| | Il fatalismo sociale | |
| | Autore | Messaggio |
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Ospite Ospite
| Titolo: Il fatalismo sociale Mer Nov 25, 2009 11:52 am | |
| Siamo artefici del nostro destino oppure gli eventi sono inesorabilmente prestabiliti dal fato? La domanda è da sempre dibattuta divedendo due opposte teorie che vedono nel primo caso i reattivi e gli ottimisti, mentre nell’altra sponda i cinici rassegnati. Se la fortuna o la sfortuna hanno un ruolo importante nel determinare il corso della nostra esistenza è vero anche che siamo in grado di contrastare gli eventi negativi sollecitando i positivi e modificando anche quanto prestabilito dal fato. Fare la storia dei cambiamenti sociali non sono stati certo i fatalisti rassegnati alle conseguenze del: “così vanno le cose, che ci posso fare?” ma bensì quella categoria di persone che hanno creduto nella propria forza battendosi per le giuste cause, riscattandosi anche dalla povertà apparentemente senza scampo.
Ma nella società attuale si rispecchia, a mio avviso, sempre più l’immagine del fatalista rassegnato incapace di indignarsi, conducendo la propria esistenza nell’indifferenza dei problemi sociali. Ecco che a fronte di: scandali politici, episodi di malgoverno centrale o cittadino, il bullismo giovanile, le morti bianche, la violenza sui bambini..... ci sdegnamo per poi ricadere nel silenzio della dimenticanza ..... “Non possiamo farci nulla, da sempre conviviamo con questa società”..... ci dimentichiamo però che la tracotanza, la violenza e l’impunità derivano dal nostro essere fatalisti!!...
Di la tua......!!!! |
| | | lisa Oltre l'apparenza....
| Titolo: Re: Il fatalismo sociale Mer Nov 25, 2009 1:42 pm | |
| Bel tema keko.
Io sto dalla parte degli ottimisti sempre e comunque perchè credo fermamente nelle potenzialità di ognuno di noi anche in quelle ancora inespresse e non mi piace pensare a me come "vittima"di un sistema di cose preordinate non si sa da chi ,ferme li solo ad attendere di rovinarci la vita. Non mi è mai piaciuto stare ferma a guradare e laddove ho potuto portare il mio contributo ,nelle relazioni interpersonali(amicizia,rapporti di lavoro,casa,tempo libero,strutture di accoglienza per disabili o per persone con problematiche psicologiche,casi di anoressia,situazioni famigliari allo sfascioecc)l'ho sempre fatto. Credo che le reazioni partano da se e che dipenda molto da quanto queste cose ci indignano,ma richiedono anche una grande volontà e spirito di sacrificio. A volte mentre dedicavo le mie domeniche in una di queste strutture e i miei amici erano ingiro a divertirsi pensavo:ma come fanno a non capire che ci sono persone che hanno bisogno anche solo di un sorriso e che poi c'è spazio sia per il divertimento che per altro volendo?. ma non siamo tutti uguali,a me non piace tessere le mie lodi e cerco di fare ciò che sento e di seguire l'insinto e quasi mai sbaglio devo dire. Il sorriso,gli abbracci ,le parole dette da persone che ho in qualche modo cercato di aiutare sono sempre stata la risposta per me e nè è sempre valsa la pena. Alcuni sostengono che dove ci sono sotuazioni di volontariato ci sono mancanze e che chi lo fa deve sopire un suo bisogno di attenzioni,io non la penso così o meglio può essere vero in alcune realtà ma ci sono spinte emotive che partono e nascono da noi senza voler nulla in cambio e questo richiamo o propensione verso l'altro il più delle volte è innato e non ci si può fare nulla,si soffre non potendo aiutare. delle persone accomodanti,pressappochiste,indifferenti,non parlo perchè anche solo dedicare quattro parole sarebbe dare loro attenzione e visto che loro non hanno mai il tempo per gli altri:mi spiace molto e mi scuso ma io non ho tempo per loro. Alla fine credo che ognuno è ciò che è nel bene e nel male,so anche che qualora si trovassero in difficoltà mi dimenticherei immediatamente del loro essere stati assenti e mi prodigherei per aiutare perchè è nella mia indole quindi cerco di stare al mondo nel modo a me più consono. Non ho suggerimenti da dare dico solo a chi sta immobile a guardare che il modo migliore per cercare di cambiare le cose è quello di non diventare come loro e credo anche che ci siano tanti angeli in incognito fra noi che riescono o ch cercano di sopperire all'indifferenza che ci viene regalata ogni giorno. L'indignazione momentanea va bene ma poi a questa devono seguire i fatti che sia anche solo dare un conforto ad un amico in un momenti di bisogno ma ci deve essere. le cose non vanno mai ne troppo bene e nè trioppo male ,le cose vanno,la vita continua e sta a noi renderla migliore per noi stessi ma anche per chi ci circonda. Grazie Keko per questo spunto al quale non mi è stato difficile prestare la dovuta attenzione!!! | |
| | | Ospite Ospite
| Titolo: Re: Il fatalismo sociale Mer Nov 25, 2009 7:51 pm | |
| Destino o libertà di abritrio? Penso che su questa domanda potremo trovare una quantità infinita di documentazioni di varie epoche e tendenze.... dalla famosa citazione di Claudio Cieco Appio "Faber est suae quisque fortunae." "Ciascuno è artefice del proprio destino" fino in epoca contemporanea a una frase di Paulo Coelho "Gli uomini sono artefici del proprio destino: possono commettere sempre gli stessi errori, possono fuggire costantemente da ciò che desiderano, e che magari la vita gli offre in modo generoso."Sinceramente non do peso al destino, che non vedo segnato nella mia vita, ma tutto dipende dalle scelte che facciamo di fronte ai bivii che incontriamo: quante volte ci chiediamo, "ma se avessi fatto, scelto, detto.... (altrimenti) la vita avrebbe preso un percorso diverso...., ma quelle azioni le abbiamo compiute noi in piena libertà, certo magari condizionati da una situazione momentanea, dal proprio trascorso educativo, dai propri valori di riferimento, e dalle nostre fedi religiose, politiche e sociali..... Niente secondo me è tracciato dal fato, o peggio ancora dalla società in cui ci troviamo a vivere, dal mondo (queste entità di fatto possono condizionare certo, ma non impedire di seguire un percorso o schemi alternativi....) (peraltro detesto proprio il modo di generalizzare accusando gente società mondo, il termine detesto....) |
| | | Ospite Ospite
| Titolo: Re: Il fatalismo sociale Sab Nov 28, 2009 1:32 am | |
| Io penso che noi siamo artefici del nostro destino, limitatamente a quelle che sono le nostre possibilità di scelta. Mi chiedo, un bambino che nasce nel sud del mondo, magari in mezzo ad una delle tante piccole guerre dimenticate dall’occidente, che possibilità ha di poter scegliere il proprio destino? Forse può scegliere di non prendere in mano quel fucile che lo costringono ad imbracciare? Forse può rifiutarsi di ammazzare altre persone? Ma è proprio possibile che questo debba essere il suo destino? Forse siamo noi occidentali che possiamo costruire o che stiamo distruggendo il suo destino. Condivido molto di quello che scrive Lisa. E l’ammiro per la sua capacità di scegliere di non essere passiva, di agire per se stessa,per aiutare il prossimo e migliorare il mondo. Chi si dedica al volontariato merita la stima e l’appoggio di ognuno di noi, non tutti possono o vogliono farlo, ma denigrare chi lo fa è proprio da vigliacchi! Però, c’è anche un altro modo di reagire, di costruire il proprio destino e quello di questa società. Io credo sia fondamentale mantenere vivi e portanti i valori legati all’etica, alla dignità della persona, ai vecchi concetti di ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. E’ sbagliato abusare degli altri, quale che sia la forma in cui viene perpetuato questo abuso, ed è ancora più grave se si fa verso qualcuno più debole di noi. E’ un concetto così semplice eppure lo stiamo perdendo di vista, oppure abilmente qualcuno ce lo sta occultando. A chi torna utile questa degenerazione sociale? A chi torna utile la nostra indifferenza, la nostra stanchezza, il nostro pensare “così fan tutti”? Io conosco la risposta, la conosce ognuno di noi. E allora ognuno di noi, anche solo cominciando a riflettere su quanto voglia lasciare che siano altri a decidere del proprio destino e di quello di tanti piccoli bimbi nati nella parte sbagliata del mondo, può cominciare ad essere artefice, anche solo di un pensiero. |
| | | Ospite Ospite
| Titolo: Re: Il fatalismo sociale Lun Nov 30, 2009 5:13 pm | |
| Uhm, credo ci sia un destino per ognuno di noi.
E' vero, prendiamo prendiamo delle decisioni, facciamo delle scelte ma alla fine la nostra vita, il nostro futuro è già scritto nel libro del destino.
E' un pò come giocare a Monopoli; decidi se acquistare case o alberghi ma prima di tutto è il destino che ti fa avere le carte buone o no, è sempre il destino che ti fa capitare sul parco della Vittoria o in prigione ferma un turno
Sono un pò contorta?!
Intanto che cercate di capire, io vinco! |
| | | dharma Oltre l'apparenza....
| Titolo: Re: Il fatalismo sociale Lun Nov 30, 2009 8:28 pm | |
| ,,,anchio cone e dody,non credo ad un destino ineluttabile ,che ci può far abdicare nei confronti delle nostre responsabilità,,, vero che penso ci siano componenti di imponderabile ,ma con il pacchetto di bene e di male datoci alla nascita,,, possiamo poi lavorare ,,e non sempre quello che ai nostri occhi è male per l'altro lo è davvero,,,, per riflettere su questo tema c'è un libro che è'' la città della gioia'' di dominique lapierre che ci offre uno scorcio ,,,di un'altra realtà ,dove il destino è padrone quasi assoluto,,,, ci possiamo rendere conto che basta uno dei nostri ""no""per affermarci arteficici ,condizionati ,ma pur sempre artefici della nostra vita | |
| | | Ospite Ospite
| Titolo: Re: Il fatalismo sociale Lun Nov 30, 2009 10:16 pm | |
| dana ha detto:"E' un pò come giocare a Monopoli; decidi se acquistare case o alberghi ma prima di tutto è il destino che ti fa avere le carte buone o no, è sempre il destino che ti fa capitare sul parco della Vittoria o in prigione ferma un turno Sono un pò contorta?! Intanto che cercate di capire, io vinco!"Ma siccome il destino è imprevedibile può anche darsi come dici tu, che ti faccia rimanere per parecchi turni ferma in prigione. E mentre tu non riconosci che ci vuole intelligenza, astuzia e bravura per vincere, ma conti solo sul destino, io che prima pensavo a come vincere, ora vinco! ...proprio sicura che dipenda dal destino? |
| | | damdam Admin
| | | | Ospite Ospite
| Titolo: Re: Il fatalismo sociale Mar Dic 01, 2009 7:14 pm | |
| Uhm...intelligenza, astuzia (?) e bravura
Sì, credo che per cominciare, queste caratteristiche siano necessarie, anche se io le chiamerei più che altro"fiducia in noi stessi", fiducia nelle nostre capacità, nell'essere positivo alla vita
Ma sai Dody, la fortuna è capricciosa! ^_^
Ho visto persone annaspare tante di quelle volte che neppure immagini, eppure avevano presupposti per potercela fare.
Volontà da vendere, voglia di fare e arrivare Qualcuno ce l'ha fatta, altri no
Per me non è così, o meglio non sono sufficienti; l'intelligenza e volontà , pensaci bene Dody, se potessimo manovrare la nostra volontà le nostre azioni, la vita non avrebbe un senso, anche perché devi considerare che oltre alle nostre azioni, ci sono quelle degli altri e la forza della natura( per esempio!)
Il mondo si rigenera sempre e MAI solo con la nostra sola volontà, di conseguenza, la vita stessa è un'incognita e, contemporaneamente, è destino! ^_^ |
| | | Ospite Ospite
| Titolo: Re: Il fatalismo sociale Mer Dic 02, 2009 1:05 am | |
| Hai ragione, non bastano l'intelligenza, la bravura e la tenacia... magari, bastassero! Però attribuire il merito o la colpa delle nostre vicende al destino mi sembra una scappatoia per non affrontare la vita e le scelte continue che essa comporta. Proprio come dice Dharma, l'idea che esista un destino, la fortuna o Dio, non ci devono far abdicare alle nostre responsabilità o rinunciare a perseguire un obiettivo apparentemente fuori portata. Io mi sento molto illuminista e razionalista, ho la netta sensazione che la storia umana non si sarebbe mai evoluta se ci fossimo adagiati sulla convizione di essere predestinati. Tuttavia, è anche vero che non ci saremmo neanche stati se quel meteorite non avesse provocato l'estinzione dei dinosauri.... quindi... un po' di ventura e un po' di bravura, in quale proporzione sta a noi decidere. |
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