Tulipano   un pò di mitologia Icon_minitimeVen Mag 15, 2009 4:20 pm

In un tempo ormai lontano, viveva in Olanda un contadino che traeva dalla terra i prodotti necessari al suo sostentamento. Egli conosceva soltanto le nozioni indispensabili alla propria sopravvivenza. Conosceva quindi il ritmo delle stagioni, e quando seminare e quando raccogliere, le erbe buone per nutrire le bestie da lui accudite, e le erbe cattive che le avrebbero avvelenate. Altro non sapeva: ignorava dunque l'esistenza delle grandi città che cominciavano a sorgere non molto lontano da lui, il concetto e l'utilità del denaro, i miracoli della sapienza degli uomini.
Accadeva che, spinto dall'ansia di un'attesa senza scopo, si soffermasse talora ad osservare la lunga fuga dei campi verdi, di un verde monotono, sempre uguale, interrotto soltanto dagli ordinati canali di irrigazione che riflettevano il cielo. E il suo sguardo si spingeva fino all'orizzonte che dove lui viveva sembrava ancora più lontano di quanto non sia solitamente l'orizzonte, perché la sua terra piatta non era in alcun modo interrotta dalle linee ondulate dei monti.
Poiché era giovane, talvolta un comando impellente correva nelle sue vene, ma egli ne ignorava il significato, perché da quando si ricordava, era sempre stato solo, e così pensava - se pure pensava un futuro che non fosse l'immediato accadere dopo il presente - che sempre sarebbe stato.
un pò di mitologia Tulipa10
Accadde tuttavia che un giorno, saltando senza motivo, in un impeto di felicità, un canale che scorreva quieto fra i verdi prati silenziosi che erano l'unico mondo da lui conosciuto, piombò in un mondo di bellezza che gli era ignoto: egli vide, spuntati tra l'erba sottile, fiori stupendi dai mille colori, aperti come ninfee, e sospesi su essi creature di luce, vestite di veli anch'essi dai mille colori, e con grandi ali leggere scintillanti d'argento, di quello scintillio che egli aveva scorto, nelle notti di luna piena, capovolto nei mille canali che attraversavano la sua placida terra.
Erano innumerevoli,quelle creature, e ciascuna aveva in mano uno strumento fatto di luce, che suonava insieme alle altre, in armonia di suoni. Una sola tra tutte non possedeva alcuno strumento. Era la più bella di quegli esseri lucenti e muoveva piano le sue leggere ali di farfalla, e rideva felice, danzando la musica evocata dalle compagne, musica che il giovane era certo non fosse umana, anche se di umano non aveva mai udita altro suono che quello del vento che spazzava le grandi pianure che erano tutto il suo mondo.
In quella bella creatura sorridente il giovane contadino concentrò alfine il comando imperioso che correva talvolta nelle sue vene, la somma di tutte le cose che sapeva esistere anche se gli erano sconosciute, l'ansia di bellezza che troppe volte lo aveva divorato quando osservava il mare fondersi nel cielo, all'orizzonte.
E l'amò, senza nemmeno sapere che era amore, d'un subito, profondamente e inutilmente, con la disperazione di chi intuisce di amare l'irraggiungibile.
La creatura fatata non conosceva purtroppo l'amore, poiché quello è un dono riservato agli uomini, ed anche loro solo raramente riescono a possederlo, ed ancor più raramente a condividerlo: la creatura era bella, buona e gentile, ma non poteva comprendere l'ansia che divorava il giovane umano.
Lui, a sua volta, che vedeva la bellezza e la bontà di lei, che si struggeva per la malia evocata dalla sua danza e dalla musica e dai canti delle fate compagne, si lasciò consumare dal desiderio di tutto questo fino a morirne, addormentandosi quieto, in un giorno d'aprile, al suono di quella musica, sull'argine del canale che un destino imperscrutabile, un giorno, gli aveva ordinato di attraversare.
La regina delle fate, sfiorata forse per la prima ed unica volta in quella sua vita diversa da un senso di umana pietà, pur non comprendendo il motivo di quella morte, intuì confusamente di esserne la causa innocente, e volle che le terre che il giovane aveva amato in vita, fossero da allora, nel mese aprile, coperte dai fiori che servivano da casa alle fate. E' da allora che ogni anno, nel mese di aprile, i tulipani fioriscono tutti insieme, a migliaia, coloratissimi, nella terra d'Olanda.
Mi hanno raccontato che chiunque abbia visto questa miracolosa fioritura, non fatichi a credere in questa storia che ne racconta l'origine fatata.
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MessaggioTitolo: LE MARGHERITE, STELLE DELLA TERRA   un pò di mitologia Icon_minitimeMer Giu 10, 2009 5:33 pm

Fu in una notte come tutte le altre, ma antica di molti milioni di anni, che le stelle sparirono dalla terra, per raggiungere il cielo.
Perché, come narrano storie così vecchie che si è perso il ricordo di chi le narrava, c'è stato un tempo in cui le stelle vivevano sulla terra.
Erano creature timide ed aggraziate, che vivevano a gruppi, sparse un po' dovunque, tenendosi ben nascoste agli occhi degli esseri umani. In quei tempi lontani, gli uomini avevano appena cominciato a popolare il pianeta, ed erano in pochi, e tuttavia a volte sufficienti per rompere i delicati equilibri che univano gli esseri viventi di tutto il creato.
Si racconta che un gruppo di stelle avesse trovato rifugio proprio qui, nella valle del Sesia, perché qui c'era tutto quello che esse amavano: grandi montagne ricoperte di foreste e rapidi torrenti ed un fiume generoso a raccoglierli, dalle fresche veloci acque azzurre, glaciali di neve in primavera, allo sciogliersi dei vicini ghiacciai, rombante di acque scure di minacce antiche quanto il tempo nei periodi delle lunghe piogge, luccicante d'oro al sole d'estate, sempre comunque in corsa più in basso, verso un altro placido fiume che scorre tra rive ridenti, pronto a ricevere il fratello più inquieto.
Nelle foreste più profonde, lontane dalle abitazioni degli uomini, le stelle spingevano nei torrenti rumorosi e limpidissimi gli alberi abbattuti nelle notti di tempesta dai fulmini loro amici, e poi liberati dai rami più ingombranti dai volenterosi castori, gli animaletti dei boschi coi quali le stelle amavano giocare. Alle stelle piaceva montare a cavalcioni di quelle imbarcazioni improvvisate, e poi lasciarsi trascinare dai tronchi che veloci le trasportavano a valle, mentre esse ridevano divertite per i grandi balzi lungo i rapidi torrenti bianchi di spuma.
Cantavano poi dolcemente quando arrivavano al placido fiume che correva fuori dai monti, ed esse correvano con lui, sui comodi tronchi che ancora odoravano delle foreste lontane, accompagnate dal volo solenne degli aironi e dal chiacchierio delle famiglie dei dignitosi cormorani, incontrati lungo il cammino, e poi ancora più lontano, fino ad un altro fiume ancora più grande, dove l'impatto coi gabbiani bianchi, ubriachi di onde e di vento, annunciava la vicinanza del mare.
Le stelle indossavano abiti di nuvole, e decorazioni scintillanti fatte dei denti affilati dei cinghiali che popolavano numerosi le foreste che coprivano le cime delle montagne, e di altrettanto scintillanti conchiglie, che il mare, ritraendosi dopo le tempeste, lasciava loro in dono lungo le rive.
Avevano lunghi capelli leggeri di un bianco dorato, che rifulgevano al sole quando il vento si divertiva a giocare con quei fili sottili, e ridenti, luminosi occhi pronti al sorriso.
Tutto quel fulgore di ornamenti e di bellissime chiome pulsava ritmico all'unisono, quando le stelle cantavano le loro canzoni, scivolando lungo il fiume.
Era un'incredibile spettacolo di luce, di bellezza e di gioia, carico di musica struggente.
E fu proprio dalla valle del Sesia che esse sparirono.
Accadde così, in una notte che sapeva di magia. IL cielo tutto blu era fermo e compatto, come in attesa. Sarebbe stata buia la notte, perché in quei tempi prima del tempo, nemmeno la luna illuminava il cielo, ma la luce era data da tutto quello splendore di stelle, che scendevano placide cantando lungo il grande fiume.
Un viandante che si era perso nella foresta vide quella luce scintillante, e sentì la dolce musica misteriosa. Divorato dalla curiosità, si avvicinò alla fonte della sua meraviglia e spiò, nascosto tra i rami degli alberi che crescevano lungo la riva. un pò di mitologia 513
Lo spettacolo era di tale bellezza che l'uomo rimase quasi accecato dalla magnificenza di quanto scorreva sul fiume.
Con l'avidità che è propria della sua razza, o forse soltanto per la gioia di tenerlo tra le mani, l'uomo d'impulso uscì dal suo nascondiglio e si precipitò verso tutto quello splendore, arrivando a sfiorare una delle imbarcazioni improvvisate, che però gli scivolò tra le dita.
Terrorizzate, le fragili stelle fuggirono, chiamarono a raccolta le loro sorelle sparse per tutta la terra e si rifugiarono nel cielo, per non tornare mai più.
IL loro scintillio glorioso è tuttora visibile dal nostro pianeta, ma gli uomini hanno perso per sempre il fascino struggente della loro musica.
Lasciarono però, gentili com'erano, qualcosa al loro posto : le innumerevoli, graziose piccole margherite (dette anche pratoline) che a primavera ricoprono i prati a migliaia, rimaste a ricordare le stelle con il loro cuore colore di sole.
Anche se è a primavera che esse cominciano a fiorire, è all'inizio dell'estate che ricoprono i prati con il loro candido e dorato splendore, tanto che un antico proverbio inglese recita: "Quando puoi posare il piede su sette margherite, allora è davvero arrivata l'estate".
Curiosamente, il nome inglese delle margherite è "Daisy" e forse risale, senza saperlo, all' antichissima storia che vi ho raccontato: perché Daisy sta per "the day's eye" - "l'occhio del giorno" e infatti questi fiorellini si aprono alle prime luci e ripiegano i loro petali quando il sole tramonta, come se andassero a dormire. Si dice che taluna, approfittando del buio, se ne voli a popolare il cielo, e che qualche altra, malata di nostalgia, approfittando delle stesse tenebre, torni ogni tanto a profumare la terra.
Senza nemmeno saperlo e pur avendo perso il ricordo di quella leggenda lontana, anche i giovani esseri umani sono tornati a percorrere quella che un tempo era una strada di stelle, e con le agili canoe e i coloratissimi Kayak cavalcano gioiosi le limpide acque del fiume, giocando tra loro, quest'anno, una sfida che ignorano essere antica quanto il tempo.
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MessaggioTitolo: Re: un pò di mitologia   un pò di mitologia Icon_minitimeMer Giu 10, 2009 6:46 pm

stella stellina la notte si avvicina...

ho letto proprio su un libro che parla di miti ,che i sogni ,sono il mito dell'uomo e i miti sono i sogni dell'umanità tutta unita

...io credo che non potremmo vivere senza sogni e storie mitologiche...pennsare ad un mondo senza fantasia ma di nuda realtà...sarà illusione ,maya, la chiamano gli orientali,
ma a me farebbe una tristezza ,,,,spesso si sopravvive grazie ai sogni....basta non confondersi imbarazzo..
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MessaggioTitolo: Re: un pò di mitologia   un pò di mitologia Icon_minitimeMer Giu 10, 2009 6:55 pm

dharma, abbiamo tutti bisogno di fantasia e di sogni e sin da bimbi e quando abbiamo a nostra volta dei cuccioli li investiamo teneramente di sotrie sia che inventiamo che quelle che leggiamo dai libri....
aiuta anche noi per tornare un pò bimbi, aiuta loro per sentirsi più caldi ed ovattati in un mondo protetto dalle nostre braccia, anche perché sono i primi passi verso il mondo oscuro e verso i primi pericoli....
tramite le leggende e le favole cominciamo già a trasmettere loro la storia della cattiveria del mondo, anche se a modo nostro ma che li aiuterâ nel momento che si paragoneranno col mondo esterno....
un un pò di mitologia 721867 , deli
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MessaggioTitolo: Re: un pò di mitologia   un pò di mitologia Icon_minitimeMer Giu 10, 2009 8:49 pm

armonia_completa ha scritto:
dharma, abbiamo tutti bisogno di fantasia e di sogni e sin da bimbi e quando abbiamo a nostra volta dei cuccioli li investiamo teneramente di sotrie sia che inventiamo che quelle che leggiamo dai libri....
aiuta anche noi per tornare un pò bimbi, aiuta loro per sentirsi più caldi ed ovattati in un mondo protetto dalle nostre braccia, anche perché sono i primi passi verso il mondo oscuro e verso i primi pericoli....
tramite le leggende e le favole cominciamo già a trasmettere loro la storia della cattiveria del mondo, anche se a modo nostro ma che li aiuterâ nel momento che si paragoneranno col mondo esterno....
un un pò di mitologia 721867 , deli

confermo deli,anch'io non ho mai smesso di sognare e di inventare storie
la fantasia insieme alle intuizioni sviluppano la creatività e le opere più nobili dell'uomo loooove un pò di mitologia 176184
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MessaggioTitolo: Re: un pò di mitologia   un pò di mitologia Icon_minitimeGio Giu 11, 2009 3:59 am

sono daccordo con voi....che triste vita sarebbe senza fantasia, senza un pò di magia senza le meraviglie migliori di questa buia realtà...


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MessaggioTitolo: La mimosa, leggenda   un pò di mitologia Icon_minitimeLun Giu 22, 2009 8:56 pm

In un paese lontano, all'altro capo del mondo, nell'isola di Tasmania, ed in un tempo altrettanto lontano, nacque il fiore della mimosa.
Gli abitanti dell'isola ne raccontano la leggenda.
In quel tempo, l'isola era dominata da un re guerriero, molto coraggioso e bello, alto ed agile, di pelle scura e coi capelli neri e lucenti come l'ala dei corvi, ma col cuore indurito dalle numerose battaglie. Così era tutta la sua gente: alta, scura di pelle e brusca di modi, con lunghi, lisci capelli a incorniciare il viso severo. Essi amavano i combattimenti contro le numerose tribù nemiche, e le cacce pericolose alle belve che infestavano l'isola. Combattimenti e cacce che affrontavano con altre grida crudeli, per spaventare il nemico.
Un giorno, durante l'ennesimo combattimento, il re venne gravemente ferito.
La madre e la sorella del re amavamo molto il loro caro, ma non amavano affatto la sua bella e giovane moglie, che non giungeva gradita al loro cuore, duro quanto quello di lui. La giovane regina era una creatura del tutto diversa, piccola di statura, timida e gentile, con i capelli arruffati in corti riccioli, biondi come batuffoli d'oro, la pelle dorata come miele puro e una bassa voce soave che sembrava una musica.
Pareva giunta lì da un altro mondo, la piccola regina, da un mondo di fiori, di sorrisi e di pace. Le due donne, scarne, scure e crudeli come il loro congiunto regale, erano inevitabilmente gelose della dolce, tenera bellezza di lei.
Approfittando della timidezza della piccola sposa, le due donne si precipitarono a curare il loro congiunto, trattenendo con vari pretesti la moglie lontana dalla tenda dove giaceva il ferito. Lei si disperava, perché era molto innamorata di quel suo marito rude e forte, ma non osava far valere i propri diritti di moglie, dimentica, nel suo sgomento, che erano anche doveri, temendo di far cosa sgradita alla suocera ed alla cognata, e quindi di turbare la convalescenza dell'uomo che amava.
La piccola regina era sola, nessuno la consigliava, perché i cortigiani, con la viltà dei deboli, si erano schierati dalla parte che intuivano più forte, e crudele, in quella lotta silenziosa per impadronirsi del cuore del Re.
Passarono i giorni, che divennero settimane, e poi mesi. Quando infine il Re fu guarito era ormai solo desideroso di punire la piccola regina le cui visite aveva tanto aspettato, senza che il suo orgoglio di re gli avesse permesso di ordinare la presenza della donna che nel suo cuore invocava. E dunque il Re bandì dal suo cospetto, senza esitazione, la giovane moglie innocente, senza nemmeno volerne ascoltare le ragioni, tanto il solo vederla, ormai, gli riusciva sgradito.
Giunse infine il fratello a riprendersela, il fratello, della stessa impietosa razza del Re.
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Venne per riportarla a casa, ripudiata, libera, lei che era cinque volte madre, di darsi ad un altro uomo.
Ed in soli sette giorni il fratello la rimaritò ad un Principe di luoghi lontani, distanti dal regno dal quale la piccola regina era stata senza colpa bandita.
Pure, timida e dolce com'era, la piccola, infelice Azar, ormai senza più lacrime né desideri, non si ribellò al suo destino. Chiese soltanto, come dono di nozze, un velo che le consentisse, nel lungo viaggio per raggiungere la sua nuova dimora, di coprirsi il volto ed il corpo, per non essere riconosciuta quando fosse passata dalle terre di Asan, padre dei suoi figli e crudele signore, poiché l'incontro coi suoi piccoli le avrebbe senza alcun dubbio spezzato il cuore.
Il Principe suo nuovo sposo era meno duro di cuore di Asan, e in qualche modo la disarmata dolcezza della piccola regina scacciata dal suo regno ebbe a parlare al suo cuore. La giovane ebbe dunque il suo velo, col quale si ricoprì interamente. Ma quando passò davanti alla reggia che era stata sua, i figli di lei, che ogni giorno spiavano dall'alto delle torri il ritorno della madre, la riconobbero nonostante il lungo velo ed accorsero piangendo e invocando a gran voce il suo ritorno.
Ancora una volta, Azar fece appello alla pietà del suo nuovo Signore, chiedendo che le fosse consentito fermarsi un momento, e lasciare un dono a ciascuno dei figli. Ed il Principe ebbe ancora una volta pietà della piccola sposa disperata, e acconsentì alla richiesta. Così, Azar poté regalare ai suoi bambini stivali trapunti d'oro, e lunghe, ricche vesti alle fanciulle, e lascio un abitino per il più piccolo, che dormiva ignaro nella culla. Il padre però, da lontano, vide tutto questo, e richiamò a sé i figlioli, che dimenticassero in fretta la madre indegna di loro.
Azar sentì quella voce dura dettare ancora una volta il suo destino, e ancora non seppe trovare parole a difesa della sua inutile innocenza. Si accasciò allora, ormai sfinita dall'ingiustizia e dal dolore, e sopra di lei il lungo velo di nuova sposa si posò pietoso a coprirla da tutti gli sguardi.
Andò più tardi il suo nuovo Signore a riprendersi l'infelice creatura, deciso a regalarle una vita intera di felicità. Ma ormai il destino di Azar era giunto a compimento.
E fu così che il Principe pietoso, sotto il lungo velo che era stato il suo dono di nozze, non trovò che un fragile arbusto fiorito di mimosa, ben abbarbicato con le sue radici alla terra, deciso a non lasciarsi strappare dal luogo dove era tutto il suo cuore, i piccoli fiori odorosi a ricordare ai figli di Azar i batuffoli biondi che ricoprivano il capo della loro madre, al tempo in cui era stata felice.
Ad Azar, così dolce, remissiva, obbediente e infelice, il tempo renderà poi giustizia alla sua bizzarra maniera: perché il fiore nato da lei verrà riconosciuto da tutte le donne come il simbolo della propria presa di coscienza, e della capacità di decidere esse stesse il proprio destino.
Apparentemente delicato, in realtà forte e resistente, impossibile da sradicare, contro il suo volere.
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MessaggioTitolo: Re: un pò di mitologia   un pò di mitologia Icon_minitimeMar Giu 23, 2009 7:24 pm

deli nuoooo daiii

ora quando guarderò le mimose penserò a questa storia ...eppure quando sono fiorite sono un inno alla primavera che di solito è ancora un pò lontana!!!
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MessaggioTitolo: Re: un pò di mitologia   un pò di mitologia Icon_minitimeMar Giu 23, 2009 9:08 pm

le leggende sono storie che fanno sognare ma anche riflettere.... ti lasciano dentro qualcosa ed ognuno di loro porta un messaggio.... ognuno di loro ti trasmette qualcosa ma sta a noi darne uno spunto per imparare a nostra volta a vedere oltre.... un abbraccio, deli
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MessaggioTitolo: Re: un pò di mitologia   un pò di mitologia Icon_minitime

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