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 Guardando dentro me stesso (lettera ad un amico)

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MessaggioTitolo: Guardando dentro me stesso (lettera ad un amico)   Guardando dentro me stesso (lettera ad un amico) Icon_minitimeMar Giu 02, 2009 12:15 pm

Guardando dentro me stesso, soprattutto colgo in me questo stato d’animo, (perché non dovrei confessarti la verità come ad un medico?) tu sai che tutte le virtù all’inizio sono fragili, e solo col tempo diventano salde e forti e anche i meriti, che ci danno un valore vero, le azioni, che vengono imbellite solo per farne mostra richiedono degli anni perché il tempo possa dare loro, a poco a poco, un colore. Ma temo che l’abitudine, che dà stabilità alle cose, mi faccia affezionare alle cose buone come a quelle cattive. Che malattia sia questa, di un animo contrastato che non sa volgersi decisamente al bene o al male, non so spiegarmelo. Io ho una grande propensione alla semplicità, non amo gli abiti eleganti, anche se fanno mostra di sé nel mio armadio, da esibire con orgoglio, ma preferisco vestiti casual da indossare senza troppe preoccupazioni. Apprezzo i cibi non elaborati, che non richiedono lunghe preparazioni o l’intervento di molte mani, quelle semplici fatte con cura, che non hanno nulla di ricercato e di raro, e che non siano pesanti ne per la tasca ne per lo stomaco, soprattutto siano leggeri da digerire. Mi piace una casa semplice, arredata per svolgere il suo servizio e che non desti ammirazione o l’invidia degli ospiti. Ma quando sono ben soddisfatto di tutto questo, ecco che resto affascinato dalla magnificenza di una casa con i pavimenti pregiati e i soffitti rilucenti fra ricchezze sparse ovunque, e abiti firmati, e da automobili sportive. Provenendo da una permanenza nella frugalità, questa immagine che mi circonda con tutto il suo splendore, finisce per frastornarmi, e, di fronte ad essa, mi è più facile reagire col cuore che con gli occhi, e così quando ritorno tra le mie modeste realtà, resto non peggiore ma più triste, non mi sento più così sicuro, e mi si insinua silenzioso il dubbio e il tormento se non siano preferibili quelle magnificenze. Non è che queste cose hanno il potere di cambiarmi, ma di turbarmi sì. Sono deciso ad essere più disponibile e utile agli amici, con tanta volontà, anche se con scarsa esperienza. Ma non appena qualcosa ferisce il mio animo, non allenato alle contrarietà, non appena mi accade qualcosa di immeritato, allora torno a rifugiarmi nel mio privato e, proprio come fanno gli animali feriti anche se sono stanchi, affretto il passo verso casa. Scelgo così di richiudermi di nuovo nelle pareti domestiche: “che nessuno mi sottragga neppure un minuto, l’animo mio stia fermo in se stesso, si occupi solo di se, non faccia nulla che lo distragga, niente che lo esponga al giudizio altrui, cerchi la serenità, fuori da impegni qualsiasi siano”. Mi basta una lettura appassionata che esalti il mio spirito, ed ecco, sono felice di precipitarmi dagli amici, ad offrire loro il mio appoggio, e se è il caso a rintuzzare l’arroganza di qualcuno reso troppo insolente dalla buona sorte. Insomma, per non perdermi nei particolari, sono sempre tormentato da questa instabilità verso le buone intenzioni, da esse temo di allontanarmi, poco a poco, o, ed è il mio maggior cruccio, temo di rimanere sospeso come uno sempre sul punto di cadere. E ho paura si tratti di un male più grave di quanto io stesso non arrivi a vedere (infatti, ai propri guai si guarda con maggior indulgenza, e questo riduce l’obiettività del giudizio).. So che questi ondeggiamenti dell’animo non sono pericolosi e sconvolgenti, per chiarirti con un esempio, ti dirò che non sono squassato dalla tempesta, ma soffro il mal di mare. Come fare dunque per liberarmi da questo malessere?
By Maeeba
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