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 Lilith: la Genesi

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MessaggioTitolo: Lilith: la Genesi   Lilith: la Genesi Icon_minitimeGio Lug 16, 2009 4:50 pm

Ho deciso di postare qui il mio raacconto al quale sono davvero tanto legata.
La protagonista non è un personaggio puramente immaginario, ma trova le sue radici in leggende e racconti molto antichi, appare in moltissime religioni ma con caratteristiche e tratti talvolta differenti. Ovviamente io ho utilizzato il suo nome, e le sue radici BIBLICHE (poi leggendo capirete meglio di cosa sto parlando) solo come SPUNTO da cui partire e cominciare a tessere la mia storia, pian piano. Siate clementi, la forma non è perfetta e sarà sicuramente pieno di errori perchè devo ancora rileggermi tutto per bene. Comunque le critiche (costruttive, ovviamente) sono ben accette.

Buona lettura.
Lilith
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MessaggioTitolo: Re: Lilith: la Genesi   Lilith: la Genesi Icon_minitimeGio Lug 16, 2009 4:52 pm

-Capitolo Zero-

La lama fredda della sua spada per un attimo sfiorò il bellissimo volto della ragazza.
‘Ti ho presa, non mi sfuggirai! Questa volta ti ucciderò, angelo maledetto! ‘
Con un colpo freddo l’affascinante figura recise la testa del suo avversario.
Rotolò a terra, poco lontano.
‘Ti ho detto che non sono un angelo.’
Sussurrò, e con un movimento leggiadro sparì nell’ombra.

***

‘Signore,
credo di averli trovati! Un piccolo villaggio a est, poco lontano da
qui. Ci stavano sfuggendo, ma abbiamo seguito le tracce di sangue.
Questa volta li abbiamo in pugno!’
‘Bene. Fate in fretta.’

Il
soldato si allontanò coi suoi compagni, imboccando il sentiero buio
della foresta Maledetta. Ormai erano vicini, c’erano quasi. Non
potevano permettere che la profezia si compisse, dovevano catturare
quella bambina e ucciderla, come gli era stato ordinato.
O lei avrebbe ucciso la loro stirpe e causato l’estinzione dell’Ordine della Rosa.

***

‘Cara,
non possiamo fermarci adesso! Dobbiamo continuare a correre, altrimenti
ci raggiungeranno e..non voglio che ti facciano nulla di male. Devi
proteggerla, anche a costo della vita. Così è scritto, lo sai.’
La donna si accasciò a terra, il fagotto stretto al petto.
‘Alaric, non ce la faccio più. La ferita è molto più profonda di quel che credessi, continua a sanguinare..forse dovresti..’
‘Non
pensarlo neanche! Noi riusciremo a salvarci. Insieme..e poi lo
racconteremo a nostra figlia, quando sarà più grande, e insieme
rideremo di questa brutta avventura..’
Un lacrima rigò il volto della donna.
‘Alaric..sai che non sarà così. Io..sto morendo..’
L’uomo la abbracciò forte, poco prima che una freccia si conficcasse dritta nel suo petto.
‘Noooooo!’

***

Lilith si muoveva rapidamente tra le chiome degli alberi.
Saltava da un ramo all’altro in preda al panico. C’era pericolo nell’aria, lo sentiva. Dovevano essere vicini.
Ormai la braccavano da mesi, e si avvicinavano sempre di più al loro obiettivo: ucciderla.
Lei era sempre più debole e stava perdendo lentamente i suoi poteri.
Durante
le fasi di luna nuova poi la sua parte umana prendeva il sopravvento su
quella demoniaca, lasciandola quasi del tutto priva di difese.
E mancavano appena due giorni affinché ciò accadesse.
Sentì un urlo provenire da poco lontano, e si fermò di colpo.
Avvertiva
l’odore del sangue, era molto forte e le penetrava nelle narici fino ad
arrivare al cervello. Un tanfo disgustoso ma irresistibile allo stesso
tempo.
Corse in direzione della voce, che continuava a urlare frasi
sconnesse e a piangere disperatamente. Si nascose dietro un tronco e li
vide.
Erano solo degli adepti, soldati novellini facili da uccidere per lei.
Ma erano tanti, e non era certa che ce l’avrebbe fatta, debole com’era.
Vide
una donna accasciata a terra. Aveva lunghi capelli neri con delle
striature bianche, e un volto perlaceo bellissimo. Sembrava malata, e
la sua veste era impregnata di sangue, probabilmente del compagno
accasciato poco lontano.
‘Dacci la bambina’. Intimò uno dei soldati incappucciati.
‘No,
nooo!’ la donna strillava in una maniera così irritante che Lilith
dovette tapparsi le orecchie. Fece una smorfia e uscì dal suo
nascondiglio.
‘Ehi. Razza di vigliacchi. Non vi vergognate a
prendervela con una donna? Perché non combattete con qualcuno alla
vostra altezza?’ Ghignò, mostrando i canini affilati.
La figura incappucciata indietreggiò e prese a studiare la ragazza che si era frapposta tra lui e il suo obiettivo.
‘Lilith’ esclamò con un sorriso malvagio. ‘Ho sentito molto parlare di te’
Si tolse il travestimento e mostrò una folta chioma dorata e due occhi grigi penetranti.
Era
un bel ragazzo, sulla trentina o anche più giovane, con la pelle di un
rosa delicato e un corpo ben proporzionato ed allenato.
E la guardava divertito.
‘Dato che tu conosci il mio nome, forse per educazione dovresti dirmi il tuo’ rispose lei, evidentemente irritata.
‘Io sono Azrael, principe di Norvegia. Era da tanto che desideravo incontrarti.’
Le si avvicinò in modo talmente suadente da non permetterle alcun movimento.
‘Io..so
tutto di te. Un bellezza rara, maledetta, un povero cigno costretto a
scappare per l’eternità a causa del suo tradimento..Però, se tu ti
unissi a noi sarebbe tutto diverso. Avresti il potere, la gloria, la
salvezza. Potresti vendicarti di chi ti ha bandita dal Paradiso..’ le
sue parole erano così invitanti, e le entravano nel cervello
impadronendosi di tutti i sensi. Non riusciva a reagire.
Il pianto della bambina la risvegliò dalla trance, e con un balzo arrivò su un ramo poco lontano.
‘Devo dedurre che la mia proposta non ti interessa?’
‘Io..ho
capito chi sei.’ Sibilò Lilith a mezza voce.’Sei un Jinn.’ Rise, in
preda a un brivido. ‘Non credevo vi faceste ammaestrare, ero convinta
che lavoraste da soli..Non siete forse entità soprannaturali, a metà
tra l’essere umano e l’angelo? In realtà siete solo degli sporchi
esseri ibridi che nessuno vuole vedere.. Tu sei maledetto tanto quanto
me, mio caro’.
Il sorriso sul volto del Jinn scomparve, e lasciò
posto ad un’espressione dura e aggressiva. ‘Come..come osi tu parlare
di noi come se ci conoscessi? Chi sei tu, essere immondo, per poterci
giudicare? La mia stirpe si sta estinguendo, e l’Ordine della Rosa ci
ha offerto protezione e appoggio, POTERE. Tu non puoi comprendere’.
Il tono della sua voce si era alzato pericolosamente.
Lilith
scese dall’albero con grazia e atterrò vicino alla donna. Ora che aveva
capito il punto debole del suo nemico, si sentiva più sicura.
‘Povero,
piccolo Azrael. Nei tempi antichi la tua stirpe era famosa per la sua
potenza e la devastante e immorale cattiveria. Eravate i figli del
Diavolo. E adesso che cosa siete? Servi, poveri schiavi al servizio di
un padrone che vi promette la salvezza ma che presto si libererà di
voi, raggiunto il suo scopo. Non siete altro che pedine nelle mani dei
veri cattivi. Credi davvero che loro ti daranno la tua fetta? Che la
tua famiglia verrà riscattata?’
Gli occhi del Jinn diventarono rossi dalla rabbia e cominciò a scendergli la bava dalla bocca. Si stava trasformando.
Era questo il momento, ora che era distratto lei poteva scappare.
Si voltò verso la donna dietro di lei, e con un movimento impercettibile delle labbra le sussurrò ‘Dammi la bambina’.
Lei gliela porse senza protestare, con un barlume di speranza nel cuore.
Lilith
prese il fagotto e con un movimento rapidissimo schizzò in aria, e
cominciò a correre più veloce del vento, più veloce delle urla
strazianti del Jinn che impregnavano la foresta.
‘Prendetela!!’
Il
suo cuore batteva all’impazzata, il respiro era talmente veloce e
frenetico che quasi le sembrava che non ci fosse. Le gambe le dolevano
dal troppo sforzo, e gli occhi erano lacrimanti per la fatica e l’aria
che le sferzava le pupille dorate.
Non aveva mai corso così velocemente in vita sua, e viveva da parecchio.
Ma sentiva di dover salvare quella bambina, doveva portarla al sicuro.

***

Dopo due giorni di corsa si fermò, stremata e ansante.
Trovò
una grotta dove passare la notte e accese un fuoco, per non far
prendere freddo alla neonata. Era davvero piccola e..umana.
Come diavolo aveva potuto salvare la vita ad un insignificante essere umano?
Dopo tutto il male che le avevano fatto, che Lui le aveva fatto..
Eppure
le era bastato guardare la donna negli occhi per capire che doveva
farlo, doveva prendere con sé quella bambina e portarla lontano, perché
il loro destino era in qualche modo legato.
E non le importava di
essere stata cacciata dal Paradiso, se lei e tutti i suoi discendenti
sarebbero stati maledetti, se persino il Supremo bene l’aveva rinnegata
ed estirpata dall’Eden e condannata ad essere un’anima errante e
demoniaca per il resto dei suoi giorni.
Ora, davanti al fuoco, c’erano solo loro due.

‘Ehi piccola..non permettere a nessun altro di avere il controllo sul tuo destino. Tu sei padrona di te stessa.’
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Ermes
Giovane penna
Giovane penna
Ermes



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MessaggioTitolo: Re: Lilith: la Genesi   Lilith: la Genesi Icon_minitimeGio Lug 16, 2009 7:20 pm

UltimoQuartoDiLuna ha scritto:
-Capitolo Zero-

La lama fredda della sua spada per un attimo sfiorò il bellissimo volto della ragazza.
‘Ti ho presa, non mi sfuggirai! Questa volta ti ucciderò, angelo maledetto! ‘
Con un colpo freddo l’affascinante figura recise la testa del suo avversario.
Rotolò a terra, poco lontano.
‘Ti ho detto che non sono un angelo.’
Sussurrò, e con un movimento leggiadro sparì nell’ombra.

***

‘Signore,
credo di averli trovati! Un piccolo villaggio a est, poco lontano da
qui. Ci stavano sfuggendo, ma abbiamo seguito le tracce di sangue.
Questa volta li abbiamo in pugno!’
‘Bene. Fate in fretta.’

Il
soldato si allontanò coi suoi compagni, imboccando il sentiero buio
della foresta Maledetta. Ormai erano vicini, c’erano quasi. Non
potevano permettere che la profezia si compisse, dovevano catturare
quella bambina e ucciderla, come gli era stato ordinato.
O lei avrebbe ucciso la loro stirpe e causato l’estinzione dell’Ordine della Rosa.

***

‘Cara,
non possiamo fermarci adesso! Dobbiamo continuare a correre, altrimenti
ci raggiungeranno e..non voglio che ti facciano nulla di male. Devi
proteggerla, anche a costo della vita. Così è scritto, lo sai.’
La donna si accasciò a terra, il fagotto stretto al petto.
‘Alaric, non ce la faccio più. La ferita è molto più profonda di quel che credessi, continua a sanguinare..forse dovresti..’
‘Non
pensarlo neanche! Noi riusciremo a salvarci. Insieme..e poi lo
racconteremo a nostra figlia, quando sarà più grande, e insieme
rideremo di questa brutta avventura..’
Un lacrima rigò il volto della donna.
‘Alaric..sai che non sarà così. Io..sto morendo..’
L’uomo la abbracciò forte, poco prima che una freccia si conficcasse dritta nel suo petto.
‘Noooooo!’

***

Lilith si muoveva rapidamente tra le chiome degli alberi.
Saltava da un ramo all’altro in preda al panico. C’era pericolo nell’aria, lo sentiva. Dovevano essere vicini.
Ormai la braccavano da mesi, e si avvicinavano sempre di più al loro obiettivo: ucciderla.
Lei era sempre più debole e stava perdendo lentamente i suoi poteri.
Durante
le fasi di luna nuova poi la sua parte umana prendeva il sopravvento su
quella demoniaca, lasciandola quasi del tutto priva di difese.
E mancavano appena due giorni affinché ciò accadesse.
Sentì un urlo provenire da poco lontano, e si fermò di colpo.
Avvertiva
l’odore del sangue, era molto forte e le penetrava nelle narici fino ad
arrivare al cervello. Un tanfo disgustoso ma irresistibile allo stesso
tempo.
Corse in direzione della voce, che continuava a urlare frasi
sconnesse e a piangere disperatamente. Si nascose dietro un tronco e li
vide.
Erano solo degli adepti, soldati novellini facili da uccidere per lei.
Ma erano tanti, e non era certa che ce l’avrebbe fatta, debole com’era.
Vide
una donna accasciata a terra. Aveva lunghi capelli neri con delle
striature bianche, e un volto perlaceo bellissimo. Sembrava malata, e
la sua veste era impregnata di sangue, probabilmente del compagno
accasciato poco lontano.
‘Dacci la bambina’. Intimò uno dei soldati incappucciati.
‘No,
nooo!’ la donna strillava in una maniera così irritante che Lilith
dovette tapparsi le orecchie. Fece una smorfia e uscì dal suo
nascondiglio.
‘Ehi. Razza di vigliacchi. Non vi vergognate a
prendervela con una donna? Perché non combattete con qualcuno alla
vostra altezza?’ Ghignò, mostrando i canini affilati.
La figura incappucciata indietreggiò e prese a studiare la ragazza che si era frapposta tra lui e il suo obiettivo.
‘Lilith’ esclamò con un sorriso malvagio. ‘Ho sentito molto parlare di te’
Si tolse il travestimento e mostrò una folta chioma dorata e due occhi grigi penetranti.
Era
un bel ragazzo, sulla trentina o anche più giovane, con la pelle di un
rosa delicato e un corpo ben proporzionato ed allenato.
E la guardava divertito.
‘Dato che tu conosci il mio nome, forse per educazione dovresti dirmi il tuo’ rispose lei, evidentemente irritata.
‘Io sono Azrael, principe di Norvegia. Era da tanto che desideravo incontrarti.’
Le si avvicinò in modo talmente suadente da non permetterle alcun movimento.
‘Io..so
tutto di te. Un bellezza rara, maledetta, un povero cigno costretto a
scappare per l’eternità a causa del suo tradimento..Però, se tu ti
unissi a noi sarebbe tutto diverso. Avresti il potere, la gloria, la
salvezza. Potresti vendicarti di chi ti ha bandita dal Paradiso..’ le
sue parole erano così invitanti, e le entravano nel cervello
impadronendosi di tutti i sensi. Non riusciva a reagire.
Il pianto della bambina la risvegliò dalla trance, e con un balzo arrivò su un ramo poco lontano.
‘Devo dedurre che la mia proposta non ti interessa?’
‘Io..ho
capito chi sei.’ Sibilò Lilith a mezza voce.’Sei un Jinn.’ Rise, in
preda a un brivido. ‘Non credevo vi faceste ammaestrare, ero convinta
che lavoraste da soli..Non siete forse entità soprannaturali, a metà
tra l’essere umano e l’angelo? In realtà siete solo degli sporchi
esseri ibridi che nessuno vuole vedere.. Tu sei maledetto tanto quanto
me, mio caro’.
Il sorriso sul volto del Jinn scomparve, e lasciò
posto ad un’espressione dura e aggressiva. ‘Come..come osi tu parlare
di noi come se ci conoscessi? Chi sei tu, essere immondo, per poterci
giudicare? La mia stirpe si sta estinguendo, e l’Ordine della Rosa ci
ha offerto protezione e appoggio, POTERE. Tu non puoi comprendere’.
Il tono della sua voce si era alzato pericolosamente.
Lilith
scese dall’albero con grazia e atterrò vicino alla donna. Ora che aveva
capito il punto debole del suo nemico, si sentiva più sicura.
‘Povero,
piccolo Azrael. Nei tempi antichi la tua stirpe era famosa per la sua
potenza e la devastante e immorale cattiveria. Eravate i figli del
Diavolo. E adesso che cosa siete? Servi, poveri schiavi al servizio di
un padrone che vi promette la salvezza ma che presto si libererà di
voi, raggiunto il suo scopo. Non siete altro che pedine nelle mani dei
veri cattivi. Credi davvero che loro ti daranno la tua fetta? Che la
tua famiglia verrà riscattata?’
Gli occhi del Jinn diventarono rossi dalla rabbia e cominciò a scendergli la bava dalla bocca. Si stava trasformando.
Era questo il momento, ora che era distratto lei poteva scappare.
Si voltò verso la donna dietro di lei, e con un movimento impercettibile delle labbra le sussurrò ‘Dammi la bambina’.
Lei gliela porse senza protestare, con un barlume di speranza nel cuore.
Lilith
prese il fagotto e con un movimento rapidissimo schizzò in aria, e
cominciò a correre più veloce del vento, più veloce delle urla
strazianti del Jinn che impregnavano la foresta.
‘Prendetela!!’
Il
suo cuore batteva all’impazzata, il respiro era talmente veloce e
frenetico che quasi le sembrava che non ci fosse. Le gambe le dolevano
dal troppo sforzo, e gli occhi erano lacrimanti per la fatica e l’aria
che le sferzava le pupille dorate.
Non aveva mai corso così velocemente in vita sua, e viveva da parecchio.
Ma sentiva di dover salvare quella bambina, doveva portarla al sicuro.

***

Dopo due giorni di corsa si fermò, stremata e ansante.
Trovò
una grotta dove passare la notte e accese un fuoco, per non far
prendere freddo alla neonata. Era davvero piccola e..umana.
Come diavolo aveva potuto salvare la vita ad un insignificante essere umano?
Dopo tutto il male che le avevano fatto, che Lui le aveva fatto..
Eppure
le era bastato guardare la donna negli occhi per capire che doveva
farlo, doveva prendere con sé quella bambina e portarla lontano, perché
il loro destino era in qualche modo legato.
E non le importava di
essere stata cacciata dal Paradiso, se lei e tutti i suoi discendenti
sarebbero stati maledetti, se persino il Supremo bene l’aveva rinnegata
ed estirpata dall’Eden e condannata ad essere un’anima errante e
demoniaca per il resto dei suoi giorni.
Ora, davanti al fuoco, c’erano solo loro due.

‘Ehi piccola..non permettere a nessun altro di avere il controllo sul tuo destino. Tu sei padrona di te stessa.’

UN PO IMPEGNATIVA,BISOGNA LEGGERLA CON MOLTA CALMA, MA MI E'SINCERAMENTE PIACIUTA, COMPLIMENTI SEI MOLTO BRAVA..CIAO
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MessaggioTitolo: Re: Lilith: la Genesi   Lilith: la Genesi Icon_minitimeGio Lug 16, 2009 9:27 pm

Per quanto mi riguarda l'ho letto e riletto un paio di volte senza difficoltà...non trovo nessuna imperfezione....e anche letta ad alta voce fila via liscia...molto ben scritta lilith... Lilith: la Genesi 238339
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MessaggioTitolo: Re: Lilith: la Genesi   Lilith: la Genesi Icon_minitimeVen Lug 17, 2009 12:27 am

Grazie, presto vi posterò il continuo ^___^
Un pò per volta!! ;)
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MessaggioTitolo: Re: Lilith: la Genesi   Lilith: la Genesi Icon_minitimeVen Lug 17, 2009 11:24 am

un genere particolare non c'è dubbio ,ma accattivante,,,interessante ,,,per me nuovo,ma la scrittura mi pare incisiva e a tratti sincopata ,il che dà proprio l 'idea della rapidità ,dell'ansia dei personaggi
Lilith: la Genesi 289137
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MessaggioTitolo: Re: Lilith: la Genesi   Lilith: la Genesi Icon_minitimeVen Lug 17, 2009 11:45 am

-Capitolo Uno-

‘Emily..
Emily, dove sei? Ah, ma possibile che quella ragazzina pestifera
sparisca sempre?’ esclamò sorridendo Aphra, rivolta al marito. Era una
bella donna, aveva lunghi capelli castani raccolti in un largo chignon
e un volto gentile, disturbato da sottili rughe che segnavano una
giovinezza ormai tarda.
La loro era una modesta famiglia di contadini, ormai da generazioni.
Avevano due figlie, più o meno della stessa età. Chandra, la più grande, aveva diciassette anni compiuti, Emily quasi quindici.
Ed
era proprio quest’ultima a causare continue preoccupazioni ai poveri
genitori, ormai segnati dall’età e dalle fatiche del loro stato sociale.
Chandra
era una ragazza dolce, lunghi capelli corvini come il padre e la
sorella e occhi grigi e spenti. La secondogenita invece li aveva
azzurrissimi, e spesso parevano riflettere il cielo.
Era ora di
pranzo, e come d’abitudine il padre stava dando da mangiare alle
mucche, dopo averle munte. Chandra, da figlia modello qual’era, aiutava
la madre nelle faccende.
Fu un intenso profumo di arrosto a riportare Emily a casa.
‘Sono tornata!’ urlò alle spalle delle due donne, facendole sobbalzare.
‘Razza
di maleducata che non sei altro, ti sei lavata i piedi prima di entrare
in casa? Tua sorella e io è tutta la mattina che laviamo e ci
spacchiamo la schiena!’
Anche se al primo tocco poteva sembrare
ruvida, Aphra era davvero affezionata alla piccola di casa, pur non
essendo sua figlia legittima.
Infatti l’avevano trovata appunto
quindici anni prima davanti alla porta della loro umile casa, con un
solo biglietto che diceva ‘Si chiama Emily, per favore prendetevene
cura’.
E proprio quella Emily in quel momento guardava Aphra con una
smorfia, a sottolineare il forte disappunto dopo l’ennesima sgridata
della madre.
‘Okkei, vado..’ e corse al ruscello dietro casa, vicino al loro mulino.


Si
specchiò nell’acqua. Più e più volte aveva creduto di vedere uno strano
bagliore negli occhi, un qualcosa che la distingueva da chiunque altro.
Non
sapeva perché desiderava così fortemente essere diversa dagli altri,
sapeva solo che quella non era la vita fatta per lei, il suo destino e
la sua strada erano ben lontani dallo sposarsi con un contadino e
diventare un’insignificante massaia.
Nel suo sangue c’erano
avventure, lotte, luoghi sconosciuti e creature di altri mondi.. Non
poteva fermarsi lì. Presto la sua vita sarebbe cambiata.

Sorrise tra sé e sé e rientrò in casa, chiamando il nome della madre.
Ma non rispose nessuno. Erano spariti tutti.
Un
brivido le percorse la schiena e sentì l’adrenalina schizzarle a mille.
Il battito del cuore aumentò e il respiro si fece pesante e affannoso.
Qualcosa in lei stava cambiando, avvertì una scossa di paura spaccargli
in due la testa e si accasciò a terra.
‘Sorpresa!’ Chandra sbucò dal
salottino con una torta in mano, seguita dai genitori. ‘Tanti auguri
sorellina! Finalmente hai quindici anni!’
‘Tutto bene tesoro?’ La voce di Aphra sembrava così lontana.
Emily
era turbata. In quell’istante, quando aveva temuto per la vita dei suoi
parenti, qualcosa in lei era cambiato. Lei era cambiata.
‘Si..si mamma, tutto a posto..’
Il sangue..lo sentiva ancora ribollire nelle vene, come un richiamo irresistibile.
‘Sto bene.’

***

Chiusa
nella sua stanza, Emily non riusciva a distogliere lo sguardo da quella
luna così pallida, che pareva ipnotizzarla. Ormai stava scomparendo,
l’indomani sarebbe stata Notte di Luna Nuova. Non sapeva bene perché,
ma guardare il cielo e quel candore la riportava a casa, dalla vera sé
stessa.
La Emily confusa, impaurita da quello che le avrebbe
riservato il futuro, in cerca di una strada che era stata già tracciata
ma che lei non trovava.
Nelle ultime tre notti aveva fatto sempre lo stesso sogno.
Una
figura incappucciata le tendeva la mano e la invitava a seguirla, la
notte buia e scura non le permetteva di vedere nient’altro se non la
pelle splendente della mano che fuoriusciva dall’indumento di velluto
bordeaux. I suoi piedi sfioravano l’acqua di un bellissimo lago
nascosto in una radura. Tutto aveva un non so che di affascinante e
allo stesso tempo di terrificante.
Tuttavia non riusciva a lasciare la mano dello straniero, e ad un certo punto,
sempre lo stesso, il sogno si interrompeva. Lei cercava di togliere il mantello
alla figura accanto a lei e tutto si spegneva.
Non c’era motivo di allarmarsi, dopotutto era solo un sogno.
Ma
voleva dirle qualcosa. Stai attenta, non ti fidare della mano candida
dell’angelo silenzioso. Essa ti tradirà e ti condurrà alla fine.

Un’ombra riportò Emily alla realtà.
Qualcuno era appena entrato nel loro fienile di soppiatto.
Senza
alcuna paura, la ragazzina si calò dalla finestra per non svegliare i
genitori e raggiunse silenziosamente la stalla, nascondendosi dietro un
mucchio di fieno.
E vide una ragazza bellissima, dai capelli corti
di un colore rosa splendente e viola, distesa a terra, priva di sensi.
Si avvicinò per controllare che non fosse morta, e provò a darle una
piccola scossa alla spalla.
La ragazza ebbe un sussulto, e con uno schizzo saltò fuori dalla finestra e scomparve nell’oscurità del bosco adiacente.
Emily
ripensò affascinata al lampo dorato che aveva visto per un attimo,
incrociando i suoi occhi. Aveva percepito molta tristezza in essi, e
solitudine.
Desiderò rivederla presto, e da quel giorno ogni notte
aspettò fremente nascosta nel fienile. Purtroppo però la bellissima
ragazza non tornò più.

***

Erano passati tre anni da
quello strano incontro nel fienile, ed Emily era ormai diventata
maggiorenne. Il ricordo di quegli occhi era rimasto impresso a fuoco
nella sua mente, e non riusciva a pensare ad altro. Aveva fatto molti
disegni della bellissima ragazza, ma nessuno pareva rendergli giustizia.

Ora
lavorava per il panettiere del villaggio, lo aiutava nelle consegne e
ad impastare. Era un lavoro come un altro, giusto per mettere un po’ di
soldi da parte e finalmente poter lasciare il nido e spiccare il volo.
Sua
sorella Chandra nel frattempo si era sposata con il figlio di un
‘importante mugnaio’, come lo chiamava lei, in realtà era un ragazzo
come un altro. Non che ad Emily non piacesse Brent, il marito della
sorella, però lo trovava così..insignificante.
Occhi spenti, folti
ricciolini biondi, sembrava un contadinello spaurito. Era stato così
fortunato a sposare lei, era considerata la ragazza più bella del
villaggio. Dopo di Emily, ovviamente. Tuttavia i ragazzi avevano paura
di quest’ultima, in quanto aveva la fama di essere scorbutica
e..violenta. Una volta un contadino un po’ troppo audace aveva osato
farle un apprezzamento spinto..e lei per tutta risposta gli aveva
mollato un cazzotto ben piantato in mezzo alla pancia, guadagnandosi la
fama di ‘maschiaccio’.
Ma a lei non importava, non voleva certo
sposarsi con uno di quegli imbecilli e diventare una sguattera come sua
sorella. Erano tutti uguali..

Solo uno si distigueva dagli altri, uno straniero che si faceva vedere poco in giro.
Si
chiamava Eoin, aveva folti capelli rossi e un’aria misteriosa. Non le
rivolgeva mai la parola, si limitava a fissarla in silenzio e a
seguirla con lo sguardo.
E quello sguardo la turbava, la rendeva
inquieta e non la faceva ragionare. Non capiva più niente, neanche cosa
potesse pensare un tipo tanto strano, come lo era lui, di una ragazza
così poco femminile.
Probabilmente quello che pensavano tutti gli altri, forse aveva solo paura di lei.
Che nervi, perché non le parlava? Perché non si avvicinava?
E
perché lei aspettava disperatamente un suo cenno, un piccolo cenno solo
per fare amicizia? Era forse questa la famosa ‘cotta’ di cui parlava
tanto Chandra?
Non doveva, non doveva legarsi a nessuno. Mancava
poco e finalmente avrebbe potuto andarsene da quel posto sperduto e
cercare la sua strada.

‘Allora, vogliamo lavorare o no?!’ la voce del panettiere la fece sussultare.
‘Stavo solo prendendo un attimo fiato, eccheccavolo!’
‘Attenta a come parli signorinella, o ti metto nel forno assieme alle pagnotte!’
Con
una forza di volontà sovrumana, Emily riuscì a non ribattere alle
minacce di quell’ignorante. Le servivano soldi per andarsene, non era
certo questo il momento di farsi cacciare.
Dannazione, quel ragazzo
le era ancora una volta piombato in testa e l’aveva fatta distrarre.
Era da un po’ che non lo vedeva più, doveva essere ripartito per
qualche avventura, cosa che avrebbe dovuto fare anche lei.
Invece era lì, ad impastare pagnotte e farsi trattare come una schiava dal primo venuto.
Ripensando alle parole antipatiche del panettiere le salì una rabbia improvvisa, e cominciò a sentire caldo.

Successe
tutto in un attimo, neanche lei si accorse di quello che stava facendo.
Le sue mani presero improvvisamente fuoco, così come la tovaglia, il
tavolo, le sedie, e presto tutto il casolare.
Risvegliata come da una trance momentanea Emily fuggì, in preda al panico.

***

Si
rifugiò nella foresta, dentro ad un tronco cavo. Era spaventata,
continuava a guardarsi le mani e a respirare in modo irregolare e
frenetico.
Poi un pensiero le attraversò la mente come un lampo.
Perché diavolo era scappata? Ora avrebbero dato tutti la colpa a lei, e
l’avrebbero punita. Era stato un incidente, neanche lei sapeva spiegare
chi o che cosa fosse stato a provocare l’incendio. Poteva difendersi, e
invece aveva scelto la strada più facile, la fuga.
Bella roba. Sicuramente non le avrebbero mai dato una medaglia per il coraggio dimostrato.
Si guardò intorno e salì su una collinetta poco distante. Da lì poteva vedere bene la confusione che regnava al villaggio.
Tutti
intenti a spegnere le fiamme che divampavano potenti e attaccavano
anche i tetti delle case circostanti, le urla e i pianti di madri e
bambini impauriti le gelarono il sangue nelle vene.
Aveva fatto veramente tutto questo da sola?
‘So cosa stai provando’
Una voce alle sue spalle la fece girare di scatto.
Un bellissimo ragazzo dalla folta chioma bionda stava seduto di fronte a lei, su un vecchio ceppo muschiato.
‘Avere
un potere che non riesci a controllare, sentirsi diversa da tutti gli
altri ma non poterlo dire a nessuno perché, beh, chi lo capirebbe?’
‘Tu chi diavolo sei?’
‘Che
maleducato, non mi sono presentato’ lo strano personaggio si alzò, e
avvicinandosi a lei le baciò la mano. ‘Mi chiamo Azrael, e sono qui per
aiutarti.’
‘E in che modo mi aiuteresti, sentiamo?’ chiese Emily scettica.
‘Il
tuo posto non è qui’ le sussurrò in un orecchio con voce suadente lui.
‘Tu sei destinata ad altro. I tuoi sogni..loro ti stanno guidando verso
il tuo destino. Ormai non puoi più aspettare, devi lasciare questo
posto, devi venire con me.’
Non aggiunse altro, e con un gesto
rapido ed elegante la prese in braccio. Senza che lei riuscisse in
qualche modo ad opporre resistenza, la portò via con sé.

Dovevano
essere passate delle ore quando Emily riprese la cognizione di quello
che aveva intorno. Era seduta su un divano di velluto rosso molto
comodo. Quadri preziosi e arazzi esotici erano appesi su tutte le
pareti, e un focolare immenso dominava la stanza.
‘Finalmente ti conosco, Prescelta’
Una figura riccamente vestita entrò nella stanza, accompagnata da Azrael.
‘Emily, ti presento mio padre. Draven, re di Norvegia’.
L’anziana
figura si avvicinò con fare rassicurante alla ragazza, facendole cenno
di prendere qualche biscotto dal tavolo, accompagnato magari da una
tazza di the.
Guardandolo più da vicino Emily si accorse che Draven
aveva gli occhi di due colori diversi, uno azzurro e uno giallo. La
cosa la inquietava abbastanza, come non le dava sicurezza la sua mano
rugosa e viscida che si posò sulle sue un attimo dopo.
‘Mi ha
chiamata Prescelta. Credo ci sia stato un errore, mi avete sicuramente
confusa con qualcun'altra e..’ Azrael la zittì con un cenno del capo.
‘Fin
dai tempi antichi’ iniziò a raccontare Draven ‘esiste una setta di
Prescelti, guerrieri scelti da Dio per combattere il male. Noi siamo i
Consacrati dell’Ordine della Rosa. I Consacrati si trovano in tutto il
mondo, lavorano nascosti nell’ombra. Ogni nazione ha un ordine diverso
che viene contraddistinto da un tatuaggio sul palmo della mano’
Solo allora Emily si accorse della bruciatura a forma di rosa che avevano sia il re che suo figlio.
‘Da
secoli gli ordini dei Consacrati combattono i demoni come coraggiosi e
instancabili guerrieri, nel silenzio. Ma una minaccia purtroppo sta
turbando irrimediabilmente il nostro equilibrio. Un demone potente, al
di sopra di ogni altro, ha sterminato uno ad uno tutti noi, fino a far
rimanere in vita solo il nostro Ordine. Siamo gli unici sopravvissuti,
e ormai il nostro numero è insignificante. Tuttavia anni fa un barlume
di speranza ci raggiunse. Riuscii a decifrare le Sacre Scritture
dell’Ordine del Corvo, e vi trovai una profezia che parlava di una
Prescelta, più potente di qualunque altro guerriero, che sarebbe stata
in grado di distruggere questa minaccia e aiutarci nella nostra
missione di ripulitura del mondo.’
‘E questa Prescelta sei tu, Emily.’ Ora Azrael la guardava fissa negli occhi.
‘Ma..e cosa vi fa pensare che sia io?’ chiese la ragazza, con aria titubante.
Nel suo cuore sapeva di essere lei, l’aveva sentito fin dalla prima parola uscita dalla bocca di Draven.
‘Perché tu hai il Potere.’
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MessaggioTitolo: Re: Lilith: la Genesi   Lilith: la Genesi Icon_minitimeVen Lug 17, 2009 1:06 pm

beh .. il mio giudizio come ho già detto
è sicuramente di parte...
ma quando ho letto il racconto in varie tappe
l'ho trovato avvincente e affascinante...
e la particolarità interessante è che lascia
quel senso di attrazione che tiene il lettore
attento e curioso... Lilith: la Genesi 289137
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cioccolataconpanna
Oltre l'apparenza....
cioccolataconpanna



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MessaggioTitolo: Re: Lilith: la Genesi   Lilith: la Genesi Icon_minitimeVen Lug 17, 2009 9:32 pm

Invece il mio parere non è di parte...molto avvincente tutto ciò che ho letto finora...aspetto il seguito.... Lilith: la Genesi 911680
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MessaggioTitolo: Re: Lilith: la Genesi   Lilith: la Genesi Icon_minitimeVen Lug 17, 2009 10:37 pm

Cara Lilith....
quando sarò a casa... mi stamperò il racconto e me lo leggerò
tutto di un fiato....

qui la connessione è da rabbiaaaaa

e non posso essere obiettiva eh imbarazzo..

ancora poco tempo e mi leggerò questo tuo nuovo racconto....

sai che sono una tua estimatrice eh vittoriaaaa!!

Lilith: la Genesi 176184
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MessaggioTitolo: Re: Lilith: la Genesi   Lilith: la Genesi Icon_minitimeVen Lug 17, 2009 11:09 pm

ooook brava lilith, hai la vena della scrittrice, fai scorrere sempre le parole non abbandonare questa dote, sarebbe un peccato.

complimenti vittoriaaaa!!
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MessaggioTitolo: Re: Lilith: la Genesi   Lilith: la Genesi Icon_minitimeSab Lug 18, 2009 10:25 am

Grazie davvero a tutti!
Carla, ma tu l'hai già letto!
Questo è il primo che ho scritto, il seguito lo posterò più avanti. Lilith: la Genesi 430936
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MessaggioTitolo: Re: Lilith: la Genesi   Lilith: la Genesi Icon_minitimeSab Lug 18, 2009 10:27 am

- Capitolo Due-

Dell’antica
bellezza di Lilith non era rimasta che una pallida ombra ormai. Il
volto sudato e malaticcio, le mani tremanti e insicure che cercavano un
riparo, tastando le rocce della montagna nell’oscurità della notte.
Luna nuova, non c’era nemmeno un raggio di quella luce riflessa che le
dava il potere immenso per cui tutti la riconoscevano, la temevano.

Cadde
sulla ginocchia. Si trascinava ormai da due giorni, sotto la pioggia
battente che l’aveva fatta ammalare, poiché adesso era umana.
Aveva la febbre molto alta e non si sentiva più le gambe. Doveva fermarsi.


Negli
ultimi mesi non aveva fatto altro che scappare, le lotte intraprese
l’avevano resa sempre più debole. Ma ormai era vicina al suo scopo,
anche l’ultimo membro dell’Ordine del Corvo era stato ucciso. Adesso
toccava a loro, ai più forti. L’Ordine della Rosa.

E tramite loro sarebbe riuscita ad arrivare a Lui e a vendicarsi, finalmente.
Non poteva arrendersi proprio ora.
Si
accasciò a terra, riparata da un cespuglio. Quella notte aveva smesso
di piovere, e le stelle avrebbero vegliato su di lei. Non c’era
abbastanza luce per combattere, per cui era sicura che il nemico le
avrebbe dato tregua. Si addormentò in un attimo, travolta dalla
stanchezza.


Il mattino
seguente si svegliò con il canto degli uccellini, come nella più bella
delle favole. Ma sapeva che la sua era tutt’altro che una favola, e
doveva sbrigarsi se sperava di sfuggire alla minaccia che incombeva su
di lei.

Il re Draven aveva messo
una taglia sulla sua testa, viva o morta, e in più aveva allertato
tutti i suoi eserciti affinché la trovassero e la portassero da lui.

E ora che aveva avuto il piacere di incontrare anche il loro Jinn, era tutt’altro che tranquilla.
Come se non bastasse ultimamente i suoi incubi erano ricominciati.
Sognava
sempre lei, Emily. Rivedeva la notte in cui l’aveva lasciata a quella
famiglia di contadini, a malincuore. Doveva nasconderla, proteggerla.
Così l’aveva ‘abbandonata’ e si era fatta inseguire dai soldati, come
una succulenta esca.

Dopotutto la minaccia più grande per loro era lei, non tanto una neonata qualsiasi.
Tuttavia,
dopo l’ennesimo incubo della sua protetta che era stata uccisa da
Azrael, era accorsa alla casa dei contadini dove l’aveva lasciata, ma
senza trovarla. Era sparita nel nulla,e a quanto pare nemmeno i
genitori adottivi avevano più avuto sue notizie da un giorno all’altro.

Ormai era sparita da mesi, e Lilith non aveva neanche la minima speranza di ritrovarla viva.
Ma quel sogno, quel sogno la spingeva a lottare, a continuare a cercarla, instancabile.

Saltando
silenziosamente da una chioma all’altra, ascoltava attentamente,
analizzando ogni piccolo fruscio o rumore insolito che percepiva come
‘intruso’.

Era nervosa. Quella
notte l’incubo era stato più sanguinolento del solito, e lei sapeva che
doveva sbrigarsi, non c’era più molto tempo.

Uscita
dal bosco si trovò davanti un ruscello. Ne approfittò per rinfrescarsi
e per dare sollievo alla gola, secca per la preoccupazione e il respiro
affannoso.

‘Non dovresti mostrarti così alla luce del sole’
Lilith
rimase immobile, come paralizzata. Come aveva fatto a non accorgersi
che la stavano seguendo? Chi era quel ragazzo che la fissava
insistentemente dall’altra sponda del ruscello?

‘Chi sei?’ sussurrò.
‘Questo
non ha importanza. Ho una dritta per te. Forse quello che stai cercando
non è così tanto lontano, forse è più vicino di quanto tu non creda..
ma è ben protetto e controllato, da Azrael.’

‘Chi diavolo sei?’ ripetè lei, con più sicurezza e una nota di irritazione nella voce.
‘Sapere
chi sono non ti servirebbe a niente. Comunque ti ho portato una cosa.’
Le lanciò un piccolo oggetto dorato, che lei afferrò al volo. Una
chiave.

Appena alzò gli occhi per chiedere spiegazioni, il ragazzo non c’era più, sparito così com’era venuto.

***

La
chiave sembrava piccola piccola nella sua mano. Aveva una rosa incisa
sulle due estremità, ma a parte questo nient’altro che potesse aiutarla
a capire che cosa aprisse.

Si fermò un attimo a riflettere. E se si fosse trattato di una trappola?
No,
l’Ordine non avrebbe mai usato un trucchetto simile per catturarla.
Erano violenti ed irrazionali, la loro unica regola era colpire,
uccidere.

E allora chi era quello
strano ragazzo che aveva incontrato poco fa? Avrebbe potuto trattarsi
di un semplice scherzo della sua mente, se non fosse per quel piccolo
souvenir che ora stringeva tra le mani, giocherellandoci.


Era immersa nei suoi pensieri quando ad un tratto l’avvertì.

Debole, perché la sua metà demoniaca era sopita. L’odore del sangue.
Qualcuno
là nei paraggi aveva allestito un vero e proprio banchetto e stava
impregnando l’aria di quell’aroma che adesso le sembrava addirittura
nauseabondo.

Seguì la scia quasi volando, talmente era veloce.
Arrivata alla prima radura, vide uno spettacolo raccapricciante.
Un mucchio di cadaveri di demoni, accatastati uno sopra l’altro, stava bruciando.
Una
figura incappucciata si stava allontanando furtiva. Fece appena in
tempo a bloccarla e con uno scatto fulmineo le tolse il cappuccio. Vide
solo un paio di occhi azzurri che la fissavano allibiti e poi il buio.


***
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MessaggioTitolo: Re: Lilith: la Genesi   Lilith: la Genesi Icon_minitimeSab Lug 18, 2009 10:27 am

‘Quando si sveglierà?’ Emily era impaziente.
La
ragazza che aveva cercato per anni, colei che sognava assiduamente
tutte le notti, era lì davanti a lei sdraiata su un letto, priva di
sensi. Aveva mille domande da porle.

‘Penso
le ci vorrà qualche giorno, le ho dato una bella botta in testa’ Azrael
sfoderò il suo sorrisetto irritante. ‘Fortunatamente in questi giorni è
umana, per cui ha perso i suoi poteri ed è stato facile catturarla. In
genere è un bell’osso duro’

‘A me
sembra malata’ la ragazza fissava il volto addormentato, malinconica.
Le pareva sciupata, stanca, pallida. Ovviamente non aveva detto a
nessuno che si erano già incontrate in passato, era il suo segreto.. E
poi non si fidava ancora né di Draven né di Azrael, nonostante ormai
fossero mesi che veniva addestrata ad uccidere demoni e lavorava per
loro.

‘Su su dolce fanciulletta, non ti curar di lei ma pensa ad affinar le divine tue doti’
Emily
odiava sentirlo parlare in quel modo. Improvvisava versi poetici in un
linguaggio ormai decaduto, solo per irritarla. Non aveva mai capito
perché si divertisse tanto.

Uscì
dalla stanza a passo lento, dopo aver dato un’ultima occhiata al corpo
disteso sul baldacchino. Non le avevano detto nulla se non che si
chiamava Lilith e che la cercavano da tempo. Evidentemente anche loro
si fidavano poco di lei.

Poco prima di richiudere la porta vide un bagliore strano negli occhi di Azrael, una luce che non le disse niente di buono.

***

‘Lilith, mia dolce Lilith..’
Il grigio degli occhi di Azrael fu la prima cosa che vide, appena aprì i suoi.
La sua voce suadente la stava ancora una volta incantando.
Si
svegliò di scatto, divincolandosi, ma era stata legata con nodi stretti
sia ai polsi che alle caviglie. Era distesa su un bellissimo letto a
baldacchino con le tende ricamate di pizzo, e la stanza non brillava
certo per semplicità.

Gli
infissi di porte e finestre erano dorati, così come le maniglie e la
struttura del letto e degli armadi. Le lenzuola erano di seta ricamata
e sul muro troneggiava un’enorme ritratto del bel giovane biondo che le
stava seduto di fianco e la guardava divertito.

‘Ti trovi nella mia umile stanza, dolce Angelo’
‘Non sono un angelo’ ringhiò a denti stretti.
Sentiva che il potere era di nuovo dentro di lei, lo percepiva forte. Si stava ricaricando.
‘Perché
credi che ti abbia legata? La fase di luna nuova si è conclusa, e tu
sei tornata ad essere una potenziale minaccia alla mia vita. Mio padre
non sa che ti trovi all’interno del suo castello, altrimenti saresti
già morta. Dovresti ringraziarmi per averti risparmiata..’ sogghignò
lui.

‘Bene, slegami e provvedo subito!’ sussurrò lei con i canini bene in vista.
‘Lilith
Lilith Lilith..mia piccola ribelle.. piccola, beh in effetti sei molto
più vecchia di me! Ma cosa vuoi che siano un centinaio di anni se
confrontati..’ avvicinò la sua bocca a quella della ragazza ‘..a quello
che provo per te?’. La baciò violentemente, tenendole il viso con forza
per non farla girare dall’altra parte. Lei tentò invano di
divincolarsi, poi gli morse il labbro e lui si ritirò con uno scatto.

‘Ehy, la gattina morde..’ sorrise, un rivolo di sangue gli bagnava il colletto della camicia.
Salì sopra di lei con un balzo e riprese a baciarla, ora sul collo, ora sulla nuda pancia.
‘Dovresti coprirti di più, mio dolce Angelo’ ansimò, preso dall’eccitazione.
Era incontrollabile.
Sapeva
che urlare non le sarebbe servito a niente, che nessuno in quella
situazione l’avrebbe aiutata. Si trovava nella tana del lupo.
Prese
ad agitarsi, cercando di scansarlo, ma lui era davvero forte e non le
dava tregua. Fu quando le slacciò i bottoni dei pantaloni che la paura
ebbe il sopravvento su di lei. Si lasciò andare, temeva di non avere
altra scelta.

Credeva che sarebbe stato più facile ed indolore dargliela vinta.
Chiuse gli occhi.
Un
tonfo sordo riempì la stanza, e quando Lilith riaprì gli occhi vide
Azrael a terra, imprecante, e un ragazzo che stava sciogliendo le corde.

Si
liberò e in un attimo fu sopra al maniaco. Cominciò a riempirlo di
pugni, le lacrime calde di rabbia bagnavano il petto di lui. Prese il
pugnale dallo stivale e fece per infilarlo nelle sue carni, quando il
ragazzo che l’aveva salvata la fermò e la zittì.

Tese l’orecchio e si accorse che stava arrivando qualcuno, erano almeno in cinque.
Un
secondo prima che la porta si aprisse, i due erano già fuori dalla
finestra, correndo mano nella mano verso il bosco, unico rifugio
abbastanza sicuro per loro.


***

‘Certo
che è davvero bello’ pensò Lilith, percorrendo con lo sguardo la linea
dei muscoli del nuovo arrivato. Aveva dei bellissimi capelli scuri, un
po’ mossi, e degli occhi verdi e penetranti.

Era il secondo personaggio misterioso che incontrava quel giorno, cominciava a sentirsi un po’ confusa.
‘Scusami ma..chi sei?’
Il
ragazzo continuò silenziosamente a medicare le ferite che quel maniaco
le aveva procurato sulle braccia e sul ventre. Niente di grave, erano
solo graffi superficiali. Eppure il moretto sembrava totalmente
concentrato su di essi.

‘Sei sordo? Muto? Hai per caso problemi a socializzare?’ lo stuzzicò lei.
Silenzio.
Dopo
un attimo di esitazione, i loro sguardi si incrociarono e solo allora
lei si accorse che i loro visi erano davvero troppo vicini.

‘Mi
chiamo Train’. La sua voce era anche meglio di come se l’era aspettata
’ed è stata una fortuna che io mi trovassi nelle vicinanze in quel
momento. Ma si può sapere perché diavolo gli hai permesso di metterti
le mani addosso? Cos’hai nel cervello?!’

La
foga di Train spaventò Lilith, che si gettò sulla difensiva. ‘E come
cavolo avrei potuto difendermi sveglione? Non hai visto che mi aveva
legata stretta al letto?? Massì, potevo spazzarlo via con la
telecinesi, come ho fatto a non pensarci??’ sbraitò ironica e offesa
dalla furia del ragazzo.

‘Potevi urlare.’ Il tono tutt’a un tratto pacato di Train e la preoccupazione nei suoi occhi le fecero venire un tuffo al cuore.
Era diventato malinconico.
‘Potevi..chiamarmi..Lilith’
Gli occhi di lei cercavano confusi quelli di lui, per capire cosa stesse succedendo.
‘Io..dovevo proteggerti, questo è il mio compito, quello per cui sono stato creato. E stavo fallendo’
Ora la situazione era ancora meno chiara.
La ragazza avanzò verso di lui, lentamente. ‘Train..chi sei?’

***

‘Divino Azrael, che è successo?’
I quattro adepti aiutarono il principe ad alzarsi, sotto lo sguardo allibito di Emily.
‘Lei dov’è?’ riuscì solo a chiedere, gli occhi azzurri ridotti a due fessure.
‘La
tua cara Lilith è appena scappata, dopo essersi liberata e avermi
sopreso alle spalle. Credi ancora che sia un essere debole e malato da
difendere?’ era davvero furioso.

La ragazza abbassò gli occhi. Vide delle gocce di sangue, e solo allora si accorse della ferita al labbro di Azrael.
‘Andatevene, me ne occupo io’ intimò agli altri quattro, che lasciarono la stanza con un inchino.
Fece sedere il principe sul letto e cominciò a medicargli la ferita con un po’ di unguento.
‘Penso che sia arrivato il momento che io sappia contro chi dovrò combattere. Non ti pare?’ chiese con voce calma.
Gli occhi grigi di lui si accesero, e un sorriso maligno comparve sul volto ammaccato.

***

‘Non posso dirti niente, non dovevo neanche parlarti. Il mio compito è sorvegliarti e proteggerti, non parlare con te.’
Lo
sguardo di Lilith s’indurì. ‘Come sarebbe a dire che il tuo compito è
quello di starmi alle costole e non puoi spiegarmi nulla?? Non ho forse
diritto di capire cosa diavolo sta succedendo? Come posso fidarmi di te
se non mi dici NIENTE?!’

‘Tu non
devi sapere niente’ rispose calmo Train ‘Non mi vedrai più. Io sarò la
tua ombra e ti terrò lontana dai guai. Non dovrai neanche fare lo
sforzo di fidarti di me’.

Seduto
con la schiena appoggiata ad un tronco e lo sguardo basso, fissava i
piedi di Lilith, in piedi di fronte a lui, assolutamente furiosa e
pericolosa.

Alzò lo sguardo ma non incontrò rabbia, com’era sicuro, bensì due occhi limpidi e impenetrabili.
Lei
non disse una parola, prese la lunga spada che aveva lasciato a terra e
girò i tacchi, silenziosa. Camminava con una foga tale che Train non
riusciva a starle dietro.

‘Lilith..aspettami dai..Lilith!’
La ragazza si fermò di colpo. ‘Smettila di seguirmi’
‘Ti devo proteggere’
‘So badare a me stessa, grazie’
‘Si, ho visto com’eri padrona del tuo nemico, distesa sul letto e legata come un salame.’
‘E’ stata..una distrazione, non accadrà più. Ero debole.’
‘E io sono qui per proteggerti’. Disse pacato lui, guardandola dolcemente.
Senza
preavviso lei spiccò un balzo, e cominciò a correre velocissima,
facendo lo slalom tra gli alberi e sfiorando i tronchi con sferzate
d’aria.

Si fermò dopo un paio d’ore, stremata, e si sedette su un sasso, appena fuori dal bosco.
‘Il tuo era per caso un tentativo di liberarti di me?’
La voce di Train la sorprese alle spalle.
Corrugò la fronte. ‘Mi offendi, Lilith. Credi davvero che non riesca a starti dietro?’
‘Vediamo.’ Sorrise lei, e ripartì più veloce che mai.
***

‘Figlio,
sei stato davvero imprudente a nasconderla nel castello senza le
adeguate precauzioni. Hai idea di quanto tu abbia messo in pericolo
l’Ordine, portandola qui?’

‘Ma
padre..lei..è mia. E’ mia. Io..sono un essere insignificante senza di
lei. La voglio, padre, la desidero, la bramo più di qualsiasi altra
cosa, più del potere, dei soldi..’ Azrael piagnucolava nell’ombra, la
mano del padre sulla sua testa ne carezzava i biondi riccioli, come a
volerlo consolare.

‘E presto sarà
tua figliolo, te lo prometto. Ora che anche la Prescelta si è convinta
che lei è un essere maligno, le nostre possibilità di contrastarla sono
aumentate notevolmente.’

Fece alzare lentamente il figlio e lo abbracciò.
‘E quando la uccideremo farò del suo corpo la più bellabambola che tu abbia mai avuto.’
Azrael rise nervosamente, la lingua si muoveva in modo convulso fuori dalla sua bocca.
‘Certo padre.’
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MessaggioTitolo: Re: Lilith: la Genesi   Lilith: la Genesi Icon_minitimeDom Lug 19, 2009 11:24 pm

....LILITH QUANDO PUOI E VUOI POSTA IL SEGUITO PER PIACERE...SONO MOLTO CURIOSA... vittoriaaaa!!
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MessaggioTitolo: Re: Lilith: la Genesi   Lilith: la Genesi Icon_minitimeLun Lug 20, 2009 12:19 pm

- Capitolo Tre-

‘Hai
intenzione di continuare a cercare di evitarmi?’ la voce beffarda di
Train le arrivava all’orecchio talmente vicina che sembrava che lui
stesse accanto a lei.

Era la
creatura più veloce e letale tra tutti i demoni, eppure Lilith non
riusciva a seminare quell’individuo importuno. Ma chi diavolo si
credeva di essere per sfidarla così?

Si fermò di colpo, e lo stesso fece il ragazzo.
Si voltò furiosa verso di lui. ‘E tu hai intenzione di continuare a nascondermi la tua identità?’
Train
sorrise dolcemente e le carezzò il capo. ‘Ma te l’ho detto, io sono qui
per proteggerti. Non è necessario che tu sappia altro’

Lilith scansò la mano del ragazzo con un gesto brusco. ‘E allora continua a correre’
Con
un balzo ripresero il folle inseguimento. Era più testarda di un mulo,
e giurò a sé stessa che non si sarebbe fermata finchè lui non le avesse
detto tutta la verità.

Tuttavia
il suo giuramento durò ben poco, dato che ormai erano giorni che
continuava a correre e la stanchezza cominciava a farsi sentire. Si
erano allontanati parecchio dal castello di Azrael, eppure sapeva che
quello che stava cercando era lì. Emily doveva essere lì. Per un
attimo, prima di ricevere la botta in testa che l’aveva tramortita,
aveva visto i suoi occhi, guardato dentro la sua anima. Sapeva che
anche lei la stava cercando, la loro connessione si faceva ogni giorno
più forte.

Ma ora lei era nelle mani del nemico.
Per un attimo le si gelò il sangue nelle vene solo all’idea.
E se Emily fosse ormai passata al lato Oscuro? Se fosse stato troppo tardi?
La voce di Train ruppe il silenzio.
‘La salveremo, vedrai.’
Lilith lo guardò per un attimo, tra il confuso e il sorpreso.
‘Riesci a leggermi nel pensiero?’
Train rise, prendendole il viso tra le mani e avvicinando la sua bocca a quella di lei.
‘No, semplicemente ti conosco troppo bene..’
La
ragazza rimase impietrita, persa nei suoi occhi. C’era un non so che di
familiare e nostalgico nella voce di Train, nel suo odore, nel calore
del suo corpo..

Poi, imbarazzata, si ritrasse. ‘Non posso dire lo stesso di te..’
Lui parve sorpreso nel vedere la sua reazione, però si allontanò e continuò a sorridere.
Andò a sdraiarsi vicino ad un tronco e chiuse gli occhi, senza proferir parola.

Lilith
non riusciva a dormire. Decise di farsi una passeggiata nei dintorni,
per esplorare la zona. Si erano accampati nei pressi di un piccolo
villaggio vicino a Hell. ‘Nome più che mai adatto alla mia situazione’
pensò ridendo Lilith. Hell, Inferno. Ed era esattamente quello in cui
viveva lei, il suo passato, il presente, il futuro. Sarebbe stato tale
per l’eternità.

Ed era tutta colpa sua.
Adam. La sua maledizione, la sua croce. Il suo amante.
Il
primo uomo creato dal Supremo Bene, colui che aveva tentato di
sottometterla e farle violenza solo perché si riteneva un essere di
natura superiore. Era grazie a lui se ora lei era stata bandita
dall’Eden.
Rimpiazzata da Eve, creata appositamente come serva di
Adam, dalla sua costola. Inferiore, dedita all’essere un’amante
perfetta e una moglie impeccabile.

Ricordi nitidi e indelebili, nascosti nel cuore della ragazza, si fecero più vivi che mai.
I litigi con Adam, i lividi che lui le lasciava sul corpo, a dimostrazione della sua superiorità..
Adam era la perfezione, al di sopra di animali, piante, angeli e demoni. Lui si sentiva così.
Lilith era solo una serva, creata da Dio per soddisfare i capricci di quell’essere spregevole.
Ma lei era imperfetta. Indipendente, forte, caparbia, ribelle.
Lacrime
calde cominciarono a rigarle il viso. La rabbia e l’odio che provava
nei confronti di quel Dio così amorevole e buono, ma che l’aveva
buttata via come un oggetto senza valore, un esperimento mal riuscito,
l’avevano fatta diventare quello che era adesso.

Un angelo decaduto, maledetto. Un mezzo demone.

A
causa della sua umanità si trovava in quel limbo di sofferenza
infinita, destinata a vivere per sempre, essendo una creatura
immortale, e a pagare in eterno per il suo tradimento.

Appena aveva saputo dei Consacrati e dei loro Ordini, la collera le aveva invaso l’animo già nero come la morte.
Si
facevano passare per Guerrieri Buoni, con la missione Divina di
liberare il mondo dal Male. In realtà si trattava di una setta, il cui
fondatore era proprio Adam, creata per trovare e DISTRUGGERE ogni
residuo rimasto di Lilith, della sua discendenza. Stupratori, pazzi,
folli, assassini, ecco chi erano in realtà i Consacrati.

I
capi della setta altri non erano che figli, nipoti e pronipoti di Adam,
tutta la sua famiglia aveva fatto il voto di dare la caccia alla Prima
Madre, colei che aveva rifiutato il Padre.

Per
secoli Lilith aveva vagato sulla terra alla ricerca di Lui, del Male,
senza alcun risultato. Non sapeva se era ancora vivo, ma sicuramente
lei non avrebbe permesso a una sola briciola di Adam di camminare
ancora sulla Terra. Avrebbe spedito tutti all’Inferno e trovato la sua
pace.


Immersa nei suoi
pensieri, non si accorse di un’insolita luce poco lontano da dove si
trovava lei, che danzando nell’oscurità proiettava una strana aura
attorno a sé.

Quando la notò si nascose veloce dietro un albero, e avanzò furtiva tra la vegetazione per non farsi scoprire.
Arrivò
ad una radura poco lontano dal loro accampamento, e notò un fuoco
ancora acceso. Nei dintorni, nessuno. Chiuse gli occhi e annusò l’aria,
in cerca di odori strani, o di sangue. Niente.

Chiunque si fosse trovato lì doveva essere scappato poco prima, magari l’aveva sentita arrivare.
Notò delle tracce sul terriccio umido. Impronte umane.
Cominciò
a seguirle, e si accorse che le orme erano molto distanti tra loro,
quasi come se l’umano avesse fatto enormi falcate, saltando.

Arrivò alla spiaggia. Hell si trovava vicino al mare, l’aveva scordato.
Una figura era seduta solitaria sulla riva, e Lilith ci mise poco a riconoscerla.
‘Tu..sei il ragazzo della chiave’
Lui neanche si voltò, né provò a fuggire.
Se ne stava silenzioso ad osservare le onde, come ipnotizzato.
La
folta chioma rossa si muoveva col vento, e i suoi occhi tristi e scuri
trasmettevano profondità e mistero. Lilith si accorse che mani e
braccia erano sfregiate, probabilmente aveva avuto un combattimento
alquanto
violento poco prima.

‘Che ti è successo?’ chiese piano.
Lui si voltò molto lentamente verso di lei e cominciò a studiarla, come a vedere se si poteva fidare della nuova arrivata.
‘Non ricordo’ fu l’unica cosa che disse, poi calò di nuovo il silenzio.
‘Perché mi hai dato quella chiave?’ continuò Lilith, come a voler instaurare un rapporto con lui.
‘La chiave..è mia. La mia chiave. L’ho persa, chissà dove sarà..’
Era confuso, sembrava fosse del tutto spaesato e non capisse dove si trovava né come ci fosse arrivato.
‘Come ti chiami?’ gli chiese lei con fare rassicurante ‘Io ti posso aiutare a cercare la chiave, se tu mi dici che cosa apre.’
Lui
si voltò di scatto e le afferrò i polsi con forza. ‘No, non devi
aprirlo! Non devi! L’oscurità si impadronirà di te, di me, di tutti! Il
suo potere è immenso, è pericoloso, è..’ si mise a piangere come un
bambino tra le braccia della ragazza, sempre più meravigliata. Pian
piano i singhiozzi si placarono, finchè non si addormentò sulla sabbia
bagnata.


Dal nulla spuntò fuori Train, e come al solito fece sobbalzare Lilith.

‘Accidenti, ma non puoi proprio evitare di materializzarti ovunque?!’
‘Lui chi è?’ Sembrava geloso. A Lilith spuntò un sorrisino sul viso.
‘Non
ne ho idea. L’ho incontrato giorni fa e mi ha consegnato una chiave,
sembrava un tipo a posto, anche se un po’ misterioso. Ora invece si è
comportato in modo assurdo, ha parlato di un potere oscuro da non
liberare, e sembrava davvero impaurito. Comunque non ho idea di chi sia’

Aggiunse
poi con fare provocatorio ‘A quanto pare sono destinata a viaggiare con
persone di cui non so assolutamente nulla, se non che sono strane.’

Questa volta Train non sorrise, il suo sguardo rimase fermo e imperturbabile.
‘Dobbiamo portarlo via di qui.’ Disse in tono fermo. ‘Presto tornerà’
‘Chi?’ ora Lilith sembrava davvero interessata al discorso.
‘La creatura che gli ha inferto quelle ferite. E’ vicina, la sento. E non promette nulla di buono’

***
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MessaggioTitolo: Re: Lilith: la Genesi   Lilith: la Genesi Icon_minitimeLun Lug 20, 2009 12:19 pm

L’alba
aveva ormai preso il posto della notte, e i raggi del sole sfioravano
la pelle candida di Lilith, rendendola quasi evanescente.

Train era rimasto sveglio tutta la notte a guardarla dormire.
Lei ovviamente se n’era accorta, ma aveva cercato di non farci troppo caso e di riposare.
Lo
strano ragazzo dai capelli rossi non accennava a svegliarsi. Dopo aver
parlato con lei e aver pianto lacrime amare quasi tutta la notte, era
caduto come in un coma profondo.

‘Forse dovremmo provare a scuoterlo, giusto per vedere se è ancora vivo..’ propose lei.
Si
voltò verso Train e le sembrò sul chi va là, pronto ad attaccare. Da
quando avevano trovato ‘il Rosso’, come lo chiamava lui, aveva smesso
di parlare col suo solito tono canzonatorio e passava ore intere in
silenzio, a riflettere. Su cosa, per lei era un mistero.


Non
sapendo che fare, Lilith si mise a frugare tra le tasche del ragazzo
addormentato. Vi trovò un vecchio coltellino, un ciondolo dorato con
incise delle strane lettere in ebraico (che a scavare nei suoi ricordi
interpretò come Eoin) e un disegno fatto col carbone su un vecchio
foglio ingiallito. Era il ritratto di una ragazza.

Il viso le pareva così familiare, eppure non riuscì proprio a capire di chi si trattasse.
Rimise quei piccoli tesori nelle tasche del Rosso e si avvicinò al suo orecchio.
‘Svegliati, Eoin’ sussurrò a mezza voce.
Non
fece in tempo a rialzarsi che il ragazzo aprì gli occhi di scatto e le
bloccò i polsi, imprigionandola da dietro e stringendo forte il suo
collo con un braccio.

‘Ehy, ma
che diavolo..?’ imprecò lei, e con un gesto tanto leggiadro quanto
violento sollevò la gamba in verticale e lo colpì in pieno viso,
ferendolo al naso.

Eoin cadde a terra tramortito ma ancora sveglio.
‘Credi davvero che sia così facile catturarmi?’ lo sfidò.
‘Dannata..mi hai spaventato e mi sono difeso, tutto qui’
Train guardava la scena, in silenzio.
‘Ti succede spesso di svegliarti pieno di ferite senza ricordarti chi te le ha inferte?’
La domanda di Train pareva tanto assurda quanto sensata.
‘Chi lo vuol sapere? Ora i due ragazzi si fissavano negli occhi, quasi a volersi sfidare.
‘Sono un Angelo’ rispose lui, spiccio.
Il Rosso sembrava sospettoso.
‘E lei chi è?’ chiese, sempre rivolto a Train, e ignorando completamente Lilith.
‘Lei’
rispose la ragazza adirata ‘E’ un mezzo demone che ti spaccherà la
faccia se non ci spieghi subito cosa diavolo ci facevi sulla spiaggia
mezzo mutilato e per quale ragione mi hai attaccata!’

Eoin sorrise, l’irruenza di Lilith la rendeva spesso molto buffa e tenera. Ma lei era tutt’altro che questo.

Si sedette vicino al focolare ormai spento e cominciò a raccontare la sua storia.
‘Sono
nato in un piccolo villaggio della Germania orientale, e vivevo
tranquillo con mia madre e le mie sorelle più piccole. Mio padre ci ha
abbandonati quando avevo solo otto anni, neanche me lo ricordo. Ho
sempre mandato avanti la famiglia da solo. Un giorno andai a far legna,
spingendomi più lontano del solito. Se solo fossi rimasto vicino casa
avrei sentito le urla strazianti della mia famiglia, e avrei potuto
salvarla. Tornato alla nostra fattoria trovai sangue ovunque, e i corpi
mutilati delle mie sorelle. Mia madre era sparita. Da quel giorno ho
cominciato a viaggiare, seguendo le più svariate piste per trovare
l’assassino dei miei cari. E l’altra notte credevo di averlo trovato,
ma era solo un’altra pista sbagliata.’

‘Da
quanto tempo hai quella cicatrice?’ chiese Train interrompendo il
discorso e indicando una linea bianca sulla spalla destra scoperta di
Eoin.

‘Da quando ero piccolo credo, mia madre mi disse che ero stato morso da un enorme cane.’
Lilith notò un barlume di preoccupazione negli occhi dell’Angelo, ma non ci fece troppo caso.

Il
pomeriggio passò molto velocemente, con Eoin che raccontò alcune delle
sue avventure quasi a voler strabiliare la ragazza, senza sapere che in
realtà lei aveva compiuto imprese ben maggiori alla lotta con folletti
malefici o strane creature marine.

Ma
lei non amava parlare molto di sé, cercava di svelare il meno possibile
del suo passato perché ancora non sapeva quasi nulla sui suoi nuovi
compagni di viaggio.


Le continue chiacchiere la distolsero dal suo scopo primario, Emily.
Ma non per molto, infatti la rincontrò nei suoi sogni, come ogni notte.
Questa volta però non erano ricordi.
Vide
la ragazza del ritratto che aveva trovato in tasca al Rosso, e la
associò ad Emily. Stringeva tra le braccia uno scrigno, e fissava
Lilith quasi aspettasse una sua qualche reazione.

Come presa da una folgorazione, tirò fuori la chiave e la spinse nella toppa.
Una mano si serrò al suo polso e due occhi infuocati la rimproverarono. ‘Ti avevo detto di non farlo..’
Si svegliò in un bagno di sudore. Quel sogno era stato così diverso dai precedenti, così reale.
Mise
la mano in tasca per controllare che la chiave fosse ancora al suo
posto, e si scottò. Era incandescente e pulsava come un cuore umano,
come se si stesse avvicinando qualcosa che la richiamasse. Dopo il
breve contatto con le dita della ragazza, tornò fredda e inanimata.

‘Sta per succedere qualcosa di terribile.’
Train, seduto di fonte a lei nel buio, la fissava.
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MessaggioTitolo: Re: Lilith: la Genesi   Lilith: la Genesi Icon_minitimeLun Lug 20, 2009 9:59 pm

Sono ripetitiva lo sò....ma aspetto il seguito.... Lilith: la Genesi 489358
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MessaggioTitolo: Re: Lilith: la Genesi   Lilith: la Genesi Icon_minitimeMar Lug 21, 2009 1:51 pm

-CAPITOLO QUATTRO-

Stare
in mezzo a tutti quegli Incappucciati, come li chiamava lei, faceva
sempre sentire Emily a disagio. Che stupidaggine, quella di travestirsi
in quel modo. Si toglie comodità al combattimento.
Re Draven aveva
convocato tutti per un consiglio urgente, a quanto pare Lilith aveva
colpito di nuovo. Stavolta si trattava di un lontano cugino del re, un
uomo dal discreto potere e dall’immensa stupidità, come egli stava
appunto spiegando a gran voce a tutti i Consacrati.
‘Ha sottovalutato le capacità del demone e ne è uscito sconfitto. Che le sue ceneri trovino la pace in Paradiso.’
Un mormorio di Amen eccheggiò nella grande sala del Consiglio.
Azrael
era seduto come sempre alla destra del padre, mentre ad Emily spettava
un posto in fondo al tavolo lungo e rettangolare, che le permetteva una
panoramica di tutti i membri seduti con lei.
Accanto al principe vi
era una ragazza molto bella, dagli occhi azzurri come quelli di Emily.
Capelli biondissimi, quasi bianchi, le incorniciavano un volto perfetto
e gli zigomi rosei e raffinati. Era la preferita del re, Astarte. Sotto
il suo aspetto angelico si nascondeva a quanto pare un demonio, una
vera maestra nell’arte del combattimento. Emily non l’aveva mai
affrontata, ma la sua fama la precedeva in tutti i paesi del regno e
forse anche oltre. Cugina di secondo grado di Azrael, erano cresciuti
insieme, e il loro rapporto molto ambiguo aveva sempre destato un certo
disgusto in Emily. Erano sempre insieme, e tra i Consacrati avevano la
nomina di ‘Angeli dalle mani insanguinate’.

Il consiglio durò
molto più del previsto, e la ragazza non faceva altro che sbadigliare.
Si parlava di tattiche, rifugi, addirittura di armi segrete.. ma chissà
perché era sicura che nulla avrebbe fermato Lilith. Emily aveva fatto
approfondite ricerche sul suo conto nella biblioteca dell’Ordine, ma
purtroppo le informazioni a loro disposizione erano ben poche.
‘Demone
vendicativo e sanguinario, vuole distruggere i Consacrati in quanto
difensori del bene. Poteri: ignoti. Armi: ancora da verificare.
Alleati: nessuno. E’ caparbia e coraggiosa, irrazionale, uccide per
sadico divertimento e non ha regole o limiti’
A cosa poteva servirle
leggere il parere di un qualche insignificante membro che aveva scritto
quelle cose basandosi solo sulle opinioni di altri, che neanche avevano
combattuto contro di lei?
Si trovava al punto di partenza.
L’unico
modo era affrontarla, studiare ogni sua mossa e tracciare una mappa del
suo comportamento, scoprire il suo schema mentale, come ragionava, come
uccideva. Facile a dirsi.
Ma come l’avrebbe trovata?
Forse doveva solo aspettare, dopotutto sapeva che anche lei la stava cercando.
Detestava stare con le mani in mano.

Quella
notte decise di fare una ricognizione nei villaggi vicini, aveva
sentito che ultimamente vi erano dei demoni abbastanza fastidiosi che
uccidevano il bestiame e razziavano i mulini.
Camminava lentamente,
guardandosi intorno e talvolta dando un’occhiata all’interno di qualche
casa. Una in particolare attirò la sua attenzione, colma di affetto e
risate di una famiglia.
Aveva nostalgia. Sapeva benissimo di essere
una trovatella, ma i genitori adottivi le mancavano molto, come pure la
sorella. Chissà quando avrebbe potuto rivederli..
Azrael la teneva
d’occhio, e le impediva qualsiasi spostamento che oltrepassasse i
confini del regno. Diceva che non era il momento dei ricordi, doveva
concentrarsi sulla battaglia con Lilith e la sua schiera di creature
infernali.
Per un attimo pensò alle sue vere origini. Non aveva mai
provato il desiderio di conoscere la sua vera madre e il suo vero
padre, finchè non era entrata nei Consacrati.
Aveva un mucchio di interrogativi senza risposta.
Perché avevano scelto lei? Quali erano le sue reali capacità? I suoi veri genitori erano persone ‘normali’ o guerrieri come lei?
Chissà se anche loro erano alla ricerca dell’affascinante demone che tormentava i suoi sogni..
Nel trambusto dei suoi pensieri, un flash prese possesso della sua mente, tutt’a un tratto.
Eoin.
Se l’era dimenticato.. quello strano ragazzo che la fissava sempre
senza parlarle.. chissà se era tornato al villaggio o se stava vivendo
qualche fantastica avventura.
Avrebbe tanto voluto rivederlo.
Ma,
come ormai aveva capito già da tempo, doveva rassegnarsi a rimanere
sola. L’unica compagnia che le dava un po’ di sollievo in quelle notti
solitarie era il suo cucciolo Jinx, un piccolo demone dalle sembianze
feline. L’aveva trovato ferito settimane prima, se ne era occupata e
adesso erano diventati inseparabili.
Anche in quel momento il dolce
animaletto trotterellava dietro di lei, tenendo le orecchie ben tese
come a volerla aiutare nella sua ricerca.
Le ore che la dividevano
dall’alba passarono molto velocemente senza che lei trovasse niente di
interessante. Era stata una nottata fiacca.
Tornò al castello, e vide Astarte che sgattaiolava furtiva fuori dalla stanza del cugino.
‘Hanno passato di nuovo la notte insieme’ pensò con una smorfia.
Non
che fosse gelosa o cos’altro, solo che non approvava il loro rapporto
perverso e incestuoso. Bah, alla fin fine erano affari loro, aveva
altro a cui pensare.
Tornò in camera sua e si distese sul morbido letto con la trapunta azzurra a fiori.
Detestava
quel motivo floreale, ma Azrael diceva che si addiceva perfettamente
alla signorina che lei avrebbe dovuto essere. Un maschiaccio che dorme
su un letto simile, figuriamoci.
Si appisolò per un paio d’ore, giusto il tempo di ricaricarsi dopo una notte insonne.
Quando aprì gli occhi trovò il principe seduto di fianco a lei.
‘Dormito poco?’ sorrise.
‘Mmm’ mugugnò lei, annuendo con la testa.
‘Emily..
devi smetterla di strapazzarti ogni notte. Il Regno ha bisogno di te
QUI, non a combattere i demoni inferiori che infestano i villaggi.
Capisco che tu sia impaziente di incontrare Lei, ma faresti meglio ad
affinare le tue tecniche di combattimento piuttosto che fare
ricognizioni a vuoto’ Azrael era fatto apposta per rompere le scatole
con le sue noiose paternali.
‘Senza contare che ancora non riesci a controllare la tua magia’ aggiunse severo.
Su
questo non poteva dargli torto. Dopo l’incidente al villaggio non si
erano più verificati ‘eventi soprannaturali’, niente fuoco dalle mani o
altro. Per un attimo aveva anche creduto che si fosse trattato davvero
di un incidente, e non di un incantesimo.
Ogni giorno si addestrava
con l’Albino, un guerriero mite e silenzioso ma davvero letale, che le
insegnava l’arte della spada e del combattimento. Poi passava un paio
d’ore in biblioteca, perché il re desiderava che studiasse e conoscesse
a fondo ogni tipo di demone che avrebbe incontrato. E la sera, al
tramonto, Azrael la portava nelle rovine di una vecchia torre poco
lontano dal castello, per cercare di sviluppare la sua arte magica,
senza alcun risultato.
Le ricognizioni notturne erano l’unico svago
per Emily, l’unico momento in cui poteva stare sola con sé stessa e
riflettere. Ormai aveva preso l’abitudine di dormire di meno, forse
anche per non sognare.
Difatti da qualche giorno la sua mente
viaggiava in modo talmente frenetico da non avere tempo per Lilith. Il
re Draven l’aveva convocata per dirle che era molto deluso dai suoi
scarsi progressi, e lei non voleva certo darla vinta ad Astarte, che
sorrideva maligna al pensiero della sua totale incapacità.

Quella
mattina, dopo la solita ricognizione, decise di non andare a letto. Era
davvero scoraggiata, dopo ore e ore che provava a far uscire il fuoco
dalle mani senza riuscirci.
Concentrata sui suoi pensieri, non si
accorse di essersi persa. Ora vagava per i corridoi del castello alla
ricerca della sua stanza. Arrivò davanti ad un portone molto vecchio,
di legno di ciliegio. Aveva strane incisioni su tutto il bordo, e
profumava di buono.
Senza pensarci un attimo, la ragazza entrò.
Si
trovò dentro ad una stanza molto grande e impolverata, probabilmente
non vedeva anima viva da anni. L’arredamento pareva molto antico. Vi
erano un enorme specchio e dei grandissimi armadi pieni di vestiti, sia
femminili che maschili. Doveva trattarsi di una camera matrimoniale.
Emily
prese un abito azzurro e se lo provò. Allora era questo l’effetto che
faceva l’essere una principessa.. si guardò allo specchio e non vide
più sé stessa, ma una bellissima fanciulla dall’aspetto nobile ed
elegante.
Se lo tolse e continuò a studiare l’enorme stanza. I
cassetti erano vuoti, se non fosse stato per una vecchia lettera
profumata in uno di essi. Era strappata, come se qualcuno in un impeto
di rabbia avesse voluto distruggerla. La prese in mano e la lesse,
velocemente.
‘Mio caro. Credimi, non avrei voluto farlo. Non avevo
altra scelta.. hai macchiato di sangue la nostra famiglia, la nostra
discendenza, solo per vendetta. Non mi amavi abbastanza per lasciar
perdere questa stupida battaglia. Avrei voluto che le cose fossero
andate diversamente. Sappi che ti amerò per sempre, e ti aspetterò in
Paradiso. Tua per sempre, E.’
‘Ora capisco’ pensò Emily, posandola
del cassetto. ‘Lei dev’essersi suicidata e lui non l’ha accettato.’ Era
pensierosa. Quella stanza non le sembrava più tanto affascinante.
Non si accorse immediatamente del ritratto. Era seminascosto da un telo, e posato per terra, dietro una sedia poggiata al muro.
I
loro occhi si incrociarono. Un uomo bellissimo, i capelli corvini e gli
occhi azzurri come il cielo, la fissava dalla sua cornice. Aveva un
aspetto così seducente che Emily non potè fare a meno di rimanerne
incantata. Tuttavia c’era un non so che di viscido nel suo sguardo,
qualcosa che fece venire un brivido sulla schiena della ragazza.
‘E’ magnifico, non è vero?’
Una voce alle sue spalle la colse impreparata e la fece sussultare.
Astarte la stava fissando col suo solito ghigno sul bellissimo viso.
‘Come hai fatto a trovarla?’ le chiese poi, con aria irritata.
‘Io..stavo solo facendo un giro e mi sono persa nei corridoi, tutto qui.’ Si giustificò l’altra.
‘Non ha importanza. Nessuno può stare qui. Questa..è la stanza del Padre.’
‘Il..Padre?’ ora Emily era davvero curiosa.
‘Certo,
il fondatore dei Consacrati e di tutta la nostra dinastia. Il Padre,
Adam. E’ lui quello nel ritratto.’ Astarte fissò prima lui poi la
ragazzina vicino al dipinto. ‘Avete gli stessi occhi..’

Un rumore sordo fece sobbalzare entrambe.
‘Jinx!’ il piccolo demone aveva appena fatto cadere una vecchia boccetta di profumo dal tavolino davanti allo specchio.
Astarte guardò torva prima lei poi la bestiola, e uscì in silenzio dal grande portone, invitando entrambi a fare lo stesso.
L’intenso
aroma di lavanda si levò dalla boccetta frantumata e giunse alle narici
sensibili di Emily, poco prima che la porta si richiuse con un tonfo,
sbattuta dalla biondina.

Quella notte decise di non uscire in
ricognizione. Si mise a disegnare, dopo tanto tempo che aveva smesso.
Ma il suo soggetto non era più Lilith, bensì Adam, quella figura
enigmatica che non conosceva per niente, seppur i suoi occhi le
risultassero così familiari.
Chissà se era lui il destinatario della
lettera che aveva trovato.. senza pensarci due volte, l’aveva rubata
dal cassetto e con un gesto furtivo se l’era infilata in tasca quando
Astarte si era girata un attimo.
Ora la stava rileggendo, cercando
di pensare alla reazione di Adam dopo aver ricevuto quella lettera.
‘Gli si sarà spezzato il cuore. Doveva amare molto questa E.’
Si addormentò qualche minuto dopo, e questa volta sognò.

***

Si trovava in una landa desolata. Lunghi tronchi secchi e marci si ergevano dal terreno.
Sentì
lo scrosciare di un ruscelletto, poco lontano, così decise di seguirlo.
Arrivò ad una piccola oasi morta, alberi dalle foglie giallastre e una
pozza d’acqua erano le uniche cose che ancora davano un po’ di vita al
paesaggio. Più in là una piccola grotta scavata nella roccia.
Scese dalla collina stando attenta a non inciampare sulla parete ripida e dissestata.
Una volta giù, si accorse di non essere sola.
Una
ragazza, dai capelli lunghi e sporchi e i vestiti stracciati quasi
inesistenti, si stava cibando di una carcassa ormai in decomposizione,
come una selvaggia.
Cercò di avvicinarsi con cautela e la raggiunse, in silenzio.
Non si girò nemmeno e continuò a mangiare.
Ad
un tratto, un bagliore forte illuminò il paesaggio, e l’atmosfera venne
invasa da un senso di calore e protezione. Emily chiuse gli occhi,
quasi a voler assaporare quella sensazione.
Tre angeli, candidi e maestosi, si ergevano ora di fronte a lei, e guardavano la selvaggia.
Il più bello dei tre si avvicinò alla ragazza sporca e le carezzò il viso.
‘Ma
come ti sei ridotta?’ la sua espressione malinconica era di una
bellezza ultraterrena. ‘Devi smetterla di fuggire, torna da Dio e
chiedi perdono per le tue colpe. Lui ti riaccoglierà..’
‘Mai’ ringhiò lei, e allontanò la mano dell’angelo con uno schiaffo.
Gli altri due scomparvero in un lampo di luce, scuotendo la testa dal disappunto.
Lui rimase a fissarla e cominciò a piangere. Era così bello..
‘Ti
prego. Ti prego, torna. Io..ti voglio proteggere, ti DEVO SALVARE, o la
mia esistenza non ha alcun senso. Torna in Paradiso.. torna da me.’
La ragazza lo guardò con aria triste, lo baciò e disse solo ‘Non posso.’
L’angelo si rialzò, e con il cuore spezzato scomparve come avevano fatto poco prima i suoi compagni.
Emily
si sentiva così sola in quel momento. Le lacrime non smettevano di
scendere, così impetuose da non riuscire a fermarle. L’amore che quei
due provavano l’uno per l’altra le aveva toccato il cuore entrandole
dentro e impadronendosi della sua anima. Ora lei provava lo stesso
dolore che affliggeva quei due, e si accasciò a terra, singhiozzando.
La selvaggia si avvicinò e cominciò a carezzarle la testa.
I suoi occhi dorati la fissavano.
‘Lilith..’

Emily si svegliò di soprassalto, le guance ancora bagnate.
‘Che diavolo mi sta succedendo?’
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MessaggioTitolo: Re: Lilith: la Genesi   Lilith: la Genesi Icon_minitimeGio Lug 23, 2009 3:49 pm

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MessaggioTitolo: Re: Lilith: la Genesi   Lilith: la Genesi Icon_minitimeGio Lug 23, 2009 10:52 pm

...i miei commenti sono sempre gli stessi...finora mi piace ciò che hai scritto lilith...e sono curiosa di sapere il seguito... hahahah
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MessaggioTitolo: Re: Lilith: la Genesi   Lilith: la Genesi Icon_minitimeVen Lug 24, 2009 12:07 pm

Mi raccomando se notate errori, imprecisioni o altro, non esitate a dirmelo!!
Grazie mille Monica ^___^
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cioccolataconpanna
Oltre l'apparenza....
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MessaggioTitolo: Re: Lilith: la Genesi   Lilith: la Genesi Icon_minitimeVen Lug 24, 2009 5:13 pm

... Lilith: la Genesi 542580 a te Silvia...aspetto impaziente il seguito... Lilith: la Genesi 176184
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unarigablu
Penna esperta
Penna esperta
unarigablu



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MessaggioTitolo: Re: Lilith: la Genesi   Lilith: la Genesi Icon_minitimeVen Lug 24, 2009 11:38 pm

mi aggiungo nell attesa.... Lilith: la Genesi 21562
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MessaggioTitolo: Re: Lilith: la Genesi   Lilith: la Genesi Icon_minitimeMar Lug 28, 2009 2:59 pm

....Lilith!!!!Lo sò che hai da fare...che sei super impegnata....ma per piacere appena hai due minutini posta il seguito.... nuoooo daiii sono curiosa... Lilith: la Genesi 542580 Lilith: la Genesi 542580 monica
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MessaggioTitolo: Re: Lilith: la Genesi   Lilith: la Genesi Icon_minitime

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