Crisi e imprevedibilità

Secondo me se possiamo parlare di crisi, e ne possiamo parlare sia collettivamente che individualmente, è perchè prevale da diversi anni l'imprevedibilità. Probabilmente è una situazione promossa a livello politico e finanziario, come se la promessa di riforme protrattasi per molti anni abbia creato in ognuno di noi un'attesa frustrante. Molte cose sono cambiate anche in meglio, però l'interrogativo politico si riduce a due questioni: il controllo della spesa pubblica e le tasse. Si fa strada anche l'ipotesi sul controllo del nostro bilancio individuale, come se ciò bastasse a contrastare la crisi. Trovo che la nostra vita sia tendenzialmente frenetica e dovrà moderarsi, spero presto. L'imprevedibilità è anche una telefonata amichevole per vederci o uscire subito, senza tenere conto dei nostri programmi. Basterebbe il sostegno al reddito delle persone senza liquidità per contrastare la crisi finanziaria in atto? No, perchè siamo sotto l'attacco da organismi specializzati, il cui fine è mettere in discussione stati e imprese. Ecco il progetto al quale siamo esposti, intanto le cose tendono a peggiorare, sia nella vita che nelle attività. Intanto alcuni telegiornali ci informano su principesse e amenità estive...

Anche l'impossibilità non dico di avere un dialogo, ma anche una semplice conversazione, senza peggiorare le cose, è indice e concausa delle difficoltà individuali e tra le persone. Se si scambiano due parole si parla sempre di minacce e pericoli, malumori e rimproveri. Quindi il conforto se è di questo mondo è assai difficile da trovare, meglio cercarselo da sè, magari scrivendo o dedicandosi a qualcosa: forse anche la musica trae origine da questa difficoltà relazionale, antica e perenne.

Purtroppo hai ragione, è sempre più difficile dialogare con le persone senza scivolare in polemiche e considerazioni sulla realtà del paese. E' il futuro dei nostri figli, non avranno quello che abbiamo avuto noi, nè in termini economici nè in termini di rapporti umani. e forse ci riteniamo anche un po' responsabili di questo e ne discutiamo.
Ma non sono d'accordo quando parli di escludere il tuo prossimo nella ricerca di un conforto. Si possono trovare momenti intensi di condivisione anche semplicemente festeggiando in allegria il compleanno di una persona cara o sedendosi attorno a una chitarra provando a gracchiare qualche strofa. Attingo positività anche da momenti leggeri e spensierati.

Non escludo il prossimo nella ricerca di un conforto, dico che è difficile da trovare. Festeggiare in allegria mi capita quasi mai comunque, sebbene vi sia invitato a volte.
Può sembrare una difficoltà, quasi ad essere poco socievole. Penso dipenda dall'umore, o si parla sempre di lavoro e cose serie o prevale la superficialità effimera. Eppure il conforto esiste, diciamo che forse non ne sento a sufficienza nel periodo attuale, attorno a me.
I forum aiutano molto, però sono virtuali. Ecco, molti sembrano ripetere il modello virtuale anche nella vita reale, secondo me. Però non esiste solo il contatto fisico e sensuale, potrebbe venire un conforto anche da una bella conversazione, però gli altri mi sembrano poco disponibili.
Infatti molti pagano dottori per parlare di sè, o no?

Dirò di più.. spesso ci sentiamo costretti ad essere in relazione con persone per le quali siamo portati dal carattere a nutrire avversione, però non possiamo dirlo. La vita fa scherzi in tal senso davvero paradossali, a chi è capitato che amici e partner si trasformino in oggetto di avversione, cordialmente ricambiata? Intendo per il carattere..

Non vorrei apparire pessimista, però nei rapporti la costante di fondo è ormai una sopportazione reciproca, corrispondente al grado di profondità del rapporto. Se il contatto è leggero e relativo la sopportazione è assente o superficiale. Essere scontrosi e permalosi, e di solito lo è uno dei due, rende teso il rapporto e poco gradevole. Possono anche esserci ragioni più o meno serie a complicare le cose, questioni spesso di soldi o di infedeltà.

Potreste chiedervi chi sono: uno scapolo, tenuto per molti anni a freno, applicato all'esercizio e allo studio. Il valore della virtù si fa certo evidente nel tempo, però ci costa soprattutto in termini di libertà e arbitrio. Muse si sono succedute nel tempo, e mi hanno arrecato del bene, però il clima è sempre stato un pò difficile, perchè le muse hanno un carattere forte. Da qualche tempo merito di confrontarmi con scelte di vita, per levigare la soddisfazione naturale rendendola compatibile con un rapporto emblematico.
La musa è amante, sorella, amica? ecco l'interrogativo, la navigazione però può trasformarsi in una deriva..

Sorgente ha scritto:

Non vorrei apparire pessimista, però nei rapporti la costante di fondo è ormai una sopportazione reciproca, corrispondente al grado di profondità del rapporto. Se il contatto è leggero e relativo la sopportazione è assente o superficiale. Essere scontrosi e permalosi, e di solito lo è uno dei due, rende teso il rapporto e poco gradevole. Possono anche esserci ragioni più o meno serie a complicare le cose, questioni spesso di soldi o di infedeltà.

Non credo che i rapporti (di coppia e non) abbiano come collante la sopportazione.
Per sopportazione intendo quel sentimento di completa indifferenza che subentra quando tutto ciò che c'era non c'è più: amore, comprensione, rispetto..
Parlerei di accettazione piuttosto, per le caratteristiche del carattere dell'altro che poco ci piacciono.
Certo che l'infedeltà e le questioni di soldi portano a considerazioni diverse: non ho mai dovuto affrontare nessuna delle due questioni e non saprei quale sarebbe il mio pensiero , e tantomeno il mio comportamento.

Certo l'accettazione sarebbe meglio, anche se un atteggiamento rigido e piuttosto ostile fa propendere più per la sopportazione. Infatti, se essa è più frequente anzichè l'accettazione, il rapporto è centrifugo e quasi impossibile. Problemi di soldi non ce ne sono, una soluzione si trova sempre. La questione adesso sono le infedeltà, però parlarne non è facile. Dico solo che mi rende necessaria una riflessione di natura etica.