| | Lilith: la Genesi | |
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Autore | Messaggio |
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Ospite Ospite
| Titolo: Lilith: la Genesi Gio Lug 16, 2009 4:50 pm | |
| Ho deciso di postare qui il mio raacconto al quale sono davvero tanto legata. La protagonista non è un personaggio puramente immaginario, ma trova le sue radici in leggende e racconti molto antichi, appare in moltissime religioni ma con caratteristiche e tratti talvolta differenti. Ovviamente io ho utilizzato il suo nome, e le sue radici BIBLICHE (poi leggendo capirete meglio di cosa sto parlando) solo come SPUNTO da cui partire e cominciare a tessere la mia storia, pian piano. Siate clementi, la forma non è perfetta e sarà sicuramente pieno di errori perchè devo ancora rileggermi tutto per bene. Comunque le critiche (costruttive, ovviamente) sono ben accette.
Buona lettura. Lilith
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| | | Ospite Ospite
| Titolo: Re: Lilith: la Genesi Gio Lug 16, 2009 4:52 pm | |
| -Capitolo Zero-
La lama fredda della sua spada per un attimo sfiorò il bellissimo volto della ragazza. ‘Ti ho presa, non mi sfuggirai! Questa volta ti ucciderò, angelo maledetto! ‘ Con un colpo freddo l’affascinante figura recise la testa del suo avversario. Rotolò a terra, poco lontano. ‘Ti ho detto che non sono un angelo.’ Sussurrò, e con un movimento leggiadro sparì nell’ombra.
***
‘Signore, credo di averli trovati! Un piccolo villaggio a est, poco lontano da qui. Ci stavano sfuggendo, ma abbiamo seguito le tracce di sangue. Questa volta li abbiamo in pugno!’ ‘Bene. Fate in fretta.’
Il soldato si allontanò coi suoi compagni, imboccando il sentiero buio della foresta Maledetta. Ormai erano vicini, c’erano quasi. Non potevano permettere che la profezia si compisse, dovevano catturare quella bambina e ucciderla, come gli era stato ordinato. O lei avrebbe ucciso la loro stirpe e causato l’estinzione dell’Ordine della Rosa.
***
‘Cara, non possiamo fermarci adesso! Dobbiamo continuare a correre, altrimenti ci raggiungeranno e..non voglio che ti facciano nulla di male. Devi proteggerla, anche a costo della vita. Così è scritto, lo sai.’ La donna si accasciò a terra, il fagotto stretto al petto. ‘Alaric, non ce la faccio più. La ferita è molto più profonda di quel che credessi, continua a sanguinare..forse dovresti..’ ‘Non pensarlo neanche! Noi riusciremo a salvarci. Insieme..e poi lo racconteremo a nostra figlia, quando sarà più grande, e insieme rideremo di questa brutta avventura..’ Un lacrima rigò il volto della donna. ‘Alaric..sai che non sarà così. Io..sto morendo..’ L’uomo la abbracciò forte, poco prima che una freccia si conficcasse dritta nel suo petto. ‘Noooooo!’
***
Lilith si muoveva rapidamente tra le chiome degli alberi. Saltava da un ramo all’altro in preda al panico. C’era pericolo nell’aria, lo sentiva. Dovevano essere vicini. Ormai la braccavano da mesi, e si avvicinavano sempre di più al loro obiettivo: ucciderla. Lei era sempre più debole e stava perdendo lentamente i suoi poteri. Durante le fasi di luna nuova poi la sua parte umana prendeva il sopravvento su quella demoniaca, lasciandola quasi del tutto priva di difese. E mancavano appena due giorni affinché ciò accadesse. Sentì un urlo provenire da poco lontano, e si fermò di colpo. Avvertiva l’odore del sangue, era molto forte e le penetrava nelle narici fino ad arrivare al cervello. Un tanfo disgustoso ma irresistibile allo stesso tempo. Corse in direzione della voce, che continuava a urlare frasi sconnesse e a piangere disperatamente. Si nascose dietro un tronco e li vide. Erano solo degli adepti, soldati novellini facili da uccidere per lei. Ma erano tanti, e non era certa che ce l’avrebbe fatta, debole com’era. Vide una donna accasciata a terra. Aveva lunghi capelli neri con delle striature bianche, e un volto perlaceo bellissimo. Sembrava malata, e la sua veste era impregnata di sangue, probabilmente del compagno accasciato poco lontano. ‘Dacci la bambina’. Intimò uno dei soldati incappucciati. ‘No, nooo!’ la donna strillava in una maniera così irritante che Lilith dovette tapparsi le orecchie. Fece una smorfia e uscì dal suo nascondiglio. ‘Ehi. Razza di vigliacchi. Non vi vergognate a prendervela con una donna? Perché non combattete con qualcuno alla vostra altezza?’ Ghignò, mostrando i canini affilati. La figura incappucciata indietreggiò e prese a studiare la ragazza che si era frapposta tra lui e il suo obiettivo. ‘Lilith’ esclamò con un sorriso malvagio. ‘Ho sentito molto parlare di te’ Si tolse il travestimento e mostrò una folta chioma dorata e due occhi grigi penetranti. Era un bel ragazzo, sulla trentina o anche più giovane, con la pelle di un rosa delicato e un corpo ben proporzionato ed allenato. E la guardava divertito. ‘Dato che tu conosci il mio nome, forse per educazione dovresti dirmi il tuo’ rispose lei, evidentemente irritata. ‘Io sono Azrael, principe di Norvegia. Era da tanto che desideravo incontrarti.’ Le si avvicinò in modo talmente suadente da non permetterle alcun movimento. ‘Io..so tutto di te. Un bellezza rara, maledetta, un povero cigno costretto a scappare per l’eternità a causa del suo tradimento..Però, se tu ti unissi a noi sarebbe tutto diverso. Avresti il potere, la gloria, la salvezza. Potresti vendicarti di chi ti ha bandita dal Paradiso..’ le sue parole erano così invitanti, e le entravano nel cervello impadronendosi di tutti i sensi. Non riusciva a reagire. Il pianto della bambina la risvegliò dalla trance, e con un balzo arrivò su un ramo poco lontano. ‘Devo dedurre che la mia proposta non ti interessa?’ ‘Io..ho capito chi sei.’ Sibilò Lilith a mezza voce.’Sei un Jinn.’ Rise, in preda a un brivido. ‘Non credevo vi faceste ammaestrare, ero convinta che lavoraste da soli..Non siete forse entità soprannaturali, a metà tra l’essere umano e l’angelo? In realtà siete solo degli sporchi esseri ibridi che nessuno vuole vedere.. Tu sei maledetto tanto quanto me, mio caro’. Il sorriso sul volto del Jinn scomparve, e lasciò posto ad un’espressione dura e aggressiva. ‘Come..come osi tu parlare di noi come se ci conoscessi? Chi sei tu, essere immondo, per poterci giudicare? La mia stirpe si sta estinguendo, e l’Ordine della Rosa ci ha offerto protezione e appoggio, POTERE. Tu non puoi comprendere’. Il tono della sua voce si era alzato pericolosamente. Lilith scese dall’albero con grazia e atterrò vicino alla donna. Ora che aveva capito il punto debole del suo nemico, si sentiva più sicura. ‘Povero, piccolo Azrael. Nei tempi antichi la tua stirpe era famosa per la sua potenza e la devastante e immorale cattiveria. Eravate i figli del Diavolo. E adesso che cosa siete? Servi, poveri schiavi al servizio di un padrone che vi promette la salvezza ma che presto si libererà di voi, raggiunto il suo scopo. Non siete altro che pedine nelle mani dei veri cattivi. Credi davvero che loro ti daranno la tua fetta? Che la tua famiglia verrà riscattata?’ Gli occhi del Jinn diventarono rossi dalla rabbia e cominciò a scendergli la bava dalla bocca. Si stava trasformando. Era questo il momento, ora che era distratto lei poteva scappare. Si voltò verso la donna dietro di lei, e con un movimento impercettibile delle labbra le sussurrò ‘Dammi la bambina’. Lei gliela porse senza protestare, con un barlume di speranza nel cuore. Lilith prese il fagotto e con un movimento rapidissimo schizzò in aria, e cominciò a correre più veloce del vento, più veloce delle urla strazianti del Jinn che impregnavano la foresta. ‘Prendetela!!’ Il suo cuore batteva all’impazzata, il respiro era talmente veloce e frenetico che quasi le sembrava che non ci fosse. Le gambe le dolevano dal troppo sforzo, e gli occhi erano lacrimanti per la fatica e l’aria che le sferzava le pupille dorate. Non aveva mai corso così velocemente in vita sua, e viveva da parecchio. Ma sentiva di dover salvare quella bambina, doveva portarla al sicuro.
***
Dopo due giorni di corsa si fermò, stremata e ansante. Trovò una grotta dove passare la notte e accese un fuoco, per non far prendere freddo alla neonata. Era davvero piccola e..umana. Come diavolo aveva potuto salvare la vita ad un insignificante essere umano? Dopo tutto il male che le avevano fatto, che Lui le aveva fatto.. Eppure le era bastato guardare la donna negli occhi per capire che doveva farlo, doveva prendere con sé quella bambina e portarla lontano, perché il loro destino era in qualche modo legato. E non le importava di essere stata cacciata dal Paradiso, se lei e tutti i suoi discendenti sarebbero stati maledetti, se persino il Supremo bene l’aveva rinnegata ed estirpata dall’Eden e condannata ad essere un’anima errante e demoniaca per il resto dei suoi giorni. Ora, davanti al fuoco, c’erano solo loro due.
‘Ehi piccola..non permettere a nessun altro di avere il controllo sul tuo destino. Tu sei padrona di te stessa.’ |
| | | Ermes Giovane penna
| Titolo: Re: Lilith: la Genesi Gio Lug 16, 2009 7:20 pm | |
| - UltimoQuartoDiLuna ha scritto:
- -Capitolo Zero-
La lama fredda della sua spada per un attimo sfiorò il bellissimo volto della ragazza. ‘Ti ho presa, non mi sfuggirai! Questa volta ti ucciderò, angelo maledetto! ‘ Con un colpo freddo l’affascinante figura recise la testa del suo avversario. Rotolò a terra, poco lontano. ‘Ti ho detto che non sono un angelo.’ Sussurrò, e con un movimento leggiadro sparì nell’ombra.
***
‘Signore, credo di averli trovati! Un piccolo villaggio a est, poco lontano da qui. Ci stavano sfuggendo, ma abbiamo seguito le tracce di sangue. Questa volta li abbiamo in pugno!’ ‘Bene. Fate in fretta.’
Il soldato si allontanò coi suoi compagni, imboccando il sentiero buio della foresta Maledetta. Ormai erano vicini, c’erano quasi. Non potevano permettere che la profezia si compisse, dovevano catturare quella bambina e ucciderla, come gli era stato ordinato. O lei avrebbe ucciso la loro stirpe e causato l’estinzione dell’Ordine della Rosa.
***
‘Cara, non possiamo fermarci adesso! Dobbiamo continuare a correre, altrimenti ci raggiungeranno e..non voglio che ti facciano nulla di male. Devi proteggerla, anche a costo della vita. Così è scritto, lo sai.’ La donna si accasciò a terra, il fagotto stretto al petto. ‘Alaric, non ce la faccio più. La ferita è molto più profonda di quel che credessi, continua a sanguinare..forse dovresti..’ ‘Non pensarlo neanche! Noi riusciremo a salvarci. Insieme..e poi lo racconteremo a nostra figlia, quando sarà più grande, e insieme rideremo di questa brutta avventura..’ Un lacrima rigò il volto della donna. ‘Alaric..sai che non sarà così. Io..sto morendo..’ L’uomo la abbracciò forte, poco prima che una freccia si conficcasse dritta nel suo petto. ‘Noooooo!’
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Lilith si muoveva rapidamente tra le chiome degli alberi. Saltava da un ramo all’altro in preda al panico. C’era pericolo nell’aria, lo sentiva. Dovevano essere vicini. Ormai la braccavano da mesi, e si avvicinavano sempre di più al loro obiettivo: ucciderla. Lei era sempre più debole e stava perdendo lentamente i suoi poteri. Durante le fasi di luna nuova poi la sua parte umana prendeva il sopravvento su quella demoniaca, lasciandola quasi del tutto priva di difese. E mancavano appena due giorni affinché ciò accadesse. Sentì un urlo provenire da poco lontano, e si fermò di colpo. Avvertiva l’odore del sangue, era molto forte e le penetrava nelle narici fino ad arrivare al cervello. Un tanfo disgustoso ma irresistibile allo stesso tempo. Corse in direzione della voce, che continuava a urlare frasi sconnesse e a piangere disperatamente. Si nascose dietro un tronco e li vide. Erano solo degli adepti, soldati novellini facili da uccidere per lei. Ma erano tanti, e non era certa che ce l’avrebbe fatta, debole com’era. Vide una donna accasciata a terra. Aveva lunghi capelli neri con delle striature bianche, e un volto perlaceo bellissimo. Sembrava malata, e la sua veste era impregnata di sangue, probabilmente del compagno accasciato poco lontano. ‘Dacci la bambina’. Intimò uno dei soldati incappucciati. ‘No, nooo!’ la donna strillava in una maniera così irritante che Lilith dovette tapparsi le orecchie. Fece una smorfia e uscì dal suo nascondiglio. ‘Ehi. Razza di vigliacchi. Non vi vergognate a prendervela con una donna? Perché non combattete con qualcuno alla vostra altezza?’ Ghignò, mostrando i canini affilati. La figura incappucciata indietreggiò e prese a studiare la ragazza che si era frapposta tra lui e il suo obiettivo. ‘Lilith’ esclamò con un sorriso malvagio. ‘Ho sentito molto parlare di te’ Si tolse il travestimento e mostrò una folta chioma dorata e due occhi grigi penetranti. Era un bel ragazzo, sulla trentina o anche più giovane, con la pelle di un rosa delicato e un corpo ben proporzionato ed allenato. E la guardava divertito. ‘Dato che tu conosci il mio nome, forse per educazione dovresti dirmi il tuo’ rispose lei, evidentemente irritata. ‘Io sono Azrael, principe di Norvegia. Era da tanto che desideravo incontrarti.’ Le si avvicinò in modo talmente suadente da non permetterle alcun movimento. ‘Io..so tutto di te. Un bellezza rara, maledetta, un povero cigno costretto a scappare per l’eternità a causa del suo tradimento..Però, se tu ti unissi a noi sarebbe tutto diverso. Avresti il potere, la gloria, la salvezza. Potresti vendicarti di chi ti ha bandita dal Paradiso..’ le sue parole erano così invitanti, e le entravano nel cervello impadronendosi di tutti i sensi. Non riusciva a reagire. Il pianto della bambina la risvegliò dalla trance, e con un balzo arrivò su un ramo poco lontano. ‘Devo dedurre che la mia proposta non ti interessa?’ ‘Io..ho capito chi sei.’ Sibilò Lilith a mezza voce.’Sei un Jinn.’ Rise, in preda a un brivido. ‘Non credevo vi faceste ammaestrare, ero convinta che lavoraste da soli..Non siete forse entità soprannaturali, a metà tra l’essere umano e l’angelo? In realtà siete solo degli sporchi esseri ibridi che nessuno vuole vedere.. Tu sei maledetto tanto quanto me, mio caro’. Il sorriso sul volto del Jinn scomparve, e lasciò posto ad un’espressione dura e aggressiva. ‘Come..come osi tu parlare di noi come se ci conoscessi? Chi sei tu, essere immondo, per poterci giudicare? La mia stirpe si sta estinguendo, e l’Ordine della Rosa ci ha offerto protezione e appoggio, POTERE. Tu non puoi comprendere’. Il tono della sua voce si era alzato pericolosamente. Lilith scese dall’albero con grazia e atterrò vicino alla donna. Ora che aveva capito il punto debole del suo nemico, si sentiva più sicura. ‘Povero, piccolo Azrael. Nei tempi antichi la tua stirpe era famosa per la sua potenza e la devastante e immorale cattiveria. Eravate i figli del Diavolo. E adesso che cosa siete? Servi, poveri schiavi al servizio di un padrone che vi promette la salvezza ma che presto si libererà di voi, raggiunto il suo scopo. Non siete altro che pedine nelle mani dei veri cattivi. Credi davvero che loro ti daranno la tua fetta? Che la tua famiglia verrà riscattata?’ Gli occhi del Jinn diventarono rossi dalla rabbia e cominciò a scendergli la bava dalla bocca. Si stava trasformando. Era questo il momento, ora che era distratto lei poteva scappare. Si voltò verso la donna dietro di lei, e con un movimento impercettibile delle labbra le sussurrò ‘Dammi la bambina’. Lei gliela porse senza protestare, con un barlume di speranza nel cuore. Lilith prese il fagotto e con un movimento rapidissimo schizzò in aria, e cominciò a correre più veloce del vento, più veloce delle urla strazianti del Jinn che impregnavano la foresta. ‘Prendetela!!’ Il suo cuore batteva all’impazzata, il respiro era talmente veloce e frenetico che quasi le sembrava che non ci fosse. Le gambe le dolevano dal troppo sforzo, e gli occhi erano lacrimanti per la fatica e l’aria che le sferzava le pupille dorate. Non aveva mai corso così velocemente in vita sua, e viveva da parecchio. Ma sentiva di dover salvare quella bambina, doveva portarla al sicuro.
***
Dopo due giorni di corsa si fermò, stremata e ansante. Trovò una grotta dove passare la notte e accese un fuoco, per non far prendere freddo alla neonata. Era davvero piccola e..umana. Come diavolo aveva potuto salvare la vita ad un insignificante essere umano? Dopo tutto il male che le avevano fatto, che Lui le aveva fatto.. Eppure le era bastato guardare la donna negli occhi per capire che doveva farlo, doveva prendere con sé quella bambina e portarla lontano, perché il loro destino era in qualche modo legato. E non le importava di essere stata cacciata dal Paradiso, se lei e tutti i suoi discendenti sarebbero stati maledetti, se persino il Supremo bene l’aveva rinnegata ed estirpata dall’Eden e condannata ad essere un’anima errante e demoniaca per il resto dei suoi giorni. Ora, davanti al fuoco, c’erano solo loro due.
‘Ehi piccola..non permettere a nessun altro di avere il controllo sul tuo destino. Tu sei padrona di te stessa.’ UN PO IMPEGNATIVA,BISOGNA LEGGERLA CON MOLTA CALMA, MA MI E'SINCERAMENTE PIACIUTA, COMPLIMENTI SEI MOLTO BRAVA..CIAO | |
| | | cioccolataconpanna Oltre l'apparenza....
| | | | Ospite Ospite
| Titolo: Re: Lilith: la Genesi Ven Lug 17, 2009 12:27 am | |
| Grazie, presto vi posterò il continuo ^___^ Un pò per volta!! ;)
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| | | dharma Oltre l'apparenza....
| Titolo: Re: Lilith: la Genesi Ven Lug 17, 2009 11:24 am | |
| un genere particolare non c'è dubbio ,ma accattivante,,,interessante ,,,per me nuovo,ma la scrittura mi pare incisiva e a tratti sincopata ,il che dà proprio l 'idea della rapidità ,dell'ansia dei personaggi | |
| | | Ospite Ospite
| Titolo: Re: Lilith: la Genesi Ven Lug 17, 2009 11:45 am | |
| -Capitolo Uno-
‘Emily.. Emily, dove sei? Ah, ma possibile che quella ragazzina pestifera sparisca sempre?’ esclamò sorridendo Aphra, rivolta al marito. Era una bella donna, aveva lunghi capelli castani raccolti in un largo chignon e un volto gentile, disturbato da sottili rughe che segnavano una giovinezza ormai tarda. La loro era una modesta famiglia di contadini, ormai da generazioni. Avevano due figlie, più o meno della stessa età. Chandra, la più grande, aveva diciassette anni compiuti, Emily quasi quindici. Ed era proprio quest’ultima a causare continue preoccupazioni ai poveri genitori, ormai segnati dall’età e dalle fatiche del loro stato sociale. Chandra era una ragazza dolce, lunghi capelli corvini come il padre e la sorella e occhi grigi e spenti. La secondogenita invece li aveva azzurrissimi, e spesso parevano riflettere il cielo. Era ora di pranzo, e come d’abitudine il padre stava dando da mangiare alle mucche, dopo averle munte. Chandra, da figlia modello qual’era, aiutava la madre nelle faccende. Fu un intenso profumo di arrosto a riportare Emily a casa. ‘Sono tornata!’ urlò alle spalle delle due donne, facendole sobbalzare. ‘Razza di maleducata che non sei altro, ti sei lavata i piedi prima di entrare in casa? Tua sorella e io è tutta la mattina che laviamo e ci spacchiamo la schiena!’ Anche se al primo tocco poteva sembrare ruvida, Aphra era davvero affezionata alla piccola di casa, pur non essendo sua figlia legittima. Infatti l’avevano trovata appunto quindici anni prima davanti alla porta della loro umile casa, con un solo biglietto che diceva ‘Si chiama Emily, per favore prendetevene cura’. E proprio quella Emily in quel momento guardava Aphra con una smorfia, a sottolineare il forte disappunto dopo l’ennesima sgridata della madre. ‘Okkei, vado..’ e corse al ruscello dietro casa, vicino al loro mulino.
Si specchiò nell’acqua. Più e più volte aveva creduto di vedere uno strano bagliore negli occhi, un qualcosa che la distingueva da chiunque altro. Non sapeva perché desiderava così fortemente essere diversa dagli altri, sapeva solo che quella non era la vita fatta per lei, il suo destino e la sua strada erano ben lontani dallo sposarsi con un contadino e diventare un’insignificante massaia. Nel suo sangue c’erano avventure, lotte, luoghi sconosciuti e creature di altri mondi.. Non poteva fermarsi lì. Presto la sua vita sarebbe cambiata.
Sorrise tra sé e sé e rientrò in casa, chiamando il nome della madre. Ma non rispose nessuno. Erano spariti tutti. Un brivido le percorse la schiena e sentì l’adrenalina schizzarle a mille. Il battito del cuore aumentò e il respiro si fece pesante e affannoso. Qualcosa in lei stava cambiando, avvertì una scossa di paura spaccargli in due la testa e si accasciò a terra. ‘Sorpresa!’ Chandra sbucò dal salottino con una torta in mano, seguita dai genitori. ‘Tanti auguri sorellina! Finalmente hai quindici anni!’ ‘Tutto bene tesoro?’ La voce di Aphra sembrava così lontana. Emily era turbata. In quell’istante, quando aveva temuto per la vita dei suoi parenti, qualcosa in lei era cambiato. Lei era cambiata. ‘Si..si mamma, tutto a posto..’ Il sangue..lo sentiva ancora ribollire nelle vene, come un richiamo irresistibile. ‘Sto bene.’
***
Chiusa nella sua stanza, Emily non riusciva a distogliere lo sguardo da quella luna così pallida, che pareva ipnotizzarla. Ormai stava scomparendo, l’indomani sarebbe stata Notte di Luna Nuova. Non sapeva bene perché, ma guardare il cielo e quel candore la riportava a casa, dalla vera sé stessa. La Emily confusa, impaurita da quello che le avrebbe riservato il futuro, in cerca di una strada che era stata già tracciata ma che lei non trovava. Nelle ultime tre notti aveva fatto sempre lo stesso sogno. Una figura incappucciata le tendeva la mano e la invitava a seguirla, la notte buia e scura non le permetteva di vedere nient’altro se non la pelle splendente della mano che fuoriusciva dall’indumento di velluto bordeaux. I suoi piedi sfioravano l’acqua di un bellissimo lago nascosto in una radura. Tutto aveva un non so che di affascinante e allo stesso tempo di terrificante. Tuttavia non riusciva a lasciare la mano dello straniero, e ad un certo punto, sempre lo stesso, il sogno si interrompeva. Lei cercava di togliere il mantello alla figura accanto a lei e tutto si spegneva. Non c’era motivo di allarmarsi, dopotutto era solo un sogno. Ma voleva dirle qualcosa. Stai attenta, non ti fidare della mano candida dell’angelo silenzioso. Essa ti tradirà e ti condurrà alla fine.
Un’ombra riportò Emily alla realtà. Qualcuno era appena entrato nel loro fienile di soppiatto. Senza alcuna paura, la ragazzina si calò dalla finestra per non svegliare i genitori e raggiunse silenziosamente la stalla, nascondendosi dietro un mucchio di fieno. E vide una ragazza bellissima, dai capelli corti di un colore rosa splendente e viola, distesa a terra, priva di sensi. Si avvicinò per controllare che non fosse morta, e provò a darle una piccola scossa alla spalla. La ragazza ebbe un sussulto, e con uno schizzo saltò fuori dalla finestra e scomparve nell’oscurità del bosco adiacente. Emily ripensò affascinata al lampo dorato che aveva visto per un attimo, incrociando i suoi occhi. Aveva percepito molta tristezza in essi, e solitudine. Desiderò rivederla presto, e da quel giorno ogni notte aspettò fremente nascosta nel fienile. Purtroppo però la bellissima ragazza non tornò più.
***
Erano passati tre anni da quello strano incontro nel fienile, ed Emily era ormai diventata maggiorenne. Il ricordo di quegli occhi era rimasto impresso a fuoco nella sua mente, e non riusciva a pensare ad altro. Aveva fatto molti disegni della bellissima ragazza, ma nessuno pareva rendergli giustizia.
Ora lavorava per il panettiere del villaggio, lo aiutava nelle consegne e ad impastare. Era un lavoro come un altro, giusto per mettere un po’ di soldi da parte e finalmente poter lasciare il nido e spiccare il volo. Sua sorella Chandra nel frattempo si era sposata con il figlio di un ‘importante mugnaio’, come lo chiamava lei, in realtà era un ragazzo come un altro. Non che ad Emily non piacesse Brent, il marito della sorella, però lo trovava così..insignificante. Occhi spenti, folti ricciolini biondi, sembrava un contadinello spaurito. Era stato così fortunato a sposare lei, era considerata la ragazza più bella del villaggio. Dopo di Emily, ovviamente. Tuttavia i ragazzi avevano paura di quest’ultima, in quanto aveva la fama di essere scorbutica e..violenta. Una volta un contadino un po’ troppo audace aveva osato farle un apprezzamento spinto..e lei per tutta risposta gli aveva mollato un cazzotto ben piantato in mezzo alla pancia, guadagnandosi la fama di ‘maschiaccio’. Ma a lei non importava, non voleva certo sposarsi con uno di quegli imbecilli e diventare una sguattera come sua sorella. Erano tutti uguali..
Solo uno si distigueva dagli altri, uno straniero che si faceva vedere poco in giro. Si chiamava Eoin, aveva folti capelli rossi e un’aria misteriosa. Non le rivolgeva mai la parola, si limitava a fissarla in silenzio e a seguirla con lo sguardo. E quello sguardo la turbava, la rendeva inquieta e non la faceva ragionare. Non capiva più niente, neanche cosa potesse pensare un tipo tanto strano, come lo era lui, di una ragazza così poco femminile. Probabilmente quello che pensavano tutti gli altri, forse aveva solo paura di lei. Che nervi, perché non le parlava? Perché non si avvicinava? E perché lei aspettava disperatamente un suo cenno, un piccolo cenno solo per fare amicizia? Era forse questa la famosa ‘cotta’ di cui parlava tanto Chandra? Non doveva, non doveva legarsi a nessuno. Mancava poco e finalmente avrebbe potuto andarsene da quel posto sperduto e cercare la sua strada.
‘Allora, vogliamo lavorare o no?!’ la voce del panettiere la fece sussultare. ‘Stavo solo prendendo un attimo fiato, eccheccavolo!’ ‘Attenta a come parli signorinella, o ti metto nel forno assieme alle pagnotte!’ Con una forza di volontà sovrumana, Emily riuscì a non ribattere alle minacce di quell’ignorante. Le servivano soldi per andarsene, non era certo questo il momento di farsi cacciare. Dannazione, quel ragazzo le era ancora una volta piombato in testa e l’aveva fatta distrarre. Era da un po’ che non lo vedeva più, doveva essere ripartito per qualche avventura, cosa che avrebbe dovuto fare anche lei. Invece era lì, ad impastare pagnotte e farsi trattare come una schiava dal primo venuto. Ripensando alle parole antipatiche del panettiere le salì una rabbia improvvisa, e cominciò a sentire caldo.
Successe tutto in un attimo, neanche lei si accorse di quello che stava facendo. Le sue mani presero improvvisamente fuoco, così come la tovaglia, il tavolo, le sedie, e presto tutto il casolare. Risvegliata come da una trance momentanea Emily fuggì, in preda al panico.
***
Si rifugiò nella foresta, dentro ad un tronco cavo. Era spaventata, continuava a guardarsi le mani e a respirare in modo irregolare e frenetico. Poi un pensiero le attraversò la mente come un lampo. Perché diavolo era scappata? Ora avrebbero dato tutti la colpa a lei, e l’avrebbero punita. Era stato un incidente, neanche lei sapeva spiegare chi o che cosa fosse stato a provocare l’incendio. Poteva difendersi, e invece aveva scelto la strada più facile, la fuga. Bella roba. Sicuramente non le avrebbero mai dato una medaglia per il coraggio dimostrato. Si guardò intorno e salì su una collinetta poco distante. Da lì poteva vedere bene la confusione che regnava al villaggio. Tutti intenti a spegnere le fiamme che divampavano potenti e attaccavano anche i tetti delle case circostanti, le urla e i pianti di madri e bambini impauriti le gelarono il sangue nelle vene. Aveva fatto veramente tutto questo da sola? ‘So cosa stai provando’ Una voce alle sue spalle la fece girare di scatto. Un bellissimo ragazzo dalla folta chioma bionda stava seduto di fronte a lei, su un vecchio ceppo muschiato. ‘Avere un potere che non riesci a controllare, sentirsi diversa da tutti gli altri ma non poterlo dire a nessuno perché, beh, chi lo capirebbe?’ ‘Tu chi diavolo sei?’ ‘Che maleducato, non mi sono presentato’ lo strano personaggio si alzò, e avvicinandosi a lei le baciò la mano. ‘Mi chiamo Azrael, e sono qui per aiutarti.’ ‘E in che modo mi aiuteresti, sentiamo?’ chiese Emily scettica. ‘Il tuo posto non è qui’ le sussurrò in un orecchio con voce suadente lui. ‘Tu sei destinata ad altro. I tuoi sogni..loro ti stanno guidando verso il tuo destino. Ormai non puoi più aspettare, devi lasciare questo posto, devi venire con me.’ Non aggiunse altro, e con un gesto rapido ed elegante la prese in braccio. Senza che lei riuscisse in qualche modo ad opporre resistenza, la portò via con sé.
Dovevano essere passate delle ore quando Emily riprese la cognizione di quello che aveva intorno. Era seduta su un divano di velluto rosso molto comodo. Quadri preziosi e arazzi esotici erano appesi su tutte le pareti, e un focolare immenso dominava la stanza. ‘Finalmente ti conosco, Prescelta’ Una figura riccamente vestita entrò nella stanza, accompagnata da Azrael. ‘Emily, ti presento mio padre. Draven, re di Norvegia’. L’anziana figura si avvicinò con fare rassicurante alla ragazza, facendole cenno di prendere qualche biscotto dal tavolo, accompagnato magari da una tazza di the. Guardandolo più da vicino Emily si accorse che Draven aveva gli occhi di due colori diversi, uno azzurro e uno giallo. La cosa la inquietava abbastanza, come non le dava sicurezza la sua mano rugosa e viscida che si posò sulle sue un attimo dopo. ‘Mi ha chiamata Prescelta. Credo ci sia stato un errore, mi avete sicuramente confusa con qualcun'altra e..’ Azrael la zittì con un cenno del capo. ‘Fin dai tempi antichi’ iniziò a raccontare Draven ‘esiste una setta di Prescelti, guerrieri scelti da Dio per combattere il male. Noi siamo i Consacrati dell’Ordine della Rosa. I Consacrati si trovano in tutto il mondo, lavorano nascosti nell’ombra. Ogni nazione ha un ordine diverso che viene contraddistinto da un tatuaggio sul palmo della mano’ Solo allora Emily si accorse della bruciatura a forma di rosa che avevano sia il re che suo figlio. ‘Da secoli gli ordini dei Consacrati combattono i demoni come coraggiosi e instancabili guerrieri, nel silenzio. Ma una minaccia purtroppo sta turbando irrimediabilmente il nostro equilibrio. Un demone potente, al di sopra di ogni altro, ha sterminato uno ad uno tutti noi, fino a far rimanere in vita solo il nostro Ordine. Siamo gli unici sopravvissuti, e ormai il nostro numero è insignificante. Tuttavia anni fa un barlume di speranza ci raggiunse. Riuscii a decifrare le Sacre Scritture dell’Ordine del Corvo, e vi trovai una profezia che parlava di una Prescelta, più potente di qualunque altro guerriero, che sarebbe stata in grado di distruggere questa minaccia e aiutarci nella nostra missione di ripulitura del mondo.’ ‘E questa Prescelta sei tu, Emily.’ Ora Azrael la guardava fissa negli occhi. ‘Ma..e cosa vi fa pensare che sia io?’ chiese la ragazza, con aria titubante. Nel suo cuore sapeva di essere lei, l’aveva sentito fin dalla prima parola uscita dalla bocca di Draven. ‘Perché tu hai il Potere.’ |
| | | damdam Admin
| Titolo: Re: Lilith: la Genesi Ven Lug 17, 2009 1:06 pm | |
| beh .. il mio giudizio come ho già detto è sicuramente di parte... ma quando ho letto il racconto in varie tappe l'ho trovato avvincente e affascinante... e la particolarità interessante è che lascia quel senso di attrazione che tiene il lettore attento e curioso... | |
| | | cioccolataconpanna Oltre l'apparenza....
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| Titolo: Re: Lilith: la Genesi Ven Lug 17, 2009 10:37 pm | |
| Cara Lilith.... quando sarò a casa... mi stamperò il racconto e me lo leggerò tutto di un fiato.... qui la connessione è da e non posso essere obiettiva eh ancora poco tempo e mi leggerò questo tuo nuovo racconto.... sai che sono una tua estimatrice eh |
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| Titolo: Re: Lilith: la Genesi Ven Lug 17, 2009 11:09 pm | |
| brava lilith, hai la vena della scrittrice, fai scorrere sempre le parole non abbandonare questa dote, sarebbe un peccato. complimenti |
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| Titolo: Re: Lilith: la Genesi Sab Lug 18, 2009 10:27 am | |
| - Capitolo Due-
Dell’antica bellezza di Lilith non era rimasta che una pallida ombra ormai. Il volto sudato e malaticcio, le mani tremanti e insicure che cercavano un riparo, tastando le rocce della montagna nell’oscurità della notte. Luna nuova, non c’era nemmeno un raggio di quella luce riflessa che le dava il potere immenso per cui tutti la riconoscevano, la temevano. Cadde sulla ginocchia. Si trascinava ormai da due giorni, sotto la pioggia battente che l’aveva fatta ammalare, poiché adesso era umana. Aveva la febbre molto alta e non si sentiva più le gambe. Doveva fermarsi.
Negli ultimi mesi non aveva fatto altro che scappare, le lotte intraprese l’avevano resa sempre più debole. Ma ormai era vicina al suo scopo, anche l’ultimo membro dell’Ordine del Corvo era stato ucciso. Adesso toccava a loro, ai più forti. L’Ordine della Rosa. E tramite loro sarebbe riuscita ad arrivare a Lui e a vendicarsi, finalmente. Non poteva arrendersi proprio ora. Si accasciò a terra, riparata da un cespuglio. Quella notte aveva smesso di piovere, e le stelle avrebbero vegliato su di lei. Non c’era abbastanza luce per combattere, per cui era sicura che il nemico le avrebbe dato tregua. Si addormentò in un attimo, travolta dalla stanchezza.
Il mattino seguente si svegliò con il canto degli uccellini, come nella più bella delle favole. Ma sapeva che la sua era tutt’altro che una favola, e doveva sbrigarsi se sperava di sfuggire alla minaccia che incombeva su di lei. Il re Draven aveva messo una taglia sulla sua testa, viva o morta, e in più aveva allertato tutti i suoi eserciti affinché la trovassero e la portassero da lui. E ora che aveva avuto il piacere di incontrare anche il loro Jinn, era tutt’altro che tranquilla. Come se non bastasse ultimamente i suoi incubi erano ricominciati. Sognava sempre lei, Emily. Rivedeva la notte in cui l’aveva lasciata a quella famiglia di contadini, a malincuore. Doveva nasconderla, proteggerla. Così l’aveva ‘abbandonata’ e si era fatta inseguire dai soldati, come una succulenta esca. Dopotutto la minaccia più grande per loro era lei, non tanto una neonata qualsiasi. Tuttavia, dopo l’ennesimo incubo della sua protetta che era stata uccisa da Azrael, era accorsa alla casa dei contadini dove l’aveva lasciata, ma senza trovarla. Era sparita nel nulla,e a quanto pare nemmeno i genitori adottivi avevano più avuto sue notizie da un giorno all’altro. Ormai era sparita da mesi, e Lilith non aveva neanche la minima speranza di ritrovarla viva. Ma quel sogno, quel sogno la spingeva a lottare, a continuare a cercarla, instancabile.
Saltando silenziosamente da una chioma all’altra, ascoltava attentamente, analizzando ogni piccolo fruscio o rumore insolito che percepiva come ‘intruso’. Era nervosa. Quella notte l’incubo era stato più sanguinolento del solito, e lei sapeva che doveva sbrigarsi, non c’era più molto tempo. Uscita dal bosco si trovò davanti un ruscello. Ne approfittò per rinfrescarsi e per dare sollievo alla gola, secca per la preoccupazione e il respiro affannoso. ‘Non dovresti mostrarti così alla luce del sole’ Lilith rimase immobile, come paralizzata. Come aveva fatto a non accorgersi che la stavano seguendo? Chi era quel ragazzo che la fissava insistentemente dall’altra sponda del ruscello? ‘Chi sei?’ sussurrò. ‘Questo non ha importanza. Ho una dritta per te. Forse quello che stai cercando non è così tanto lontano, forse è più vicino di quanto tu non creda.. ma è ben protetto e controllato, da Azrael.’ ‘Chi diavolo sei?’ ripetè lei, con più sicurezza e una nota di irritazione nella voce. ‘Sapere chi sono non ti servirebbe a niente. Comunque ti ho portato una cosa.’ Le lanciò un piccolo oggetto dorato, che lei afferrò al volo. Una chiave. Appena alzò gli occhi per chiedere spiegazioni, il ragazzo non c’era più, sparito così com’era venuto.
***
La chiave sembrava piccola piccola nella sua mano. Aveva una rosa incisa sulle due estremità, ma a parte questo nient’altro che potesse aiutarla a capire che cosa aprisse. Si fermò un attimo a riflettere. E se si fosse trattato di una trappola? No, l’Ordine non avrebbe mai usato un trucchetto simile per catturarla. Erano violenti ed irrazionali, la loro unica regola era colpire, uccidere. E allora chi era quello strano ragazzo che aveva incontrato poco fa? Avrebbe potuto trattarsi di un semplice scherzo della sua mente, se non fosse per quel piccolo souvenir che ora stringeva tra le mani, giocherellandoci.
Era immersa nei suoi pensieri quando ad un tratto l’avvertì. Debole, perché la sua metà demoniaca era sopita. L’odore del sangue. Qualcuno là nei paraggi aveva allestito un vero e proprio banchetto e stava impregnando l’aria di quell’aroma che adesso le sembrava addirittura nauseabondo. Seguì la scia quasi volando, talmente era veloce. Arrivata alla prima radura, vide uno spettacolo raccapricciante. Un mucchio di cadaveri di demoni, accatastati uno sopra l’altro, stava bruciando. Una figura incappucciata si stava allontanando furtiva. Fece appena in tempo a bloccarla e con uno scatto fulmineo le tolse il cappuccio. Vide solo un paio di occhi azzurri che la fissavano allibiti e poi il buio.
*** |
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| Titolo: Re: Lilith: la Genesi Sab Lug 18, 2009 10:27 am | |
| ‘Quando si sveglierà?’ Emily era impaziente. La ragazza che aveva cercato per anni, colei che sognava assiduamente tutte le notti, era lì davanti a lei sdraiata su un letto, priva di sensi. Aveva mille domande da porle. ‘Penso le ci vorrà qualche giorno, le ho dato una bella botta in testa’ Azrael sfoderò il suo sorrisetto irritante. ‘Fortunatamente in questi giorni è umana, per cui ha perso i suoi poteri ed è stato facile catturarla. In genere è un bell’osso duro’ ‘A me sembra malata’ la ragazza fissava il volto addormentato, malinconica. Le pareva sciupata, stanca, pallida. Ovviamente non aveva detto a nessuno che si erano già incontrate in passato, era il suo segreto.. E poi non si fidava ancora né di Draven né di Azrael, nonostante ormai fossero mesi che veniva addestrata ad uccidere demoni e lavorava per loro. ‘Su su dolce fanciulletta, non ti curar di lei ma pensa ad affinar le divine tue doti’ Emily odiava sentirlo parlare in quel modo. Improvvisava versi poetici in un linguaggio ormai decaduto, solo per irritarla. Non aveva mai capito perché si divertisse tanto. Uscì dalla stanza a passo lento, dopo aver dato un’ultima occhiata al corpo disteso sul baldacchino. Non le avevano detto nulla se non che si chiamava Lilith e che la cercavano da tempo. Evidentemente anche loro si fidavano poco di lei. Poco prima di richiudere la porta vide un bagliore strano negli occhi di Azrael, una luce che non le disse niente di buono.
***
‘Lilith, mia dolce Lilith..’ Il grigio degli occhi di Azrael fu la prima cosa che vide, appena aprì i suoi. La sua voce suadente la stava ancora una volta incantando. Si svegliò di scatto, divincolandosi, ma era stata legata con nodi stretti sia ai polsi che alle caviglie. Era distesa su un bellissimo letto a baldacchino con le tende ricamate di pizzo, e la stanza non brillava certo per semplicità. Gli infissi di porte e finestre erano dorati, così come le maniglie e la struttura del letto e degli armadi. Le lenzuola erano di seta ricamata e sul muro troneggiava un’enorme ritratto del bel giovane biondo che le stava seduto di fianco e la guardava divertito. ‘Ti trovi nella mia umile stanza, dolce Angelo’ ‘Non sono un angelo’ ringhiò a denti stretti. Sentiva che il potere era di nuovo dentro di lei, lo percepiva forte. Si stava ricaricando. ‘Perché credi che ti abbia legata? La fase di luna nuova si è conclusa, e tu sei tornata ad essere una potenziale minaccia alla mia vita. Mio padre non sa che ti trovi all’interno del suo castello, altrimenti saresti già morta. Dovresti ringraziarmi per averti risparmiata..’ sogghignò lui. ‘Bene, slegami e provvedo subito!’ sussurrò lei con i canini bene in vista. ‘Lilith Lilith Lilith..mia piccola ribelle.. piccola, beh in effetti sei molto più vecchia di me! Ma cosa vuoi che siano un centinaio di anni se confrontati..’ avvicinò la sua bocca a quella della ragazza ‘..a quello che provo per te?’. La baciò violentemente, tenendole il viso con forza per non farla girare dall’altra parte. Lei tentò invano di divincolarsi, poi gli morse il labbro e lui si ritirò con uno scatto. ‘Ehy, la gattina morde..’ sorrise, un rivolo di sangue gli bagnava il colletto della camicia. Salì sopra di lei con un balzo e riprese a baciarla, ora sul collo, ora sulla nuda pancia. ‘Dovresti coprirti di più, mio dolce Angelo’ ansimò, preso dall’eccitazione. Era incontrollabile. Sapeva che urlare non le sarebbe servito a niente, che nessuno in quella situazione l’avrebbe aiutata. Si trovava nella tana del lupo. Prese ad agitarsi, cercando di scansarlo, ma lui era davvero forte e non le dava tregua. Fu quando le slacciò i bottoni dei pantaloni che la paura ebbe il sopravvento su di lei. Si lasciò andare, temeva di non avere altra scelta. Credeva che sarebbe stato più facile ed indolore dargliela vinta. Chiuse gli occhi. Un tonfo sordo riempì la stanza, e quando Lilith riaprì gli occhi vide Azrael a terra, imprecante, e un ragazzo che stava sciogliendo le corde. Si liberò e in un attimo fu sopra al maniaco. Cominciò a riempirlo di pugni, le lacrime calde di rabbia bagnavano il petto di lui. Prese il pugnale dallo stivale e fece per infilarlo nelle sue carni, quando il ragazzo che l’aveva salvata la fermò e la zittì. Tese l’orecchio e si accorse che stava arrivando qualcuno, erano almeno in cinque. Un secondo prima che la porta si aprisse, i due erano già fuori dalla finestra, correndo mano nella mano verso il bosco, unico rifugio abbastanza sicuro per loro.
***
‘Certo che è davvero bello’ pensò Lilith, percorrendo con lo sguardo la linea dei muscoli del nuovo arrivato. Aveva dei bellissimi capelli scuri, un po’ mossi, e degli occhi verdi e penetranti. Era il secondo personaggio misterioso che incontrava quel giorno, cominciava a sentirsi un po’ confusa. ‘Scusami ma..chi sei?’ Il ragazzo continuò silenziosamente a medicare le ferite che quel maniaco le aveva procurato sulle braccia e sul ventre. Niente di grave, erano solo graffi superficiali. Eppure il moretto sembrava totalmente concentrato su di essi. ‘Sei sordo? Muto? Hai per caso problemi a socializzare?’ lo stuzzicò lei. Silenzio. Dopo un attimo di esitazione, i loro sguardi si incrociarono e solo allora lei si accorse che i loro visi erano davvero troppo vicini. ‘Mi chiamo Train’. La sua voce era anche meglio di come se l’era aspettata ’ed è stata una fortuna che io mi trovassi nelle vicinanze in quel momento. Ma si può sapere perché diavolo gli hai permesso di metterti le mani addosso? Cos’hai nel cervello?!’ La foga di Train spaventò Lilith, che si gettò sulla difensiva. ‘E come cavolo avrei potuto difendermi sveglione? Non hai visto che mi aveva legata stretta al letto?? Massì, potevo spazzarlo via con la telecinesi, come ho fatto a non pensarci??’ sbraitò ironica e offesa dalla furia del ragazzo. ‘Potevi urlare.’ Il tono tutt’a un tratto pacato di Train e la preoccupazione nei suoi occhi le fecero venire un tuffo al cuore. Era diventato malinconico. ‘Potevi..chiamarmi..Lilith’ Gli occhi di lei cercavano confusi quelli di lui, per capire cosa stesse succedendo. ‘Io..dovevo proteggerti, questo è il mio compito, quello per cui sono stato creato. E stavo fallendo’ Ora la situazione era ancora meno chiara. La ragazza avanzò verso di lui, lentamente. ‘Train..chi sei?’
***
‘Divino Azrael, che è successo?’ I quattro adepti aiutarono il principe ad alzarsi, sotto lo sguardo allibito di Emily. ‘Lei dov’è?’ riuscì solo a chiedere, gli occhi azzurri ridotti a due fessure. ‘La tua cara Lilith è appena scappata, dopo essersi liberata e avermi sopreso alle spalle. Credi ancora che sia un essere debole e malato da difendere?’ era davvero furioso. La ragazza abbassò gli occhi. Vide delle gocce di sangue, e solo allora si accorse della ferita al labbro di Azrael. ‘Andatevene, me ne occupo io’ intimò agli altri quattro, che lasciarono la stanza con un inchino. Fece sedere il principe sul letto e cominciò a medicargli la ferita con un po’ di unguento. ‘Penso che sia arrivato il momento che io sappia contro chi dovrò combattere. Non ti pare?’ chiese con voce calma. Gli occhi grigi di lui si accesero, e un sorriso maligno comparve sul volto ammaccato.
***
‘Non posso dirti niente, non dovevo neanche parlarti. Il mio compito è sorvegliarti e proteggerti, non parlare con te.’ Lo sguardo di Lilith s’indurì. ‘Come sarebbe a dire che il tuo compito è quello di starmi alle costole e non puoi spiegarmi nulla?? Non ho forse diritto di capire cosa diavolo sta succedendo? Come posso fidarmi di te se non mi dici NIENTE?!’ ‘Tu non devi sapere niente’ rispose calmo Train ‘Non mi vedrai più. Io sarò la tua ombra e ti terrò lontana dai guai. Non dovrai neanche fare lo sforzo di fidarti di me’. Seduto con la schiena appoggiata ad un tronco e lo sguardo basso, fissava i piedi di Lilith, in piedi di fronte a lui, assolutamente furiosa e pericolosa. Alzò lo sguardo ma non incontrò rabbia, com’era sicuro, bensì due occhi limpidi e impenetrabili. Lei non disse una parola, prese la lunga spada che aveva lasciato a terra e girò i tacchi, silenziosa. Camminava con una foga tale che Train non riusciva a starle dietro. ‘Lilith..aspettami dai..Lilith!’ La ragazza si fermò di colpo. ‘Smettila di seguirmi’ ‘Ti devo proteggere’ ‘So badare a me stessa, grazie’ ‘Si, ho visto com’eri padrona del tuo nemico, distesa sul letto e legata come un salame.’ ‘E’ stata..una distrazione, non accadrà più. Ero debole.’ ‘E io sono qui per proteggerti’. Disse pacato lui, guardandola dolcemente. Senza preavviso lei spiccò un balzo, e cominciò a correre velocissima, facendo lo slalom tra gli alberi e sfiorando i tronchi con sferzate d’aria. Si fermò dopo un paio d’ore, stremata, e si sedette su un sasso, appena fuori dal bosco. ‘Il tuo era per caso un tentativo di liberarti di me?’ La voce di Train la sorprese alle spalle. Corrugò la fronte. ‘Mi offendi, Lilith. Credi davvero che non riesca a starti dietro?’ ‘Vediamo.’ Sorrise lei, e ripartì più veloce che mai. ***
‘Figlio, sei stato davvero imprudente a nasconderla nel castello senza le adeguate precauzioni. Hai idea di quanto tu abbia messo in pericolo l’Ordine, portandola qui?’ ‘Ma padre..lei..è mia. E’ mia. Io..sono un essere insignificante senza di lei. La voglio, padre, la desidero, la bramo più di qualsiasi altra cosa, più del potere, dei soldi..’ Azrael piagnucolava nell’ombra, la mano del padre sulla sua testa ne carezzava i biondi riccioli, come a volerlo consolare. ‘E presto sarà tua figliolo, te lo prometto. Ora che anche la Prescelta si è convinta che lei è un essere maligno, le nostre possibilità di contrastarla sono aumentate notevolmente.’ Fece alzare lentamente il figlio e lo abbracciò. ‘E quando la uccideremo farò del suo corpo la più bellabambola che tu abbia mai avuto.’ Azrael rise nervosamente, la lingua si muoveva in modo convulso fuori dalla sua bocca. ‘Certo padre.’ |
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| Titolo: Re: Lilith: la Genesi Lun Lug 20, 2009 12:19 pm | |
| - Capitolo Tre-
‘Hai intenzione di continuare a cercare di evitarmi?’ la voce beffarda di Train le arrivava all’orecchio talmente vicina che sembrava che lui stesse accanto a lei. Era la creatura più veloce e letale tra tutti i demoni, eppure Lilith non riusciva a seminare quell’individuo importuno. Ma chi diavolo si credeva di essere per sfidarla così? Si fermò di colpo, e lo stesso fece il ragazzo. Si voltò furiosa verso di lui. ‘E tu hai intenzione di continuare a nascondermi la tua identità?’ Train sorrise dolcemente e le carezzò il capo. ‘Ma te l’ho detto, io sono qui per proteggerti. Non è necessario che tu sappia altro’ Lilith scansò la mano del ragazzo con un gesto brusco. ‘E allora continua a correre’ Con un balzo ripresero il folle inseguimento. Era più testarda di un mulo, e giurò a sé stessa che non si sarebbe fermata finchè lui non le avesse detto tutta la verità. Tuttavia il suo giuramento durò ben poco, dato che ormai erano giorni che continuava a correre e la stanchezza cominciava a farsi sentire. Si erano allontanati parecchio dal castello di Azrael, eppure sapeva che quello che stava cercando era lì. Emily doveva essere lì. Per un attimo, prima di ricevere la botta in testa che l’aveva tramortita, aveva visto i suoi occhi, guardato dentro la sua anima. Sapeva che anche lei la stava cercando, la loro connessione si faceva ogni giorno più forte. Ma ora lei era nelle mani del nemico. Per un attimo le si gelò il sangue nelle vene solo all’idea. E se Emily fosse ormai passata al lato Oscuro? Se fosse stato troppo tardi? La voce di Train ruppe il silenzio. ‘La salveremo, vedrai.’ Lilith lo guardò per un attimo, tra il confuso e il sorpreso. ‘Riesci a leggermi nel pensiero?’ Train rise, prendendole il viso tra le mani e avvicinando la sua bocca a quella di lei. ‘No, semplicemente ti conosco troppo bene..’ La ragazza rimase impietrita, persa nei suoi occhi. C’era un non so che di familiare e nostalgico nella voce di Train, nel suo odore, nel calore del suo corpo.. Poi, imbarazzata, si ritrasse. ‘Non posso dire lo stesso di te..’ Lui parve sorpreso nel vedere la sua reazione, però si allontanò e continuò a sorridere. Andò a sdraiarsi vicino ad un tronco e chiuse gli occhi, senza proferir parola.
Lilith non riusciva a dormire. Decise di farsi una passeggiata nei dintorni, per esplorare la zona. Si erano accampati nei pressi di un piccolo villaggio vicino a Hell. ‘Nome più che mai adatto alla mia situazione’ pensò ridendo Lilith. Hell, Inferno. Ed era esattamente quello in cui viveva lei, il suo passato, il presente, il futuro. Sarebbe stato tale per l’eternità. Ed era tutta colpa sua. Adam. La sua maledizione, la sua croce. Il suo amante. Il primo uomo creato dal Supremo Bene, colui che aveva tentato di sottometterla e farle violenza solo perché si riteneva un essere di natura superiore. Era grazie a lui se ora lei era stata bandita dall’Eden. Rimpiazzata da Eve, creata appositamente come serva di Adam, dalla sua costola. Inferiore, dedita all’essere un’amante perfetta e una moglie impeccabile. Ricordi nitidi e indelebili, nascosti nel cuore della ragazza, si fecero più vivi che mai. I litigi con Adam, i lividi che lui le lasciava sul corpo, a dimostrazione della sua superiorità.. Adam era la perfezione, al di sopra di animali, piante, angeli e demoni. Lui si sentiva così. Lilith era solo una serva, creata da Dio per soddisfare i capricci di quell’essere spregevole. Ma lei era imperfetta. Indipendente, forte, caparbia, ribelle. Lacrime calde cominciarono a rigarle il viso. La rabbia e l’odio che provava nei confronti di quel Dio così amorevole e buono, ma che l’aveva buttata via come un oggetto senza valore, un esperimento mal riuscito, l’avevano fatta diventare quello che era adesso. Un angelo decaduto, maledetto. Un mezzo demone.
A causa della sua umanità si trovava in quel limbo di sofferenza infinita, destinata a vivere per sempre, essendo una creatura immortale, e a pagare in eterno per il suo tradimento. Appena aveva saputo dei Consacrati e dei loro Ordini, la collera le aveva invaso l’animo già nero come la morte. Si facevano passare per Guerrieri Buoni, con la missione Divina di liberare il mondo dal Male. In realtà si trattava di una setta, il cui fondatore era proprio Adam, creata per trovare e DISTRUGGERE ogni residuo rimasto di Lilith, della sua discendenza. Stupratori, pazzi, folli, assassini, ecco chi erano in realtà i Consacrati. I capi della setta altri non erano che figli, nipoti e pronipoti di Adam, tutta la sua famiglia aveva fatto il voto di dare la caccia alla Prima Madre, colei che aveva rifiutato il Padre. Per secoli Lilith aveva vagato sulla terra alla ricerca di Lui, del Male, senza alcun risultato. Non sapeva se era ancora vivo, ma sicuramente lei non avrebbe permesso a una sola briciola di Adam di camminare ancora sulla Terra. Avrebbe spedito tutti all’Inferno e trovato la sua pace.
Immersa nei suoi pensieri, non si accorse di un’insolita luce poco lontano da dove si trovava lei, che danzando nell’oscurità proiettava una strana aura attorno a sé. Quando la notò si nascose veloce dietro un albero, e avanzò furtiva tra la vegetazione per non farsi scoprire. Arrivò ad una radura poco lontano dal loro accampamento, e notò un fuoco ancora acceso. Nei dintorni, nessuno. Chiuse gli occhi e annusò l’aria, in cerca di odori strani, o di sangue. Niente. Chiunque si fosse trovato lì doveva essere scappato poco prima, magari l’aveva sentita arrivare. Notò delle tracce sul terriccio umido. Impronte umane. Cominciò a seguirle, e si accorse che le orme erano molto distanti tra loro, quasi come se l’umano avesse fatto enormi falcate, saltando. Arrivò alla spiaggia. Hell si trovava vicino al mare, l’aveva scordato. Una figura era seduta solitaria sulla riva, e Lilith ci mise poco a riconoscerla. ‘Tu..sei il ragazzo della chiave’ Lui neanche si voltò, né provò a fuggire. Se ne stava silenzioso ad osservare le onde, come ipnotizzato. La folta chioma rossa si muoveva col vento, e i suoi occhi tristi e scuri trasmettevano profondità e mistero. Lilith si accorse che mani e braccia erano sfregiate, probabilmente aveva avuto un combattimento alquanto violento poco prima. ‘Che ti è successo?’ chiese piano. Lui si voltò molto lentamente verso di lei e cominciò a studiarla, come a vedere se si poteva fidare della nuova arrivata. ‘Non ricordo’ fu l’unica cosa che disse, poi calò di nuovo il silenzio. ‘Perché mi hai dato quella chiave?’ continuò Lilith, come a voler instaurare un rapporto con lui. ‘La chiave..è mia. La mia chiave. L’ho persa, chissà dove sarà..’ Era confuso, sembrava fosse del tutto spaesato e non capisse dove si trovava né come ci fosse arrivato. ‘Come ti chiami?’ gli chiese lei con fare rassicurante ‘Io ti posso aiutare a cercare la chiave, se tu mi dici che cosa apre.’ Lui si voltò di scatto e le afferrò i polsi con forza. ‘No, non devi aprirlo! Non devi! L’oscurità si impadronirà di te, di me, di tutti! Il suo potere è immenso, è pericoloso, è..’ si mise a piangere come un bambino tra le braccia della ragazza, sempre più meravigliata. Pian piano i singhiozzi si placarono, finchè non si addormentò sulla sabbia bagnata.
Dal nulla spuntò fuori Train, e come al solito fece sobbalzare Lilith. ‘Accidenti, ma non puoi proprio evitare di materializzarti ovunque?!’ ‘Lui chi è?’ Sembrava geloso. A Lilith spuntò un sorrisino sul viso. ‘Non ne ho idea. L’ho incontrato giorni fa e mi ha consegnato una chiave, sembrava un tipo a posto, anche se un po’ misterioso. Ora invece si è comportato in modo assurdo, ha parlato di un potere oscuro da non liberare, e sembrava davvero impaurito. Comunque non ho idea di chi sia’ Aggiunse poi con fare provocatorio ‘A quanto pare sono destinata a viaggiare con persone di cui non so assolutamente nulla, se non che sono strane.’ Questa volta Train non sorrise, il suo sguardo rimase fermo e imperturbabile. ‘Dobbiamo portarlo via di qui.’ Disse in tono fermo. ‘Presto tornerà’ ‘Chi?’ ora Lilith sembrava davvero interessata al discorso. ‘La creatura che gli ha inferto quelle ferite. E’ vicina, la sento. E non promette nulla di buono’
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| Titolo: Re: Lilith: la Genesi Lun Lug 20, 2009 12:19 pm | |
| L’alba aveva ormai preso il posto della notte, e i raggi del sole sfioravano la pelle candida di Lilith, rendendola quasi evanescente. Train era rimasto sveglio tutta la notte a guardarla dormire. Lei ovviamente se n’era accorta, ma aveva cercato di non farci troppo caso e di riposare. Lo strano ragazzo dai capelli rossi non accennava a svegliarsi. Dopo aver parlato con lei e aver pianto lacrime amare quasi tutta la notte, era caduto come in un coma profondo. ‘Forse dovremmo provare a scuoterlo, giusto per vedere se è ancora vivo..’ propose lei. Si voltò verso Train e le sembrò sul chi va là, pronto ad attaccare. Da quando avevano trovato ‘il Rosso’, come lo chiamava lui, aveva smesso di parlare col suo solito tono canzonatorio e passava ore intere in silenzio, a riflettere. Su cosa, per lei era un mistero.
Non sapendo che fare, Lilith si mise a frugare tra le tasche del ragazzo addormentato. Vi trovò un vecchio coltellino, un ciondolo dorato con incise delle strane lettere in ebraico (che a scavare nei suoi ricordi interpretò come Eoin) e un disegno fatto col carbone su un vecchio foglio ingiallito. Era il ritratto di una ragazza. Il viso le pareva così familiare, eppure non riuscì proprio a capire di chi si trattasse. Rimise quei piccoli tesori nelle tasche del Rosso e si avvicinò al suo orecchio. ‘Svegliati, Eoin’ sussurrò a mezza voce. Non fece in tempo a rialzarsi che il ragazzo aprì gli occhi di scatto e le bloccò i polsi, imprigionandola da dietro e stringendo forte il suo collo con un braccio. ‘Ehy, ma che diavolo..?’ imprecò lei, e con un gesto tanto leggiadro quanto violento sollevò la gamba in verticale e lo colpì in pieno viso, ferendolo al naso. Eoin cadde a terra tramortito ma ancora sveglio. ‘Credi davvero che sia così facile catturarmi?’ lo sfidò. ‘Dannata..mi hai spaventato e mi sono difeso, tutto qui’ Train guardava la scena, in silenzio. ‘Ti succede spesso di svegliarti pieno di ferite senza ricordarti chi te le ha inferte?’ La domanda di Train pareva tanto assurda quanto sensata. ‘Chi lo vuol sapere? Ora i due ragazzi si fissavano negli occhi, quasi a volersi sfidare. ‘Sono un Angelo’ rispose lui, spiccio. Il Rosso sembrava sospettoso. ‘E lei chi è?’ chiese, sempre rivolto a Train, e ignorando completamente Lilith. ‘Lei’ rispose la ragazza adirata ‘E’ un mezzo demone che ti spaccherà la faccia se non ci spieghi subito cosa diavolo ci facevi sulla spiaggia mezzo mutilato e per quale ragione mi hai attaccata!’ Eoin sorrise, l’irruenza di Lilith la rendeva spesso molto buffa e tenera. Ma lei era tutt’altro che questo.
Si sedette vicino al focolare ormai spento e cominciò a raccontare la sua storia. ‘Sono nato in un piccolo villaggio della Germania orientale, e vivevo tranquillo con mia madre e le mie sorelle più piccole. Mio padre ci ha abbandonati quando avevo solo otto anni, neanche me lo ricordo. Ho sempre mandato avanti la famiglia da solo. Un giorno andai a far legna, spingendomi più lontano del solito. Se solo fossi rimasto vicino casa avrei sentito le urla strazianti della mia famiglia, e avrei potuto salvarla. Tornato alla nostra fattoria trovai sangue ovunque, e i corpi mutilati delle mie sorelle. Mia madre era sparita. Da quel giorno ho cominciato a viaggiare, seguendo le più svariate piste per trovare l’assassino dei miei cari. E l’altra notte credevo di averlo trovato, ma era solo un’altra pista sbagliata.’ ‘Da quanto tempo hai quella cicatrice?’ chiese Train interrompendo il discorso e indicando una linea bianca sulla spalla destra scoperta di Eoin. ‘Da quando ero piccolo credo, mia madre mi disse che ero stato morso da un enorme cane.’ Lilith notò un barlume di preoccupazione negli occhi dell’Angelo, ma non ci fece troppo caso.
Il pomeriggio passò molto velocemente, con Eoin che raccontò alcune delle sue avventure quasi a voler strabiliare la ragazza, senza sapere che in realtà lei aveva compiuto imprese ben maggiori alla lotta con folletti malefici o strane creature marine. Ma lei non amava parlare molto di sé, cercava di svelare il meno possibile del suo passato perché ancora non sapeva quasi nulla sui suoi nuovi compagni di viaggio.
Le continue chiacchiere la distolsero dal suo scopo primario, Emily. Ma non per molto, infatti la rincontrò nei suoi sogni, come ogni notte. Questa volta però non erano ricordi. Vide la ragazza del ritratto che aveva trovato in tasca al Rosso, e la associò ad Emily. Stringeva tra le braccia uno scrigno, e fissava Lilith quasi aspettasse una sua qualche reazione. Come presa da una folgorazione, tirò fuori la chiave e la spinse nella toppa. Una mano si serrò al suo polso e due occhi infuocati la rimproverarono. ‘Ti avevo detto di non farlo..’ Si svegliò in un bagno di sudore. Quel sogno era stato così diverso dai precedenti, così reale. Mise la mano in tasca per controllare che la chiave fosse ancora al suo posto, e si scottò. Era incandescente e pulsava come un cuore umano, come se si stesse avvicinando qualcosa che la richiamasse. Dopo il breve contatto con le dita della ragazza, tornò fredda e inanimata. ‘Sta per succedere qualcosa di terribile.’ Train, seduto di fonte a lei nel buio, la fissava. |
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| Titolo: Re: Lilith: la Genesi Mar Lug 21, 2009 1:51 pm | |
| -CAPITOLO QUATTRO-
Stare in mezzo a tutti quegli Incappucciati, come li chiamava lei, faceva sempre sentire Emily a disagio. Che stupidaggine, quella di travestirsi in quel modo. Si toglie comodità al combattimento. Re Draven aveva convocato tutti per un consiglio urgente, a quanto pare Lilith aveva colpito di nuovo. Stavolta si trattava di un lontano cugino del re, un uomo dal discreto potere e dall’immensa stupidità, come egli stava appunto spiegando a gran voce a tutti i Consacrati. ‘Ha sottovalutato le capacità del demone e ne è uscito sconfitto. Che le sue ceneri trovino la pace in Paradiso.’ Un mormorio di Amen eccheggiò nella grande sala del Consiglio. Azrael era seduto come sempre alla destra del padre, mentre ad Emily spettava un posto in fondo al tavolo lungo e rettangolare, che le permetteva una panoramica di tutti i membri seduti con lei. Accanto al principe vi era una ragazza molto bella, dagli occhi azzurri come quelli di Emily. Capelli biondissimi, quasi bianchi, le incorniciavano un volto perfetto e gli zigomi rosei e raffinati. Era la preferita del re, Astarte. Sotto il suo aspetto angelico si nascondeva a quanto pare un demonio, una vera maestra nell’arte del combattimento. Emily non l’aveva mai affrontata, ma la sua fama la precedeva in tutti i paesi del regno e forse anche oltre. Cugina di secondo grado di Azrael, erano cresciuti insieme, e il loro rapporto molto ambiguo aveva sempre destato un certo disgusto in Emily. Erano sempre insieme, e tra i Consacrati avevano la nomina di ‘Angeli dalle mani insanguinate’.
Il consiglio durò molto più del previsto, e la ragazza non faceva altro che sbadigliare. Si parlava di tattiche, rifugi, addirittura di armi segrete.. ma chissà perché era sicura che nulla avrebbe fermato Lilith. Emily aveva fatto approfondite ricerche sul suo conto nella biblioteca dell’Ordine, ma purtroppo le informazioni a loro disposizione erano ben poche. ‘Demone vendicativo e sanguinario, vuole distruggere i Consacrati in quanto difensori del bene. Poteri: ignoti. Armi: ancora da verificare. Alleati: nessuno. E’ caparbia e coraggiosa, irrazionale, uccide per sadico divertimento e non ha regole o limiti’ A cosa poteva servirle leggere il parere di un qualche insignificante membro che aveva scritto quelle cose basandosi solo sulle opinioni di altri, che neanche avevano combattuto contro di lei? Si trovava al punto di partenza. L’unico modo era affrontarla, studiare ogni sua mossa e tracciare una mappa del suo comportamento, scoprire il suo schema mentale, come ragionava, come uccideva. Facile a dirsi. Ma come l’avrebbe trovata? Forse doveva solo aspettare, dopotutto sapeva che anche lei la stava cercando. Detestava stare con le mani in mano.
Quella notte decise di fare una ricognizione nei villaggi vicini, aveva sentito che ultimamente vi erano dei demoni abbastanza fastidiosi che uccidevano il bestiame e razziavano i mulini. Camminava lentamente, guardandosi intorno e talvolta dando un’occhiata all’interno di qualche casa. Una in particolare attirò la sua attenzione, colma di affetto e risate di una famiglia. Aveva nostalgia. Sapeva benissimo di essere una trovatella, ma i genitori adottivi le mancavano molto, come pure la sorella. Chissà quando avrebbe potuto rivederli.. Azrael la teneva d’occhio, e le impediva qualsiasi spostamento che oltrepassasse i confini del regno. Diceva che non era il momento dei ricordi, doveva concentrarsi sulla battaglia con Lilith e la sua schiera di creature infernali. Per un attimo pensò alle sue vere origini. Non aveva mai provato il desiderio di conoscere la sua vera madre e il suo vero padre, finchè non era entrata nei Consacrati. Aveva un mucchio di interrogativi senza risposta. Perché avevano scelto lei? Quali erano le sue reali capacità? I suoi veri genitori erano persone ‘normali’ o guerrieri come lei? Chissà se anche loro erano alla ricerca dell’affascinante demone che tormentava i suoi sogni.. Nel trambusto dei suoi pensieri, un flash prese possesso della sua mente, tutt’a un tratto. Eoin. Se l’era dimenticato.. quello strano ragazzo che la fissava sempre senza parlarle.. chissà se era tornato al villaggio o se stava vivendo qualche fantastica avventura. Avrebbe tanto voluto rivederlo. Ma, come ormai aveva capito già da tempo, doveva rassegnarsi a rimanere sola. L’unica compagnia che le dava un po’ di sollievo in quelle notti solitarie era il suo cucciolo Jinx, un piccolo demone dalle sembianze feline. L’aveva trovato ferito settimane prima, se ne era occupata e adesso erano diventati inseparabili. Anche in quel momento il dolce animaletto trotterellava dietro di lei, tenendo le orecchie ben tese come a volerla aiutare nella sua ricerca. Le ore che la dividevano dall’alba passarono molto velocemente senza che lei trovasse niente di interessante. Era stata una nottata fiacca. Tornò al castello, e vide Astarte che sgattaiolava furtiva fuori dalla stanza del cugino. ‘Hanno passato di nuovo la notte insieme’ pensò con una smorfia. Non che fosse gelosa o cos’altro, solo che non approvava il loro rapporto perverso e incestuoso. Bah, alla fin fine erano affari loro, aveva altro a cui pensare. Tornò in camera sua e si distese sul morbido letto con la trapunta azzurra a fiori. Detestava quel motivo floreale, ma Azrael diceva che si addiceva perfettamente alla signorina che lei avrebbe dovuto essere. Un maschiaccio che dorme su un letto simile, figuriamoci. Si appisolò per un paio d’ore, giusto il tempo di ricaricarsi dopo una notte insonne. Quando aprì gli occhi trovò il principe seduto di fianco a lei. ‘Dormito poco?’ sorrise. ‘Mmm’ mugugnò lei, annuendo con la testa. ‘Emily.. devi smetterla di strapazzarti ogni notte. Il Regno ha bisogno di te QUI, non a combattere i demoni inferiori che infestano i villaggi. Capisco che tu sia impaziente di incontrare Lei, ma faresti meglio ad affinare le tue tecniche di combattimento piuttosto che fare ricognizioni a vuoto’ Azrael era fatto apposta per rompere le scatole con le sue noiose paternali. ‘Senza contare che ancora non riesci a controllare la tua magia’ aggiunse severo. Su questo non poteva dargli torto. Dopo l’incidente al villaggio non si erano più verificati ‘eventi soprannaturali’, niente fuoco dalle mani o altro. Per un attimo aveva anche creduto che si fosse trattato davvero di un incidente, e non di un incantesimo. Ogni giorno si addestrava con l’Albino, un guerriero mite e silenzioso ma davvero letale, che le insegnava l’arte della spada e del combattimento. Poi passava un paio d’ore in biblioteca, perché il re desiderava che studiasse e conoscesse a fondo ogni tipo di demone che avrebbe incontrato. E la sera, al tramonto, Azrael la portava nelle rovine di una vecchia torre poco lontano dal castello, per cercare di sviluppare la sua arte magica, senza alcun risultato. Le ricognizioni notturne erano l’unico svago per Emily, l’unico momento in cui poteva stare sola con sé stessa e riflettere. Ormai aveva preso l’abitudine di dormire di meno, forse anche per non sognare. Difatti da qualche giorno la sua mente viaggiava in modo talmente frenetico da non avere tempo per Lilith. Il re Draven l’aveva convocata per dirle che era molto deluso dai suoi scarsi progressi, e lei non voleva certo darla vinta ad Astarte, che sorrideva maligna al pensiero della sua totale incapacità.
Quella mattina, dopo la solita ricognizione, decise di non andare a letto. Era davvero scoraggiata, dopo ore e ore che provava a far uscire il fuoco dalle mani senza riuscirci. Concentrata sui suoi pensieri, non si accorse di essersi persa. Ora vagava per i corridoi del castello alla ricerca della sua stanza. Arrivò davanti ad un portone molto vecchio, di legno di ciliegio. Aveva strane incisioni su tutto il bordo, e profumava di buono. Senza pensarci un attimo, la ragazza entrò. Si trovò dentro ad una stanza molto grande e impolverata, probabilmente non vedeva anima viva da anni. L’arredamento pareva molto antico. Vi erano un enorme specchio e dei grandissimi armadi pieni di vestiti, sia femminili che maschili. Doveva trattarsi di una camera matrimoniale. Emily prese un abito azzurro e se lo provò. Allora era questo l’effetto che faceva l’essere una principessa.. si guardò allo specchio e non vide più sé stessa, ma una bellissima fanciulla dall’aspetto nobile ed elegante. Se lo tolse e continuò a studiare l’enorme stanza. I cassetti erano vuoti, se non fosse stato per una vecchia lettera profumata in uno di essi. Era strappata, come se qualcuno in un impeto di rabbia avesse voluto distruggerla. La prese in mano e la lesse, velocemente. ‘Mio caro. Credimi, non avrei voluto farlo. Non avevo altra scelta.. hai macchiato di sangue la nostra famiglia, la nostra discendenza, solo per vendetta. Non mi amavi abbastanza per lasciar perdere questa stupida battaglia. Avrei voluto che le cose fossero andate diversamente. Sappi che ti amerò per sempre, e ti aspetterò in Paradiso. Tua per sempre, E.’ ‘Ora capisco’ pensò Emily, posandola del cassetto. ‘Lei dev’essersi suicidata e lui non l’ha accettato.’ Era pensierosa. Quella stanza non le sembrava più tanto affascinante. Non si accorse immediatamente del ritratto. Era seminascosto da un telo, e posato per terra, dietro una sedia poggiata al muro. I loro occhi si incrociarono. Un uomo bellissimo, i capelli corvini e gli occhi azzurri come il cielo, la fissava dalla sua cornice. Aveva un aspetto così seducente che Emily non potè fare a meno di rimanerne incantata. Tuttavia c’era un non so che di viscido nel suo sguardo, qualcosa che fece venire un brivido sulla schiena della ragazza. ‘E’ magnifico, non è vero?’ Una voce alle sue spalle la colse impreparata e la fece sussultare. Astarte la stava fissando col suo solito ghigno sul bellissimo viso. ‘Come hai fatto a trovarla?’ le chiese poi, con aria irritata. ‘Io..stavo solo facendo un giro e mi sono persa nei corridoi, tutto qui.’ Si giustificò l’altra. ‘Non ha importanza. Nessuno può stare qui. Questa..è la stanza del Padre.’ ‘Il..Padre?’ ora Emily era davvero curiosa. ‘Certo, il fondatore dei Consacrati e di tutta la nostra dinastia. Il Padre, Adam. E’ lui quello nel ritratto.’ Astarte fissò prima lui poi la ragazzina vicino al dipinto. ‘Avete gli stessi occhi..’
Un rumore sordo fece sobbalzare entrambe. ‘Jinx!’ il piccolo demone aveva appena fatto cadere una vecchia boccetta di profumo dal tavolino davanti allo specchio. Astarte guardò torva prima lei poi la bestiola, e uscì in silenzio dal grande portone, invitando entrambi a fare lo stesso. L’intenso aroma di lavanda si levò dalla boccetta frantumata e giunse alle narici sensibili di Emily, poco prima che la porta si richiuse con un tonfo, sbattuta dalla biondina.
Quella notte decise di non uscire in ricognizione. Si mise a disegnare, dopo tanto tempo che aveva smesso. Ma il suo soggetto non era più Lilith, bensì Adam, quella figura enigmatica che non conosceva per niente, seppur i suoi occhi le risultassero così familiari. Chissà se era lui il destinatario della lettera che aveva trovato.. senza pensarci due volte, l’aveva rubata dal cassetto e con un gesto furtivo se l’era infilata in tasca quando Astarte si era girata un attimo. Ora la stava rileggendo, cercando di pensare alla reazione di Adam dopo aver ricevuto quella lettera. ‘Gli si sarà spezzato il cuore. Doveva amare molto questa E.’ Si addormentò qualche minuto dopo, e questa volta sognò.
***
Si trovava in una landa desolata. Lunghi tronchi secchi e marci si ergevano dal terreno. Sentì lo scrosciare di un ruscelletto, poco lontano, così decise di seguirlo. Arrivò ad una piccola oasi morta, alberi dalle foglie giallastre e una pozza d’acqua erano le uniche cose che ancora davano un po’ di vita al paesaggio. Più in là una piccola grotta scavata nella roccia. Scese dalla collina stando attenta a non inciampare sulla parete ripida e dissestata. Una volta giù, si accorse di non essere sola. Una ragazza, dai capelli lunghi e sporchi e i vestiti stracciati quasi inesistenti, si stava cibando di una carcassa ormai in decomposizione, come una selvaggia. Cercò di avvicinarsi con cautela e la raggiunse, in silenzio. Non si girò nemmeno e continuò a mangiare. Ad un tratto, un bagliore forte illuminò il paesaggio, e l’atmosfera venne invasa da un senso di calore e protezione. Emily chiuse gli occhi, quasi a voler assaporare quella sensazione. Tre angeli, candidi e maestosi, si ergevano ora di fronte a lei, e guardavano la selvaggia. Il più bello dei tre si avvicinò alla ragazza sporca e le carezzò il viso. ‘Ma come ti sei ridotta?’ la sua espressione malinconica era di una bellezza ultraterrena. ‘Devi smetterla di fuggire, torna da Dio e chiedi perdono per le tue colpe. Lui ti riaccoglierà..’ ‘Mai’ ringhiò lei, e allontanò la mano dell’angelo con uno schiaffo. Gli altri due scomparvero in un lampo di luce, scuotendo la testa dal disappunto. Lui rimase a fissarla e cominciò a piangere. Era così bello.. ‘Ti prego. Ti prego, torna. Io..ti voglio proteggere, ti DEVO SALVARE, o la mia esistenza non ha alcun senso. Torna in Paradiso.. torna da me.’ La ragazza lo guardò con aria triste, lo baciò e disse solo ‘Non posso.’ L’angelo si rialzò, e con il cuore spezzato scomparve come avevano fatto poco prima i suoi compagni. Emily si sentiva così sola in quel momento. Le lacrime non smettevano di scendere, così impetuose da non riuscire a fermarle. L’amore che quei due provavano l’uno per l’altra le aveva toccato il cuore entrandole dentro e impadronendosi della sua anima. Ora lei provava lo stesso dolore che affliggeva quei due, e si accasciò a terra, singhiozzando. La selvaggia si avvicinò e cominciò a carezzarle la testa. I suoi occhi dorati la fissavano. ‘Lilith..’
Emily si svegliò di soprassalto, le guance ancora bagnate. ‘Che diavolo mi sta succedendo?’ |
| | | Ospite Ospite
| Titolo: Re: Lilith: la Genesi Gio Lug 23, 2009 3:49 pm | |
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| | | cioccolataconpanna Oltre l'apparenza....
| | | | Ospite Ospite
| Titolo: Re: Lilith: la Genesi Ven Lug 24, 2009 12:07 pm | |
| Mi raccomando se notate errori, imprecisioni o altro, non esitate a dirmelo!! Grazie mille Monica ^___^
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| | | cioccolataconpanna Oltre l'apparenza....
| | | | unarigablu Penna esperta
| Titolo: Re: Lilith: la Genesi Ven Lug 24, 2009 11:38 pm | |
| mi aggiungo nell attesa.... | |
| | | cioccolataconpanna Oltre l'apparenza....
| Titolo: Re: Lilith: la Genesi Mar Lug 28, 2009 2:59 pm | |
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| Titolo: Re: Lilith: la Genesi | |
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| | | | Lilith: la Genesi | |
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