Un'isola di plastica grande come gli USA

Nell'inserto settimanale del Corriere, di qualche settimana fa, ho trovato questa storia che non conoscevo....e dalla quale ho imparato che ormai la plastica e' entrata nel ciclo alimentari con conseguenze devastanti per la nostra salute.

Scopre un'isola di plastica in mezzo all'oceano grande come gli USA e si dedica alla causa ambientalista

Durante una regata Charles Moore ha scoperto la Pacific Trash Vortex, la piu' grande discarica al mondo. Un minestrone di detriti che galleggia nell'Oceano Pacifico dove la plastica, scambiata per cibo dai pesci entra nel ciclo alimentare con conseguenze devastanti...... Oggi in quell'area c'e' piu' plastica che plancton. Nel 1999 il rapporto era di 6 a 1, ma la media e' raddoppiata. Stiamo cambiando la superficie dell'oceano da liquida a solida, afferma Moore, e questo ha delle ripercussioni terribili. Le specie marine stanno mutando. Milioni di tonnellati di rifiuti, forse di piu'. Un ammasso che il mare ha inghiottito ma mal digerito trsformandosi in una zuppa di immondizia la' dove il gioco delle correnti li raduna da tutto il mondo. Impossibile da intercettare per i satelliti, lontano dalle rotte di navigazione, galleggia poco sotto la superficie. ......
Il carico di plastica oceanico aumenta di anno in anno e i frammenti sono in grado non solo di introdurre veleni nella catena alimentare ma anche e sopratutto in alcune specie come le meduse di venire assorbiti dai tessuti senza essere ingeriti. La plastica disperde gli ormoni femminili creando danni nei piccoli pesci cosi' come nei grandi cetacei......Abbiamo trovato delle balene beluga con organi genitali maschili e femminili. Nel plancton invece abbiamo notato una maggior produzione di uova e i rischi per l'uomo sono inimmaginabili.
Durante uno dei suoi ultimi viaggi Moore ha anche rilevato un aumento dei granuli di plsatica nello stomaco dei pesci lanterna, specie che rappresenta il 50% della biomassa di pesci almondo ed e' alla base della catena alimentare.
La plastica e' elemento di democrazia: tutti possono possederla, ma solo pochi sanno come riutilizzarla. Il risultato? Ovunque il capitano abbia gettato le reti, nel Pacifico, ne ha trovata.

V. Martelli

purtroppo dell'isola galleggiante ne ero già a conoscenza,,,la plastica è uno dei nemici del nostro mondo,,,

per aggiungere una notizia sconfortante in india la plastica ha distrutto l'economia dei vasai che erano già tra le caste meno conisderate,,,pensiamoinfatti a quanti contenitori in plastica abbiamo che una volta erano in coccio,,,

ha distrutto i produttiri di sacchi di yuta ,,,sembra una sciocchezza ma interi villaggi vivevano sulla produzione della yuta ,ora sostituiti dai sacchi di plastica ,,,,

il basso costo e la facilità di produrre manufatti ,,,,basta girarci intorno incasa o fuori e siamo contornati da plastica ,,,,

solo se uno compra una piantina ,,,ecco che è nel suo bel vasetto di plastica,,,,
a volte faccio fatica ad essere coerente con me stessa ,,,,perchè spesso i costi dell'alternativo sono fuori dalla mia portata

avevo letto anche io questa notizia
e sono rimasto letteralmente allibito...
grande quanto gli usa...
fa riflettere .. e molto..
e fa anche rabbrividire...

Che tristezza, ce n'e' una pure nell'Atlantico....

Una gigantesca isola di spazzatura anche nell’Oceano Atlantico

Una discarica fluttuante, paragonabile al “Great Pacific Garbage Patch”, il vortice di immondizia che galleggia ormai da decenni nel Pacifico
Niente da festeggiare per l’ultima scoperta degli oceanografi nell’Atlantico del Nord. Al termine di una ricerca durata 22 anni, è stata localizzata al largo delle coste della Georgia, nel sud est degli Stati Uniti, la più grande isola di rifiuti nel secondo oceano del pianeta. Una discarica fluttuante, estesa fra i 22 e i 38 gradi Nord di latitudine, la cui concentrazione di plastica è paragonabile a quella rilevata nel “Great Pacific Garbage Patch”, il gigantesco vortice di immondizia che galleggia ormai da decenni nel Pacifico. “Nonostante l’attenzione crescente per il problema dell’inquinamento da rifiuti plastici negli oceani, sono ancora pochi i dati scientifici per misurare l’ampiezza del fenomeno ”, afferma il team di ricercatori del “Sea Education Association”, del Woods Hole Oceanographic Institution e dell’Università di Hawaï, annunciando la scoperta su Science.

Dal 1986 ad oggi, sono oltre 64mila i detriti ripescati in mare, in 6.100 punti di campionamento, dagli oceanografi statunitensi che lanciano l’allarme: esiste una impressionante quantità di plastica che risulta “scomparsa” nell’oceano. Nel corso dei due decenni dello studio, i detriti ritrovati nell’Atlantico non risultano cresciuti proporzionalmente con l’aumento dei rifiuti finiti in acqua. “E’ evidente che il tempo può alterare le caratteristiche fisiche della plastica” sostengono i ricercatori del SEA, lasciando aperte diverse ipotesi sulla sorte di ciò che resta di bottiglie, buste e copertoni. Ridotti in frammenti molto piccoli, i detriti potrebbero essere sfuggiti alle reti o precipitati sul fondale, dando vita ad un inquinamento che, secondo la comunità scientifica, rischia però di rivelarsi devastante per gli ecosistemi marini. L’ipotesi più inquietante arriva dall’università giapponese di Nihon: la plastica non è indistruttibile, e decomponendosi in mare, rilascia sostanze tossiche estremamente minacciose per gli organismi che lo popolano.

Dal Fatto quotidiano

non vorrei girare il cotelo nella piaga ma sembra che e ne sia anche una piccola nel mediterraneo ...d'altra parte dovevamo immaginarlo che di tutta la spazzatuta che facciamo qualcosa sarebbe sfuggito ,e non sono lontani gli anni 80 /90 in cui l'attenzione all'ambiente era bassa

e moltissimi sia in mare che in maontagna abbandonavano rifiuti ovunque,,