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Il linguaggio crea e definisce il Circostante in un’opera involontaria di disconoscimento dalla sua forma originale che, in quanto muta, fino a quell’istante era oggettiva. Attraverso le parole, in questo senso, il concreto prende pieghe relative allo scrutatore e diventa irreversibilmente personale. Quanta illusione ed immodestia c’è nella “comprensione” tra umani: capiamo in base a come siamo e non a com’è!

Sono d'accordissimo con le tue riflessioni sul linguaggio. Abbiamo già accennato l'argomento.
Magnifica la conclusione sulla comprensione!

Succede anche a me di vedere gli altri attraverso i miei filtri di lettura non percependo la realtà per quel che veramente è. Ma credo di essere aperta ad accogliere le osservazioni di chi me lo fa notare.
Secondo me c'è la possibilità di ampliare i propri orizzonti, riducendo di fatto "illusione ed immodestia" ... provando anche a camminare in luoghi sconosciuti, che magari ci piacciono poco perché troppo diversi da noi.

Vorrei fare una riflessione opposta però: ma quanto è triste e doloroso non essere compresi da chi crede di capirti, aiutarti, consigliarti, per poi catalogarti in un immagine che non ti appartiene per niente.

Ovviamente mi riferisco ad una situazione personale che in questo momento mi sta pesando molto, soprattutto perché non riesco a trovare il modo per comunicare tutto ciò!

Avete consigli in merito?

Grazie per i complimenti e per il commento...

Consigli...mah...anche a me succedono situazioni simili...se trovi la soluzione fammela sapere, te ne sarei grato! =)

L'immagine che qualcuno si fà di noi è quella che noi offriamo (altrimenti saremmo circondati sempre da "tonti" e questo non lo possiamo dire....).
Bene... se non veniamo capiti... poniaci allora il problema sotto forma diversa... e se non fossi io veramente ad esprimere ciò che sento e che sono? O se la mia esperienza fosse diversa dallo "scrutatore" perchè non pareggiarmi a lui? E' solo il continuo confronto che rafforza la nostra esperienza.
Secondo me obiettivo principale è raggiungere l'equilibrio della comprensione: io sono così e tu sei diverso da me ma rispettiamo la nostra diversità nell'unicità (e non parlo solo di linguaggio). A lungo termine si potrebbe arrivare alla comprenzione reciproca di come si è e non di come siamo capaci di veder l'altro "essere".

Quel che volevo dire è che se io guardo le chiavi di casa mia l'immagine che ho di loro è certamente diversa dell'immagine che un'altra persona può avere guardandole (perchè io ci aggiungo un piano, un layer, di conoscenze e di affetti che nessun altro può avere)..
Non è questione di esprimersi e di essere capito ma, piuttosto, dell'impossibilità di far capire alle persone ALLA PERFEZIONE ciò che si dice dato che ognuno interpreterà le parole che si dicono in base a ciò che è...ognuno porta con sè sè stesso in ogni secondo...