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 donne ed uomini indimenticabili

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MessaggioTitolo: Re: donne ed uomini indimenticabili   donne ed uomini indimenticabili - Pagina 2 Icon_minitimeSab Apr 18, 2009 12:02 am

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MessaggioTitolo: Re: donne ed uomini indimenticabili   donne ed uomini indimenticabili - Pagina 2 Icon_minitimeSab Apr 18, 2009 12:04 am

Marcello Mastroianni

Vero Nome: Marcello Vincenzo Domenico Mastroianni
Data di nascita: 28/09/1924
Luogo di nascita: Fontana Liri - Frosinone - Italia
Data di morte: 19/12/1996
Luogo di morte: Paris, Ile-de-France, France

Carriera
La sua famiglia era di origine contadina ma suo padre, Ottorino, a causa del suo impegno antifascista non riusciva a trovare facilmente lavoro, tanto che nel 1933 dovettero trasferirsi a ROMA. Questo spostamento sarà però provvidenziale per la carriera del figlio, il quale fin da ragazzo ha la possibilità di interpretare piccole parti in film come "La corona di ferro" (1941) di Blasetti e "I bambini ci guardano" (1943), di Vittorio De Sica.
A ROMA Marcello prende il diploma di perito edile, trova lavoro come contabile e, pur desiderando fare l'architetto, si iscrive alla facoltà di Economia e Commercio. Contemporaneamente calca le scene con i gruppi del Centro Universitario Teatrale dove fa amicizia con Giulietta Masina che successivamente gli presenterà suo marito Federico Fellini, con il quale si formerà un saldo sodalizio.

Dopo l'esperienza universitaria Mastroianni si unisce alla compagnia teatrale Besozzi – Pola - Scandurra – Cei e, di seguito, a quella di Visconti nella quale interpreta importanti ruoli nelle rappresentazioni di: "Un tram che si chiama desiderio" (1949), "Morte di un commesso viaggiatore" (1951), "La locandiera" (1952), "Le tre sorelle" (1952). Nel frattempo colleziona anche parecchie apparizioni sullo schermo tra cui nel film "Domenica d'agosto" (1950) diretto da Luciano Emmer, regista anche del film che di lì a due anni lo avrebbe rivelato a critica e grande pubblico: "LE RAGAZZE DI PIAZZA DI SPAGNA" (1952).
Blasetti e Lizzani gli affidano ruoli drammatici, ma la sua inclinazione più forte è per la commedia soprattutto con l'incontro di quella che sarà la sua partner per eccellenza: SOPHIA LOREN.
I due fanno coppia in diversi film, e in quel periodo a metà degli anni cinquanta ottengono grande successo con "PECCATO CHE SIA UNA CANAGLIA" (1954) e "LA FORTUNA DI ESSERE DONNA" (1955).
Parallelamente, Mastroianni prosegue in teatro la collaborazione con Visconti che, nel 1957 gli offre anche il ruolo principale in uno dei suoi migliori film, "LE NOTTI BIANCHE", tratto da Dostoevskji. Subito dopo torna alla commedia all'italiana con "I SOLITI IGNOTI" di Monicelli, capolavoro del genere.

Bello e fotogenico, egli è un attore dal talento non comune, con il merito di non legarsi ad alcuno stereotipo e di essere capace di oscillare tra commedia e dramma con la massima naturalezza e leggerezza. Affronta tutte le parti con grandissima professionalità e umiltà e il suo poetico istrionismo lascia un segno profondo nella storia del cinema italiano del dopoguerra.
Nel 1960 inizia la collaborazione con Fellini, che lo dirige in "LA DOLCE VITA" e "Otto e mezzo". Il regista fa di Mastroianni il proprio alter ego davanti alla macchina da presa,e inaugurando uno dei personaggi più caratteristici della carriera dell'attore: un antieroe dall'elastico concetto di moralità.
Ma anche Bolognini ("IL BELL'ANTONIO", 1960), Antonioni ("LA NOTTE", 1961) e Zurlini ("CRONACA FAMILIARE", 1962), gli affidano ruoli difficili e complessi che lui sviscera con la solita intensità.
Mastroianni, nonostante questi lavori, non rinnega nemmeno la strada della comicità e recita sia in commedie garbate("Fantasmi a ROMA", 1961) che in lavori dal forte umorismo ("DIVORZIO ALL'ITALIANA", 1962).

Anche il binomio con la Loren, star consacrata dall'Oscar, si rinnova con ottimi risultati in "IERI, OGGI E DOMANI" (1963), "I GIRASOLI" (1960) e soprattutto in "UNA GIORNATA PARTICOLARE" (1977). Anche negli anni '70, è l'interprete più amato dagli autori italiani. Marco Ferreri ed Ettore Scola lo vogliono protagonista in molti film: da "Permette? Rocco Papaleo" ('71) a "LA GRANDE ABBUFFATA" ('73), da "CIAO MASCHIO" ('78) a "La terrazza" ('80).
Negli anni ottanta si cimenta in ruoli che sono la maschera di se stesso, come nei felliniani "LA CITTA' DELLE DONNE" (1980) e "GINGER E FRED" (1985), ed ogni volta, anche se con quasi quarant'anni di esperienza sulle spalle costruisce il personaggio cominciando da zero.
Nel 1984 Bellocchio gli affida un difficile ruolo pirandelliano nell' "ENRICO IV" e nel '94 lavora anche con Altman in "PRET-A-PORTER". E torna a teatro con "Le Ultime Lune di Furio Bordon", dolente riflessione sulla terza età, apprezzata da pubblico e critica.
Nel 1990 alla mostra di Venezia gli viene conferito il Leone d'oro alla carriera.
Non abbandona mai del tutto il teatro e nel 1985 è a Parigi diretto da Peter Brook e dieci anni dopo gira l'Italia portando in diversi teatri "Le ultime lune", una commedia sulla vecchiaia di Furio Bordon con cui riscuote gli ultimi successi prima di morire.

Vita privata
Nel 1950 sposa l'attrice Flora Clarabella e l'anno seguente nasce la figlia Barbara. Nonostante non abbia mai divorziato dalla moglie, che resterà tale fino alla morte dell'attore, numerose sono state le relazioni e i flirt con donne belle e famose. Nel 1968 incontra a Cortina, sul set del film "AMANTI" di Vittorio De Sica, l'attrice americana Faye Dunaway che dopo una tormentata storia d'amore durata due anni lo abbandona. Nel 1971 incontra a Parigi l'attrice francese CATHERINE DENEUVE. I due vivono insieme fino al 1974 e dalla loro unione nasce una figlia, Chiara (anche lei attrice). L'ultima lunga relazione è con la regista italiana Anna Maria Tatò, autrice nel 1996 del film documento "Marcello Mastroianni, mi ricordo, sì io mi ricordo", uscito nelle sale nel 1997 dopo la morte dell'attore.

Curiosità
Snaporaz, il nomignolo affibbiatogli da Fellini, indicava anche l'alter ego del regista stesso.
Un aneddoto che spiega bene la grande professionalità e naturalezza di questo attore è quello che ama raccontare Eleonora Giorgi: durante un lavoro insieme lei era piuttosto stanca e Mastroianni, per consolarla le disse: "Non ti lamentare: non lo sai che noi facciamo il lavoro più bello del mondo? Pensa: siamo pagati per giocare!"
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MessaggioTitolo: ROCK HUDSON   donne ed uomini indimenticabili - Pagina 2 Icon_minitimeSab Apr 18, 2009 12:46 am

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MessaggioTitolo: ROCK HUDSON, biografia   donne ed uomini indimenticabili - Pagina 2 Icon_minitimeSab Apr 18, 2009 12:54 am

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Rock Hudson, nome d'arte di Roy Harold Scherer Jr. (Winnetka, 7 novembre 1925 – Beverly Hills, 2 ottobre 1985), è stato un attore statunitense.

Alto, bruno e prestante, Rock Hudson ha dimostrato di avere più che un naturale sex-appeal, rivelandosi attore dalle squisite doti brillanti, e addirittura drammatiche. Oggi è maggiormente ricordato per lo scandalo che fece la sua morte di AIDS, la quale però spinse ad una maggiore presa di coscienza verso la malattia.
Attore statunitense. Figlio di genitori divorziati, rifiutato da molte scuole di recitazione, con un passato fatto di lavori umili prima e dopo la guerra (combattuta in qualità di meccanico su una portaerei), quando invia le sue foto ai produttori hollywoodiani non può contare su nient’altro che i suoi capelli neri ondulati, la mascella forte, l’altezza imponente e il fisico prestante e atletico, ma è quanto basta. Dopo l’esordio con Falchi in picchiata (1948) di R. Walsh, la sua prestanza fisica viene messa in mostra in molti film d’avventura, fino a quando il suo sguardo patetico e dolente, da bravo ragazzo troppo cresciuto in altezza, nel melodramma La magnifica ossessione (1954) di D. Sirk riesce a conquistare il grande pubblico e a imporsi definitivamente. Inizia così la parte più rilevante della sua carriera, subito contrassegnata da notevoli riscontri critici per la sua intensa (e un po’ strabordante) interpretazione di Come le foglie al vento (1956) ancora di Sirk e, nello stesso anno, per il suo ruolo nella saga familiare Il gigante di G. Stevens che gli vale la sua unica candidatura all’Oscar. Pur non abbandonando i ruoli drammatici, negli anni successivi si dedica maggiormente alla commedia, in particolare in coppia con D. Day (Il letto racconta..., 1959, di M Gordon; Amore ritorna..., 1961, di Delbert Mann; Non mandarmi fiori, 1964, di N. Jewison), ma anche con Gina Lollobrigida (Torna a settembre, 1961, di R. Mulligan). Fra le tante commedie si distingue in particolare in Lo sport preferito dall’uomo (1964) di H. Hawks, dove recita la parte dell’autore di un best seller sulla pesca, che in realtà non sa niente di questo sport. Tra le sue presenze sul grande schermo è da segnalare anche il ruolo di regista in Assassinio allo specchio (1980) di G. Hamilton, mentre in televisione gestisce con grande successo un paio di suoi show (McMillan and Wife e The Devlin connection) ed è tra gli interpreti di Dynasty. Fra le prime celebrità a essere colpite dall’Aids, la sua morte è servita a stimolare l’attenzione mondiale sulla estrema pericolosità della malattia.


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MessaggioTitolo: ELVIS PRESLEY   donne ed uomini indimenticabili - Pagina 2 Icon_minitimeSab Apr 18, 2009 1:06 am

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MessaggioTitolo: ELVIS PRESLEY, biografia   donne ed uomini indimenticabili - Pagina 2 Icon_minitimeSab Apr 18, 2009 1:13 am

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Elvis Aaron Presley (U.S.A.-1935-1977), nasce a East Tupelo cittadina a 150 chilometri da Memphis. Si avvicina alla musica grazie ai genitori, che intonano canti gospel nella chiesa locale e, a soli 10 anni, partecipa ad una gara per principianti: il Mississippi Alabama Fair And Dairy Show, cantando OLD SHEP, vince il secondo premio e, in occasione del suo compleanno, riceve in regalo la prima chitarra con la quale inizia a strimpellare country ed anche un po' di blues. Nel 1948 la sua famiglia si trasferisce a Memphis nel Tennessee, dove Presley termina gli studi e trova lavoro come camionista presso la Crown Electric Company. Crescendo, subisce l'influenza degli artisti country & western e della gente di colore, imitandone l'abbigliamento e la pettinatura. Nella primavera del 1953, decide di registrare un disco a pagamento presso il MEMPHIS RECORDING SERVICE di proprietà di SAM PHILLIPS, titolare della SUN RECORDS, ed incide due canzoni: MY HAPPINESS degli INK SPOTS e THAT'S WHEN YOUR HEARTACHES BEGIN. L'anno dopo, ripete l'esperienza incidendo un secondo disco CASUAL LOVE AFFAIR e I'LL NEVER STAND IN YOUR WAY; si suppone che Presley, ritentando la carta dell'incisione, tenti di farsi notare da Phillips, il quale, qualche tempo dopo, lo chiama per fargli eseguire una ballata dal titolo WITHOUT YOU. Il risultato non é eccezionale, ma lo scopo è raggiunto.
PHILLIPS, gli affianca due musicisti di grande esperienza, SCOTTY MOORE e BILL BLACK, con cui prova nei fine settimana. Da queste sessions, nel luglio 1954, nascono THAT'S ALL RIGHT MAMA e BLUE MOON OF KENTUCKY, riuscitissime versioni di leggendari classici americani: il disco esce il 19 luglio e sale al 3° posto della classifica locale. Lasciato il lavoro alla CROWN, con MOORE e BLACK forma i BLUE MOON BOYS ed il 25 settembre esce il secondo singolo: GOOD ROCKIN TONIGHT/I DON'T CARE IF THE SUN DON'T SHINE che riscuote un discreto successo e gli permette di esibirsi al Grand Ole Opry di NASHVILLE.
Lo show non desta particolare entusiasmo, nonostante la delusione, inizia a cantare regolarmente dal vivo, aumentando la sua popolarità negli stati del Sud. Fra il 1954 e il 1955, Elvis si esibisce in oltre 200 concerti, ed il 16 aprile, nel corso di uno show, conosce COLONNELLO PARKER, il personaggio che più contribuirà a creare la leggenda Presley. Alla fine del 1955, PARKER gli procura un vantaggiosissimo contratto con l'RCA e nel gennaio del 1956, esce un nuovo singolo, HEARTBREAK HOTEL, che Elvis presenta nella sua prima apparizione televisiva nazionale allo STAGE SHOW (condotto dai fratelli DORSEY). Il disco vende milioni di copie e le successive apparizioni televisive scatenano il mito di Elvis e del R&R in tutti gli STATI UNITI. Nel corso del 1956 ben 11 sono le presenze del cantante nelle classifiche di BILLBOARD (record superato solo da lui stesso nel 1957) I WAS THE ONE, BLUE SUEDE SHOES, DON'T BE CRUEL, sono alcuni titoli.
Col tempo il sound di Presley assume caratteristiche più popolari: LOVE ME TENDER , splendida ballata ispirata ad AURA LEE, brano folk de 1861. LOVE ME TENDER, nel giro di pochi giorni, riceve oltre un milione di prenotazioni e l'RCA avrà molte difficoltà a stampare le copie richieste. È il 1957, Elvis debutta come attore in due film: LOVING YOU e JAILHOUSE ROCK che ottengono un grande successo di cassetta; seguono due album ed uno splendido LP di canzoni natalizie. Nel frattempo, il COLONNELLO PARKER, sfruttando il nome dell'artista, organizza una struttura commerciale che crea un grosso giro d'affari, vendendo portafogli, magliette, cinture, rossetti e altri gadget di vario formato e natura. Il 24 marzo 1958, dopo aver terminato il suo quarto film KING CREOLE, inizia il servizio di leva in ARKANSAS e qualche mese dopo viene trasferito nel TEXAS dove rimane fino al 22 settembre, giorno in cui si imbarca sulla nave USS RANDALL in rotta per Bremerhaven, GERMANIA.
Per due anni rimane lontano dalle scene e dagli studi di registrazione, ma la sua casa discografica stampa materiale inciso in precedenza, mantenendo viva l'immagine di Elvis e procurndogli nuove presenze in classifica con i seguenti titoli: DON'T, WEAR MY RING AROUND YOUR NECK, HARD HEADED WOMAN, A FOOL SUCH AS I, A BIG HUNK OF LOVE ed altri. Il primo marzo 1960 termina la carriera militare e rientra in patria, dove riceve il benvenuto ufficiale partecipando allo show televisivo di FRANK SINATRA. Subito dopo, nonostante una serie di eventi segni la fine del R&R e dei suoi migliori esecutori (LITTLE RICHARD, JERRY LEE LEWIS, GENE VINCENT, BUDDY HOLLY ecc...), Presley passa in sala di registrazione ed in aprile esce il nuovo singolo, STUCK ON YOU/ FAME AND FORTUNE, che diventa primo in classifica; stesso destino avranno i tre singoli successivi: IT'S NOW OR NEVER, ARE YOU LONESOME TONIGHT e SURRENDER.
Ancora Anche il cinema continua a vederlo protagonista con produzioni di vario genere: G.I. BLUES (1960), commedia leggera, FLAMING STAR (1960), western e il più impegnato WILD IN THE COUNTRY (1961), ma è BLUE HAWAII (1961) che definisce la formula che verrà utilizzata nei film successivi: battersiper il proprio futuro, conquistare la donna amata e il classico lieto fine, il tutto girato in note località turistiche. Le ultime apparizioni live di Elvis (25 febbraio e 25 marzo 1961) si tengono a MEMPHIS ed alle HAWAII: sono due spettacoli di beneficenza per raccogliere fondi a favore della nave USS ARIZONA, affondata a PEARL HARBOUR nella 2° GUERRA MONDIALE, questo spiega lo straordinario successo dei suoi film, dato che per molti anni saranno l'unico modo per vederlo cantare. Infatti negli anni 60 Elvis interpreta ben 27 pellicole, oltre a quelle già citate ricordiamo: STAY AWAY JOE(1968),CHARRO(1969), VIVA LAS VEGAS(1964), EASY COME EASY GO(1967) e LIVE A LITTLE LOVE A LITTLE (1968).
Due ottimi album segnano il 1960: ELVIS IS BACK una delle sue produzioni migliori (con i brani FEVER, LIKE A BABY ecc. ) e HIS HAND IN MINE un intero album di brani gospel. Negli anni a venire quasi tutte le produzioni discografiche di Presley saranno colonne sonore, fino al 1967 quando esce HOW GREAT THOU ART, secondo bllissimo album di gospel e BIG BOSS MAN che, insieme a U.S. MALE, rappresenta il ritorno del cantante al suo primo amore: il R&R. Nel tentativo di rinverdire il suo mito, THE KING convoca i migliori musicisti del momento e registra in studio, davanti a un pubblico, quelle che sono conosciute come le BURBANK SESSIONS. Da sette anni non canta davanti ad una platea e il fatto diventa quindi un avvenimento: il 3 dicembre 1968 viene trasmesso all'ELVIS NBC TV SPECIAL, sulla rete televisiva nazionale. È un momento decisivo nella carriera di Presley che, abbandonato il sound degli ultimi anni e deciso a riprendersi lo scettro di re del R&R, debutta il 31 luglio 1969 all'INTERNATIONAL HOTEL di LAS VEGAS con grande successo di pubblico e critica. Sarà questo il primo di una lunga serie di spettacoli che negli anni 70 lo riporteranno a contatto col suo pubblico. Da luglio a dicembre, tre eccellenti singoli scalano la classifica di vendita: IN THE GHETTO, SUSPICIOUS MINDS e DON'T CRY DADDY. Grazie a questi nuovi succesi Elvis inizia una intensa e frenetica attività live (più di 1.000 concerti in 5 anni). Una di queste esibizioni, ELVIS: ALOHA FROM HAWAII del 14 gennaio 1973, viene trasmessa via satellite in mondovisione ad un pubblico di un miliardo di persone, in seguito ne verrà tratto uno storico album; la prima incisione quadrifonica a superare il milione di copie vendute. L'enorme produzione discografica di questo periodo é ovviamente imperniata su registrazioni dal vivo, scarso é invece il materiale cinematografico, gli unici lavori su pellicola sono due documentari sulla vita del cantante durante le tournée: ELVIS, THAT'S THE WAY IT IS e ELVIS ON TOUR. Presley comincia a sentirsi ingabbiato dal suo stesso mito e la sua vita é ormai quella di un quasi recluso, circondato da un'impenetrabile corte di parenti, amici e faccendieri che non gli consentono di condurre una vita normale.
Il divorzio dalla moglie Priscilla nel 1973 gli dà il colpo di grazia, l'alcool e le medicine prendono il sopravvento causandogli frequent attacchi depressivi, l'alimentazione disordinata e l'alcool lo portano ad ingrassare ormai vistosamente ed a ricorrere ad estenuanti cure dimagranti, che peggiorano ulteriormente il suo stato di salute costringendolo a periodici ricoveri in ospedale. Malgrado la precaria situazione fisica, il 12 febbraio 1977, inizia una nuova tournée che si conclude il 26 giugno con lo show tenutosi al MARKET SQUARE ARENA di INDIANAPOLIS, da quest'ultimo tour viene tratto lo special televisivo ELVIS IN CONCERT, programmato poi dalla CBS il 3 ottobre successivo. Deciso a prendersi un periodo di riposo, torna nella sua casa di GRACELAND, a MEMPHIS, ma verso le due del pomeriggio del 16 agosto viene ricoverato d'urgenza al BAPTIST MEMORIAL HOSPITAL, dove i medici lo dichiarano morto per aritmia cardiaca: sono le 15,30 del 16 agosto 1977.
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MessaggioTitolo: FREDDY MERCURY   donne ed uomini indimenticabili - Pagina 2 Icon_minitimeSab Apr 18, 2009 2:12 am



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MessaggioTitolo: FREDDY MERCURY, biografia   donne ed uomini indimenticabili - Pagina 2 Icon_minitimeSab Apr 18, 2009 2:24 am

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"Non voglio cambiare il mondo, lascio che le canzoni che scrivo esprimano le mie sensazioni e i miei sentimenti. Per me la felicità è la cosa più importante e se sono felice il mio lavoro lo dimostra. Alla fine tutti gli errori e tutte le scuse sono da imputare solo a me. Mi piace pensare di essere stato solo me stesso e ora voglio soltanto avere la maggior quantità possibile di gioia e serenità, e immagazzinare quanta più vita riesco, per tutto il poco tempo che mi resta da vivere."(Ultima intervista di Freddie Mercury, 1991).




E' il cantante (e che cantante!) e front-man dei Queen.Il suo vero nome era Faroohk Bulsara,è nato a Zanzibar (nell'attuale Tanzania) il 5 Settembre del 1946,i suoi genitori erano inglesi.Il padre era un diplomatico britannico che quindi si spostava di frequente.Freddie vive la sua infanzia a Bombay (in India) dove i suoi insegnanti iniziano a notare la sua predisposizione per la musica e consigliano ai suoi genitori di fargli prendere lezioni di piano.Poco tempo dopo Freddie forma il suo primo gruppo: "The Hectics". Quando Freddie ha 18 anni la sua famiglia si trasferisce in Gran Bretagna,a Feltham,poi a Londra dove Freddie studia all'Istituto d'arte Ealing College,qui incontra Tim Staffell.Dopo aver conosciuto Tim e Brian si accresce in lui l'idea di formare un gruppo.Prima dei Queen,negli anni 60-inizio 70 Freddie milita negli "Ibex" e nei "Wreckage".Quando Tim Staffell lascia gli "Smile",il gruppo in cui suonava il basso e cantava insieme a Brian e Roger,Freddie si unisce a loro e successivamente al gruppo si unisce John Deacon che viene scelto dopo che i tre avevano provato diversi bassisti.Nasce così il gruppo che Freddie chiamerà Queen.Freddie si era ribattezzato Freddie Mercury:Freddie era un nomignolo che gli era stato dato a scuola mentre Mercury era in onore del dio greco mercurio,il messaggero dell'Olimpo.Inizia così un periodo (più di 20 anni) di grande successo che porta Freddie e i Queen al successo mondiale e alla fama che tutti conosciamo.Pur non essendosi mai separato dai Queen ha fatto (come anche Brian e Roger) anche dei progetti da solista:i suoi album sono Mr.Bad Guy uscito nel 1985 e Barcelona (insieme a Montserrat Caballe) uscito nel 1988.Questi album hanno riscosso un buonissimo successo,soprattutto Barcelona che è bellissimo ed unico nel suo genere.Nell'album Barcelona Freddie dimostra tutta la sua passione per l'opera e la sua stima per Montserrat Caballè con la quale nasce anche una forte amicizia.

Gli piaceva moltissimo anche Jimi Hendrix sin da quando era ragazzo.Amava molto i gatti,infatti ha dedicato una canzone al suo preferito: Delilah.Gli piacevano anche i fiori,lo champagne e le torte,e amava dare delle feste molto stravaganti.Freddie era una persona molto generosa e sensibile,con la sua musica voleva trasmettere gioia alle persone.

Purtroppo nel 1987 ha scoperto di essere ammalato di AIDS,ciò nonostante ha reagito con grande forza e si è impegnato a sfruttare al meglio il suo tempo per realizzare tutte le sue idee. Da questo momento più che mai ha vissuto la sua vita privata in maniera molto riservata ed ha annunciato solo il giorno prima di morire di essere malato di AIDS e ha trascorso i suoi ultimi momenti di vita nella sua casa a Londra circondato dall'affetto dei suoi amici più stretti.Il 24 Novembre del 1991 è scomparso lasciando un grande vuoto nel mondo della musica e nei cuori dei fan ai quali ha dato il suo ultimo saluto alla fine del video di These are the days of our lives.


"Se dovessi morire domani, non mi preoccuperei. Dalla vita ho avuto tutto. Rifarei tutto quello che ho fatto? Certo, perché no? Magari un po' diversamente! Io cerco solo di essere genuino e sincero e spero che questo traspaia dalle mie canzoni"(Freddie Mercury, 1986)


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MessaggioTitolo: Re: donne ed uomini indimenticabili   donne ed uomini indimenticabili - Pagina 2 Icon_minitimeSab Apr 18, 2009 4:03 pm

Grande Freddy! nuoooo daiii
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cioccolataconpanna
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MessaggioTitolo: Re: donne ed uomini indimenticabili   donne ed uomini indimenticabili - Pagina 2 Icon_minitimeSab Apr 18, 2009 4:29 pm

Un mito, una leggenda: il Prof. ALBERT SABIN
Per curare i bambini, rinunciò a soldi e brevetto del vaccino contro la "polio"
Vero benefattore dell'umanità Albert Bruce Sabin.
Oltre a creare il vaccino contro la poliomielite, rinunciò a brevettarlo, consentendone la diffusione anche fra i poveri: senza speculazioni economiche. Oggi, grazie a Sabin, la polio può considerarsi debellata.

Albert Sabin, un papà dallo sguardo rassicurante
(1906 - 1993)

È stato uno dei più grandi ricercatori della medicina del nostro secolo: in particolare della microbiologia e virologia. A lui l'umanità deve il vaccino attenuato orale contro la poliomielite, che sviluppò a partire dalle ricerche sulla coltivazione di virus in terreni cellulari. Dimostrò l'innocuità dei suoi virus, assumendoli egli stesso e somministrandoli alle proprie figlie, e si impegnò, successivamente, nella diffusione del vaccino.
Stiamo parlando di Albert Bruce Sabin, di cui quest'anno ricorre il quinto anniversario della morte. Scienziato americano di origine polacca, affermò: "Un buon ricercatore deve avere enorme curiosità, tenacia e una grande onestà. Se una sua scoperta gli sembra troppo bella per essere vera, ci sono buone possibilità che non lo sia".

QUASI PER CASO

Sabin nacque nel ghetto di Bialystock, in Russia (oggi Polonia), il 26 agosto 1906. Figlio di un artigiano ebreo, emigrò a 15 anni in America. A 20 anni era uno studente modello di odontoiatria alla New York University; ma, dopo aver letto I cacciatori di microbi di Paul de Kruif, ne rimase affascinato, tanto da cambiare facoltà.
Nel 1931 si laureò in medicina e andò a lavorare presso l'università di Cincinnati (dove sarebbe rimasto 30 anni), divenendo assistente del dottor William H. Park.
Perché Sabin scelse di studiare la poliomielite? "Iniziai quasi per caso - affermò più volte -. Avevo appena terminato gli studi di medicina a New York, nel 1931. Un mese dopo, scoppiò un'epidemia di polio. Avevo già fatto delle ricerche su questa malattia, che allora uccideva migliaia di persone... Fu il mio maestro, dottor Park (famoso per aver debellato la difterite), a consigliarmi di studiare la polio: quindi non fu una mia scelta. Fu l'unica volta che feci qualcosa dietro suggerimento di un altro".
In questo periodo il giovane microbiologo fece la sua prima scoperta, una scoperta che avrebbe rivoluzionato completamente le conoscenze del tempo sulla natura del virus poliomielitico. Nel 1939 dimostrò che la sede prediletta del poliovirus è l'intestino: contrariamente a quanto allora si credeva, non si trattava di un virus "respiratorio", ma di un virus "enterico".
Nel frattempo la poliomielite nel mondo era in aumento: nelle zone temperate si registrava il maggior numero di casi. L'età più colpita era quella infantile, a partire dal secondo anno di vita. In Europa una delle maggiori epidemie di polio fu quella scoppiata a Copenaghen nel 1952, mentre in America si verificarono 57 mila casi (nel 1939 fu colpito anche il presidente degli Stati Uniti, Franklin Delano Roosevelt). Nel resto del pianeta la situazione non era meno preoccupante.

LA GRANDE DELUSIONE

Nel 1934 due studiosi americani, M. Brodie e J. Kolmer, annunciarono la scoperta di un vaccino efficace contro la poliomielite; ma fu un "fallimento", con molti decessi. Ne derivò la sospensione di qualsiasi ricerca ufficiale sul vaccino antipolio. Tuttavia, nei segreti dei laboratori, le ricerche continuavano.
In questo periodo un altro ricercatore, sino allora sconosciuto, il dottor Jonas Edward Salk (1914-1995) mise a punto, utilizzando virus uccisi con formolo, tre vaccini contro la poliomielite. Bisognava però dimostrare che il preparato agisse come vaccino, cioè a protezione contro i virus naturali.
Il 26 aprile del 1954 la National Foundation for Infantile Paralysis (NFIP) varò ufficialmente il programma di vaccinazione di massa, per verificare la reale efficacia del vaccino realizzato dal dottor Salk. Furono vaccinati 422.743 bambini dai 6 ai 9 anni (ciascuno ricevette una dose di tre vaccini) e altrettanti bambini ricevettero un "placebo".
Purtroppo il metodo Salk si rivelò inefficace, in quanto non garantiva una protezione assoluta, sicura al 100 per cento.
La marcia delle monetine
Fu F. Roosevelt, presidente degli Stati Uniti, ad istituire la National Foundation for Infantile Paralysis (NFIP), che raccoglieva fondi per la lotta contro la poliomielite. In poco tempo l'ente divenne noto come "la marcia dei dimes" (il dime è la moneta da 10 centesimi di dollaro): e il 20 gennaio di ogni anno (compleanno di Roosevelt) tutti i cittadini americani erano invitati a versare un dime per combattere la polio. Attraverso manifestazioni propagandistiche di stars del cinema e di numerosi testimoni e con la donazione di altri più consistenti contributi, furono raccolti milioni di dollari.
La NFIP poté così iniziare una serie di ricerche per un vaccino più efficace e sicuro contro il morbo. A questo scopo, nel 1949 fu varato uno studio multicentrico in varie università statunitensi, stanziando la somma di 1.370.000 dollari e mettendo a disposizione dei laboratori 30 mila scimmie.
In breve, i primi risultati dimostrarono che le migliaia di ceppi noti di poliovirus sono distinguibili in tre tipi fondamentali. Ciò significava che un eventuale vaccino, per essere efficace, avrebbe dovuto contenere gli antigeni di tali tipi.

Nel frattempo Sabin...
Al Children Hospital di Cincinnati, Sabin (che rispettò sempre i meriti scientifici del dottor Salk) aveva finalizzato le ricerche per la messa a punto di una sospensione di virus attenuati e, nel 1953, presentò alla Commissione per l'immunizzazione del NFIP i risultati delle esperienze condotte all'inizio su 10 mila scimmie e 160 scimpanzé e, poi, su 242 persone. Poco dopo, a Singapore, vennero sottoposti a vaccinazione 200 mila bambini. Ma, per una serie di ragioni (anche di campanilismo), Sabin non fu creduto né seguito, almeno in patria. Così il suo vaccino trionfò nei paesi dell'Est prima che in America. La prima nazione a produrre il vaccino di Sabin su base industriale fu la Cecoslovacchia, poi la Polonia, l'Urss e la Germania Orientale. Dal 1959 al 1961 furono vaccinati milioni di bambini dei paesi dell'Est, dell'Asia e dell'Europa.
Poiché nei suddetti paesi non si verificò più alcun caso di poliomielite, furono prodotti e immessi sul mercato notevoli quantitativi del vaccino Sabin "orale monovalente" contro il poliovirus tipo I, e poco dopo, anche il vaccino orale di tipo II (OPV) e il vaccino orale trivalente (TOPV) valido contro tutti e tre i tipi di poliovirus.
Seppure con ritardo, anche gli Usa seguirono il nuovo corso. Il 1962 e 1963 furono gli anni della svolta e della riconoscenza scientifica verso lo scienziato polacco.
Sabin filantropo
Il professor Sabin ha, dunque, realizzato il vaccino anti-polio: realizzazione da cui non ha mai voluto guadagnare un dollaro. Infatti si è rifiutato di brevettare il vaccino, per contenerne così il prezzo e far sì che potesse giungere a chiunque.
Poi si è dedicato a vari importanti studi immunologici, per sconfiggere il cancro e il morbillo, seguendo la linea maestra che già gli diede la vittoria sulla polio: non tanto colpire il male, quanto attivare le difese organiche naturali.
Poiché tutti dobbiamo morire - è stato una volta chiesto ad Albert Sabin -, che differenza fa andarsene per cancro o infarto? "Non dobbiamo morire in maniera troppo miserabile - rispose lo scienziato -. La medicina deve impegnarsi perché la gente, arrivata a una certa età, possa coricarsi e morire nel sonno senza soffrire".
Nella sua lunga carriera, Sabin ricevette 40 lauree "ad honorem" in varie parti del mondo. Per cinque anni consecutivi (dal 1985 al 1989) venne a Torino per partecipare a "incontri internazionali multidisciplinari sullo sviluppo", durante i quali era possibile parlargli, stargli accanto, fruire della sua grande disponibilità.
Albert Bruce Sabin morì a Washington il 3 marzo 1993. Del grande scienziato, manca a molti il sorriso rassicurante, paterno. E a chi lo ha avvicinato (compreso chi scrive) manca anche la sua stretta di mano, calda e forte.

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MessaggioTitolo: Re: donne ed uomini indimenticabili   donne ed uomini indimenticabili - Pagina 2 Icon_minitimeSab Apr 18, 2009 4:42 pm

Albert Einstein
14 marzo 1879
18 aprile 1955

Albert Einstein, nasce il 14 marzo del 1879 a Ulm, in Germania, da genitori ebrei non praticanti. Un anno dopo la sua nascita la famiglia si trasferisce a Monaco di Baviera, dove suo padre Hermann apre, col fratello Jacob, una piccola officina elettrotecnica. L'infanzia di Einstein si svolge nella Germania di Bismarck, un paese in via di massiccia industrializzazione, ma anche retto con forme di dispotismo che si fanno sentire a vari livelli e in vari ambienti della struttura sociale.

Il piccolo Albert era per istinto un solitario ed impara a parlare molto tardi. L'incontro con la scuola è da subito difficile: Albert, infatti, trovava le sue consolazioni a casa, dove la madre lo avvia allo studio del violino, e lo zio Jacob a quello dell'algebra. Da bambino, legge libri di divulgazione scientifica con quella che definì "un'attenzione senza respiro". Non a caso, in seguito con amarezza dei primi corsi scolastici. Odiava i sistemi severi che rendevano la scuola, a quei tempi, simile ad una caserma.

Nel 1894 la famiglia si trasferisce in Italia per cercarvi miglior fortuna con una fabbrica a Pavia, vicino a Milano. Albert rimase solo a Monaco affinché terminasse l'anno scolastico al ginnasio, poi raggiunse la famiglia.

Gli affari della fabbrica cominciarono ad andare male e Hermann esortò il figlio a iscriversi al famoso Istituto Federale di Tecnologia, noto come Politecnico di Zurigo. Non avendo però conseguito un diploma di scuola secondaria superiore, nel 1895 dovette affrontare un esame di ammissione e fu bocciato per insufficienze nelle materie letterarie. Ma ci fu di più il direttore del Politecnico, impressionato dalle non comuni capacità mostrate nelle materie scientifiche, esortò il ragazzo a non rinunciare alle speranze e a ottenere un diploma abilitante per l'iscrizione al Politecnico nella scuola cantonale svizzera progressiva di Aargau. Qui Einstein trovò un'atmosfera ben diversa da quella del ginnasio di Monaco. Nel 1896 può finalmente iscriversi al Politecnico. Lì prende una prima decisione non farà l'ingegnere ma l'insegnante.

In una sua dichiarazione dell'epoca dirà, infatti, "Se avrò fortuna nel passare l'esame, andrò a Zurigo. Lì starò per quattro anni per studiare matematica e fisica. Immagino di diventare un insegnante in quei rami delle scienze naturali, scegliendo la parte teorica di esse. Queste sono le ragioni che mi hanno portato a fare questo piano. Soprattutto, è la mia disposizione all'astrazione e al pensiero matematico, e la mia mancanza di immaginazione e di abilità pratica".

Nel corso dei suoi studi a Zurigo matura la sua scelta: si dedicherà alla fisica piuttosto che alla matematica.

Si laurea nel 1900. Prende dunque la cittadinanza svizzera per assumere un impiego all'Ufficio Brevetti di Berna. Il modesto lavoro gli consente però di dedicare gran parte del suo tempo allo studio della fisica.

Nel 1905 pubblica tre studi teorici. Il primo e più importante studio contiene la prima esposizione completa della teoria della relatività ristretta. Il secondo studio, sull'interpretazione dell'effetto fotoelettrico, conteneva un'ipotesi rivoluzionaria sulla natura della luce; egli affermò che in determinate circostanze la radiazione elettromagnetica ha natura corpuscolare, ipotizzando che l'energia trasportata da ogni particella che costituiva il raggio luminoso, denominata fotone, fosse proporzionale alla frequenza della radiazione. Quest'affermazione, in base alla quale l'energia contenuta in un fascio luminoso viene trasferita in unità individuali o quanti, dieci anni dopo fu confermata sperimentalmente da Robert Andrews Millikan. Il terzo e più importante studio è del 1905, e reca il titolo "Elettrodinamica dei corpi in movimento": conteneva la prima esposizione completa della teoria della relatività ristretta, frutto di un lungo e attento studio della meccanica classica di Isaac Newton, delle modalità dell'interazione fra radiazione e materia, e delle caratteristiche dei fenomeni fisici osservati in sistemi in moto relativo l'uno rispetto all'altro. è proprio quest'ultimo studio che gli valse in seguito il premio Nobel per la Fisica nel 1921.

Nel 1916 pubblica la memoria: "I fondamenti della teoria della Relatività generale", frutto di oltre dieci anni di studio. Questo lavoro è considerato dal fisico stesso il suo maggior contributo scientifico e si inserisce nella sua ricerca rivolta alla geometrizzazione della fisica.

Intanto, nel mondo i conflitti fra le nazioni avevano preso fuoco, tanto da scatenare la prima guerra mondiale. Durante questo periodo fu tra i pochi accademici tedeschi a criticare pubblicamente il coinvolgimento della Germania nella guerra. Tale presa di posizione lo rese vittima di gravi attacchi da parte di gruppi di destra; persino le sue teorie scientifiche vennero messe in ridicolo, in particolare appunto la teoria della relatività.
Con l'avvento al potere di Hitler, Einstein fu costretto a emigrare negli Stati Uniti, dove gli venne offerta una cattedra presso l'Institute for Advanced Study di Princeton, nel New Jersey. Di fronte alla minaccia rappresentata dal regime nazista egli rinunciò alle posizioni pacifiste e nel 1939 scrisse assieme a molti altri fisici una famosa lettera indirizzata al presidente Roosevelt, nella quale veniva sottolineata la possibilità di realizzare una bomba atomica. La lettera segnò l'inizio dei piani per la costruzione dell'arma nucleare.

Einstein ovviamente disprezzava profondamente la violenza e, conclusi quei terribili anni, s'impegnò attivamente contro la guerra e le persecuzioni razziste, compilando una dichiarazione pacifista contro le armi nucleari.
Più volte, poi, ribadì la necessità che gli intellettuali di ogni paese dovessero essere disposti a tutti i sacrifici necessari per preservare la libertà politica e per impiegare le conoscenze scientifiche a scopi pacifici.

Morì, a Princeton, il 18 aprile 1955, circondato dai più grandi onori.


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MessaggioTitolo: Re: donne ed uomini indimenticabili   donne ed uomini indimenticabili - Pagina 2 Icon_minitimeSab Apr 18, 2009 8:20 pm

GINO STRADA

Gino Strada, il medico fondatore di Emergency, ha scritto questa storia insieme a sua figlia Cecilia, per spiegare ai bambini il significato di parole come "diritti", "pace", "uguaglianza".
Gino Strada

Gino Strada è nato a Milano dove si è laureato in medicina, ramo chirurgia d’urgenza. E’ diventato chirurgo di guerra per scelta: dapprima lavorando con la Croce Rossa internazionale e poi creando un’associazione a favore delle vittime delle guerre civili. Emergency, sottotitolo Life Support of Civilian War Victims, nasce nel 1994 con sede in via Bautta 12 a Milano. L’obiettivo dell’organizzazione – come suggerisce il nome - è fornire assistenza alle vittime civili dei conflitti, menomate da ordigni bellici come le mine antiuomo, ma anche dalla malnutrizione e da mancanza di cure mediche, addestrare personale locale a far fronte alle necessità mediche, chirurgiche e riabilitative più urgenti e diffondere una cultura di pace. E’ un’ organizzazione internazionale privata, aperta, senza discriminazione politica, ideologica o religiosa, a tutti coloro che ne condividono i principi e gli obiettivi e ne sostengono le attività umanitarie. Dalla sua nascita Emergency ha creato sette ospedali e venticinque punti di pronto soccorso in Ruanda, Kurdistan iracheno, Cambogia e Afghanistan. Gino Strada è stato tra l’altro iscritto nella lista dei possibili candidati al Nobel per la pace nel 2001.

C 'era una volta un pianeta chiamato Terra. Si chiamava Terra anche se, a dire il vero, c'era molta più acqua che terra su quel pianeta. Gli abitanti della Terra, infatti, usavano le parole in modo un po' bislacco. Prendete le automobili, per esempio. Quel coso rotondo che si usa per guidare, loro lo chiamavano "volante", anche se le macchine non volano affatto! Non sarebbe più logico chiamarlo "guidante", oppure "girante", visto che serve per girare? Anche sulle cose importanti si faceva molta confusione.

Si parlava spesso di "diritti": il diritto all'istruzione, per esempio, significava che tutti i bambini avrebbero potuto (e dovuto!) andare a scuola. Il diritto alla salute poi, avrebbe dovuto significare che chiunque, ferito, oppure malato, doveva avere la possibilità di andare in ospedale. Ma per chi viveva in un paese senza scuole, oppure a causa della guerra non poteva uscire di casa, oppure chi non aveva i soldi per pagare l'ospedale (e questo, nei paesi poveri, è più la regola che l'eccezione), questi diritti erano in realtà dei rovesci: non valevano un fico secco. Siccome non valevano per tutti ma solo per chi se li poteva permettere, queste cose non erano diritti: erano diventati privilegi, e cioè vantaggi particolari riservati a pochi. A volte, addirittura, i potenti della terra chiamavano "operazione di pace" quella che, in realtà, era un'operazione di guerra: dicevano proprio il contrario di quello che in realtà intendevano.E poi, sulla Terra, non c'era più accordo fra gli uomini sui significati: per alcuni ricchezza significava avere diecimila miliardi, per altri voleva dire avere almeno una patata da mangiare. Quanta confusione!Tanta confusione che un giorno il mago Linguaggio non ne potè più. Linguaggio era un mago potentissimo, che tanto tempo prima aveva inventato le parole e le aveva regalate agli uomini. All'inizio c'era stato un po' di trambusto, perché gli uomini non sapevano come usarle, e se uno diceva carciofo l'altro pensava al canguro, e se uno chiedeva spaghetti l'altro intendeva gorilla, e al ristorante non ci si capiva mai. Allora il mago Linguaggio appiccicò ad ogni parola un significato preciso, cosicché le parole volessero dire sempre la stessa cosa, e per tutti.

Da allora il carciofo è sempre stato un ortaggio, e il gorilla un animale peloso, e non c'era più il rischio di trovarsi per sbaglio nel piatto un grosso animale peloso, con il suo testone coperto di sugo di pomodoro. Questo lavoro, di dare alle parole un significato preciso, era costato un bel po' di fatica al mago Linguaggio. Adesso, vedendo che gli uomini se ne infischiavano del suo lavoro, e continuavano ad usarle a capocchia, decise di dare loro una lezione. <Le parole sono importanti> amava dire <se si cambiano le parole si cambia anche il mondo, e poi non si capisce più niente> Una notte, dunque, si mise a scombinare un po' le cose, spostando una sillaba qui, una là, mescolando vocali e consonanti, anagrammando i nomi. Alla mattina, infatti, non ci si capiva più niente. A tutti gli alberghi di una grande città aveva rubato la lettera gi e la lettera acca, ed erano diventati... alberi! Decine e decine di enormi alberi, con sopra letti e comodini e frigobar, e i clienti stupitissimi che per scendere dovevano usare le liane come Tarzan. Alle macchine aveva rubato una enne, facendole diventare macchie, e chi cercava la propria automobile trovava soltanto una grossa chiazza colorata parcheggiata in strada. Alle torte invece aveva aggiunto una esse, erano diventate tutte storte, e cadevano per terra prima che i bambini se le potessero mangiare. Erano talmente storte che non erano più buone nemmeno per essere tirate in faccia. Nelle scuole si era anche divertito ad anagrammare, al momento dell'appello, la parola presente, e se prima gli alunni erano tutti presenti, adesso erano tutti serpenti, e le maestre scappavano via terrorizzate. Poi si era tolto uno sfizio personale: aveva eliminato del tutto la parola guerra, che aveva inventato per sbaglio, e non gli era mai piaciuta. Così un grande capo della terra, che in quel momento stava per dichiarare guerra, dovette interrompersi a metà della frase, e non se ne fece nulla. Inoltre aveva trasformato i cannoni in cannoli, siciliani naturalmente, e chi stava combattendo si ritrovò tutto coperto di ricotta e canditi. Andò avanti così per parecchi giorni, con le scarpe che diventavano carpe e nuotavano via, i mattoni che diventavano gattoni e le case si mettevano a miagolare, il pane che si trasformava in un cane e morsicava chi lo voleva mangiare. Quanta confusione! Troppa confusione, e gli uomini non ne potevano più.

Mandarono quindi una delegazione dal mago Linguaggio, a chiedere che rimettesse a posto le parole, e con loro il mondo. <E va bene> disse Linguaggio <ma solo ad una condizione: che cominciate a usare le parole con il loro giusto significato.> <I diritti degli uomini devono essere di tutti gli uomini, proprio di tutti, sennò chiamateli privilegi. Uguaglianza deve significare davvero che tutti sono uguali e non che alcuni sono più uguali di altri. E per quanto riguarda la guerra...> <Per quanto riguarda la guerra> lo interruppero gli uomini <ci abbiamo pensato... tienitela pure: è una parola di cui vogliamo fare a meno.>
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MessaggioTitolo: Re: donne ed uomini indimenticabili   donne ed uomini indimenticabili - Pagina 2 Icon_minitimeSab Apr 18, 2009 11:22 pm

Dai il meglio di te Madre Teresa di Calcutta
Se fai il bene, ti attribuiranno
secondi fini egoistici
non importa, fa’ il bene.
Se realizzi i tuoi obiettivi,
troverai falsi amici e veri nemici
non importa realizzali.
Il bene che fai verrà domani
dimenticato.
Non importa fa’ il bene
L’onestà e la sincerità ti
rendono vulnerabile
non importa, sii franco
e onesto.
Dà al mondo il meglio di te, e ti
prenderanno a calci.
Non importa, dà il meglio di te
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MessaggioTitolo: Re: donne ed uomini indimenticabili   donne ed uomini indimenticabili - Pagina 2 Icon_minitimeSab Apr 18, 2009 11:23 pm

Madre Teresa di Calcutta

Nata il 26 agosto 1910 in una benestante famiglia di genitori albanesi, di religione cattolica, all'età di otto anni perse il padre e la sua famiglia si trovò in gravi difficoltà finanziarie. A partire dall'età di quattordici anni partecipò a gruppi di carità organizzati dalla sua parrocchia e nel 1928, a diciotto anni, decise di prendere i voti entrando come aspirante nelle Suore della Carità. Inviata nel 1929 in Irlanda a svolgere la prima parte del suo noviziato, nel 1931, dopo aver preso i voti e assunto il nome di Maria Teresa, ispirandosi a Santa Teresa di Lisieux partì per l'India per completare i suoi studi. Diventò insegnante presso il collegio cattolico di St. Mary's High School di Entally, sobborgo di Calcutta, frequentato soprattutto dalle figlie dei coloni inglesi. Negli anni che trascorse alla St. Mary si distinse per le sue innate capacità organizzative, tanto che nel 1944 fu dichiarata direttrice.
L'incontro con la povertà drammatica della periferia di Calcutta spinge la giovane Teresa ad una profonda riflessione interiore: ebbe, come scrisse nei suoi appunti, "una chiamata nella chiamata". Nel 1948 ebbe l'autorizzazione dal Vaticano ad andare a vivere da sola nella periferia della metropoli, a condizione che continuasse la vita religiosa. Nel 1950, fonda la congregazione delle Missionarie della carità, la cui missione era quella di prendersi cura dei "più poveri dei poveri" e "di tutte quelle persone che si sentono non volute, non amate, non curate dalla società, tutte quelle persone che sono diventate un peso per la società e che sono rifuggite da tutti". Le prime aderenti furono dodici ragazze, tra cui alcune sue ex allieve alla St. Mary. Stabilì come divisa un semplice sari bianco a strisce azzurre, che pare fu scelto da Madre Teresa perché era il più economico fra quelli in vendita in un piccolo negozio.
Nel 1952 si trasferì in un tempio indù abbandonato donatole dall'arcidiocesi di Calcutta che convertì nella Casa Kalighat per i morenti (poi chiamata Kalighat, casa dei puri di cuore: Nirmal Hriday), aiutata da funzionari indiani.[1] La vicinanza ad un tempio indù, provoca la dura reazione di questi ultimi che accusano Madre Teresa di proselitismo e cercano con massicce dimostrazioni di allontanarla. La polizia, chiamata dalla missionaria, forse intimorita dalle violente proteste, decide arbitrariamente di arrestare Madre Teresa. Il commissario entrato nell'ospedale e pare dopo aver visto le cure che essa amorevolmente dava ad un bambino mutilato, decise di lasciar perdere. Col tempo, però il rapporto fra Madre Teresa e gli indiani si rafforzò e anche se le incomprensioni rimasero, si giunse ad una convivenza pacifica.[senza fonte]
Le persone portate all'ospizio venivano assistite e avevano la possibilità di morire con dignità secondo i riti della loro fede: ai musulmani si leggeva il Corano, agli indù si dava acqua dal Gange, e i cattolici ricevevano l'estrema unzione.[2] Tuttavia Madre Teresa è stata accusata di battezzare i malati in punto di morte, senza chiedere il loro parere. Tali critiche hanno preso spunto da una dichiarazione di Madre Teresa, nella quale la suora dichiarava di offrire ai malati "uno speciale biglietto per san Pietro".[3]
Il giornalista britannico Christopher Hitchens ha criticato la Casa Kalighat e Madre Teresa per la mancanza di trattamenti sanitari nei confronti dei malati – specialmente bambini – in cura presso di lei, e il suo incoraggiamento ad accettare la povertà e la miseria: Hitchens, nel suo documentario per Channel 4, mostra Madre Teresa che dice a un moribondo «Stai soffrendo come Cristo in croce, di sicuro Gesù ti sta baciando!», e lui che risponde «Per favore digli di smettere di baciarmi». La qualità delle cure è stata criticata dalla stampa medica, fra cui The Lancet e il British Medical Journal, che hanno riferito il riuso degli aghi delle siringhe, le cattive condizioni di vita (per via ad esempio dei bagni freddi per tutti i pazienti), e un approccio antimaterialista che impediva delle diagnosi sistematiche.[4] Nel 1991 il direttore di The Lancet, il dottor Robin Fox, dopo aver visitato la clinica di Calcutta la descrisse disorganizzata e in mano a suore e volontari senza esperienza medica, senza medici e senza distinzioni fra malati inguaribili e malati con possibilità di guarigione, che comunque rischiavano sempre più la morte per le infezioni e la mancanza di cure.[5] Anche lo scrittore indiano Aroup Chatterjee e la rivista Stern[6] hanno avanzato dubbi sul reale impatto delle opere di Madre Teresa. Aroup Chatterjee in particolare si è mostrato molto polemico nel suo libro Mother Teresa : The Final Verdict, criticando le azioni e le pubbliche dichiarazioni come la posizione antiabortista, l'estrema semplicità delle pratiche mediche del suo ordine che, per esempio era poco incline al trattamento del dolore.
In seguito Madre Teresa aprì una casa per lebbrosi chiamata Shanti Nagar (cioè Città della Pace),[7] e altri lebbrosari in tutta Calcutta, che fornivano medicazioni, bendaggi e cibo; poi un orfanotrofio.
Nel febbraio del 1965, papa Paolo VI concesse alle Missionarie della Carità il titolo di "congregazione di diritto pontificio" e la possibilità di espandersi anche fuori dall'India. Nel 1967 fu aperta una casa in Venezuela, a cui seguirono sedi in Africa, Asia, Europa, Stati Uniti nel corso di tutti gli anni settanta e ottanta. L'Ordine si ampliò con la nascita di un ramo contemplativo e di due organizzazioni laicali, aperte cioè anche ai laici. Nel 1981 fu fondato il movimento Corpus Christi aperto ai sacerdoti secolari. Nel 1979, ottenne infine, il riconoscimento più prestigioso: il Premio Nobel per la Pace. Rifiutò il convenzionale banchetto cerimoniale per i vincitori, e chiese che i 6000 dollari di fondi fossero destinati ai poveri di Calcutta, che avrebbero potuto essere sfamati per un anno intero: "le ricompense terrene sono importanti solo se utilizzate per aiutare i bisognosi del mondo". Alle numerose domande dei giornalisti rispose nel modo ironico e provocatorio che la caratterizzò sempre e dopo aver ricevuto il premio, attaccò duramente l'aborto.
Nel corso degli anni ottanta nasce l'amicizia fra papa Giovanni Paolo II e Madre Teresa i quali si ricambiano visite reciproche. Grazie all'appoggio di papa Wojtyła, Madre Teresa riuscì ad aprire ben tre case a Roma, fra cui una mensa nella Città del Vaticano dedicata a Santa Marta, patrona dell'ospitalità. Negli anni novanta, le Missionarie della Carità superarono le quattromila unità con cinquanta case sparse in tutti i continenti.
Intanto però le sue condizioni peggiorarono: nel 1989 in seguito ad un infarto le fu applicato un pacemaker, nel 1991 si ammalò di polmonite, nel 1992 ebbe nuovi problemi cardiaci. Si dimise da superiora dell'Ordine ma in seguito ad un ballottaggio fu rieletta praticamente all'unanimità, contando solo qualche voto astenuto. Accettò il risultato e rimase alla guida della congregazione. Nell'aprile del 1996 Madre Teresa cadde e si ruppe la clavicola. Il 13 marzo 1997 lasciò definitivamente la guida delle Missionarie della Carità. A marzo incontrò Giovanni Paolo II per l’ultima volta, prima di rientrare a Calcutta dove morì il 5 settembre, all'età di ottantasette anni.
La sua scomparsa suscitò grande commozione nel mondo intero: l'India le riservò solenni funerali di stato che videro un'enorme partecipazione popolare e la presenza di importanti autorità del mondo intero. Il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Javier Pérez de Cuéllar arrivò persino a dichiarare: "Lei è le Nazioni Unite. Lei è la pace nel mondo." Nawaz Sharif, il Primo Ministro del Pakistan disse, inoltre, che Madre Teresa era "un raro e unico individuo che ha vissuto a lungo per più alti scopi. La sua lunga vita di devozione alla cura dei poveri, dei malati e degli svantaggiati è stata uno dei più grandi esempi di servizio alla nostra umanità."
A soli due anni dalla sua morte, Giovanni Paolo II fece aprire, per la prima volta nella storia della Chiesa, con una deroga speciale, il processo di beatificazione che si concluse nell'estate del 2003 e fu quindi beatificata il 19 ottobre.
L'arcidiocesi di Calcutta ha aperto già nel 2005 il processo per la canonizzazione.
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MessaggioTitolo: Re: donne ed uomini indimenticabili   donne ed uomini indimenticabili - Pagina 2 Icon_minitimeSab Apr 18, 2009 11:54 pm

cioccolataconpanna ha scritto:
Albert Einstein
14 marzo 1879
18 aprile 1955

Albert Einstein, nasce il 14 marzo del 1879 a Ulm, in Germania, da genitori ebrei non praticanti. Un anno dopo la sua nascita la famiglia si trasferisce a Monaco di Baviera, dove suo padre Hermann apre, col fratello Jacob, una piccola officina elettrotecnica. L'infanzia di Einstein si svolge nella Germania di Bismarck, un paese in via di massiccia industrializzazione, ma anche retto con forme di dispotismo che si fanno sentire a vari livelli e in vari ambienti della struttura sociale.

Il piccolo Albert era per istinto un solitario ed impara a parlare molto tardi. L'incontro con la scuola è da subito difficile: Albert, infatti, trovava le sue consolazioni a casa, dove la madre lo avvia allo studio del violino, e lo zio Jacob a quello dell'algebra. Da bambino, legge libri di divulgazione scientifica con quella che definì "un'attenzione senza respiro". Non a caso, in seguito con amarezza dei primi corsi scolastici. Odiava i sistemi severi che rendevano la scuola, a quei tempi, simile ad una caserma.

Nel 1894 la famiglia si trasferisce in Italia per cercarvi miglior fortuna con una fabbrica a Pavia, vicino a Milano. Albert rimase solo a Monaco affinché terminasse l'anno scolastico al ginnasio, poi raggiunse la famiglia.

Gli affari della fabbrica cominciarono ad andare male e Hermann esortò il figlio a iscriversi al famoso Istituto Federale di Tecnologia, noto come Politecnico di Zurigo. Non avendo però conseguito un diploma di scuola secondaria superiore, nel 1895 dovette affrontare un esame di ammissione e fu bocciato per insufficienze nelle materie letterarie. Ma ci fu di più il direttore del Politecnico, impressionato dalle non comuni capacità mostrate nelle materie scientifiche, esortò il ragazzo a non rinunciare alle speranze e a ottenere un diploma abilitante per l'iscrizione al Politecnico nella scuola cantonale svizzera progressiva di Aargau. Qui Einstein trovò un'atmosfera ben diversa da quella del ginnasio di Monaco. Nel 1896 può finalmente iscriversi al Politecnico. Lì prende una prima decisione non farà l'ingegnere ma l'insegnante.

In una sua dichiarazione dell'epoca dirà, infatti, "Se avrò fortuna nel passare l'esame, andrò a Zurigo. Lì starò per quattro anni per studiare matematica e fisica. Immagino di diventare un insegnante in quei rami delle scienze naturali, scegliendo la parte teorica di esse. Queste sono le ragioni che mi hanno portato a fare questo piano. Soprattutto, è la mia disposizione all'astrazione e al pensiero matematico, e la mia mancanza di immaginazione e di abilità pratica".

Nel corso dei suoi studi a Zurigo matura la sua scelta: si dedicherà alla fisica piuttosto che alla matematica.

Si laurea nel 1900. Prende dunque la cittadinanza svizzera per assumere un impiego all'Ufficio Brevetti di Berna. Il modesto lavoro gli consente però di dedicare gran parte del suo tempo allo studio della fisica.

Nel 1905 pubblica tre studi teorici. Il primo e più importante studio contiene la prima esposizione completa della teoria della relatività ristretta. Il secondo studio, sull'interpretazione dell'effetto fotoelettrico, conteneva un'ipotesi rivoluzionaria sulla natura della luce; egli affermò che in determinate circostanze la radiazione elettromagnetica ha natura corpuscolare, ipotizzando che l'energia trasportata da ogni particella che costituiva il raggio luminoso, denominata fotone, fosse proporzionale alla frequenza della radiazione. Quest'affermazione, in base alla quale l'energia contenuta in un fascio luminoso viene trasferita in unità individuali o quanti, dieci anni dopo fu confermata sperimentalmente da Robert Andrews Millikan. Il terzo e più importante studio è del 1905, e reca il titolo "Elettrodinamica dei corpi in movimento": conteneva la prima esposizione completa della teoria della relatività ristretta, frutto di un lungo e attento studio della meccanica classica di Isaac Newton, delle modalità dell'interazione fra radiazione e materia, e delle caratteristiche dei fenomeni fisici osservati in sistemi in moto relativo l'uno rispetto all'altro. è proprio quest'ultimo studio che gli valse in seguito il premio Nobel per la Fisica nel 1921.

Nel 1916 pubblica la memoria: "I fondamenti della teoria della Relatività generale", frutto di oltre dieci anni di studio. Questo lavoro è considerato dal fisico stesso il suo maggior contributo scientifico e si inserisce nella sua ricerca rivolta alla geometrizzazione della fisica.

Intanto, nel mondo i conflitti fra le nazioni avevano preso fuoco, tanto da scatenare la prima guerra mondiale. Durante questo periodo fu tra i pochi accademici tedeschi a criticare pubblicamente il coinvolgimento della Germania nella guerra. Tale presa di posizione lo rese vittima di gravi attacchi da parte di gruppi di destra; persino le sue teorie scientifiche vennero messe in ridicolo, in particolare appunto la teoria della relatività.
Con l'avvento al potere di Hitler, Einstein fu costretto a emigrare negli Stati Uniti, dove gli venne offerta una cattedra presso l'Institute for Advanced Study di Princeton, nel New Jersey. Di fronte alla minaccia rappresentata dal regime nazista egli rinunciò alle posizioni pacifiste e nel 1939 scrisse assieme a molti altri fisici una famosa lettera indirizzata al presidente Roosevelt, nella quale veniva sottolineata la possibilità di realizzare una bomba atomica. La lettera segnò l'inizio dei piani per la costruzione dell'arma nucleare.

Einstein ovviamente disprezzava profondamente la violenza e, conclusi quei terribili anni, s'impegnò attivamente contro la guerra e le persecuzioni razziste, compilando una dichiarazione pacifista contro le armi nucleari.
Più volte, poi, ribadì la necessità che gli intellettuali di ogni paese dovessero essere disposti a tutti i sacrifici necessari per preservare la libertà politica e per impiegare le conoscenze scientifiche a scopi pacifici.

Morì, a Princeton, il 18 aprile 1955, circondato dai più grandi onori.


donne ed uomini indimenticabili - Pagina 2 Albert10

Albert Einstein è uno dei miei miti----
e poi mi piace pensare una cosa sublime....
che lui abbia lasciato questa terra
sapendo che ero arrivato io....
io nato il 16.4,1955 lui ci ha lasciato due giorni dopo....
eh?? forse dovevo proseguire la sua strada.... ho ragione io! ho ragione io! ho ragione io!
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MessaggioTitolo: Re: donne ed uomini indimenticabili   donne ed uomini indimenticabili - Pagina 2 Icon_minitimeDom Apr 19, 2009 10:52 am

... eh?? eh?? ...è una possibilità...se ci dici cos'hai fatto per l'umanità postiamo anche la tua vita in questa sezione!!!! lingua
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MessaggioTitolo: Re: donne ed uomini indimenticabili   donne ed uomini indimenticabili - Pagina 2 Icon_minitimeDom Apr 19, 2009 11:02 am

Il mio primo amore cinematografico è stato Vittorio Gassman
personaggio a mio avviso molto profondo e filosofico
era una bimbetta quando guardavo i suoi film in tv
ma mi affascinava incredibilmente la sua figura
crescendo poi mi sono persa dietro a personaggi di meno valore artistico
l'ho ritrovato più avanti in una sua interpratazione della lettura delle opere di Dante , sublime!
donne ed uomini indimenticabili - Pagina 2 Vittoriogassman201

« Mi disturba la morte, è vero. Credo che sia un errore del padreterno.
Io non mi ritengo per niente indispensabile, ma immaginare il mondo senza di me... che farete da soli? »
(Vittorio Gassman)


Vittorio Gassman - vero nome Gassmann - (Genova, 1 settembre 1922 – Roma, 29 giugno 2000) , soprannominato il Mattatore, è stato un popolare attore e regista italiano di cinema e teatro.
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MessaggioTitolo: Re: donne ed uomini indimenticabili   donne ed uomini indimenticabili - Pagina 2 Icon_minitimeDom Apr 19, 2009 11:09 am

Anna Magnani
È considerata una delle più grandi attrici della storia del cinema.
Biografia
È figlia di Marina Magnani, una sarta originaria di Fano, e di padre ignoto. In realtà, effettuando delle ricerche, Anna scoprirà le sue radici calabresi e quello che sarebbe dovuto essere il suo cognome, Del Duce; dirà poi, con la sua consueta ironia, di essersi fermata nelle ricerche perché non voleva passare come "la figlia del Duce".

Dopo la nascita della bambina, Marina si trasferisce ad Alessandria d'Egitto e sposa un uomo austriaco molto facoltoso. A lungo si credette che Anna Magnani fosse nata in Egitto, ma solo recentemente la verità è venuta a galla, prima per ammissione della stessa attrice, poi tramite le conferme del figlio. Anna viene allevata dalla nonna materna in una casa abitata dalle cinque zie Dora, Maria, Rina, Olga e Italia. L'unica presenza maschile è quella dello zio Romano.

Marina torna a Roma alla fine della Prima Guerra Mondiale e iscrive la figlia in un collegio di suore francesi, dove però la bambina rimane solo pochi mesi. Anna si dedica allora allo studio del pianoforte e porta avanti gli studi fino alla seconda liceo. Nel frattempo si reca ad Alessandria in visita alla madre, ma l'esperienza è molto dolorosa in quanto non riesce a farsi amare completamente da Marina.

Rientrata a Roma, Anna decide di studiare recitazione. Nel gennaio del 1927 inizia a frequentare con Paolo Stoppa la scuola di recitazione Eleonora Duse diretta da Silvio D'Amico, trasformatasi nel 1935 in Accademia Nazionale d'Arte Drammatica.

Tra il 1929 e il 1932 fa parte della compagnia Vergani-Cimara, diretta da D. Niccodemi. Recita nell'avanspettacolo di Totò e interpreta il ruolo della verduraia romana in Campo de' Fiori con Aldo Fabrizi.

La Magnani legge Trilussa il 15 dicembre 1951.Nel 1932 Anna e Paolo Stoppa si ritrovano a lavorare insieme nella compagnia di Antonio Gandusio, il quale ben presto si innamora della Magnani e apprezza a tal punto le sue qualità da spingerla a tentare anche la strada del cinema.

Nel 1934 passò alla rivista, accanto ai fratelli De Rege, lavorando poi, a partire dal 1941, in una fortunatissima serie di spettacoli con Totò.

In campo cinematografico il suo debutto è segnato dal film del 1934 La cieca di Sorrento di Nunzio Malasomma, nonostante nel 1928 fosse già apparsa, in un ruolo marginale, nella pellicola Scampolo di Augusto Genina.

Il 3 ottobre 1935 sposa il regista Goffredo Alessandrini.

Dopo numerosi film in cui interpreta parti di cameriera o cantante, riesce ad imporsi per le sue eccezionali doti di interprete spiccatamente drammatica. Ed è Vittorio De Sica nel 1941 ad offrirle per la prima volta la possibilità di costruire un personaggio non secondario, quello di Loretta Prima, artista di varietà, nel film Teresa Venerdì.

Il 23 ottobre 1942 dà alla luce il suo unico figlio, Luca, frutto di una relazione col giovane attore Massimo Serato, il quale l'abbandona non appena lei rimane incinta; l'attrice riuscì ad imporre il proprio cognome al figlio, proprio come la madre Marina fece con lei, uno dei pochissimi casi di genealogia matrilineare che si protrae per addirittura tre generazioni.

Raggiunge la fama mondiale nel 1945 e vince il suo primo Nastro d'Argento grazie all'interpretazione nel film manifesto del Neorealismo, Roma città aperta di Roberto Rossellini, con Aldo Fabrizi e Marcello Pagliero. Nel film Anna Magnani è protagonista di una delle sequenze più celebri della storia del cinema: la corsa dietro un camion tedesco, nel quale è rinchiuso il marito, al termine della quale il suo personaggio (la 'Sora Pina', ispirato alla figura di Teresa Gullace) viene ucciso dai mitra nazisti.

Nel 1947 vince il suo secondo Nastro d'Argento e il premio per la miglior attrice alla Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia per il film L'onorevole Angelina diretto da Luigi Zampa.

Nel 1948 interpreta il suo ultimo film con Roberto Rossellini, prima della rottura della loro relazione: "L'amore", diviso in due atti. Il primo (ispirato al dramma in atto unico di Cocteau "La voce umana") è un lungo monologo al telefono di una donna abbandonata dal compagno; il secondo è la storia di una popolana che si accoppia con un giovane Federico Fellini credendolo San Giuseppe: per lei è il terzo Nastro d'Argento

Nel 1951 interpreta la protagonista del film di Luchino Visconti, sceneggiato da Cesare Zavattini, Bellissima con Walter Chiari, Corrado, Alessandro Blasetti, e vince il suo quarto Nastro d'Argento.

La stella dedicata ad Anna Magnani a Los AngelesIl quinto ed ultimo Nastro d'Argento le sarà conferito per il film "Suor Letizia - il più grande amore"

Il 21 marzo 1956 è la prima interprete italiana nella storia degli Academy Awards a vincere il Premio Oscar come migliore attrice protagonista, conferitole per l'interpretazione di Serafina Delle Rose nel film La rosa tatuata, del 1955, don Burt Lancaster, per la regia di Daniel Mann. Per lo stesso ruolo, vincerà anche un BAFTA quale attrice internazionale dell'anno e il Golden Globe per la migliore attrice in un film drammatico.

Un altro prestigioso riconoscimento internazionale, miglior attrice al Festival di Berlino, le viene conferito nel 1958 per l'interpretazione del film Selvaggio è il vento di George Cukor. Per lo stesso ruolo, sempre nel 1958, vince anche il suo primo David di Donatello come migliore attrice e verrà nominata per la seconda volta al premio Oscar, che però va a Joanne Woodward per "La donna dai tre volti".

Nel 1959 vince il suo secondo David di Donatello per il film Nella città l'inferno con la regia di Renato Castellani, interpretato con l'amica Giulietta Masina: la pellicola è ambientata in un carcere femminile, in cui l'ingenua Lina impara dalla "veterana" Egle i segreti per una vita di successo.

Nel 1962 è la protagonista di Mamma Roma di Pier Paolo Pasolini, regista con il quale aveva instaurato un rapporto conflittuale. Pasolini, dopo l'esordio del 1961 con "Accattone", cercò in ogni modo di lavorare con la grande attrice, ormai sempre più selettiva nello scegliere i ruoli (la sua ultima interpretazione era "Risate di gioia" al fianco di Totò nel '60); la Magnani accettò, ma entrambi rimasero insoddisfatti dal risultato ottenuto: mentre lei disse :"Pasolini mi ha usata", lui sosteneva che lei era stata "troppo borghese". Comunque, nonostante le loro incomprensioni, che comunque non andarono ad intaccare la stima reciproca, il film ottiene un grande successo di pubblico e di critica, soprattutto in Francia.

Nel 1971 si cimenta con la televisione, fino a quel momento guardata da lei con sospetto. Con la regia di Alfredo Giannetti interpreta un ciclo di tre mini-film intitolato Tre Donne: La Sciantosa, 1943: un incontro e L'automobile. Diverso il discorso per ...Correva l'anno di grazia 1870, sempre per la regia di Giannetti, che viene distribuito nelle sale cinematografiche prima di passare in televisione.

Nel 1972 la sua ultima apparizione cinematografica, nel cameo fortemente voluto da Federico Fellini per il suo film Roma. Di notte una dolente Anna Magnani, attraversa i vicoli di Roma. Risponde a Fellini e, ridendo, chiude il portone davanti alla macchina da presa.

Si spegne a Roma il 26 settembre 1973, all'età di 65 anni, presso la clinica Mater Dei ai Parioli, stroncata da un tumore al pancreas, assistita fino all'ultimo dal figlio Luca e da Rossellini.

Le sue spoglie riposano nel piccolo cimitero di S. Felice Circeo (Latina), nei pressi della sua villa del Circeo che lei amava tantissimo.

Dopo la sua morte, tante le iniziative in Italia e all'estero per ricordare Anna Magnani. Tra le più rilevanti, quella nel 2002 al Museum of Modern Art di New York che le rende omaggio dedicandole una retrospettiva con la proiezione dei 14 film più significativi che l'attrice ha interpretato. Prima di lei poche altre dive del cinema avevano ricevuto un tributo così importante dal MoMA. Pino Daniele le ha inoltre dedicato la canzone Anna verrà, contenuta nel disco Mascalzone latino del 1989; anche Carmen Consoli ha scritto una canzone, intitolata "Anna Magnani", cantata da Adriano Celentano. Attualmente è in corso una mostra su Anna Magnani a Padova, presso il neo inaugurato Centro Culturale San Gaetano.

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MessaggioTitolo: FRIDA KAHLO   donne ed uomini indimenticabili - Pagina 2 Icon_minitimeLun Apr 20, 2009 1:55 am



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MessaggioTitolo: FRIDA KAHLO, biografia   donne ed uomini indimenticabili - Pagina 2 Icon_minitimeLun Apr 20, 2009 2:03 am

donne ed uomini indimenticabili - Pagina 2 Frida_10

Nascita: 06/07/1907
Morte: 13/07/1954
Nazionalità: Messico
Professione: Pittrice
Edito originariamente in gayroma.it, con il titolo "Frida Kahlo: forte come la vita"

La vita e le opere della pittrice messicana Frida Kahlo continuano ad esercitare un grandissimo fascino artistico e un forte impatto emotivo. Molto probabilmente questa donna coraggiosa sarà ricordata nei tempi a venire come la più grande pittrice del Novecento. Visse appena 47 anni in uno dei paesi più belli del mondo, il Messico, e la sua passione fu la politica: comunista dichiarata prese parte a tutte le lotte pacifiche e i fermenti a difesa dei molti oppressi e poverissimi della grande nazione centroamericana. Suo padre, Wilhelm Kahlo, a cui fu molto legata affettivamente, era un simpatico ungherese, ebreo, amante della letteratura e della musica. Molto bello è il ritratto del padre che Frida dipinse nel 1951 e la scritta che si legge in alto: una dichiarazione di grande affetto. Nato nel 1872 a Baden Baden, località di villeggiatura a quei tempi di gran moda, a 19 anni aveva lasciato la Germania, in cui viveva, per il Messico. Non era ricco ed esercitò vari mestieri, tra cui il commesso in una libreria, con alterna fortuna, poi divenne un fotografo di talento e probabilmente ispirò alla figlia Frida un certo modo di " inquadrare " l'immagine. Sua madre, Matilde Calderon y Gonzales, figlia di una messicana e di un indios, era nata a Oaxaca, antichissima città azteca. Gli indios, cioè i discendenti delle antiche civiltà americane, sterminati dagli spagnoli nel 1500 e ridotti in schiavitù, sono i veri nativi del continente americano. Il razzismo da parte di molti bianchi, discendenti da spagnoli, inglesi, irlandesi, francesi, tedeschi, italiani ecc.ecc. verso gli indios è una drammatica eredità della scoperta o dell'invasione dell'America su cui, come si sa, approdò il genovese Cristoforo Colombo il 14 ottobre 1492, al comando di Ferdinando ed Isabella di Spagna, i cattolicissimi sovrani di quella che allora era la prima potenza europea. Appena giunto in Messico Wilhelm Kahlo cambiò il suo nome in Guillermo e dopo un primo matrimonio da cui restò vedovo si sposò con Matilde nel 1898. I due sposi ebbero quattro figli e Frida ( il cui nome originario era Frieda, un nome assai usuale in Germania che discende dalla parola " Fried " che significa ' pace ' e che lei, da adulta, cambiò in Frida per contestare la politica nazista della Germania ) fu la figlia più vivace e ribelle dei quattro. Nata il 6 luglio 1907 Magdalena Carmen Frieda Kahlo y Calderon fu una bimba di grande intelligenza e coraggio. Quando aveva solo quattro anni in Messico vi fu la rivoluzione di Emiliano Zapata che poi nel 1919 venne tradito da alcuni compagni ed ucciso. Il popolo disse: " Zapata è fuggito con il suo cavallo bianco ed è andato a vivere in Arabia ". Il Messico fu al centro di grandi fermenti socialisti e comunisti, di lotte agrarie e contadine e vi abitarono intellettuali di grande valore
A sei anni Frida si ammalò di poliomelite e questa malattia, per cui allora non esisteva il vaccino, le diede problemi al piede destro. A 15 anni Frida si innamorò di uno studente, Alejandro Gomez Aria. Erano insieme il tragico e funesto giorno in cui Frida diciassettenne si trovò su un autobus che si scontrò con un trenino. La sicurezza stradale in quel tempo a Città del Messico era molto poca e l'incidente, che ebbe una dinamica terrificante, provocò alcuni morti e molti feriti di cui la più grave fu Frida. Sia lei che Alejandro raccontarono l'incidente, da cui il fidanzato di Frida uscì fisicamente indenne ma chiaramente sconvolto. Per mesi Frida restò in ospedale tra la vita e la morte e il suo unico conforto era scrivere bellissime lettere ad Alejandro. Le conseguenze di questo incidente tormentarono Frida per tutta la vita, subì una ventina di operazioni e provò sofferenze indicibili. Nonostante questo Frida amò appassionatamente la vita e seppe trovare la sua strada: la pittura.
Il primo quadro che dipinse, molto bello, fu un autoritratto che donò ad Alejandro. Il loro amore era finito ma l'amicizia restò per tutta la vita. Frida si dedicò con passione alla pittura e nonostante il dolore fisico e psichico dei postumi dell'incidente continuò ad essere una ragazza ribelle, anticonformista e vivacissima come era stata prima. Una foto di famiglia la ritrae abbigliata come un ragazzo, con i capelli neri cortissimi e un'aria scanzonata. Di certo non doveva essere ' facile ' nel centro America degli anni Venti abbigliarsi in modo tanto inusuale. Frida era bella: nei suoi tratti si mescolavano quelli slavi del padre e quelli indios della madre, aveva una dolcezza intensa e si ritrasse nei quadri meno bella di quanto appare nelle fotografie. Alla fine degli anni Venti si innamorò del famoso pittore Diego Rivera e si sposarono nel 1929. Rivera era un uomo alto, grasso, imponente, che andava in giro con dei vecchi pantaloni, una camicia stinta, un cappello comprato chissà quando, era un temperamento geniale, allegro, irruento, famoso per essere un grande conquistatore di donne bellissime e un comunista appassionato. Frida fece amicizia con molti artisti ed intellettuali, amici di Diego, tra cui Tina Modotti, nata a Udine, attrice in piccoli ruoli a Hollywood, compagna di un noto leader comunista messicano e che aveva in comune con Frida il talento artistico, la passione sociale e una grande intelligenza. Tina diventerà una famosa fotografa. Frida seppe esprimere nelle sue opere il dolore, la morte- temi di solito evitati, rimossi, con uno stile singolarissimo e unico. I Surrealisti capeggiati da André Breton la scambiarono per una di loro ma Frida non apparteneva a nessuna scuola e come Giordano Bruno, il filosofo cinquecentesco, avrebbe potuto definirsi " Accademico di nulla Accademia " !
Penso che l'impatto con i quadri di Frida dal vivo debba essere immenso tanto forte è quello con le riproduzioni sui libri che sono solo un pallidissimo riflesso delle opere pittoriche. Molte opere di Frida sono autoritratti. A chi le chiese perché ritraesse soprattutto se stessa rispose: " Dipingo me stessa perché trascorro molto tempo da sola e perché sono il soggetto che conosco meglio " ( dalla rivista " Asì, Mexico " del 17 marzo 1945 ). Nel primo autoritratto, quello donato ad Alejandro, dipinto a soli 19 anni, Frida si ritrae in modo quasi rinascimentale, l'espressione dei begli occhi neri è attenta, seria, profonda e dolce, pare che si rivolga direttamente all'amato. Nell'autoritratto " Il tempo vola " del 1929 è netto il richiamo alle sue origini indios: indossa la collana pre-colombiana che ha in una nota fotografia che le scattò nel 1931 Imogen Cunningham. In " Autoritratto con collana " (1933 ) Frida ha un'aria quasi sorpresa, ironicamente si dipinge con le sopracciglie folte e ravvicinate e con una lieve peluria sul labbro superiore- quasi a voler sfidare gli stereotipi della donna levigata, truccata e hollywoodiana della sua generazione. Molto sconvolgente è " Autoritratto con collana di spine " ( 1940 ) , delicatissimo è invece l'Autoritratto dedicato a Lev Trozkij, che fu uno dei vari amori di Frida. In questo ritratto Frida ha in mano una struggente lettera d'amore per il leader sovietico in esilio. Infatti durante il matrimonio con Diego Rivera il pittore fu notoriamente molto infedele nonostante amasse molto la moglie e anche Frida ebbe alcune relazioni, sia con uomini che con donne. Diego non era geloso delle donne che Frida amava ma si dichiarava capace di sparare agli uomini che corteggiavano sua moglie, anche se ovviamente non lo fece mai !. Nel '39 i due coniugi si separarono e Frida si ritrasse in " Le due Frida " in cui rappresenta due 'se stesse' che si tengono per mano. Nel '40 si ritrasse vestita da uomo con i capelli corti e le forbici in mano. Come è noto i capelli hanno una fortissima valenza simbolica: le donne ebree del mondo antico dovevano coprirsi i capelli e le suore cattoliche, per fare due esempi, devono tagliarli perché ,da sempre, furono considerati elemento di bellezza e di seduzione. In alto del quadro Frida scrisse con la sua chiarissima e bella calligrafia le parole di una canzonetta messicana: " Vedi se t'amavo era per i tuoi capelli; adesso che sei rapata non ti amo più " e sotto disegnò un pentagramma con le note musicali. Frida soffrì tanto dalla separazione da Diego che nel dicembre del '39 i due si risposarono di nuovo. Frida avrebbe desiderato molto avere un figlio o una figlia con Diego ma l'incidente che aveva avuto a diciassette anni le impedì di portare a termine le gravidanze, sembra che restò incinta due o tre volte ma abortì spontaneamente. Ogni volta che non portava a termine una gravidanza per Frida era un dolore. In un quadro, molto sconvolgente, rappresentò un parto. Dal '44 fu costretta a portare un busto d'acciaio e dipinse " La colonna rotta " in cui rappresentò il suo stato. Nel quadro il dolore non è solo fisico ma anche spirituale e i chiodi che le trafiggono il volto fanno immediatamente pensare ad una crocifissione. Nel '46 si ritrasse come un cerbiatto ferito, metà donna, metà cerbiatto, ispirata forse dal cerbiatto Granizo che viveva con lei e Diego nella bellissima " Casa Azzurra " , costruita da Guillermo Kahlo e in cui i due coniugi abitavano. Forse nessuna pittrice ha saputo rappresentare con tanta grazia e pudore l'amore tra due donne come Frida nell'opera " Due nudi nel bosco " ( 1951 ) dedicata all'amica e famosa attrice messicana Dolores Del Rio: nel quadro Frida è seduta e accarezza il collo di una giovane donna che invece è distesa e appoggia delicatamente la testa alla sua gamba. Il paesaggio è sospeso tra cielo e terra, magico e primordiale. Per tutta la vita Frida e Diego lottarono in difesa degli oppressi e undici giorni prima di morire la pittrice volle recarsi, nonostante il parere contrario dei medici, ad una manifestazione contro la caduta in Guatemala del governo democratico di Jacobo Arbenz Guzman, caduta provocata dalla Cia statunitense. Una foto la ritrae con uno sguardo intenso in mezzo a tanta gente. Il 13 luglio 1954, pochi giorni dopo aver compiuto 47 anni, Frida morì. La " Casa Azzurra ", meta di migliaia e migliaia di visitatori, è rimasta intatta, così come volle Diego Rivera che la lasciò al Messico. E' una casa meravigliosa, semplice e bellissima, con muri colorati, luce e sole, piena di vita e di forza interiore come la sua proprietaria: Frida Kahlo.
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MessaggioTitolo: MARLENE DIETRICH   donne ed uomini indimenticabili - Pagina 2 Icon_minitimeMar Apr 21, 2009 7:24 pm



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MessaggioTitolo: MARLENE DIETRICH, biografia   donne ed uomini indimenticabili - Pagina 2 Icon_minitimeMar Apr 21, 2009 7:30 pm

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Marie Magdalene Dietrich Von Losch
Nasce a SCHOENBERG, Berlino (Germania) il 27-12-1901
Biografia
Attrice. Figlia dell'ufficiale di polizia militare Louis Erich Otto Dietrich e di Elisabeth Josephine Felsing. Il padre muore quando lei ha undici anni e la madre si risposa con Eduard von Losch, un tenente di cavalleria. che la adotta. Amante della musica, suona discretamente il violino e il piano e nel 1921 si iscrive all'Accademia di Max Reinhardt per studiare recitazione. Fino alla fine degli anni '20 lavora con successo nel cabaret e contemporaneamente ottiene piccole parti al cinema. Nel 1930 Joseph von Sternberg decide di farle interpretare il ruolo della cantante Lola Lola nel film "L'angelo azzurro" (Der Blaue Angel). La prima del film si tiene il 1° Aprile al Gloria Palast sulla Kufüstendamm di Berlino e segna l'inizio del mito della Dietrich. Il sonoro mette in evidenza la sua voce roca e sensuale che affascina il pubblico come le sue già famose gambe. L'attrice diventa il simbolo di una femminilità misteriosa, carnale, ma allo stesso tempo ironica e sfrontata, Hollywood la chiama e ottiene un contratto con la Paramount che in quel periodo cercava un'attrice da contrapporre alla divina Garbo della MGM. Tra il '30 e il '35 gira sei film con Sternberg, di cui diventa nel frattempo l'amante nonostante nel '24 si sia sposata con Rudolf Sieber e abbia avuto una figlia, Maria , nata nel '25. Con il suo primo film americano, "Marocco" al fianco di Gary Cooper, ottiene la candidatura all'Oscar e diventa la più pagata tra le attrici del suo tempo. Nel 1937 diventa cittadina americana e durante la II Guerra Mondiale gira l'Europa e il Nord Africa per intrattenere le truppe statunitensi (per questo le viene conferita la Medaglia della Libertà). Goebbels la invita più volte a tornare nella Germania di Hitler, ma lei rifiuta e, viste le sue attività antinaziste, nel 1950 la Francia le conferisce la Legion d'onore. Negli anni '50 i suoi impegni cinematografici sono sempre più rari e l'attrice si dedica al teatro con recitals di canzoni a Las Vegas, Broadway e Parigi. La sua ultima apparizione sul grande schermo è del 1979 in "Gigolò" (Schöner Gigolo - Armer Gigolo) di David Hammings. Durante la sua ultima performance dal vivo si rompe una gamba per una caduta dal palcoscenico dovuta probabilmente alla sua dedizione all'alcool. Passa così i suoi ultimi tredici anni costretta in casa, lontana dalla vita di società, ma sempre in contatto con i suoi amici sparsi per il mondo tramite il telefono o le lettere. Maximilian Schell, gira con lei "Marlene", un lungo documentario di montaggio attraverso schegge di film con un'intervista fuori campo, uscito nel 1984. Muore il 6 maggio 1992. E' sepolta al cimitero Friedhof III di Berlino, accanto a sua madre. La figlia Maria Riva ha venduto tutti i suoi documenti, diari, lettere e ricordi al municipio di Berlino e nel 1993 aveva pubblicato una biografia impietosa dell'attrice dal titolo "Marlene: an intimate memoir". La Dietrich stessa ha scritto due libri: "Marlene Dietrich ABC" (titolo italiano: Il diavolo è donna, dizionario di buone maniere e di cattivi pensieri) nel 1961 e un'autobiografia, "My life story" nel 1979. Non ha mai divorziato dal marito sebbene i due abbiano vissuto insieme solo i primi cinque anni di matrimonio. [/b][/center]


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MessaggioTitolo: MARIE CURIE SKLODOWSKA, biografia   donne ed uomini indimenticabili - Pagina 2 Icon_minitimeLun Apr 27, 2009 3:16 am

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VITA e OPERA
Marie Sklodowska Curie (1867-1934), fisica e chimica francese di origine polacca.
Marie Sklodowska Curie nasce il 7 novembre 1867 a Varsavia da una famiglia cattolica assai numerosa, tanto che la futura scienziata e premio Nobel era la più giovane di cinque figlie.
La madre (morta fra l'altro in seguito a tubercolosi quando lei aveva meno di undici anni), era pianista, cantante e professoressa; il padre, invece, esercitava la professione di insegnante di matematica e fisica.
Anche la piccola Marie, convinta della sua intelligenza e delle sue capacità, decide di studiare fisica, a dispetto del fatto che questa scelta fosse inizialmente assai osteggiata. L'idea che una donna potesse intraprendere la carriera scientifica era inconcepibile per quel tempo.

Finiti dunque gli studi superiori a quindici anni, per gli otto successivi lavora come precettrice e istitutrice allo scopo di per potersi sostenere le spese universitarie. Infatti, nel Novembre del 1891, visto e considerato che l' università di Varsavia era interdetta alle donne, Marie e la sorella maggiore Bronia si trasferiscono in Francia per iscriversi e studiare alla celebre Sorbonne, il prestigioso ateneo parigino. Durante il tempo libero, inoltre, non contenta dei già ardui compiti a cui il programma dell'Università la sottoponeva, cerca di portarsi avanti il più possibile studiando in autonomia matematica e fisica.

A Parigi, comunque, Marie farà un incontro importante, quello di Pierre Curie, un professore della scuola di Fisica, che il 26 luglio 1895 diventa suo marito e poi, successivamente, "compagno di laboratorio" nella ricerca scientifica.

Nel 1897 nasce la prima figlia Irène, e nel dicembre del 1904 la seconda, Eve. Nello studio della radioattività, condotto con mezzi rudimentali e senza aiutanti, i due coniugi scoprono due nuovi elementi chimici, il radio e il polonio. Marie comprende, inoltre, che la radioattività è un fenomeno atomico, demolendo con questa geniale intuizione la convinzione della fisica di allora che l'atomo fosse la particella più piccola della materia.

Come giunge però Marie Curie a questa fondamentale scoperta?
In primo luogo allestisce un laboratorio in un locale di rue Lohmond. La sua idea è di studiare il fenomeno della radioattività in modo quantitativo preciso. Innanzitutto analizza sistematicamente il comportamento dell'uranio in diversi composti e in diverse condizioni (utilizza un metodo sperimentale molto ingegnoso che consiste nel compensare su un elettrometro sensibile la quantità di elettricità portata dalla corrente con quella che può essere fornita da un quarzo piezoelettrico). Scopre così che la radiazione è una proprietà atomica dell'elemento uranio. Immediatamente dopo, compie una ricerca su moltissime altre sostanze per accertare se esistano altri elementi chimici che, oltre all'uranio, mostrino quello strano comportamento. Decide comunque di dare un nome a questo fenomeno e lo chiama "radioattività".

Durante la ricerca per scoprire altre sostanze radioattive, dunque, le capitano fra le mani altri due minerali, la torbenite e la pechblenda. Immediatamente scopre che esse sono molto più radioattive di quanto dovrebbero essere in base al contenuto di uranio. Sono addirittura più radioattive dell'uranio puro. La torbenite e la pechblenda, Pensa Marie Curie, devono dunque contenere un altro elemento chimico, fino ad allora sconosciuto. Prepara una comunicazione per l'Accademia delle Scienze francese, che il 12 aprile 1898 viene presentata da Gabriel Lippmann, suo ex professore e membro dell'Accademia, e in quanto tale, avente diritto di parola alle sedute dell'Accademia. Dalla primavera del 1898, Marie decide di concentrarsi sulla pechblenda. Comincia il lungo lavoro per isolare il nuovo elemento dalla pechblenda, con un metodo di ricerca chimica basato sulla radioattività: "consiste nell'effettuare delle separazioni con gli usuali mezzi dell'analisi chimica, e nel misurare, in condizioni opportune, la radioattività di tutti i prodotti separati. In questo modo ci si può rendere conto delle caratteristiche chimiche dell'elemento radioattivo cercato, che si concentra nelle porzioni che diventano via via più radioattive man mano che le separazioni procedono". Nella sua pubblicazione del luglio 1898, che appare contemporaneamente in Francia nel bollettino dell'Accademia delle Scienze e in Polonia sulla rivista "Swiatlo", annuncia la sua ipotesi "Crediamo che la sostanza che abbiamo tratto dalla pechblenda contenga un metallo non ancora segnalato, vicino al bismuto per le sue proprietà analitiche. Se l'esistenza di questo metallo verrà confermata, noi proponiamo di chiamarlo polonio, dal nome del paese di uno di noi."

Molto presto si accorge con il marito che nella pechblenda c'è un'altra sostanza sconosciuta, ancora più radioattiva del polonio. Lo battezzano radio. La scoperta viene annunciata il 26 dicembre 1898 all'Accademia delle Scienze a Parigi e, nel 1902, riceve il premio Nobel per la Fisica con Becquerel.

Dopo la tragica morte del marito avvenuta nel 1906, Marie Curie continua a lavorare nel suo laboratorio, viene chiamata alla cattedra alla Sorbonne (la stessa che fu del marito) e riesce a isolare il polonio puro e il radio puro. Per questo successo, nel 1911, viene insignita con il premio Nobel per la Chimica. Sempre in quell'anno viene stabilita, su proposta di Marie Curie, l'unità standard internazionale di radio.

I coniugi Curie avrebbero potuto guadagnare molto dalle scoperte che fecero e dal loro enorme potenziale intellettivo. Invece, per tutta la vita preferirono perseguire una concezione altamente disinteressata della scienza: Marie e Pierre donarono all'umanità i risultati della loro ricerca, senza pretendere mai nulla in cambio. Durante la Prima Guerra mondiale, inoltre, Marie Curie si è prodigata in molti modi per alleviare il dramma dei combattenti. Recatasi al fronte con la figlia Irène per assistere i feriti, inventò le famose Petit Curie, delle automobili attrezzate con apparecchiature a raggi X. Nel 1912 fondò l'Institut du Radium, che diresse fino al 1932 quando la direzione passò alla figlia Irène. Oggi chiamato Institut Curie, è tuttora un'importante istituzione scientifica per la ricerca sul cancro.

Marie Curie, per ironia della sorte, morì il 4 luglio del 1934 di anemia perniciosa in conseguenza della lunga esposizione alle sostanze radioattive.


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MessaggioTitolo: Re: donne ed uomini indimenticabili   donne ed uomini indimenticabili - Pagina 2 Icon_minitimeLun Apr 27, 2009 10:23 pm

Sen. Rita Levi-Montalcini
Luogo nascita Torino
Data nascita 22 aprile 1909 (1909-04-22) (100 anni)
Titolo di studio Laurea in medicina e chirurgia
Professione Scienziata, ricercatrice, politico

Nobel per la medicina 1986Rita Levi-Montalcini (Torino, 22 aprile 1909) è una scienziata e senatrice italiana. È stata insignita del premio Nobel per la medicina nel 1986 e nominata senatrice a vita nel 2001 dal presidente Carlo Azeglio Ciampi. È socia nazionale dell'Accademia dei Lincei per la classe delle scienze fisiche.

Biografia
Nasce a Torino il 22 aprile 1909 insieme alla sorella gemella Paola Levi Montalcini (1909-2000). Dopo aver studiato medicina all'università di Torino, dove all'età di vent'anni entrò nella scuola medica dell'istologo Giuseppe Levi, iniziò gli studi sul sistema nervoso che avrebbe proseguito per tutta la sua vita, salvo alcune brevi interruzioni nel periodo della seconda guerra mondiale. Si è laureata nel 1936.

Nel 1938, in quanto ebrea sefardita, fu costretta dalle leggi razziali del regime fascista ad emigrare in Belgio con Levi, dove continuò le sue ricerche in un laboratorio casalingo. Sino all’invasione tedesca del Belgio è ospite dell’istituto di neurologia dell’Università di Bruxelles. Siamo nella primavera del 1940. La Levi Montalcini torna a Torino ed allestisce un laboratorio di fortuna a casa in una collina vicino ad Asti, dove con il suo maestro Giuseppe Levi inizia a fare ricerca sullo sviluppo del sistema nervoso negli embrioni di pollo.

I suoi primi studi (degli anni 1938-1944) sono dedicati ai meccanismi di formazione del sistema nervoso dei vertebrati.

Nel 1947 accettò l'invito a proseguire le sue ricerche al Dipartimento di Zoologia della Washington University (nello stato statunitense del Missouri), dove rimase fino al 1977.

Nel 1951-1952 scoprì il fattore di crescita nervoso noto come NGF (Nerve Growth Factor), che gioca un ruolo essenziale nella crescita e differenziazione delle cellule nervose sensoriali e simpatiche. Per circa trent'anni proseguì le ricerche su questa molecola proteica e sul suo meccanismo d'azione, per le quali nel 1986 è stata insignita del Premio Nobel per la medicina insieme al biochimico statunitense Stanley Cohen. Nella motivazione del Premio si legge: «La scoperta del NGF all'inizio degli anni Cinquanta è un esempio affascinante di come un osservatore acuto possa estrarre ipotesi valide da un apparente caos. In precedenza i neurobiologi non avevano idea di quali processi intervenissero nella corretta innervazione degli organi e tessuti dell'organismo».

In laboratorio esamina dei vetriniDal 1961 al 1969 ha diretto il Centro di Ricerche di Neurobiologia del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Roma) in collaborazione con l'Istituto di Biologia della Washington University, e dal 1969 al 1979 il Laboratorio di Biologia cellulare. Dopo essersi ritirata da questo incarico "per raggiunti limiti d'età" continua le sue ricerche come ricercatore e guest professor dal 1979 al 1989, e dal 1989 al 1995 lavora presso l'Istituto di Neurobiologia del CNR con la qualifica di superesperto. Le sue indagini si concentrano sullo spettro di azione del NGF, utilizzando tecniche sempre più sofisticate. Studi recenti hanno infatti dimostrato che esso ha un'attività ben più ampia di quanto si pensasse: non si limita ai neuroni sensori e simpatici, ma si estende anche alle cellule del sistema nervoso centrale, del sistema immunitario ematopoietico e alle cellule coinvolte nelle funzioni neuroendocrine.

Dal 1993 al 1998 ha presieduto l'Istituto dell'Enciclopedia Italiana. È membro delle più prestigiose accademie scientifiche internazionali, quali l'Accademia Nazionale dei Lincei, l'Accademia Pontificia, l'accademia nazionale delle scienze detta dei XL, la National Academy of Sciences statunitense e la Royal Society. È stata nominata senatore a vita dal presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi il 1º agosto del 2001. Ha ricevuto numerosi altri riconoscimenti: fra l'altro quattro lauree honoris causa delle Università di Uppsala (Svezia), Weizmann-Rehovot (Israele), St. Mary (Usa) e Bocconi (Milano). Ha vinto inoltre il Premio internazionale Saint-Vincent, il Feltrinelli, e il premio "Albert Lasker" per la ricerca medica.

La Montalcini è anche tra i membri onorari del CICAP, fin dalla sua fondazione.

In campo non scientifico, nel 2006 è stata autrice del testo di una canzone dei Jalisse che ha partecipato alle selezioni per il Festival di Sanremo 2007, pur non riuscendosi a qualificare.

Nel 2009, giungendo all'età di cento anni, è il primo vincitore del premio Nobel a varcare il secolo di vita.


Ruolo pubblico
È da sempre molto attiva in campagne di interesse sociale, per esempio contro le mine anti-uomo o per la responsabilità degli scienziati nei confronti della società. Nel 1992 ha istituito, assieme alla sorella gemella Paola, la Fondazione Levi Montalcini, in memoria del padre, rivolta alla formazione e all'educazione dei giovani, nonché al conferimento di borse di studio a giovani studentesse africane a livello universitario, con l'obiettivo di creare una classe di giovani donne che svolgano un ruolo di leadership nella vita scientifica e sociale del loro paese.

Particolarmente sensibile ai temi della difesa dell'ambiente e dello sviluppo sostenibile, nel 1998 ha fondato la sezione italiana di Green Cross International, ong riconosciuta dalle Nazioni Unite e presieduta da Mikhail Gorbaciov, di cui è consigliere. Significativo l'impegno sulla prevenzione e sulle conseguenze ambientali e sociali delle guerre e dei conflitti legati allo sfruttamento delle risorse naturali, con particolare riferimento alla protezione e all'accesso alle risorse idriche.

Onorificenze
Cavaliere di Gran Croce, Ordine al merito della Repubblica Italiana

— Roma, 8 gennaio 1987.
Nel 1986 Premio Nobel per la medicina
Il 31 maggio 1990, l'Università di Urbino le conferisce la laurea honoris causa in scienze biologiche.
Il 18 settembre 2001, l'Università di Bologna le conferisce la laurea honoris causa in medicina veterinaria.
Il 17 dicembre 2002, l'Università di Ferrara le conferisce la laurea honoris causa in farmacia.
Il 19 giugno 2004, l'Università del Sannio le conferisce la laurea honoris causa in economia e commercio.
Il 4 ottobre 2006, l'Università di Perugia le conferisce la laurea honoris causa in comunicazione multimediale.
Il 27 ottobre 2006, il Politecnico di Torino le conferisce la laurea honoris causa in ingegneria biomedica.
Il 22 gennaio 2008, l'Università degli Studi di Milano-Bicocca le conferisce la laurea specialistica honoris causa in biotecnologie industriali.
Il 23 febbraio 2008, nell'aula magna dell'Università di Padova, ha ricevuto il Premio Luigi Coppola – Città di Gallipoli (premio per la ricerca) ed il sigillo della città di Padova.
Il 23 ottobre 2008, l'Università Complutense di Madrid le conferisce la laurea honoris causa.
Il 5 dicembre 2008, a Roma, presso Villa Medici, le è stata assegnata la prima medaglia d'onore dell'Accademia di Francia dal direttore dell'Accademia di Francia a Roma, Frederic Mitterand.
Il comune di Roma le ha conferito la cittadinanza onoraria.
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MessaggioTitolo: Ernesto Che Guevara, biografia   donne ed uomini indimenticabili - Pagina 2 Icon_minitimeMar Apr 28, 2009 12:44 am

Breve biografia tratta da EL MONCADA - maggio 1997

Il 14 giugno 1928 Ernesto nasce in Argentina, in una clinica di Rosario, nella provincia di Santa Fè. E' il primogenito dell'architetto-ingeniere socialista di origine irlandese Ernesto Guevara Lynch e della nobildonna cattolica di origine spagnola Celia de la Serna Losa. Vivono nel nord-est dell'Argentina, nella grande e verde Foresta di Missiones, al confine con il Brasile. Nasceranno altri quattro figli: Celia, Roberto, Ana Maria e Juan Martin.

Fina da piccolissimo Ernesto è perseguitato dall'asma, e così la famiglia emigra ad Alta Gracia de Còrdoba, località montana dove Ernesto vive e studia dai 5 ai 16 anni d'età. Poi, nel 1944, tutta la famiglia si trasferisce nella capitale Buenos Aires. Nel 1945 Ernesto si iscrive prima a ingegneria, come voleva il padre, quindi nel 1946 a medicina, come gli suggeriscono alcuni amici.
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Dal 1947 al 1951 lavora come infermiere per mantenersi gli studi. Tutto l'anno 1952 con l'amico biologo neolaureato Alberto Granados, viaggia per l'America Latina, a bordo di una moto e di vari mezzi di fortuna. Nella primavera 1953, a 24 anni, si laurea in medicina a Buenos Aires con una tesi sull'asma e sulle allergie. Nell'estate 1953 riparte per il suo secondo viaggio latino-americano. (Nel frattempo, il 26 luglio 1953, Fidel Castro Ruz inizia il processo rivoluzionario cubano attaccando la caserma del golpista Batista, a Santiago de Cuba: su 120 attaccanti, quasi 100 vengono uccisi; Fidel e gli altri superstiti vengono imprigionati, ma dopo due anni saranno amnistiati). Guevara apprende dai giornali dell'esistenza di Fidel: ha per lui una grande ammirazione.

Nel 1954 Ernesto è in Guatemala, dove conosce l'affascinante intellettuale marxista peruviana Hilda Gadea Acosta,, la quale prima lo educa politicamente e poi lo sposa a Città del Messico nel 1955. Qui gli presentano Raul Castro Ruz, che a sua volta gli presenta Fidel (i due fratelli erano appena usciti dalle prigioni batistiane dopo il fallito attacco alla Caserma Moncada di Santiago de Cuba). Ernesto non conosce Cuba, ma chiede a Fidel di essere arruolato come medico nella spedizione per la liberazione della repubblica cubana. Il giorno di San Valentino del 1956 nasce la primogenita Hilda Beatriz Guevara Gadea, detta Hildita, che da adulta diventerà bibliotecaria nella "Casa de las Americas" all'Avana, e che morirà di tumore al cervello a soli 39 anni: anche la madre era scomparsa per lo stesso motivo.

Nel giugno 1956 Ernesto viene arrestato a Città del Messico assieme a Fidel e ad altri, a causa di un banale permesso scaduto: restano in prigione per due mesi, e qui inizia ad essere chiamato "Che" dagli amici cubani (la paroletta "che" è un tipico intercalare argentino: come il "ciò" per i romagnoli o i veneti). Da questo momento inizia l'epopea cubana di Che Guevara; all'alba del 25 novembre 1956 salpa il battello "Granma" con 82 giovani a bordo. Sbarcano ai piedi della Sierra Maestra Cubana il 2 dicembre 1956.

Dopo le prime sconfitte iniziano le prime vittorie. Il biennio 1957 - 58 è pieno di scontri coi soldati batistiani. La battaglia decisiva avviene nella città di Santa Clara alla fine del 1958. Il trionfo della Revoluciòn coincide con la festa del 1° gennaio 1959, quando il dittatore Batista fugge da Cuba.

In maggio Ernesto divorzia da Hilda Gadea Acosta e in giugno si sposa con Aleida March Torres, partigiana cubana conosciuta durante la battaglia di Santa Clara; da lei avrà quattro figli: Aleida, Celia, Camilo, Ernesto (tutti viventi a Cuba, e spesso ospiti in Italia).

Nel 1959 Guevara è presidente del Banco Nacional: firma le banconote col nome di battaglia "Che" (ora rarità da collezionisti). Nel 1960 Alberto Diaz Gutierrez, detto Korda, gli scatta la famosa foto che tutto il mondo conosce attraverso i posters. Nel 1961 diventa ministro dell'industria. Nel 1962 - 63 - 64 parla all'ONU e visita numerosi paesi; durante uno scalo tecnico si ferma a Roma e visita in incognito San Pietro in Vaticano. Nel 1965 è in Congo come consulente militare, ma poi torna a Cuba. Nel 1966 parte per la Bolivia con l'argentina-tedesca Haydée Taniara Bunke Bider, la leggendaria "Tania la guerrigliera", assieme a cubani,


boliviani, peruviani: qui assume il nome di battaglia "Ramon".

L' 8 ottobre 1967 viene catturato, ferito, alla Quebrada del Yuro dalle squadre brasiliane della Cia, e il giorno dopo viene assassinato nella scuola de la Higuera, per ordine del governo statunitense. I suoi resti sono massacrati, bruciati e sepolti di fianco alla pista dell'aeroporto di Vallegrande, vicino dove lo hanno ucciso (ndred, solo da pochi mesi sono stati ritrovati e trasferiti a Cuba).

(Quando lo assassinarono aveva solo 39 anni: era il 9 ottobre 1967).

Gianfranco Ginestri
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MessaggioTitolo: Re: donne ed uomini indimenticabili   donne ed uomini indimenticabili - Pagina 2 Icon_minitime

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